Ho finalmente 2 minuti anche io per ringraziare Alessandro per la solita ottima organizzazione e la velocità e precisione con cui ha dovuto lottare con circa 15 noiosissimi tappi.
La prima considerazione è che questi vini avrebbero avuto bisogno di più pazienza, più tempo per essere meglio analizzati, capiti e ascoltati come avrebbero meritato. Purtroppo in tre ore scarse non si riesce a render merito a queste bellissime bottiglie.
Noi siamo dovuti scappare di corsa (cosa che non ci ha evitato di perdere il treno

) e nonostante questo ho rimesso piede in casa dopo circa 15 ore da quando ero uscito.
I vini, al netto dei moccoli scaturiti dal tappo sul Mouton che era il vino che avevo la maggior curiosità di sentire, sono stati quasi tutti molto buoni.
Non ho tempo di scrivere le note che comunque niente aggiungerebbero a quello che magnificamente ha già scritto chi mi ha preceduto.
Rileggendo il mio taccuino e sintetizzando io ho posizionato i vini bevuti su tre livelli. Al livello più basso trovo il Cote-Rotie di Jamet (che avevo subito individuato come Rodano ma nonostante questo rimaneva per me abbastanza problematico a causa di puzzette varie, volatile e acidità completamente scissa che ne rendevano la beva molto diffcile. Purtroppo non sono riuscito a risentirlo nella fase in cui si è un po’ sistemato come ha fatto Ale), lo Chateau Magdelaine e l’Apparita (anche per me inficiata da leggera tca).
Nel livello intermedio ho collocato in ordine crescente di preferenza la Mission Haut-Brion (equilibrato ma troppo liscio e scarico in bocca), il Solaia, il Lynch Bages e lo Chateau Pavie-Decesse che mi è piaciuto veramente molto, tanto da poter quasi salire sul livello sopra.
Nel livello più alto cinque vini che mi sono piaciuti veramente molto e che ritrovo su punteggi molto simili dove la differenza viene fatta da un mezzo punto in più o in meno magari determinato anche dal momento in cui il vino veniva assaggiato. Incredibilmente però l’Ornellaia ed il Tasca d’Almerita li trovo appaiati in testa, veramente due bellissime espressioni italiane. A tal proposito ma quanto diversi erano (e anche più buoni) i vini di Ornellaia antecedenti al 1997 rispetto agli odierni? E come mai non se li caga nessuno?
Rimanendo in Italia il Sassicaia è il solito vino perfetto, elegante ed equilibrato. Il Latour e l’Haut Brion non ho avuto il tempo di seguirli nel tempo come altri ma a me comunque già di primo impatto non erano per niente dispiaciuti. Il Latour l’ho trovato con un naso veramente affascinante, rotondo e complesso, stranamente un filo sotto in bocca dove non era troppo stratificato e con peso solo medio. L’Haut Brion all’opposto presentava un naso fine ma al contempo austero e rigido in bocca invece metteva subito in mostra una bella tensione e ottimo allungo.
Unendo il naso del Latour e la bocca di Haut Brion avrei avuto un vino incredibile, un vino che si sarebbe posizionato ben over 95 anche nella mia scala.
