

Champagne Cuvée 742 Extra Brut - Jacquesson. da magnum. Mi sembra stia pian piano diventando "una garanzia" la cuvée base di questo produttore, sempre pienamente soddisfacente le volte che l'ho incontrato nel bicchiere, compresa questa versione a cui vista la gioventù lascerei ancora qualche anno di cantina per migliorare al naso, mentre è già cremoso, fresco e sapido al sorso. Capisco che lo stile possa sembrare fin troppo teso/scorbutico in gioventù ma secondo me è solo questione di attenderli qualche anno (vedi anche i DT).
Verdicchio dei castelli di Jesi Classico Riserva Il Cantico della Figura 2016 - Andrea Felici. Un verdicchio aperto ed energico, frutta gialla al naso, di gran struttura al sorso mantenendo comunque buona freschezza ed equilibrio.
Verdicchio dei castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2016 - Bucci. La differenza di stile col precedente è netta, qui è come sempre l'eleganza e l'equilibrio a dominare, ma parte parecchio chiuso e poco definito al naso, e nonostante col tempo si distenda su di un bel agrume non partirà mai del tutto. Meglio al sorso, sempre misurato, ma mi sa che quest volta perde il confronto diretto con l'outsider pari annata bevuto prima.
Verdicchio di Matelica Vigneto Fogliano 2006 - Bisci. Ossidato...
Chablis Coteau de Rosette 2018 - De Moor. C'è la tensione alla chablisienne ma anche un bel corpo, parte fresco al naso, floreale, poi arriva la frutta gialla, ancora ovviamente giovane ma già sufficientemente espressivo. Anche qui l'outsider batte il favorito che verrà dopo:
Chablis Grand Cru Les Clos Vieilles Vignes 2012 - Guy Robin. Parte con un po' di cipria e confetto, per poi virare sulla frutta gialla bella matura, qualche nota di propoli e qualche eco di ossidazione che comincia a farsi sentire. Anche al sorso è disteso e pronto da bere. Non attenderei oltre, oggi è comunque buono, ma visto il pedigree era lecito attendersi qualcosina in più.
Etna Rosso Il Musmeci 2014 - Tenuta di Fessina. da magnum. Frutti di rovo, cola e chinotto, di medio corpo. Lecito tirar fuori la parola "pinot noir" ogni volta che si stappa un Etna? forse si, se non fosse che poi al sorso non sveli un tannino bello deciso, poco borgognone, e che chiede di attendere ancora, oltre a qualche ritorno di grafite.
Toscana L'Apparita 2005 - Castello di Ama. Ecco, qui il confronto diretto col precedente rispetta le gerarchie e vince il prestigioso merlottone: giusto un veloce passaggio sul peperone dolce per poi regalare un bel frutto voluttuoso, ma non eccessivo, poi mentuccia ed echi balsamici, rotondo ma non troppo, col tannino toscano a rinvigorire il sorso. Matrimonio d'amore per me con la coscia d'anatra glassata al miele speziato.
Theia L.2019 - Nove Lune. Progetto discutibile a base di vitigni Piwi ed anfore in terra bergamasca, ma che sicuramente ha centrato l'obbiettivo del successo. I pareri sentiti finora sono piuttosto discordanti, ed io non sono ancora riuscito ad assaggiarli, ma comincio a colmare la lacuna con questo passito che parte bene al naso con zucchero filato e glicine, per poi chiudere maluccio al sorso con un'accozzaglia tra note amare, dolci e tanniche...
Barolo Chinato - Cappellano. Per me resta sempre una goduria a fine pasto, probabilmente da base 2010, sembra aver guadagnato in equilibrio dall'uscita, sempre con la speziatura decisamente sul balsamico, regala anche un po' di chinotto e tamarindo.
Champagne Come des Tallants Zero Dosage - Piollot. Serviva una bollicina per sgrassare, ma qui siamo andati un poco oltre, teso-teso e secco-secco, non mi è parso male ma sicuramente da riassaggiare con del crudo di pesce o all'aperitivo.