paperofranco ha scritto:
Per davvero, e questo non fa altro che aumentarne il fascino, insieme alla difficoltà di accesso e di contatto(molti produttori non rispondono alle e-mail o al fax o al tel, quando sei sul posto, qualcuno non ha neanche il nome sul campanello, ecc.), a quella dimensione raccolta e rurale, a quel ritmo lento delle cose, che ti fa sentire in mezzo a vignaioli veri e ti proietta in una realtà quasi d'altri tempi.
Tutto questo mix di fascino e mistero secondo me può portare anche un degustatore esperto a perdere un po' di contatto con la realtà e a sopravvalutare certi vini, che assaggiati insieme al produttore nell'atmosfera magica della sua cantina storica ti sono sembrati fantastici, poi torni a casa, ne stappi una bottiglia e magari non ti sembra così straordinario. Lo dico con la massima umiltà verso gli altri e riportando quella che è un'esperienza personale.
Io penso che, a meno di avere portafogli e cantina illimitati, un appassionato debba gradualmente fare delle scelte che lo porteranno ad avere quelle tre o quattro referenze(butto lì un numero a caso) che lo soddisfano appieno e su cui poter contare nel tempo. All'inizio è normale pagare lo scotto della "prima volta", ma questo per me è successo anche con la Langa. Quando ho iniziato ad andarci e a bere nebbiolo compravo tutto di tutti; dopo oltre dieci anni di bevute e assaggi, i barolo che compro ogni anno per mettermi in cantina sono tre/quattro; naturalmente continuo ad esplorare e assaggiare con curiosità.
Sto cercando di fare la stessa cosa con la Borgogna, e per questo e per i motivi già discussi, ho eliminato dagli acquisti i base, il pn quotidiano.
Per i bianchi invece, sono ancora agli inizi, ma penso che possa essere un po' diverso, qui davvero mi piacerebbe trovare dei bourgogne blanc nella prima fascia di prezzo, da comprarne una cassettina e bere con una certa frequenza a casa nella bella stagione. Il classico "chardonnay quotidiano"![]()
appoggio totalmente il paperopensiero

la mia visione di bevitore assolutamente poliglotta mi porta, dopo un periodo di studio diciamo, in un territorio vinicolo a selezionare quelle referenze che fanno per me ed a coltivarle senza incapponirmi a pigliare troppe cose con l'ottica dell'amore incondizionato verso la tipologia che può sfociare verso una sopravalutazione amorosa.
gioco forza più sono prestigiosi i territori più gli sforzi saranno indirizzati verso le bottiglie emozionali (per vari aspetti, prestigio, bontà assoluta, ricordi emozionanti, gastronomicità, ecc. ecc.) di quell'area tralasciandone gli esponenti/riuscite tutto sommato anonime o corrette/buonine, questo per esigenza di razionalizzazione della spesa che nasce dal fatto di essere appunto enologicamente poliglotta
piuttosto riverso energie e prove di acquisto verso aree enologiche "minori" o comunque meno battute mediaticamente/speculativamente dove le reali sorprese nel bicchiere ed il q/p eccezionale sono frequenti e quà si realmente emozionanti
per quello che alla fine, forzando giocosamente il mio caro concetto della Langa media, in Piemonte seleziono abitualmente 3-4 vini più un paio di ousider all'anno a rotazione, a Montalcino pure, in Borgogna idem, a Bordeaux ed in Rodano qualcuno di più e lascio gli acquisti più articolati (ma molto meno pesanti economicamente) ad aree diverse e mi indirizzo verso distretti vinicoli contigui o comunque facilmente verificabili di continuo per la beva quotidiana
capisco comunque anche l'appassionato monotematico che vede il sacro Graal in un territorio e tutto il resto passa in secondo piano, è questione di sensibilità od amore verso un territorio, mi sembra però a volte che l'esaltazione della difficoltà decriptativa, la confidenzialità delle bottiglie che si riesce a strappare quasi in amicizia con il produttore e l'esigenza di tornarci ogni anno per non perdere il privilegio acquisito, il concetto ordierno di bevibilità per cui la Borgogna rossa oggi sembra coniata a pennello, questi ed altri aspetti più o meno evidenti, spesso portino a perdonare performance nel bicchiere forse non eclatanti, la sensazione è che alla Borgogna si perdoni molto di quello che in altri vini verrebbe segnalato...tutto quà.
la fascia di prezzo che io indicai ovviamente è semigiocosa ed il concetto di bere bene va interpretato, però io da alcuni territori mi aspetto per certe cifre maggiori acuti, maggiori emozioni, perdono meno se c'è il il prestigio e l'elettività della zona perchè quando bevi Borgogna dovresti bere l'apice emozionale delle rispettive fasce di mercato e non bottiglie corrette/buone pagate il doppio di altre poste in aree diverse.
