Diario economico

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tenente Drogo
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 26 ago 2025 15:10

zampaflex ha scritto:Pensateci, dipendenti che li avete votati. Pensateci, mentre ve lo infilano nel posteriore. Ma probabilmente siete abituati.


peccato che anche l'attuale opposizione sia invotabile
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 26 ago 2025 15:17

tenente Drogo ha scritto:
zampaflex ha scritto:Pensateci, dipendenti che li avete votati. Pensateci, mentre ve lo infilano nel posteriore. Ma probabilmente siete abituati.


peccato che anche l'attuale opposizione sia invotabile


Occorre rispolverare un grafico che vidi su 538 polls, con il posizionamento generale (dx/sx) degli elettori americani vent'anni fa e nel 2020. L'estremismo di un candidato genera polarizzazione uguale e opposta dell'altro.
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Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 26 ago 2025 16:07

zampaflex ha scritto:
tenente Drogo ha scritto:
zampaflex ha scritto:Pensateci, dipendenti che li avete votati. Pensateci, mentre ve lo infilano nel posteriore. Ma probabilmente siete abituati.


peccato che anche l'attuale opposizione sia invotabile


Occorre rispolverare un grafico che vidi su 538 polls, con il posizionamento generale (dx/sx) degli elettori americani vent'anni fa e nel 2020. L'estremismo di un candidato genera polarizzazione uguale e opposta dell'altro.


Kamala Harris era piuttosto moderata e io l'avrei votata
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 26 ago 2025 19:13

tenente Drogo ha scritto:Kamala Harris era piuttosto moderata e io l'avrei votata

...
te pareva, ne ero certo

infatti non aveva MAI avuto il coraggio di dire una parola contro il genocidio già iniziato da quel criminale di Netanyahu contro il popolo civile della Palestina

eh sì, " piuttosto moderata "
...
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Re: Diario economico

Messaggioda Tex Willer » 26 ago 2025 20:57

Sempre meglio di chi progetta di fare di Gaza un mega resort
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Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 27 ago 2025 08:38

Tex Willer ha scritto:Sempre meglio di chi progetta di fare di Gaza un mega resort

...
chissà, forse sarebbe meglio dire " meno peggio " ?

quante centinaia di migliaia di voti di giovani americani, chiaramente schierati a favore della causa Palestinese ( che si sono astenuti, non sentendosi rappresentati ) hanno perso Kamala Harris e i Democratici " moderati " 8) con il loro silenzio ipocrita per paura di perdere l' appoggio della fortissima lobby ebraica ( pro Netanyahu, che ovviamente ha votato compatta per il suo alleato, lo schifoso ma " furbo " Donald Trump ? )

chi tace e non si schiera, ma soprattutto non ha il coraggio di fare un' opposizione decisa contro quell' orribile sterminio, passa sempre dalla parte del torto e alla fine si rivela complice di quella condotta criminosa
...
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 27 ago 2025 09:55

Ed ecco che si manifestano i perniciosi effetti della politica fiscale amichettista del governo reazionario.
Mentre si è fatto passare l'ennesimo condono, si pensa a fregare ancora una volta le banche

Bancari ancora sotto pressione a piazza Affari: B.Mps -3,41%, Bper -2,91%, Intesa Sanpaolo -2,39%, Mediobanca -2,33%, Banco Bpm -2,31%, B.P.Sondrio -2,3%, Unicredit -1,26%. "Diversi articoli di stampa", evidenzia Equita Sim, "tornano a concentrarsi sulla prossima legge di bilancio e sulle possibili forme di contribuzione richieste al settore bancario. Secondo alcune fonti, l'eventuale intervento riguarderebbe le tempistiche di utilizzo delle Dta, con una proroga della sospensione già prevista per il biennio 2025-2026 dalla manovra dello scorso anno. L'estensione, di uno o due anni, garantirebbe allo Stato un gettito aggiuntivo stimato tra 1 e 1,5 mld euro l'anno. Stando a quanto riportato da La Repubblica, l'obiettivo del governo sarebbe infatti quello di incassare circa 1 mld attraverso questa misura supplementare. Al momento, tuttavia, si tratta soltanto di ipotesi in quanto non sarebbero ancora stati fissati incontri con il settore per valutare soluzioni condivise. Come già accaduto in passato, Forza Italia continua a manifestare la propria contrarietà, mentre — secondo fonti di stampa — le banche non si mostrerebbero al momento favorevoli a un nuovo intervento, alla luce degli impegni già assunti per il biennio 2025-2026".
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Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 27 ago 2025 10:12

zampaflex ha scritto:Ed ecco che si manifestano i perniciosi effetti della politica fiscale amichettista del governo reazionario.
Mentre si è fatto passare l'ennesimo condono, si pensa a fregare ancora una volta le banche

