CRONACHE D'OSTERIA

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pippuz
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda pippuz » 30 dic 2010 15:48

Pigigres ha scritto:Se così, molto interessante, devo rifletterci su.

Anche io. Quando ce lo beviamo ? 8)
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Pigigres
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Pigigres » 30 dic 2010 15:55

pippuz ha scritto:
Pigigres ha scritto:Se così, molto interessante, devo rifletterci su.

Anche io. Quando ce lo beviamo ? 8)


Che cosa, il Trebbiano '95? Beh, devo confessare che, per i rari assaggi dei vini di Valentini, l'ultimo proprio poche settimane fa, non mi è ancora scattata la scintilla; evidentemente non gli ho ancora capiti, chissà quindi che con un vino con quindici anni sulle spalle finalmente possa anch'io cominciare ad apprezzarlo come si deve...

L'unico problema è che non lo possiedo, se lo trovi fai un fischio :D
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 30 dic 2010 16:11

Dedalus ha scritto:Il "mistero" è evocativo e può aggiungere fascino, ma oltre un certo limite è nemico della comprensione, e può rappresentare un impedimento non piccolo al pieno godimento del vino, che è complesso e stratificato per definizione, ed è proprio questa la radice del suo fascino. Se i conti non tornano con il vitigno, la zona e le tecniche, allora la curiosità di farmi un'idea almeno generale intorno a questa diversità assume un ruolo centrale. Se questa diversità non me la spiego nemmeno a grandi linee, per me alla fine il Trebbiano di Valentini finisce per essere una monade isolata dal tessuto vitale di relazioni complesse e sfumate che fanno l'intelligenza del vino: il terroir. E' qui la radice della passione, e se il Trebbiano di Valentini rimane del tutto sfuggente a questo tipo di comprensione, finisce per essere non un vero vino di terroir (per me l'unico vino che mi interessi davvero), ma una bevanda moderatamente alcolica che sa di Trebbiano di Valentini. Buona ed intrigante, ma finita lì.

Nota importante: la metto giù netta e dura più per spiegare con maggior chiarezza i miei dubbi, che per dare un ritratto davvero calzante del vino in questione.

Un vino "artigianale" rischia più facilmente di sfuggire alla comprensione pragmatica, ancor più se come in questo caso non vi sono riferimenti storici e consistenti di vitigino e terroir.
Credo che solo un intervento del produttore di questo vino potrebbe dipanare i tuoi dubbi.
Organizziamo una visita da Valentini per la primavera?
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.


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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Dedalus » 30 dic 2010 17:08

l'oste ha scritto:
Dedalus ha scritto:Il "mistero" è evocativo e può aggiungere fascino, ma oltre un certo limite è nemico della comprensione, e può rappresentare un impedimento non piccolo al pieno godimento del vino, che è complesso e stratificato per definizione, ed è proprio questa la radice del suo fascino. Se i conti non tornano con il vitigno, la zona e le tecniche, allora la curiosità di farmi un'idea almeno generale intorno a questa diversità assume un ruolo centrale. Se questa diversità non me la spiego nemmeno a grandi linee, per me alla fine il Trebbiano di Valentini finisce per essere una monade isolata dal tessuto vitale di relazioni complesse e sfumate che fanno l'intelligenza del vino: il terroir. E' qui la radice della passione, e se il Trebbiano di Valentini rimane del tutto sfuggente a questo tipo di comprensione, finisce per essere non un vero vino di terroir (per me l'unico vino che mi interessi davvero), ma una bevanda moderatamente alcolica che sa di Trebbiano di Valentini. Buona ed intrigante, ma finita lì.

Nota importante: la metto giù netta e dura più per spiegare con maggior chiarezza i miei dubbi, che per dare un ritratto davvero calzante del vino in questione.

