In effetti ieri platea insolitamente divisa, su diverse etichette i giudizi cambiavano anche di oltre 10 punti. Di solito siamo molto più allineati.
Tra i bianchi molto gradevole il Sarticola e curioso il bianco di Fasoli Gino. Il Gavi era di indiscutibile valore archeologico, peccato il tappo su Pichler.
Per quanto riguarda i brunelli, confermo che il 2005 è un'annata che personalmente sto rivalutando leggermente verso l'alto. Con il passare del tempo alcuni mi sembrano meno peggio che in primavera. In particolare sto notando che escono meglio quelli che all'uscita sembravano (erano) scarichi, diluiti, perché in certi fortunati casi l'assenza di frutto (che comunque caratterizza l'annata in generale, a prescindere dalla vinificazione e dallo stile) pian piano sta dando spazio a una certa eleganza. Là dove si è cercato di dare una potenza, una struttura ai vini che questa annata non aveva, purtroppo questa delicata raffinatezza è stata soppressa sul nascere e trovo che i vini così fatti risultino piuttosto inutili. Conclusione, certi 2005 sono delle belle uscite interlocutorie proprio per la loro delicatezza, caratteristica che non ho trovato nei 2004, annata molto diversa, che di frutto ne aveva fin troppo (e a volte è stato troppo sfacciato, o peggio ancora, involgarito).
Per me comunque tutti e sette etichette rimangono sotto i 90 punti, sebbene alcune arrivano lì lì. La mia personale classifica è così composta:
San Lorenzo - vincitore assoluto, grande scoperta per me! davvero un bel brunello di grande eleganza.
Biondi Santi e Casanova di Neri - arrivano secondi a pari merito.
BS è un brunello curioso, insolito, direi atipico (ma non in
quel senso ovviamente

): molto salmastro, minerale, in bocca è addirittura sapidissimo. Bella acidità in evidenza ma non una lama come il 2003. Il difetto più grave, notato da tutti: è decisamente corto.
Casanova di Neri ha una certa dolcezza al naso (piccoli fruttini rossi ricoperti di zucchero a velo aromatizzato alla vaniglia, da molti definito "costruito") che può in effetti non piacere, ma non si può certo dire che ci siamo trovati di fronte ad un brunello scuro, sovraestratto, sfacciatamente modernista (infatti nessuno l'ha detto

).
Lisini - forse il più riconoscibile e coerente della serata, parte ridotto come al solito (e dire che conoscendolo, l'ho aperto 5 ore prima), poi va tutto sul rosmarino-salvia-accenni di pepe, ferroso, terroso, rugginoso. Non male sicuramente ma c'era qualcosa che teneva il tutto un po' troppo legato, imbavagliato. Non spicca il volo.
Ciacci Piccolomini d'Aragona - decisamente dolce al naso, in bocca ha poca potenza ma grazie ai suoi tannini discretamente presenti ha un certo allungo. Non ha grossi pregi ne difetti.
Villa I Cipressi e Castello di Velona per me sottotono, entrambi combattono con un eccesso di legno.
In seguito:
il Brunello 1985 di Castello di Camigliano è sfortunatamente troppo evoluto per i miei gusti, comunque è stata didattica per capire ancora una volta quanto il sangiovese e il nebbiolo si avvicinano nella "terza età" (qualcuno disse: non posso credere che questo non è un Piemonte).
Non ho subito il fascino decandente della Barbera.
Non ha dato grandi soddisfazioni ma è stato interessante sentire il sangiovese del'99 d'oltreoceano (...il sangiovese fuori dal Centro Italia non s'ha da piantare!

)
Il Brunello 2001 di Silvio Nardi era un vino mediocre che non diceva molto di Montalcino, comunque ho finito il bicchiere.
Il Corton per me rimane un mistero: grandissimo vino per gli altri, improponibile per me. Lo iscrivo nella fila dei vari malcapitati Clos St Jacques, Roagna e quant'altro (ovvero grandissimi vini che io non sono capace di comprendere e per i quali mi ritrovo ad affrontare accesi litigi amichevoli e coniugali

)