Andyele ha scritto:Io consideravo la guida dell'Espresso l'unica degna di attenzione in Italia, non ho ancora visto la nuova versione ma da quel che ho potuto leggere in queste pagine ho paura che sia un grande passo indietro. Non parlo dell'apporto della nuova squadra di valutatori (che potrebbe anche essere superiore al precedente) ma proprio della diversa impostazione scelta.
Io invece l’ho vista…
Cerco di sintetizzare. Rispetto alla gestione precedente, dimezzamento secco del numero delle pagine. La struttura è fatta così: breve introduzione; le 3 liste dei “magnifici 100”; le aziende (solo quelle dei magnifici 300!); le denominazioni principali per regione (con 1.500 vini segnalati).
1) Le 3 liste dei magnifici 100 occupano tre pagine ciascuna e i vini sono numerati da 1 a 100. A parte il numerino che fa tanto ristorante cinese, la novità assoluta è che ogni lista è seguita dalla descrizione dei vini che ne fanno parte, che occupa una quindicina di pagine per lista. Qualsiasi guida fa seguire alla lista “secca” dei premiati… la guida stessa, che colloca la descrizione dei premiati nel contesto dei vini della rispettiva azienda. Invece qui si fa subito capire che il cuore della guida sono le tre liste. Il grosso problema di questa scelta redazionale è che si crea una sezione il cui uso principale è la consultazione a partire dalle altre sezioni della guida: come si vedrà, questa consultazione non è per niente agevole.
2) Quella delle aziende è la sezione dove la riduzione è stata più drastica. Oltre a ridurre il numero dei vini segnalati nella guida, si è scelto di dimensionare le aziende raccontate sui soli 300 vini premiati e non sui 1.500 totali, da cui il numero credo più basso di tutta la storia delle guide dei vini italiani (286 aziende, al netto dei doppi premi: per dare un’idea, l’anno scorso erano 1.500, due anni fa 2.100). Inoltre le schede sulle aziende rimandano solo ai vini premiati, e agli eventuali altri vini aziendali (pochi) presenti tra gli altri 1.200 segnalati. La scheda su Giuseppe Mascarello, per esempio, non cita nessun altro suo vino oltre al Monprivato (premiato), come se non esistessero. Insomma, al mondo della produzione del vino di qualità si guarda attraverso il buco della serratura dei “magnifici 300”. Per un neofita che dovesse acquistare la guida questa mi sembra una enorme carenza.
Qui per giunta c’è una scomodità di consultazione non da poco, perché nella scheda di ogni azienda il rimando al vino premiato fa riferimento all’elenco (quale dei 3), ma non al numero del vino, chissà perché. Perciò tocca andarselo a cercare nella sua lista di 100, che non è in ordine alfabetico. Sembra una stupidaggine, ma al terzo tentativo di risalire da una scheda aziendale alla descrizione del relativo vino uno è fortemente tentato di lasciar perdere.
3) E’ ancora più plausibile che uno voglia risalire alla descrizione dei vini premiati partendo dalla sezione finale, per regione e denominazione. Qui infatti si trovano mescolati, solo per le denominazioni prescelte dai curatori, vini premiati -- senza descrizione (con il solito rimando all’elenco ma non al numero) -- e vini segnalati -- con descrizione (più breve rispetto ai premiati). Il paradosso è che se uno non ha tempo e pazienza finisce per leggere la descrizione dei segnalati e saltare quella dei premiati, che richiede il laborioso lavoro di cerca-trova che ho detto.
Ma i maggiori difetti della sezione “regione e denominazione” sono altri due: il numero prefissato dei vini segnalati per ciascuna denominazione e la scelta arbitraria delle denominazioni. Come si era intuito da un commento di alexer3b, per tutte le denominazioni è previsto un numero fisso di 5 - 10 - 15 - 20* segnalazioni (salvo ripescaggi in una miscellanea, che per alcune regioni è molto magra). Ora, a parte che questi contingenti rigidi sono davvero incomprensibili, quello che lascia basiti è il rapporto tra minimo e massimo: come conseguenza, il Barolo ha diritto solo al quadruplo delle segnalazioni rispetto alla Freisa d’Asti!

Per confronto, nella scorsa edizione i soli Barolo premiati erano già 25 e quelli segnalati e commentati nelle pagine della guida svariate decine: una vera debacle…
Anche la scelta delle denominazioni è a volte inutilmente arbitraria, oltre a sfavorire vini che appartengono a denominazioni piccole che raggiungono meno facilmente l’assurdo “minimo sindacale” delle 5 segnalazioni. Sempre per il Piemonte, mancano Langhe Nebbiolo

(ma ci sono Langhe Chardonnay e Langhe Riesling, 5 segnalazioni a testa) e Barbera d’Asti

(ma ci sono Barbera d’Alba e Freisa d’Asti, rispettivamente 10 segnalazioni e 5). Ancora, un neofita che dovesse acquistare la guida potrebbe ricavarne stranissime idee sul panorama delle denominazioni italiane.
0) Non ho parlato fin qui di introduzione e guida alla lettura, brevi e secche come si addice ai giudici supremi. Il problemino è che a proposito delle 3 liste dei magnifici 100 si dice che “i vini sono classificati nell’ordine di valore e merito scaturiti dalle degustazioni”. Basta guardare l’elenco dei 100 “da conservare” per notare che dal numero 51 in poi i vini sono in ordine alfabetico del produttore, come avevamo detto in post precedenti, quindi l’Amarone che sta al 100° posto non è maglia nera, ma è ex aequo rispetto al Sagrantino che sta al 51°. Credo sia il primo caso mondiale di una guida che fornisce allo sventurato acquirente una illustrazione sbagliata della classifica che fa.
* A eccezione della Franciacorta, che si ferma a 19... Se so' bevuti puro quello!