Bancari ancora sotto pressione a piazza Affari: B.Mps -3,41%, Bper -2,91%, Intesa Sanpaolo -2,39%, Mediobanca -2,33%, Banco Bpm -2,31%, B.P.Sondrio -2,3%, Unicredit -1,26%. "Diversi articoli di stampa", evidenzia Equita Sim, "tornano a concentrarsi sulla prossima legge di bilancio e sulle possibili forme di contribuzione richieste al settore bancario. Secondo alcune fonti, l'eventuale intervento riguarderebbe le tempistiche di utilizzo delle Dta, con una proroga della sospensione già prevista per il biennio 2025-2026 dalla manovra dello scorso anno. L'estensione, di uno o due anni, garantirebbe allo Stato un gettito aggiuntivo stimato tra 1 e 1,5 mld euro l'anno. Stando a quanto riportato da La Repubblica, l'obiettivo del governo sarebbe infatti quello di incassare circa 1 mld attraverso questa misura supplementare. Al momento, tuttavia, si tratta soltanto di ipotesi in quanto non sarebbero ancora stati fissati incontri con il settore per valutare soluzioni condivise. Come già accaduto in passato, A) Forza Italia continua a manifestare la propria contrarietà, mentre — secondo fonti di stampa — le banche non si mostrerebbero al momento favorevoli a un nuovo intervento, alla luce degli B impegni già assunti per il biennio 2025-2026".

...
A ovvero Mediolanum

B quali impegni ? :lol: :lol: :lol:
...
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Re: Diario economico

Messaggioda Tex Willer » 27 ago 2025 10:35

maxer ha scritto:
Tex Willer ha scritto:Sempre meglio di chi progetta di fare di Gaza un mega resort

...
chissà, forse sarebbe meglio dire " meno peggio " ?

quante centinaia di migliaia di voti di giovani americani, chiaramente schierati a favore della causa Palestinese ( che si sono astenuti, non sentendosi rappresentati ) hanno perso Kamala Harris e i Democratici " moderati " 8) con il loro silenzio ipocrita per paura di perdere l' appoggio della fortissima lobby ebraica ( pro Netanyahu, che ovviamente ha votato compatta per il suo alleato, lo schifoso ma " furbo " Donald Trump ? )

chi tace e non si schiera, ma soprattutto non ha il coraggio di fare un' opposizione decisa contro quell' orribile sterminio, passa sempre dalla parte del torto e alla fine si rivela complice di quella condotta criminosa
...

Una situazione che fa pensare a colui che,per far dispetto alla moglie,si taglia .....
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 27 ago 2025 10:52

Recupero dal Foglio questa bella parentesi storica sulla parte più radicalmente libertaria (ai confini dell'anarchia) del partito Repubblicano (tea parties, Sarah Palin, ricordate? Emeriti imbecilli). Importante per capire la trasformazione attuatasi nella politica di destra americana se confrontiamo questa storia con l'attuale indecente governo in stile satrapico (Erdogan è molto vicino, soprattutto per la presa esercitata sulle nomine interne ed esterne).

