L'ironia fa parte del titolo, ma non troppo.
In Italia per molti anni, forum compreso, ci si è lamentati della minor considerazione dei mercati e dei critici riguardo i vini italiani rispetto a francesi e non solo.
Si lamentava una nostra minore capacitá di valorizzare la percezione dei crus, delle zone più vocate, soprattutto per Langa e Montalcino, con Chianti classico e altre piastrelle sparse di terreni e vigne speciali a seguire.
Quante volte si é sentito paragonare con sfida un grand cru borgognone con un barolo, tipo cosa avrá mai un clodelarosc in più di un brunate.
E così sono arrivati i punteggioni over 95, gli articoli, le interviste, oltre al frutto del lavoro in vigna e cantina, all'impegno dei consorzi, eccetera eccetera.
Non saprei quanto sia stretta la relazione.
Però oggi per Barolo e in parte Barbaresco si può quasi parlare di missione compiuta, per la Toscana manca poco, se manca.
Questa evoluzione (soprattutto mediatico economica, perché i vini eccellenti lo erano giá) di alcuni "brand" vinicoli ha portato i prezzi dei più importanti produttori italiani a salire velocemente, sempre più vicino ad alcuni "mostri" transalpini.
Alcuni vini, sempre di più purtroppo, sono diventati beni di lusso, assets per investimenti multinazionali, protagonisti di mercatini per speculatori grandi e piccini eccetera.
Quello che temo possa accadere é che seguendo il traino dei nostri vini top, anche i produttori medi e le denominazioni minori tentino di sfruttare la scia, alzando sistematicamente i listini, anche in virtù anche di un numero maggiore di "passaggi" delle bottiglie.
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Aumentano i prezzi dei vini italiani, finalmente
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