Un vino "artigianale" rischia più facilmente di sfuggire alla comprensione pragmatica, ancor più se come in questo caso non vi sono riferimenti storici e consistenti di vitigino e terroir.
Credo che solo un intervento del produttore di questo vino potrebbe dipanare i tuoi dubbi.
Organizziamo una visita da Valentini per la primavera?


Direi che questa cosa qui...

...come si dice?

Ecco: sepoffa', sepoffa'...

8)
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda meursault » 30 dic 2010 17:23

Credo che la domanda di Rossano sia retorica.
Il perchè di questa diversità, di questa unicità, non può essere altro che la tecnica, il manico.
E questo risulta, per Rossano, molto molto meno interessante rispetto ad una diversità territoriale.
Che sarebbe appunto diversità rispetto a tutti gli altri ma sempre all'interno di un comune quadro espressivo.

Però io non sono mica così convinto che il Trebbiano di Valentini sia così distante da altri vini a base Trebbiano.
Ad esempio a me è capitato di bere dei vini della mia zona, dove i bianchi hanno quasi sempre una buona percentuale di Trebbiano (che sia poi bombino bianco o un parente non vi saprei dire) che non erano così distanti dal profilo del vino di Valentini.
Certo Valentini marca molto il suo vino tramite le teniche utilizzate soprattutto in cantina, per quanto arcaiche siano.........però non sono così sicuro che le peculiarità del vino siano così stravolte da porlo al di fuori di tipologia e zona.
Sarebbe interessante dare il trebbiano di Valentini a qualcuno che non ha mai sentito un vino di tale cantina, e vedere se riesce ad identificare vitigno e zona.......
Ultima modifica di meursault il 30 dic 2010 17:32, modificato 1 volta in totale.
...non può superare un certo delta, altrimenti, scusassero, uno dei due non ci ha capito un cazzo di quel vino(vinogodi)
La valutazione è oggettiva a meno di un delta (limitato, diciamo circa 5 punti) dovuto alla inevitabile componente soggettiva(fufluns)
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 30 dic 2010 17:27

Dedalus ha scritto:
l'oste ha scritto:Credo che solo un intervento del produttore di questo vino potrebbe dipanare i tuoi dubbi.
Organizziamo una visita da Valentini per la primavera?


Direi che questa cosa qui...

...come si dice?

Ecco: sepoffa', sepoffa'...

8)

Come "coppia" abbiamo già esperienze pregresse positive nell'organizzare pellegrinaggi al mito.
Occhiolino.

Per seguire il ragionamento di meursault e fare un ripasso prima della primavera, sarebbe interessante trovare un'occasione per mettere sulla tavola, oltre a quello di Valentini, i trebbiano più significativi della zona.

PS: ha ragione anche hansen che pure il montepulciano di Valentini (così come probabilmente anche il cerasuolo) non rientra in modo "naturale" nel panorama regionale. Approfondiremo in cantina.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda vinogodi » 30 dic 2010 17:35

Pigigres ha scritto:
vinogodi ha scritto:... beh , esempi di "atipicità" potremmo scovarne in ogni angolo del mondo , e sempre con grande godimento alla faccia di qualsiasi considerazione su riconoscibilità o tipicità nel contesto di tradizione locale . Qualche esempio?
- Che "tipicità" ha Pingus?
- Che territorialità Chateau de Valandraud o La Mondotte ?
- E Hommages a Jaques Perrin cosa c'entra con CNDP ?
- Ma Monfortino è davvero tipico di Serralunga?
PS: continuo? ...


Pur essendo d'accordo che esistono tanti esempi analoghi al caso in questione, faccio notare che gli esempi che hai citato non sono pertinenti, o meglio, sicuramente non lo è Monfortino, gli altri non so. Se uno beve alla cieca Monfortino per la prima volta nella sua vita, supponendo che abbia una buona conoscenza della denominazione, dice "Barolo". Quindi non è proprio la stessa cosa.