La storia del moderno partito repubblicano americano è fatta anche di strappi, ribellioni più o meno di successo e rovesciamento dell’ordine precedente. Fondati soprattutto sul vigoroso, spesso anche aspro e scorretto, dibattito di idee. Con il trumpismo, certe cose non servono più. Ci vuole solo allineamento. A farne le spese è il Freedom Caucus della Camera dei Rappresentanti, temuto raggruppamento dalle idee ultraliberiste e iperconservatrici che ha le sue radici nel movimento del Tea Party, a sua volta cresciuto grazie alla ribellione contro l’establishment repubblicano di George W. Bush e Dick Cheney.
Oggi molti di questi membri tornano nei loro stati di residenza per candidarsi, forse per portare il loro stile brusco di negoziazione, che tiene costantemente la linea dura senza compromessi. Chip Roy si candida a diventare il nuovo procuratore generale del Texas, mentre Byron Donalds, Andy Biggs e Ralph Norman puntano a diventare governatori di Florida, Arizona e South Carolina.Un caos totale che ci racconta di un gruppo in disfacimento. Lo stesso Chip Roy, forse il più visibile del gruppo, alla fine ha votato per tutti i provvedimenti proposti dall’Amministrazione Trump, compreso il Big Beautiful Bill che, secondo lui, avrebbe fatto “esplodere” il debito.
Nella Washington militarizzata dalla Guardia nazionale finisce quindi una storia con radici ben più profonde di quelle del Tea Party.
Bisogna risalire al 1955 e alla fondazione della National Review da parte dell’ex agente della Cia William F. Buckley per trovare la nascita di quello spirito di ribellione contro la percepita acquiescenza dei repubblicani sotto l’amministrazione
di uno di loro, il generale Dwight Eisenhower, che sembrava aver accettato alcuni pilastri del New Deal [la proposta del presidente democratico Roosevelt]: il Welfare State e la spesa pubblica usata come stimolo economico, disinteressandosi per giunta delle battaglie etiche su stato minimo, difesa dei valori tradizionali e un vigoroso anticomunismo. Per anni tutto questo è rimasto a livello di dibattito intellettuale, fino al successo di Barry Goldwater, colorito senatore dell’Arizona che a sorpresa vinse la nomination repubblicana del 1964, scioccando il corpaccione del partito che sosteneva Nelson Rockefeller, governatore di New York che rappresentava al meglio un’élite dannatamente simile ai dem moderati. Goldwater perse contro il dem Lyndon Johnson all’indomani dell’assassinio di Jfk. Ma la sua eredità non è andata dispersa. Tra i pochi che rimasero a
sostenerlo c’erano due suoi successori, l’ex vicepresidente Richard Nixon ma soprattutto l’attore Ronald Reagan: ex democratico che avrebbe perfezionato la svolta conservatrice repubblicana collegando la ribellione goldwateriana dei piccoli imprenditori e dei professionisti laureati al mondo degli evangelici e degli ex segregazionisti in fuga dal partito democratico del Sud. Con la sua ascesa alla presidenza si era affermato un nuovo paradigma: difesa strenua del libero mercato, lotta vigorosa contro il comunismo sovietico e difesa convinta della tradizione religiosa.
Qualche critico del reaganismo dice che in questa nuova coalizione c’erano già i germi del trumpismo e forse è proprio così, se pensiamo che un suo ex collaboratore come Pat Buchanan, direttore della comunicazione alla Casa Bianca,avrebbe fornito i
germi del nazionalismo etnocentrico trumpiano. Resta però il fatto che la leadership trumpiana ha anche divorato quello che sembrava uno dei pilastri imprescindibili del Gop sin dalla fondazione negli anni 50 dell’800: la difesa della libertà d’impresa, oggi piegata a logiche pseudosocialiste in favore degli obiettivi proposti dal capo. Quindi non sembra strano che l’ultimo reduce del Tea Party di una volta che fu una spina nel fianco costante di Barack Obama, il deputato Thomas Massie del Kentucky, sia uno degli oppositori e nemici più strenui del trumpismo ultima maniera, un corpo totalmente estraneo alla storia del conservatorismo americano. E anche se rimarrà formalmente attivo, il Freedom Caucus rimarrà un vuoto simulacro dei
tempi che furono, proprio come il partito repubblicano di oggi.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 27 ago 2025 11:20

Arrivano operai nepalesi in Europa. La notizia viene dalla Serbia e racconta come lo stabilimento Fiat di Kragujevac – dove si produce la Grande Panda – abbia urgente bisogno di manodopera per star dietro agli ordini.
Non trovandola in loco, nonostante si stimino 9 mila persone in cerca di occupazione nella zona, farà ricorso a operai provenienti dal Nepal e dal Marocco. In totale 800 unità. Dalle informazioni che arrivano dalla Serbia pare infatti che il salario medio mensile di un lavoratore della Fiat arrivi a circa 600 euro che non sono considerati particolarmente appetibili dai giovani del luogo. Invece i nepalesi, che in patria di soldi equivalenti in euro ne guadagnano 900 ma in un anno,sono attratti dalle linee di montaggio della Panda.
Del resto il Nepal deve fare i conti con un elevato tasso di povertà e un pil pro capite di 1.445 dollari e di conseguenza
domanda e offerta di lavoro in questo caso si incontrano.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 27 ago 2025 11:27

Le fanfaronate leghiste. Evadi e spendi.

