il Conte ha scritto:Secondo me ad aver avuto la possibilità di sentire tutto lo scibile conservato a puntino, singole annate come quelle nominate sarebbero senza dubbio ascrivibili alla categoria dei grandissimi vini, quello che manca a mio avviso è la continuità.
Cioè è difficile trovare anche solo una singola etichetta, Trebbiano a parte probabilmente, che abbia avuto un periodo relativamente lungo di eccellenza.
Il problema non è la continuità qualitativa ma i "salti di stile" che molte etichette hanno affrontato per riempire il gap con una classicità che in Italia non esisteva (e ancora fa fatica a consolidarsi).
Ci sono diverse -non moltissime, lo ammetto- etichette che sono rimaste fedeli a se stesse con interpretazioni rigorose.
Tra queste, e parlo per i vini che conosco meglio ossia vini delle Marche, almeno un paio di etichette possono esser considerati tra i più grandi bianchi italiani: Villa Bucci e Mirum. Leggermente staccato, per motivi che meriterebbero una lunga, sottile spiegazione, il Podium.
Ma non divago più e riparlo di Sauvignon.
A me garba di molto, e quando lo incrocio lo impallino, quello di Niedrist: da sempre un gran bel zoùvinion.
Ovviamente quoto alla grande la prima indicazione per le diverse versioni che ne dà Manincor, tra cui il Lieben Aich.
La tradizione è la custodia del fuoco, non l'adorazione della cenere. [Gustav Mahler]