... ma in questo consesso di cercatori di peli di fica delle pulci , mi sapessero dire che c'entrano i tannini di Monfortino con un Vigna Rionda , che ritengo la zona cuore/archetipale di Serralunga o con qualcosa di limitrofo? E' chiaro , bevendolo spesso ed essendo un mio vino del cuore , lo riconosco alla cieca ( non bottiglia stagnolata , proprio io bendato) solo al versamento nel bicchiere . Ma io dico "Monfortino" , non Barolo di Serralunga...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda vinogodi » 30 dic 2010 17:40

meursault ha scritto:Credo che la domanda di Rossano sia retorica.
Il perchè di questa diversità, di questa unicità, non può essere altro che la tecnica, il manico.
E questo risulta, per Rossano, molto molto meno interessante rispetto ad una diversità territoriale.
Che sarebbe appunto diversità rispetto a tutti gli altri ma sempre all'interno di un comune quadro espressivo.

Però io non sono mica così convinto che il Trebbiano di Valentini sia così distante da altri vini a base Trebbiano.
Ad esempio a me è capitato di bere dei vini della mia zona, dove i bianchi hanno quasi sempre una buona percentuale di Trebbiano (che sia poi bombino bianco o un parente non vi saprei dire) che non erano così distanti dal profilo del vino di Valentini.
Certo Valentini marca molto il suo vino tramite le teniche utilizzate soprattutto in cantina, per quanto arcaiche siano.........però non sono così sicuro che le peculiarità del vino siano così stravolte da porlo al di fuori di tipologia e zona.
Sarebbe interessante dare il trebbiano di Valentini a qualcuno che non ha mai sentito un vino di tale cantina, e vedere se riesce ad identificare vitigno e zona.......

... quotissimo Meursault , per visione simile e specifica .
PS: mi sta venendo rivoglia di una verticale di Valentini , bianca o rossa che sia, è un male che mi affligge periodicamente...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda vinogodi » 30 dic 2010 17:44

l'oste ha scritto:...Organizziamo una visita da Valentini per la primavera?

... ho parlato con Casolanetti per una verticale all'Oasi degli Angeli di Kurni proprio in primavera ( simile a quella di qualche anno fa con un bel manipolo di forumisti) e per continuare la tradizione ormai consolidata di visite a cantine primaverili . Si potrebbe unire l'utile ( conoscenza diretta) al dilettevole (godimento) facendo una due giorni al cospetto dei due massimi esponenti viventi del Montepulciano . Non siamo tanto distanti , quindi la cosa cade a fagiuolo ...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Dedalus » 30 dic 2010 18:25

Sì e no.

meursault ha scritto:Credo che la domanda di Rossano sia retorica.
Il perchè di questa diversità, di questa unicità, non può essere altro che la tecnica, il manico.

Sì.
Anche se non sottovaluterei affatto il tema del vitigno/clone. A naso è invece meno rilevante l'aspetto microterritoriale. In vigna ritengo invece che torni assai importante il manico. Edoardo Valentini disse che ci mise un decennio solo a capire a quale esatta altezza da terra andasse posta la pergola (si noti: pergola, e non spalliera...) del Montepulciano perché ne risultasse un microclima perfetto per questa specifica varietà nella sua vigna.
Questo è terroir puro, pur essendo espressione non della zona in sé, ma del modo in cui il c.d. vigneron la interpreta.

meursault ha scritto:E questo risulta, per Rossano, molto molto meno interessante rispetto ad una diversità territoriale.
Che sarebbe appunto diversità rispetto a tutti gli altri ma sempre all'interno di un comune quadro espressivo.