Rispetto alla proposta di Durigon di usare il tfr depositato presso l'Inps ad integrazione del reddito da pensione minimo, ai fini del raggiungimento del requisito per il pensionamento anticipato (oh, su questo tema sono più cocciuti dei comunisti veri come Diliberto e Bertinotti!), nel n.26 del Rapporto sulle tendenze di lungo periodo della spesa pensionistica e sanitaria, la Ragioneria Generale dello Stato è di diverso avviso. E non si tratta – come si dice – di un diverso parere sui costi dell’operazione, ma di un dissenso netto di carattere strutturale. Il Rapporto sottolinea che l’adeguamento automatico dei coefficienti di trasformazione rispetto all’evoluzione dei parametri demo-economici e quello dei requisiti di pensionamento rispetto all’aumento della speranza di vita – previsti a legislazione vigente, con cadenza biennale, a partire dal 2026 – non sono degli optional ma vengono “scontati” nelle previsioni di spesa.
Tali meccanismi hanno la funzione, come riconosciuto in sede europea e internazionale, di coniugare le esigenze di sostenibilità del sistema pensionistico con quelle di adeguatezza delle prestazioni. La Rgs stima che la rimozione permanente di tali meccanismi, a condizioni invariate, comporterebbe un incremento del rapporto debito/pil di circa 20 punti percentuali al 2045 e di circa 60 punti al 2070.
Con riferimento al solo meccanismo di adeguamento automatico dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, la relativa soppressione comporterebbe un incremento del debito pubblico di circa 15 punti di pil al 2045 e di circa 30 punti di pil al 2070.
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Re: Diario economico

Messaggioda Ludi » 28 ago 2025 07:34

zampaflex ha scritto:Le fanfaronate leghiste. Evadi e spendi.

Rispetto alla proposta di Durigon di usare il tfr depositato presso l'Inps ad integrazione del reddito da pensione minimo, ai fini del raggiungimento del requisito per il pensionamento anticipato (oh, su questo tema sono più cocciuti dei comunisti veri come Diliberto e Bertinotti!), nel n.26 del Rapporto sulle tendenze di lungo periodo della spesa pensionistica e sanitaria, la Ragioneria Generale dello Stato è di diverso avviso. E non si tratta – come si dice – di un diverso parere sui costi dell’operazione, ma di un dissenso netto di carattere strutturale. Il Rapporto sottolinea che l’adeguamento automatico dei coefficienti di trasformazione rispetto all’evoluzione dei parametri demo-economici e quello dei requisiti di pensionamento rispetto all’aumento della speranza di vita – previsti a legislazione vigente, con cadenza biennale, a partire dal 2026 – non sono degli optional ma vengono “scontati” nelle previsioni di spesa.
Tali meccanismi hanno la funzione, come riconosciuto in sede europea e internazionale, di coniugare le esigenze di sostenibilità del sistema pensionistico con quelle di adeguatezza delle prestazioni. La Rgs stima che la rimozione permanente di tali meccanismi, a condizioni invariate, comporterebbe un incremento del rapporto debito/pil di circa 20 punti percentuali al 2045 e di circa 60 punti al 2070.
Con riferimento al solo meccanismo di adeguamento automatico dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, la relativa soppressione comporterebbe un incremento del debito pubblico di circa 15 punti di pil al 2045 e di circa 30 punti di pil al 2070.


