Nelle Nuvole ha scritto:Io ho assaggiato. Sono stata a New York per le ante-anteprime. Il nostro non c'era, ma solo per motivi commerciali, l'importatore sta ancora vendendo il 2008. Il nostro 2009 l'ho riassaggiato proprio oggi, insieme al cantiniere.
In attesa di conferme per il Benvenuto Brunello qui a Montalcino a fine mese e poi al Vinitaly, quello che posso affermare "a caldo" è:
IL BRUNELLO 2009 E' UN VINO DA SCORTICO
nel senso che, se lavorato bene, è un vino da bere senza problemi, strascichi, dissertazioni, rimpianti. Un vino da consumare in one night stand.
E qui vorrei reiterare che se un produttore serio ci mette la sua faccia, se tira fuori delle bottiglie con scritto in etichetta "Brunello di Montalcino", vuol dire che quel vino si merita di essere definito così. Ci sono annate forti, impegnative che impongono l'attesa. Ci sono annate più pronte, non destinate ad un lungo invecchiamento. Ci sono annate che rappresentano una via di mezzo, in grado di fornire un'immediata piacevolezza, ma anche di continuare un percorso di integrazione verso l'eleganza e la complessità.
Per quel poco che ho assaggiato il 2009 rientra nel secondo esempio che ho fatto, ma non è assolutamente horribilis.
Fra i vari assaggi (pochi, ero raffreddata)
Canalicchio di sopra +++
Le Macioche++
Le Ragnaie++
Talenti++
Capanna+
Corte dei venti+
Sasso al sole+
Capanne Ricci+
Caparzo+
Poggione++
Sono punteggi influenzati dalla bevibilità immediata, e anche dalla capacità di colpirmi al di là del naso tappato. Quelli più bassi al momento sono forse penalizzati dalla presenza del legno ancora importante. Fra 3 o 6 mesi sarà diverso.
Grazie per il contributo, Raffa.
Lo sai come la penso su certi meccanismi dell'informazione enoica, specie nell'ultimo periodo, dove ogni cosa sembra dover essere o tutto bianco o tutto nero. Dove si oscilla con rapidità imbarazzante tra la miopia autoreferenziale di chi pensa, tipo certi consorzi, di avere a che fare con una massa di incompetenti, per cui basta dire che è sempre tutto grande per avere effetti virtuosi. E dall'altra nello scetticismo a prescindere di chi ha metabolizzato l'idea che per dimostrarsi capiscitori bisogna sempre criticare, trovare la magagna, segnalare insoddisfazione, e cose così.
Mi vergogno per la banalità della riflessione, ma penso che in ogni sguardo d'insieme su una zona e un'annata ci siano tanti grigi, per cui anche nell'annata difficile c'è sempre chi merita attenzione proprio per la coerenza nella lettura, così come nella presunta grande annata c'è sempre da sfrondare su interpretazioni "di comodo", che aggiungono poco in termini di carattere e riconoscibilità.
Detto questo, ho avuto modo di assaggiare abbastanza in questi mesi e, senza pretese di "sentenze" definitive, mi sembra di poter dire che la 2009 difficilmente potrà emergere come un'annata "importante" per il Brunello. Anzi, già la penso come una sorta di "occasione mancata" per dimostrare che la denominazione è matura e davvero di respiro mondiale.
Per motivi totalmente diversi, come qualità media secondo me siamo dalle parti dei 2005 (forse anche sotto): tanti vini sono già molto evoluti, fragili nella trama, con ricorrenti diluizioni alcoliche e sprovvisti di quella fittezza strutturale e sapida che è lecito e doveroso aspettarsi da un Brunello degno di questo nome.
Va benissimo la chiave di lettura che proponi, e cioè vini da poter godere subito senza tanti pensieri, la condivido. Dopo di che in molti casi c'è proprio poco da godere, non in senso assoluto ma sempre rispetto alle "dotazioni minime" che si cercano in un Brunello. E non posso fare a meno di ri-ragionare sui limiti di un disciplinare che di fatto "obbliga" a sfruttare diciamo in pieno le possibilità di ringiovanimento: i Rosso 2009 erano in generale molto buoni e centrati, in molti casi migliori dei corrispondenti Brunello, e il millesimo probabilmente richiedeva questo tipo di percorso enologico, con vini da proporre prima in commercio, da godere sul frutto come avrebbe detto il furbacchione vigneron francese.
Se invece si ritiene che il disciplinare vada bene così, forse bisognava avere il coraggio di ridurre drasticamente (sempre salvo eccezioni) le partite destinate a fare il percorso di cantina completo da Brunello, portando avanti solo quei sangiovese veramente "con le palle", capaci di andare oltre i limiti dell'annata. Invertire per una volta il rapporto quantitativo tra Rosso e Brunello avrebbe secondo me giovato al primo e rafforzato ulteriormente valore e prestigio del secondo, ma io sono solo uno scribacchino e di come si manda avanti un'azienda e un comprensorio ammetto di saperne poco o niente.