No.
Come appena specificato sopra la tecnica (che è tale sia in vigna sia in cantina, non bisogna dimenticarlo) è per me tanto interessante quanto la matrice geologica del terreno, quella genetica dell'uva, quella atmosferica del clima, quella microbiologica delle fermentazioni, del metabolismo radicale della vite, etectera.
La differenza che qui ha rilievo per me non è quella fra tecnica e natura, ma quella fra fattori sconosciuti e fattori conosciuti, quindi condivisi sul territorio da altri produttori in un "comune quadro espressivo" (sì).

meursault ha scritto:Però io non sono mica così convinto che il Trebbiano di Valentini sia così distante da altri vini a base Trebbiano.
Ad esempio a me è capitato di bere dei vini della mia zona, dove i bianchi hanno quasi sempre una buona percentuale di Trebbiano (che sia poi bombino bianco o un parente non vi saprei dire) che non erano così distanti dal profilo del vino di Valentini.
Certo Valentini marca molto il suo vino tramite le teniche utilizzate soprattutto in cantina, per quanto arcaiche siano.........però non sono così sicuro che le peculiarità del vino siano così stravolte da porlo al di fuori di tipologia e zona.

Sì.
Come ho detto nella nota in chiusura, ho molto estremizzato il mio concetto, per cercare di renderlo il più chiaro possibile e non confonderlo con i diversi altri ai quali è intrecciato. Ovviamente il Trebbiano di Valentini non è totalmente irriconoscibile come Trebbiano d'Abruzzo. E' invece vero che è del tutto distinto da qualsiasi altro Trebbiano d'Abruzzo, e non per semplici sfumature, né per la semplice riuscita qualitativa, ma per le sue note principali, quelle più fortemente caratterizzanti. E' riconoscibile come Trebbiano solo marginalmente, o per meglio dire residualmente, ecco.

Il punto per me sta nella possibilità di inquadrarne le peculiarità all'interno di un quadro complessivo formulato in maniera tale da poter accogliere insieme il Trebbiano di Valentini e il resto della migliore produzione della DOC Trebbiano d'Abruzzo. Oppure, in alternativa, identificare le caratteristiche di vitigno e/o vigna e/o tecnica per cui il Trebbiano fa caso a sé ed ha bisogno di essere collocato in una tipologia specifica, distinta da quella del Trebbiano d'Abruzzo normalmente delimitato dal vitigno Trebbiano (pur con tutte le sue varianti interne), dalla zona abruzzese (pur con tutte le sue varianti interne), e dalla normale vinificazione in legno (pur con tutte le sue varianti interne).
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda vinogodi » 30 dic 2010 18:32

Dedalus ha scritto:Sì e no.

Si
No.
(sì).
No
Sì.

... ecco il Rossano che in pochi conoscono... :lol:
PS: tra l'altro risposta articolata che dimostra che il grande uomo non è fermo e statico sulle proprie posizioni ...
Ultima modifica di vinogodi il 30 dic 2010 18:34, modificato 1 volta in totale.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda marwine » 30 dic 2010 18:33

vinogodi ha scritto:
Dedalus ha scritto:Sì e no.

Si
No.
(sì).
No
Sì.

... ecco il Rossano che in pochi conoscono... :lol:


Ma è nei nostri sogni :D
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Deruj » 30 dic 2010 18:37

merdacce!
:D
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Dedalus » 30 dic 2010 18:39

marwine ha scritto:
vinogodi ha scritto:
Dedalus ha scritto:Sì e no.

Si
No.
(sì).
No
Sì.

... ecco il Rossano che in pochi conoscono... :lol:


Ma è nei nostri sogni :D


Ma che vi può anche mandare tutti allegramente accagare... :lol:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Dedalus » 30 dic 2010 18:39

Deruj ha scritto:merdacce!
:D

Setteuri a Deruj, come al solito campione del mondo di tempismo e sintesi... :mrgreen:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 03 gen 2011 03:19

