CRONACHE D'OSTERIA

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Dedalus
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 28 dic 2008 18:30

l'oste ha scritto:Senza alcuna pretesa di stravolgere le "quasi" certezze su un dato vino. La nazionale italiana di calcio potrà anche perdere un'amichevole con una nazionale minore, ma resta sempre campione del mondo.


Io credo che qui vi sia molta della diversa veduta su questo tema.

Un vino cambia ma non nella sostanza, che è definita una volta per tutte al momento dell'imbottigliamento. Salvo le pecche del tappo, le sue qualità rimangono inquadrate in maniera sostanzialmente fissa, lasciando un certo margine dovuto all'invecchiamento. Invece la nazionale di calcio può cambiare tutto da una partita all'altra, e anche senza cambiare nessun elemento può cambiare in maniera totale la prestazione.

Se l'enorme variabilità delle prestazioni è la regola per una squadra di calcio, per il vino è invece l'eccezione.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 28 dic 2008 18:32

Aramis ha scritto:
meursault ha scritto:
Aramis ha scritto:Curiosità, con cosa l'hai bevuto?


Da solo.


Da solo non ne berrei nemmeno mezzo, di bicchiere.
La prima volta che l'ho asssaggiato era invece con l'anatra arrosto alla Parolina di Acquapendente (Vt) - ristorante straconsigliato e ormai strafamoso qui in zona - e da allora sarei più possibilista: grande abbinamento e vino correttissimo, senza note legnose né iper-estrattivo, con una profondità insolita nei vini della mia regione. Il tutto, ovviamente, nei limiti di quanto il Merlot consenta.


Altro tema quanto mai complesso.

Quanto può essere considerato buono un vino di cui non si berrebbe nemmeno un mezzo bicchiere, e che diviene gradevole o apprezzabile solo in virtù dell'abbinamento? Perché bisognerebbe cominciare a fissare anche quale abbinamento, fatto in quale modo e da chi e con quale materia prima e con quale maestria...

Io di norma divido la valutazione del vino a sé, da quella in abbinamento. E mi riferisco sempre a quella a sé, parlando del vino in generale.
Ultima modifica di Dedalus il 28 dic 2008 18:33, modificato 1 volta in totale.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda l'oste » 28 dic 2008 18:33

Aramis ha scritto:Da solo non ne berrei nemmeno mezzo, di bicchiere.
La prima volta che l'ho asssaggiato era invece con l'anatra arrosto alla Parolina di Acquapendente (Vt) - ristorante straconsigliato e ormai strafamoso qui in zona - e da allora sarei più possibilista: grande abbinamento e vino correttissimo, senza note legnose né iper-estrattivo, con una profondità insolita nei vini della mia regione. Il tutto, ovviamente, nei limiti di quanto il Merlot consenta.

Dai un bello spunto per uno sviluppo di discussione. Potrebbe essere interessante parlare dell'esistenza e delle differenze tra i vini bevibili "anche da soli" e di quelli "da abbinamento"...

PS: quoto con acquolina l'abbinamento dell'anatra al Montiano (e al merlot in generale).
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.


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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda l'oste » 28 dic 2008 18:39

Dedalus ha scritto:
l'oste ha scritto:Senza alcuna pretesa di stravolgere le "quasi" certezze su un dato vino. La nazionale italiana di calcio potrà anche perdere un'amichevole con una nazionale minore, ma resta sempre campione del mondo.


Io credo che qui vi sia molta della diversa veduta su questo tema.

Un vino cambia ma non nella sostanza, che è definita una volta per tutte al momento dell'imbottigliamento. Salvo le pecche del tappo, le sue qualità rimangono inquadrate in maniera sostanzialmente fissa, lasciando un certo margine dovuto all'invecchiamento. Invece la nazionale di calcio può cambiare tutto da una partita all'altra, e anche senza cambiare nessun elemento può cambiare in maniera totale la prestazione.

Se l'enorme variabilità delle prestazioni è la regola per una squadra di calcio, per il vino è invece l'eccezione.

Chiaro quello che dici ma un vino cambia anche se conservato male, aperto troppo tardi, troppo freddo/caldo, eventi non ascrivibili al vino in sè ma possibili a verificarsi.
Lo stesso, che cambia la sostanza, è far giocare in porta Buffon o Scannalopesce.
E poi era solo un esempio...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 28 dic 2008 18:42

l'oste ha scritto:
Aramis ha scritto:Da solo non ne berrei nemmeno mezzo, di bicchiere.
La prima volta che l'ho asssaggiato era invece con l'anatra arrosto alla Parolina di Acquapendente (Vt) - ristorante straconsigliato e ormai strafamoso qui in zona - e da allora sarei più possibilista: grande abbinamento e vino correttissimo, senza note legnose né iper-estrattivo, con una profondità insolita nei vini della mia regione. Il tutto, ovviamente, nei limiti di quanto il Merlot consenta.

Dai un bello spunto per uno sviluppo di discussione. Potrebbe essere interessante parlare dell'esistenza e delle differenze tra i vini bevibili "anche da soli" e di quelli "da abbinamento"...


Io penso che grandi vini che non siano bevibili anche da soli non siano grandi vini. Anche un Recioto se è buono davvero si fa bere da solo.

Mi piacerebbe sapere come era da solo (nota di degustazione) il Montiano 2005 di Aramis.

Se si va invece sui meriti del vino con un certo abbinamento, allora sì diviene assolutamente necessario adottare il più assoluto relativismo empirico, e quindi come diretta ed inevitabile conseguenza non ha più alcun senso parlare di vino.

