Francvino ha scritto:l'oste ha scritto: "...quante ne ho viste di coppiette, venire qui sedersi ad un tavolo guardinghi e iniziare a bisticciare. Allora porto loro il vino, lo bevono distratti mentre ancora discutono; se ne dicono di tutti i colori, rosso e bianco, poi dopo un lungo silenzio, si guardano, pensano che in fondo ci sono belle cose da condividere. Ribevono e, con il sorriso sul volto e la passione nel cuore, escono a braccetto..."
La vera osteria è così: rissa e amicizia vanno a braccetto. Sussurri e grida si alternano a vini bianchi e rossi, piatti semplici e di più complessa cottura. [...]
Penso che anche l'Oste ne sia contento e tirerà fuori qualcosa di speciale da sotto il bancone.
Assolutamente quoto.
Tiro fuori un raccontino su tre vini...
LA CAMPESTRE IN CAMPAGNA
Edizione numero IX della campestre amatoriale del barbaresco, una manifestazione non competitiva, solo dimostrativa, tra generazioni diverse.
Il percorso da compiere si estende nella vasta area di denominazione, ed è a libera scelta dei concorrenti, l’importante è giungere integri all’arrivo nel tempo stabilito della durata di una cena.
Ieri tre concorrenti, un vecchietto, uno famoso e un/a giovane.
I
Il vecchio campione teneva il collo basso. Si guardava la pettorina sbiadita, il suo look, come si dice oggi, antico.
Sapeva benissimo che le nuove leve appartenenti alla sua squadra sono cresciuti e allenati in modo diverso da lui.
Un tempo il padrone era ancora quello che dava il nome alla squadra, mentre ora è il nome del padrone che serve a dar valore al business, come si dice oggi, dell’azienda.
I padroni sono diventati altri.
Ma il vecchio campione è un nostalgico, lui è di una classe speciale, di eccellenze, e indossa con onore la vecchia divisa, quella un po’ barocca e anacronistica, con stampate sopra le medaglie vinte. Perché ai suoi tempi si usava e la squadra vinceva ed era rispettata.
Il campione della squadra famosa, invece, stringeva in mano gli occhiali da sole con il suo nome griffato sopra. Guardava in giro attento, sornione e curioso con il suo solito sorriso sempre fresco di stampa.
Sapeva benissimo che negli anni, in tanti lo hanno studiato e copiato, dalle tecniche alla gestione mediatica. E’ stato lui il primo a capire come girare le proprie qualità in affari e notorietà, prendendosi anche belle critiche dall’ambiente conservatore. Proprio lui, figlio del campione storico cittadino, diventava moderno e si metteva a girare il mondo e a parlare le lingue straniere.
Ma il campione famoso ha una pelle dura solo poco meno della testa, a lui le frecciate fanno l’effetto contrario, lo caricano. E anche se si fa pagare un po’ per le esibizioni, la serietà e il livello della sua prestazione sono sempre una garanzia.
La giovane promessa si avvicinava timida alla partenza, con la divisa scura e nuova, pensando al destino. La sorte l’aveva messa in batteria tecon due “anziani”, quasi come erede ed esempio al femminile della grande tradizione della campestre del babrbaresco, piccola stellina nascente.
Sapeva benissimo che avrebbe dovuto scegliere un percorso più facile e forse più lungo, così meno esperta e così giovane, non poteva competere con i due marpioni che conoscevano ogni angolo sopra e sotto la terra. Doveva giocarsela sulla velocità, sulla freschezza del suo gesto, sull’esuberanza.
Aveva imparato un po’ dai suoi due fratelli come si “fa’ la barbaresco”. Anche se loro solitamente la disputano con altre armi, tenaci, atletici e resistenti come sono.
La giovane promessa non aveva paura, solo gioia per poter essere vicino e insieme a quelli che erano la storia, ora contenuta anche dentro di lei.
(continua)