Assomiglia ad un'idea schizoide inventata da un eno-pazzo.
Invece, cena dell'ultimo dell'anno a casa di amici con fuochi artificiali e bambini, in cui tutti collaborano portando qualcosa da bere e da mangiare. Di solito funziona sempre molto bene per il manducare, ovvero le cibarie, in fondo basta l'accorgimento di definire prima chi porta l'antipasto e chi il dolce, altrimenti poi si rischierebbe di trovarsi con cinque salami, tre formaggi di capra, sei panettoni e due pandori. Si sa che dopo Natale tutti han meno voglia di cucinare.
Comunque fortunatamente siamo un gruppo abbastanza affiatato anche da vacanze passate insieme, quindi come detto col cibo questo metodo porta sempre una cena di ottimo livello; infatti c'era di tutto, salmone intero Balik, involtini di pasta filo con carne e verdure, torte salate, zuppa di verdure, crostacei, cotechino e lenticchie, formaggi, tirami su, panettone.

Ma se per il cibo è stato un piacere qualitativo costante, con il vino sono state montagne russe. Sia per il senso di apertura delle bottiglie (c'è chi sostiene che lo champagne vada aperto solo a mezzanotte), che per il lignaggio del liquido bevuto.
E' vero che a fine serata l'alcol si era mischiato tutto indistintamente tra nobile e plebeo, così come mischiati erano i pochi rudimenti di grammatica che riuscivo ad articolare.
Comuqnue fino alla seconda magnum di champagne, dopo mezzanotte, qualcosa ricordo.

Si passa da uno spumante Gancia e un "Valdobbiadene in offerta alla Coop" ad un rosso di Montalcino '99 Biondi-Santi, poi un altro rdM 2006 di Ferrero e un Dolcetto San Fereolo 2006. Tutto questo con gli antipasti ed una residua lucidità, ma subito dopo...il caos.
Una sequenza da "brivido" che parte con un montecucco nemmeno malvagio pur semplice e "apolide", il Rigoleto 2008, ma poi la china scende su lambrusco dell'Esselunga, in sequenza barberona 2009 di vino massello, "brunello 2002 in offerta al Tigros", Morellino Cooperativa Produttori 2008 e il fantomatico Già 2010, il non-novello-ma-quasi.
A quel punto per esorcizzare le ultime bottiglie estraggo la pozione di Panoramix, un Gevrey Chambertin 2006 di Fourrier che riporta in alto il senso del bere rispetto al bere da senso.
Siamo intanto vicini alla mezzanotte, mi avvicino alle magnum sul terrazzo e scelgo Pierre Peters per il brindisi.
Quella di Bollinger SC meglio gustarsela dopo a tavola senza le urla dei bimbi e i botti della mezzanotte. Che poi anche il bdb di Peters non mi è affatto dispiaciuto, ma forse conta il bonus del momento.

Che il 2011 sia benvenuto per tutti.
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.


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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda paipus » 05 gen 2011 04:31

l'oste ha scritto:Assomiglia ad un'idea schizoide inventata da un eno-pazzo.
Invece, cena dell'ultimo dell'anno a casa di amici con fuochi artificiali e bambini, in cui tutti collaborano portando qualcosa da bere e da mangiare. Di solito funziona sempre molto bene per il manducare, ovvero le cibarie, in fondo basta l'accorgimento di definire prima chi porta l'antipasto e chi il dolce, altrimenti poi si rischierebbe di trovarsi con cinque salami, tre formaggi di capra, sei panettoni e due pandori. Si sa che dopo Natale tutti han meno voglia di cucinare.
Comunque fortunatamente siamo un gruppo abbastanza affiatato anche da vacanze passate insieme, quindi come detto col cibo questo metodo porta sempre una cena di ottimo livello; infatti c'era di tutto, salmone intero Balik, involtini di pasta filo con carne e verdure, torte salate, zuppa di verdure, crostacei, cotechino e lenticchie, formaggi, tirami su, panettone.

