...chiaroscuri , ma più chiari che scuri. Si parte con un eccezionale Egly Ouriet dall'etichetta che sembra un reperto di tomba etrusca ancora da restaurare ma con un contenuto straordinario, che , se mai ci fosse bisogno, mi conferma che l'Egly oggi è uno dei top fra i RM , con vini di una capacità di invecchiamento impressionanti, chiaramente sempre migliorando. Questo era semplicemente splendido per cremosità e note nobili di terziarizzzione, chantilly e mandorla .
I bianchi d'intro sono notevoli, soprattutto impressioannte il Vintage Tunina 2000 , ancora verdognolo e con una mineralità da Chablis, integro quasi innaturale con solo la bocca leggermente amarognola, ma davvero bello

se la gioca con S.Marsan di Bertelli 2001 , anche questo di bella integrità , leggermente selvatichino tanto da rimandare in Rodano bianco. Bella intuizione metterlo a questo punto, anche se ho preferito lo storico friulano
Della prima batteria ho preferito la completezza di Clape , quasi "contadino" e bizzoso, di grande spalla e di bei tannini ancora rividelli (

) anche se tutti e tre di gioventù sfrontata. Piacevole bicchiere per Merighi ma nulla più, molto vinoso, quasi un "Lambrusco" senza bolle con un pizzico di pepe ...
Seconda batteria con grande sorpresa, iniziale , di Clarendon Hill, selvatico come ha da essere un sirah, balsamico come nessuno nella giornata, bella speziatura e sapidità marina. Nel tempo si sedeva , ma impatto notevole

.
L'Hermitage di Tardieu Laurent è il solito vino che non può non piacere, anche se prevale la sensazione della costruzione architettonica vocata all'universalità del gusto. Rimane un gran biccheire da pasto senza sbavature e di bella presa palatale

. Faurie è decisamente il più espressivo e territoriale di questa batteria di "strabici" , con sensazioni che venivano lanciate qui e là e con qualche fatica a coglierne l'essenza subito, poi col tempo decisamente assestatosi e in parabola evolutiva crescente. Faurie è quello che nel bicchiere evolveva decisamente meglio, parlo di evoluzione positiva e miglioramento con l'ossigeno.
La terza batteria è forse quella che ho preferito, anche se il Sans Soufre (

)aveva qualche nota poco pulita , per i motivi che si possono immaginare. Chaillots straordinario per profondità e vigore, decisamente il mio preferito

, Reynard di grande espressività e carnosità, entrambi con prospetticità notevole

.
Ultime due, decisamente su semitoni diversi. Un pò terroso e cupo l'Ermite di Chapouitier, cuoioso e con sentori di pellame , bella però la bocca davvero ampia e seppur con un amaricante finale non convincente del tutto e tannini rilassati.

. Chave vino della serata assieme allo Chaillot , con una complessità maggiore e raffinata varianza nel bicchiere . Paradossalmente paga un pò dazio , in vigore , in bocca con il gioiello di Allimand ma è davvero un piccolo capolavoro , come sempre, anche se ho preferito il 2006 di domenica scorsa, ma a questo livello il pelo di fica è misurabile col calibro solo da enoperversi come noi...
