pasquino ha scritto:fabius81 ha scritto:Marco ha scritto:fabius81 ha scritto:Alla fine i Sensi non possono rimanere se questo articolo non dice cazzate...Profumo li sta obbligando a vendere in pratica...non posso certo dargli torto visto l'enorme esposizione dei Sensi nei loro confronti...comunque Banca di Roma ha rovinato secondo me le due squadre delle Capitale permettendo ad entrambe di spendere soldi che non avevano...
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Roma: inevitabile il divorzio dalla famiglia Sensi
Ci sono almeno 340 milioni di buoni motivi per i Sensi per vendere la Roma. A tanto ammonta l’indebitamento consolidato del gruppo, secondo le stime più recenti, nei confronti delle banche. Il debito, recentemente rinegoziato, è per la maggior parte nei confronti di Unicredit, che con l’acquisizione di Capitalia ha ereditato i rapporti della famiglia proprietaria dell’As Roma con Banca di Roma. Per avere un’idea di quanto possa essere pesante, basta un’occhiata alla situazione del gruppo nell’ottobre scorso, prima della rinegoziazione con le banche e dopo l’approvazione del bilancio della Roma 2000, srl della famiglia che detiene la partecipazione nel calcio. I debiti al 30 giugno scorso sono di 185,6 milioni di euro, ma nei bilanci ci sono anche prestiti infragruppo per cui la società ha 51 milioni di crediti verso altre realtà del gruppo Sensi.
Le banche creditrici sono due: oltre a Unicredit, c’è anche Antonveneta, che ha concesso un mutuo nel 2002 e che ha in pegno una parte delle azioni della Roma (il 2,75%) e ipoteche su un complesso della famiglia fatto di terreni e fabbricati tra Orvieto e Piegaro, in Umbria; ma anche un palazzo a Roma. Alla stessa banca, in corso di acquisizione da parte di Montepaschi, fanno capo anche un finanziamento da 5,2 milioni e un conto corrente scoperto per 6,7 milioni. A gestire i rapporti con i Sensi per conto delle banche è però Unicredit. E proprio con la banca di Profumo gli scoperti di conto corrente assumono proporzioni imbarazzanti. Sono circa 140 milioni distribuiti su sei conti diversi (53,7 erano concentrati in unico conto, il 77852-59) dunque esigibili a breve. Ma grazie agli accordi del 2004 - quando Banca di Roma prese il 49% di Italpetroli e di fatto operò il salvataggio del gruppo - non vengono applicate su questi conti le commissioni di massimo scoperto. E dunque l’interesse pagato da Roma 2000 è l’Euribor più l’1%, tasso di gran favore per un normale correntista ma che data la situazione del gruppo Italpetroli non è comunque facile da gestire. Tra ipoteche, pegni e fidejussioni - compresa una da 51 milioni concessa da Franco Sensi sul proprio patrimonio personale - Antonveneta si è cautelata e il valore delle garanzie supera di gran lunga l’esposizione. Banca di Roma un po’ meno, diciamo. E solo 105 milioni su 140 sono coperti da garanzie. La Roma 2000 ha perso 5 milioni nell’ultimo esercizio e il revisore non ha firmato il bilancio, ritenendo che non esistano i presupposti per la continuità aziendale. Una situazione pesante, alla quale la rinegoziazione ha posto un freno temporaneo. Solo un freno però, perché la sostanza dei rapporti è rimasta la stessa.
Nel dettaglio, sono stati fissati nuovi obiettivi per la riduzione dell’indebitamento in cambio dell’opzione sul 2% che avrebbe permesso al gruppo bancario di diventare primo azionista dell’Italpetroli. Detto questo, per Rosella Sensi e il resto della famiglia vendere la partecipazione nella Roma è una necessità, più che una questione di volontà. Il problema è quanto vale, piuttosto. Secondo i bilanci della Roma 2000, il 66% vale circa 64 milioni. Sul mercato ne vale tre in più, ma soprattutto grazie alla forte speculazione che ha portato il titolo a raddoppiare di valore in pochi mesi (ieri un altro balzo del 14% a 1,16 euro). L’unico contatto reale finora è quello con la Inner Circle, società di consulenza finanziaria che però non si sa bene per conto di chi agisca. Forse Soros, più probabilmente qualche altro investitore interessato a mettere soldi nel calcio. Degli sceicchi di Dubai va detto che sono gli unici ad essere usciti allo scoperto, ma ieri i Sensi hanno detto di non aver avuto «alcun contatto» con loro. Dall’altro lato, per conto dei Sensi, sta lavorando Rothschild - che in realtà qualche contatto con gli arabi lo avrebbe avuto - per le cessioni e la Banca Finnat per la parte di ristrutturazione finanziaria. In attesa di un nuovo padre-padrone per Totti & C.
(La Stampa)
A conti fatti stanno messi molto peggio di Noi, o sbaglio ?
In teoria si però per sua fortuna la roma è molto più appetibile di noi...certo se la trattativa salta non vedo come possono andare avanti i Sensi ma questo potrebbe dirlo meglio di me uno del mestiere....l'articolo lascia comunque pochi spazi a dubbi...
La trattativa non salta. Unicredit non ha nessunissimo interesse a farla saltare, altrimenti non rientrerebbe mai del suo credito.
Inoltre le notizie dell'articolo sono vere, anche se abbastanza vecchiotte e già risapute ma soprattutto incomplete.
L'indebitamento non è assolutamente dell'as roma, ma del gruppo Italpetroli e della controllante Roma 2000. Per intenderci, i Sensi rischiamo la bancarotta, la as Roma no in quanto, essendo l'unico assett in attivo del gruppo al massimo può essere ceduto più o meno coattivamente dai creditori, ma non fallire. Anzi, diventa molto appetibile proprio perchè, pur essendo finanziariamente solido grazie al risanamento avvenuto negli ultimi quattro anni, non è più blindato dalla volontà di non cederla (che avevano i Sensi fino ad ora).
Per fare un esempio, era ben diversa la situazione della Lazio ante Lotito che aveva (e che ha, spalmato per i prossimi 20 anni, col fisco dopo il concordato) debiti societari gravissimi e diretti. Quindi la Lazio è salva grazie a Lotito ma è ancora debitrice verso lo stato per circa 20 anni (erano 23) ed è per questo che, se non cambia proprietà, grossi investimenti non potrà mai farne, ogni anno deve parecchi milioni di rata al fisco. Invece la as Roma potrà essere venduta dai Sensi o da Unicredit a copertura del debito nei suoi confronti, ma non fallirà perchè è sana.
Bisogna solo vedere chi la compra (e di acquirenti ce ne sono alcuni già palesati e altrettanti ancora nell'ombra, pronti a intervenire se cala il prezzo di acquisto) e capire quindi che grado di investimenti ci saranno per il futuro.
I parecchi milioni sono 6,3 l'anno.
Solo per il 2009 è prevista una doppia rata 6,3+5,4.
T'immagini tu nel 2015 quanto varranno sei milioni di euro ?