Ma se per il cibo è stato un piacere qualitativo costante, con il vino sono state montagne russe. Sia per il senso di apertura delle bottiglie (c'è chi sostiene che lo champagne vada aperto solo a mezzanotte), che per il lignaggio del liquido bevuto.
E' vero che a fine serata l'alcol si era mischiato tutto indistintamente tra nobile e plebeo, così come mischiati erano i pochi rudimenti di grammatica che riuscivo ad articolare.
Comuqnue fino alla seconda magnum di champagne, dopo mezzanotte, qualcosa ricordo.

Si passa da uno spumante Gancia e un "Valdobbiadene in offerta alla Coop" ad un rosso di Montalcino '99 Biondi-Santi, poi un altro rdM 2006 di Ferrero e un Dolcetto San Fereolo 2006. Tutto questo con gli antipasti ed una residua lucidità, ma subito dopo...il caos.
Una sequenza da "brivido" che parte con un montecucco nemmeno malvagio pur semplice e "apolide", il Rigoleto 2008, ma poi la china scende su lambrusco dell'Esselunga, in sequenza barberona 2009 di vino massello, "brunello 2002 in offerta al Tigros", Morellino Cooperativa Produttori 2008 e il fantomatico Già 2010, il non-novello-ma-quasi.
A quel punto per esorcizzare le ultime bottiglie estraggo la pozione di Panoramix, un Gevrey Chambertin 2006 di Fourrier che riporta in alto il senso del bere rispetto al bere da senso.
Siamo intanto vicini alla mezzanotte, mi avvicino alle magnum sul terrazzo e scelgo Pierre Peters per il brindisi.
Quella di Bollinger SC meglio gustarsela dopo a tavola senza le urla dei bimbi e i botti della mezzanotte. Che poi anche il bdb di Peters non mi è affatto dispiaciuto, ma forse conta il bonus del momento.

Che il 2011 sia benvenuto per tutti.



è tratto da un libro di palaniuk?
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..quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d'artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»..
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda l'oste » 05 gen 2011 04:57

paipus ha scritto:
l'oste ha scritto:Assomiglia ad un'idea schizoide inventata da un eno-pazzo.
Invece, cena dell'ultimo dell'anno a casa di amici con fuochi artificiali e bambini, in cui tutti collaborano portando qualcosa da bere e da mangiare. Di solito funziona sempre molto bene per il manducare, ovvero le cibarie, in fondo basta l'accorgimento di definire prima chi porta l'antipasto e chi il dolce, altrimenti poi si rischierebbe di trovarsi con cinque salami, tre formaggi di capra, sei panettoni e due pandori. Si sa che dopo Natale tutti han meno voglia di cucinare.
Comunque fortunatamente siamo un gruppo abbastanza affiatato anche da vacanze passate insieme, quindi come detto col cibo questo metodo porta sempre una cena di ottimo livello; infatti c'era di tutto, salmone intero Balik, involtini di pasta filo con carne e verdure, torte salate, zuppa di verdure, crostacei, cotechino e lenticchie, formaggi, tirami su, panettone.

Ma se per il cibo è stato un piacere qualitativo costante, con il vino sono state montagne russe. Sia per il senso di apertura delle bottiglie (c'è chi sostiene che lo champagne vada aperto solo a mezzanotte), che per il lignaggio del liquido bevuto.
E' vero che a fine serata l'alcol si era mischiato tutto indistintamente tra nobile e plebeo, così come mischiati erano i pochi rudimenti di grammatica che riuscivo ad articolare.
Comuqnue fino alla seconda magnum di champagne, dopo mezzanotte, qualcosa ricordo.

