Deruj ha scritto:scrivi le note di cosa hai bevuto e le ricette di cosa hai mangiato sabato?
grazie
Volentieri, ho una mezz'ora libera, prima degli ammericani...
Il menu era costituito da crudi di pesce, ovvero carpaccio di salmone condito con olio, lime, cipolle rosse e aneto, poi carpaccio di ricciola con olio, limone, scalogno, capperi dissalati, poi tartare di tonno condito con olio, lime, pinoli, pistacchi, zenzero e uno zic di soja, poi tartare di branzino (spigola) con olio, aglio, prezzemolo e pomodorini.
Dopodichè risotto alla parmigiana classico sul quale era adagiata 1/2 pernice arrosto pancettata con sopra un rivolo di coulis di frutti di bosco e un filo di miele d'acacia.
Purtroppo non ho segnato tutto (6 bianchi) e i nomi dei cru. Scrivo quelli che ricordo meglio, perchè piaciuti di più.
Su tutti il 2007 Trocken di Fritz Haag (piaciuto un bel po'), poi il freddo piacere austero del gruner veltliner 2007 di Ott (Austria), infine, come preannunciatomi dall'amico consigliere d'acquisto, c'era "tanta robba" nell'auslese 2005 di Dr.Loosen (piaciuto).
Tappato l'unico alsaziano, il riesling v.v 2005 di Gruss.
Mi sono sembrati ancora vini giovani, a parte un riesling spatlese di Schloss Vorrads del 1991 (piaciuto un bel po'), mi è sembrato tradizionale ma non so perchè, ritto e vivo, avvolto in un bellissimo idrocarburo alla menta (!). Aperto alla fine con i formaggi insieme ad un Muffato della Sala 1997 (piaciutello).
Da ignorante della tipologia, continuo a pensare che siano vini ingiustamente misconosciuti al grande pubblico, eppure hanno tutto, acidità , profumi, longevità, differenze tra i terroir, prezzo abbordabile...
Con il risotto e pernici invece l'Echezeaux 2003 Engel, pieno, un po' schiacciato su frutto e radici "fungose" al naso, ma con una bocca cremosa e appagante. Tra l'altro avendoli bevuti tutti più volte, penso che nella notoriamente calda annata 2003, il buon grande Engel sia stato uno tra quelli che ne ha meglio interpretato e limitato gli eccessi. Piaciuto un bel po'.
Il Les Cailles 2002 di Chevillon ha sfoderato un maggior allungo e stratificazione sui profumi, iniziando con il solito "pollaio nobile" per poi estrarre una bellissima mineralità balsamica, (la nota sembrava eucaliptolo cresciuto su roccia), oltre ai fruttini ben presenti. In bocca è bello dritto, più dell'Echezeaux, piacevolmente "duretto" di tannini, fresco e avvolgente al palato. Piaciuto un bel po'.