l'Italia è uno dei Paesi al mondo in cui l'aspettativa di vita è più alta; il che è una buona notizia, perché tra l'altro spinge su il nostro ISU (appesantito, viceversa, dallo scarso numero di laureati). Il problema è che gli Italiani sognano ancora le baby pensioni, senza accorgersi che la pacchia è finita da tempo; di qui la tendenza demagogica di alcuni partiti a promettere ciò che mai potrà essere mantenuto.
Personalmente, sono un privilegiato, perché avrò due pensioni; ma per entrambe maturerò l'età per goderne senza penalità a 70 anni.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 02 set 2025 14:17

https://www.linkiesta.it/2025/09/dati-istat-lavoro-luglio-inattivi-giovani/

Il preoccupante aumento degli inattivi tra i 25 e i 34 anni

Resta e si amplia il buco nero del mercato del lavoro italiano: il tasso di inattività sale ancora al 33,2 per cento, a livelli record in Europa. Con un trend preoccupante che si fa notare nei comunicati Istat sul lavoro degli ultimi mesi: la crescita degli inattivi tra i 25 e i 34 anni. Ovvero quegli scoraggiati che un lavoro non ce l’hanno, ma hanno smesso ormai di cercarlo.
A luglio, tra i 25 e i 34 anni, si contano quarantunomila inattivi in più. A giugno, nella stessa fascia, erano trentaduemila in più. In due mesi oltre settantamila.
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Re: Diario economico

Messaggioda Marco » 02 set 2025 15:37

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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 02 set 2025 17:13

La tendenza all'aumento degli occupati è costante da dopo il Covid, regolare e spedita, e supera ogni tentativo di razionalizzazione a cominciare dalla caduta della produzione industriale, dalla mancata crescita della produttività, dal ristagno del PIL.
Guardando i dati della occupazione per settori è evidente come l'aumento si concentri nei servizi, mentre il 110 ha prodotto una forte crescita (oggi non più) dell'edilizia.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 06 set 2025 08:52

Dall'Economist

Gli insorti che vogliono distruggere il sistema spesso finiscono per gestirlo. Per l’estrema destra europea questo risultato è già una luce all’orizzonte. Sono in testa nei sondaggi, o quasi, in Gran Bretagna, Francia e Germania. In Italia sono al potere; nei Paesi Bassi hanno guidato per un breve periodo una coalizione; e in Polonia, a giugno, il loro candidato alla presidenza ha battuto il candidato del centro. Entro il 2027 l’estrema destra potrebbe essere al governo in economie che rappresentano quasi la metà del pil europeo.
Ciò rappresenterebbe un duro colpo per la prosperità europea. La minaccia diretta è l’uso del potere da parte dell’estrema destra. Essi disprezzano la gestione tecnocratica, promettono di proteggere gli elettori dalla concorrenza e dalla distruzione creativa e offrono invece una combinazione seducente di sussidi e tagli fiscali. Un successo elettorale schiacciante significherebbe un aumento della stagnazione economica o addirittura il crollo dei mercati obbligazionari.
...
Riconoscendo l’invecchiamento della popolazione europea, ora i partiti di estrema destra sostengono programmi di lavoratori ospiti per fornire nuova manodopera, piuttosto che chiudere completamente le frontiere. Soprattutto, vogliono evitare il tipo di sconvolgimento economico che spaventa gli elettori.
Tuttavia, questa resistenza al cambiamento li rende dei freno alla crescita. In Italia Giorgia Meloni è stata relativamente moderata, anche nei confronti dell’Europa. Ma ha evitato riforme che stimolano la crescita e che potrebbero turbare i suoi
elettori. In America, MAGA ha un’ala pro-tecnologia e deregolamentatrice che compete per l’attenzione del presidente contro la nostalgia di molti sostenitori di Trump. In Europa, al contrario, il populismo punta tutto sulla conservazione di un passato immaginario. Il successo dell’estrema destra bloccherebbe le caratteristiche meno produttive dell’Europa: trasferimenti a gruppi privilegiati, protezionismo e ostilità alla concorrenza.
Un problema ancora più grave è la prodigalità fiscale dell’estrema destra. Quasi tutti i partiti populisti sostengono una combinazione di tagli fiscali e generosità nei confronti dei pensionati e dei genitori di bambini piccoli, al fine di aumentare il tasso di natalità. Essi sostengono che riusciranno a bilanciare i conti grazie agli enormi risparmi derivanti dai tagli alla spesa per gli immigrati, i parassiti sociali, gli sprechi del settore pubblico e Bruxelles. Reform UK promette regali per un valore di circa 200 miliardi di sterline (266 miliardi di dollari), ovvero il 5% del Pil britannico, secondo i nostri calcoli, finanziati da un incredibile risparmio di 100 miliardi di sterline, compreso un taglio non specificato del 5% in tutto il governo. Il partito ritiene di poter trovare 42 miliardi di sterline tagliando l’immigrazione e 10 miliardi di sterline gestendo meglio le pensioni del settore pubblico.
I mercati obbligazionari sicuramente smonteranno queste illusioni. Infatti, la combinazione di bassa crescita e indisciplina di bilancio porta inevitabilmente a una crisi fiscale. Nel migliore dei casi, ciò imporrebbe una dose di buon senso. In Italia, dove i ricordi della crisi dell’euro sono ancora vividi e il governo dipende dall’approvazione del bilancio a livello UE per accedere al sostegno della Banca centrale europea, la Meloni conduce una politica fiscale rigorosa.
Ultima modifica di zampaflex il 10 set 2025 23:51, modificato 1 volta in totale.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 10 set 2025 23:50