Si passa da uno spumante Gancia e un "Valdobbiadene in offerta alla Coop" ad un rosso di Montalcino '99 Biondi-Santi, poi un altro rdM 2006 di Ferrero e un Dolcetto San Fereolo 2006. Tutto questo con gli antipasti ed una residua lucidità, ma subito dopo...il caos.
Una sequenza da "brivido" che parte con un montecucco nemmeno malvagio pur semplice e "apolide", il Rigoleto 2008, ma poi la china scende su lambrusco dell'Esselunga, in sequenza barberona 2009 di vino massello, "brunello 2002 in offerta al Tigros", Morellino Cooperativa Produttori 2008 e il fantomatico Già 2010, il non-novello-ma-quasi.
A quel punto per esorcizzare le ultime bottiglie estraggo la pozione di Panoramix, un Gevrey Chambertin 2006 di Fourrier che riporta in alto il senso del bere rispetto al bere da senso.
Siamo intanto vicini alla mezzanotte, mi avvicino alle magnum sul terrazzo e scelgo Pierre Peters per il brindisi.
Quella di Bollinger SC meglio gustarsela dopo a tavola senza le urla dei bimbi e i botti della mezzanotte. Che poi anche il bdb di Peters non mi è affatto dispiaciuto, ma forse conta il bonus del momento.

Che il 2011 sia benvenuto per tutti.



è tratto da un libro di palaniuk?
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Palamiuk mi manca. Da una gogolata ho trovato Chuck Palaniuk che a quanto dicono è un emulo di Stephen King, quindi scrive roba che da brividi. Un suo libro si intitola anche Survivor...
Ecco, se ti riferisci a lui, hai ragione e ammetto che purtroppo la paura di bere ancora certi vini approssimativi e scelti con tali parametri, mi terrorizza profondamente.
Sorriso.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Dedalus » 05 gen 2011 05:16

Mah, io fra il BdB di Pierre Peters e la Special Cuvée di Bollinger mi sa che forse mi sarei tenuto per l'after hour il primo, non credo che la tua sensazione sia da ddebitarsi troppo all'euforia del momento... :wink:
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
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paipus
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda paipus » 05 gen 2011 05:35

l'oste ha scritto:
paipus ha scritto:
l'oste ha scritto:Assomiglia ad un'idea schizoide inventata da un eno-pazzo.
Invece, cena dell'ultimo dell'anno a casa di amici con fuochi artificiali e bambini, in cui tutti collaborano portando qualcosa da bere e da mangiare. Di solito funziona sempre molto bene per il manducare, ovvero le cibarie, in fondo basta l'accorgimento di definire prima chi porta l'antipasto e chi il dolce, altrimenti poi si rischierebbe di trovarsi con cinque salami, tre formaggi di capra, sei panettoni e due pandori. Si sa che dopo Natale tutti han meno voglia di cucinare.
Comunque fortunatamente siamo un gruppo abbastanza affiatato anche da vacanze passate insieme, quindi come detto col cibo questo metodo porta sempre una cena di ottimo livello; infatti c'era di tutto, salmone intero Balik, involtini di pasta filo con carne e verdure, torte salate, zuppa di verdure, crostacei, cotechino e lenticchie, formaggi, tirami su, panettone.

Ma se per il cibo è stato un piacere qualitativo costante, con il vino sono state montagne russe. Sia per il senso di apertura delle bottiglie (c'è chi sostiene che lo champagne vada aperto solo a mezzanotte), che per il lignaggio del liquido bevuto.
E' vero che a fine serata l'alcol si era mischiato tutto indistintamente tra nobile e plebeo, così come mischiati erano i pochi rudimenti di grammatica che riuscivo ad articolare.
Comuqnue fino alla seconda magnum di champagne, dopo mezzanotte, qualcosa ricordo.

Si passa da uno spumante Gancia e un "Valdobbiadene in offerta alla Coop" ad un rosso di Montalcino '99 Biondi-Santi, poi un altro rdM 2006 di Ferrero e un Dolcetto San Fereolo 2006. Tutto questo con gli antipasti ed una residua lucidità, ma subito dopo...il caos.
Una sequenza da "brivido" che parte con un montecucco nemmeno malvagio pur semplice e "apolide", il Rigoleto 2008, ma poi la china scende su lambrusco dell'Esselunga, in sequenza barberona 2009 di vino massello, "brunello 2002 in offerta al Tigros", Morellino Cooperativa Produttori 2008 e il fantomatico Già 2010, il non-novello-ma-quasi.
A quel punto per esorcizzare le ultime bottiglie estraggo la pozione di Panoramix, un Gevrey Chambertin 2006 di Fourrier che riporta in alto il senso del bere rispetto al bere da senso.
Siamo intanto vicini alla mezzanotte, mi avvicino alle magnum sul terrazzo e scelgo Pierre Peters per il brindisi.
Quella di Bollinger SC meglio gustarsela dopo a tavola senza le urla dei bimbi e i botti della mezzanotte. Che poi anche il bdb di Peters non mi è affatto dispiaciuto, ma forse conta il bonus del momento.

Che il 2011 sia benvenuto per tutti.



è tratto da un libro di palaniuk?
occhiolino®

Palamiuk mi manca. Da una gogolata ho trovato Chuck Palaniuk che a quanto dicono è un emulo di Stephen King, quindi scrive roba che da brividi. Un suo libro si intitola anche Survivor...
Ecco, se ti riferisci a lui, hai ragione e ammetto che purtroppo la paura di bere ancora certi vini approssimativi e scelti con tali parametri, mi terrorizza profondamente.
Sorriso.



uhm non sempre google c'azzecca..
paragonare palaniuk a king è come paragonare un Musigny a un merlottone californiano
bello scrittore, affilato come un krug anche se ogni tanto è un po' autocelebrativo come un masseto.
un po' sputtanato da alcuni adattamenti cinematografici di cui i suoi libri sono stati vittima (fight club)
niente per cui scomodare la hall of fame degli scrittori ma un lampo di luce in mezzo a troppi libercoli da strapazzo.

p.s. il libro di palaniuk che più si addice a questo tuo racconto è "invisible monsters" ..
..quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d'artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»..
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Marco » 05 gen 2011 15:37

Oste prova ad indovinare quale vino rosso ho bevuto a Natale... :wink:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda de magistris » 05 gen 2011 15:43

Ost'Andrea, com'era il Rosso di Montalcino '99 di Biondo Santo? Ce l'ho in rampa di lancio da un paio di mesi ma non so perché ogni volta non mi sembra mai la sera giusta...
auguroni a te e a tutta l'osteria virtuale! :D
Paolo De Cristofaro

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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda Teddy » 05 gen 2011 15:59

l'oste ha scritto:barberona 2009 di vino massello


Questa è davvero carina :lol:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda meursault » 05 gen 2011 17:23

Giusto per la precisione, si chiama Chuck Palahniuk.
E a mio parere "Fight Club", di Fincher, è un grandissimo film, e, cosa assai rara, meglio del libro.
Tra i libri di Palahniuk consigliatissimo invisible mosters......
...non può superare un certo delta, altrimenti, scusassero, uno dei due non ci ha capito un cazzo di quel vino(vinogodi)
La valutazione è oggettiva a meno di un delta (limitato, diciamo circa 5 punti) dovuto alla inevitabile componente soggettiva(fufluns)
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Re: CRONACHE D'OSTERIA

Messaggioda paipus » 05 gen 2011 18:00

meursault ha scritto:Giusto per la precisione, si chiama Chuck Palahniuk.
E a mio parere "Fight Club", di Fincher, è un grandissimo film, e, cosa assai rara, meglio del libro.
Tra i libri di Palahniuk consigliatissimo invisible mosters......


mi scuso ma nello storpiare i nomi sono campione del mondo.
grandissimo film ok, meglio del libro no però.. sicuramente è più immediato grazie anche alla recitazione del duo pitt-norton ma un po' sbrigativo e poco introspettivo.
invisible monsters è davvero molto bello, inquietante ma bello. non male anche "soffocare".. menzione d'onore a quella la carinissima "guida alternativa" al north-west americano che è "portland souvenir"
..quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d'artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»..

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