Rapporto OCSE “Education at a Glance 2025”
Tra gli adulti italiani si registrano forti carenze nella comprensione dei testi. Ne abbiamo la prova, d'altronde :mrgreen:

Ma al di là delle percentuali relative ai titoli di studio, le conseguenze della mancanza di preparazione sono concrete: secondo i dati Ocse infatti più di un italiano su tre, in età compresa tra i 25 e i 64 anni, riesce a comprendere solo testi brevi con parole semplici.
Si tratta di adulti con «un basso livello di alfabetizzazione», quindi sprovvisti di strumenti necessari sia per trovare una buon impiego e vantaggi economici sia per utilizzare internet, per gestire i risparmi o trovare soluzioni ai problemi della vita di tutti i giorni. In Italia questo livello di scarsa alfabetizzazione riguarda il 37% della popolazione, una quota molto più alta del 27% registrato dalla media Ocse. Il Rapporto pone sotto la lente di ingrandimento anche l’università ed emerge che l’Italia investe sul settore università e ricerca, fra pubblico e privato, solo l’1% del Pil contro una media Ocse dell’1,4, considerando solo il
settore pubblico la percentuale scende allo 0,6%. Complessivamente gli investimenti nell'istruzione, dal livello primario a quello terziario, arrivano al 3,9 % del Pil, contro il 4,7 % della media Ocse.
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Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 14 set 2025 18:40

Anche questa tendenza influenza l'economia, perché influenza la (cattiva) politica.

https://www.ilpost.it/2025/07/20/maggioranza-silenziosa-social-media/

Se il mondo fosse come i social media sarebbe uno di quei ristoranti in cui, per il tono di voce molto alto di qualche cliente, tutta la sala in poco tempo diventa rumorosissima, perché i commensali devono urlare per riuscire a sentirsi tra loro. Ma il mondo non è come i social media: non viviamo tutto il giorno in un ristorante rumoroso.

Lo psicologo statunitense Jay Van Bavel ha utilizzato questa metafora in un recente articolo sul Guardian per spiegare perché l’idea del mondo che ci facciamo quando siamo online sia diversa da quella che ricaviamo dalle nostre esperienze e frequentazioni quotidiane, nella maggior parte dei casi. C’entra la sproporzionata influenza che hanno sulle percezioni collettive poche persone molto attive online, portate dal funzionamento stesso delle piattaforme dei social media a condividere opinioni estreme e radicali per ottenere attenzioni e approvazioni.

È un argomento noto da tempo e studiato in psicologia sociale: Van Bavel, che insegna alla New York University e alla Norwegian School of Economics, ci lavora da anni insieme a diversi gruppi di ricerca. Lui e altri suoi colleghi e colleghe si sono occupati dell’attrazione dei media per storie, eventi e sentimenti negativi, per esempio, o del perché nei gruppi online certe emozioni siano più diffuse di altre. E in una delle loro ricerche più citate, pubblicata nel 2024, sostengono che i social media siano appunto uno «specchio deformante» della realtà e delle norme sociali, per effetto dei meccanismi che regolano il coinvolgimento degli utenti e li incentivano a spararla grossa.

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S2352250X24001313?via%3Dihub
Inside the funhouse mirror factory: How social media distorts perceptions of norms

La ricerca ha permesso di aggiungere qualche dato e riflessione a un’idea che, in linea di massima, è abbastanza risaputa: i social media amplificano le opinioni più estreme e limitano la diffusione di quelle moderate e sfumate, o – come le definisce Van Bavel – «noiosamente ragionevoli». E a dominare le discussioni sulle piattaforme è una piccola minoranza estremamente attiva e non rappresentativa.

Su X (ex Twitter), per esempio, il 97 per cento dei post politici proviene più o meno dal 10 per cento degli utenti: vuole dire che il 90 per cento circa delle opinioni politiche degli utenti è rappresentato da meno del 3 per cento dei post su X. È un dato che stride con quelli di diversi sondaggi offline citati nella ricerca, secondo cui la maggior parte delle persone ha posizioni politiche moderate, non è interessata alla politica ed evita di parlarne se può parlare d’altro.

Questa iperattività di ristrette minoranze vale per quasi tutte le piattaforme, da Facebook a Reddit. Nel complesso, secondo stime riportate nella ricerca, gli account attivi che sui social media diffondono contenuti ostili, divisivi o fuorvianti sono soltanto il 3 per cento del totale, ma sono responsabili del 33 per cento di tutti i contenuti. Inoltre solo lo 0,1 per cento degli utenti condivide circa l’80 per cento delle fake news.

«La maggior parte delle persone non pubblica, non discute e non alimenta la macchina dell’indignazione», scrive Van Bavel, ma la visibilità di pochi utenti molto attivi porta alla falsa impressione che le loro opinioni e i loro comportamenti siano la norma nella realtà offline. L’esposizione della maggioranza degli utenti ai contenuti che quei pochi condividono, in altre parole, altera anche il modo in cui il mondo viene percepito da chi non ha opinioni radicali ed estreme come le loro.

È normale che sia così, perché è normale per gli esseri umani adattare le proprie opinioni e i propri comportamenti nei gruppi sulla base di ciò che le altre persone pensano o fanno. Solo che sui social media questo normale meccanismo psicologico «si ritorce contro di noi», scrive Van Bavel, dato che non riceviamo un campione rappresentativo di opinioni. Siamo indotti a credere che la società sia molto più divisa e arrabbiata di quanto non sia in realtà, perché «la nostra dieta informativa è plasmata da una fetta di umanità il cui lavoro, la cui identità o la cui ossessione è postare continuamente». Ma nella realtà offline «la maggior parte di noi non passa il tempo al telefono a trollare i propri nemici».

Il processo che porta le persone a farsi un’idea sbagliata di ciò che altri membri del gruppo credono o fanno è noto in psicologia sociale come “ignoranza pluralistica”. È quando le persone tendono a conformarsi a opinioni e azioni diverse dalle loro ma che, sulla base delle loro percezioni, presumono essere prevalenti e unanimi all’interno del gruppo. Di conseguenza, per effetto di questo fenomeno, può succedere che la maggior parte dei membri di un gruppo condivida un’opinione con cui non è d’accordo perché pensa sia sostenuta dalla maggior parte del gruppo.

Le piattaforme sono una parte del problema, secondo la ricerca, perché sono strutturate per massimizzare il coinvolgimento e quindi per promuovere contenuti sorprendenti e divisivi, che è proprio ciò che ha maggiori probabilità di distorcere la percezione collettiva della realtà. Quei contenuti vengono peraltro condivisi anche da chi non ha opinioni estreme come quei contenuti suggerirebbero, ma nota che quel tipo di contenuti è mostrato a più persone e condiviso a sua volta.

Secondo diversi studiosi, un modo per cercare di contrastare le distorsioni causate dai social media è aiutare le persone a valutare in modo critico i contenuti online e a comprendere il ruolo degli algoritmi nel dare risonanza a quelli polemici e divisivi. «Dietro ogni thread provocatorio si nasconde spesso una maggioranza silenziosa», scrive Van Bavel, «e noi, come utenti, possiamo riprendere un po’ di controllo, curando i nostri feed, resistendo all’esca dell’indignazione e rifiutandoci di amplificare le assurdità».

In precedenti studi ed esperimenti con altri gruppi di ricerca, Van Bavel e altri ricercatori e ricercatrici avevano peraltro dimostrato che offrire piccole ricompense agli utenti di social media – anche solo qualche dollaro – per condividere informazioni attendibili migliorava la loro capacità di distinguere la disinformazione. «Non è possibile pagare tutti gli utenti di internet perché condividano informazioni più accurate, ma possiamo modificare alcuni aspetti del design delle piattaforme di social media per motivare le persone a condividere contenuti che sanno essere accurati», aveva detto Van Bavel.
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