Insomma, andiamo tutti a casa.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda meursault » 28 dic 2008 18:43

Aramis ha scritto:
meursault ha scritto:
Aramis ha scritto:Curiosità, con cosa l'hai bevuto?


Da solo.


Da solo non ne berrei nemmeno mezzo, di bicchiere.
La prima volta che l'ho asssaggiato era invece con l'anatra arrosto alla Parolina di Acquapendente (Vt) - ristorante straconsigliato e ormai strafamoso qui in zona - e da allora sarei più possibilista: grande abbinamento e vino correttissimo, senza note legnose né iper-estrattivo, con una profondità insolita nei vini della mia regione. Il tutto, ovviamente, nei limiti di quanto il Merlot consenta.


Capisco, dovrò procurarmi un'anatra, però a quel punto, se Merlot deve essere, mi vado a pigliare un Apparita 1994 che mi è proprio piaciuto un bel po, nonostante, appunto, il Merlot......con il quale ho davvero un pessimo rapporto.
Comunque il tema degli abbinamenti è interessante, ci sono vini che abbinati ad un piatto spesso aumentano di molto il loro rendimento.....
...non può superare un certo delta, altrimenti, scusassero, uno dei due non ci ha capito un cazzo di quel vino(vinogodi)
La valutazione è oggettiva a meno di un delta (limitato, diciamo circa 5 punti) dovuto alla inevitabile componente soggettiva(fufluns)
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 28 dic 2008 18:43

l'oste ha scritto:
Dedalus ha scritto:
l'oste ha scritto:Senza alcuna pretesa di stravolgere le "quasi" certezze su un dato vino. La nazionale italiana di calcio potrà anche perdere un'amichevole con una nazionale minore, ma resta sempre campione del mondo.


Io credo che qui vi sia molta della diversa veduta su questo tema.

Un vino cambia ma non nella sostanza, che è definita una volta per tutte al momento dell'imbottigliamento. Salvo le pecche del tappo, le sue qualità rimangono inquadrate in maniera sostanzialmente fissa, lasciando un certo margine dovuto all'invecchiamento. Invece la nazionale di calcio può cambiare tutto da una partita all'altra, e anche senza cambiare nessun elemento può cambiare in maniera totale la prestazione.

Se l'enorme variabilità delle prestazioni è la regola per una squadra di calcio, per il vino è invece l'eccezione.

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E poi era solo un esempio...


Vero, e soprattutto non è utile insistere troppo su questo punto.

Molto più succoso invece il quesito di Picard, a cui rimando volentieri la discussione.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 28 dic 2008 18:53

meursault ha scritto:
Aramis ha scritto:Da solo non ne berrei nemmeno mezzo, di bicchiere.
La prima volta che l'ho asssaggiato era invece con l'anatra arrosto alla Parolina di Acquapendente (Vt) - ristorante straconsigliato e ormai strafamoso qui in zona - e da allora sarei più possibilista: grande abbinamento e vino correttissimo, senza note legnose né iper-estrattivo, con una profondità insolita nei vini della mia regione. Il tutto, ovviamente, nei limiti di quanto il Merlot consenta.


Capisco, dovrò procurarmi un'anatra, però a quel punto, se Merlot deve essere, mi vado a pigliare un Apparita 1994 che mi è proprio piaciuto un bel po, nonostante, appunto, il Merlot......con il quale ho davvero un pessimo rapporto.
Comunque il tema degli abbinamenti è interessante, ci sono vini che abbinati ad un piatto spesso aumentano di molto il loro rendimento.....


Ma se io che sono un pessimo cuoco mi procuro un'anatra e me la cucino da solo, ed anziché tirarne fuori l'ottima pietanza che fanno alla Parolina di Acquapendente (Vt) mi preparo un batacchio rinsecchito di carne dura come una suola da scarpe su cui il tannino del legno del buon Montiano raspa come in una segheria canadese... ?

Che opinione mi farò dell'abbinamento Montiano 2005 - anatra arrosto?

Allora dovrò andare fino alla Parolina di Acquapendente (Vt) e ancora non basterà, perché dovrò assicurarmi che quel giorno il cuoco non sia in vacanza sostituito dallo sguattero delle pulizie, che l'anatra recuperata quel giorno non sia stata presa da un fornitore diverso, che... che... che...

E potrebbe poi venire fuori un terzo e dire che no! non è con l'anatra arrosto che si deve giudicare il Montiano 2005, ma con gli asparagi dell'Himalaya alla brace di tizzoni ardenti presi freschi e fumanti da una incisione di Gustavo Doré, e che solo con quelli si dispiega e si può capire la sublime qualità del vino in questione.

La critica e la condivisione della passione del vino si basa sul fatto che pur con i dovuti limiti e le dovute eccezioni, il vino è comparabile perché una volta imbottigliato è ragionevolmente uguale in tutto il mondo. La convergenza di descrizioni sullo stesso vino e la possibilità di trovare riscontro (per assonanza o per dissonanza!) con persone di sensibilità ed esperienza diverse è alla base del gioco. Giudicare l'abbinamento anziché il vino da solo lo incrina irrimediabilmente.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Wineduck » 28 dic 2008 19:26

Aramis ha scritto:
meursault ha scritto:
Aramis ha scritto:Curiosità, con cosa l'hai bevuto?


Da solo.


Da solo non ne berrei nemmeno mezzo, di bicchiere.
La prima volta che l'ho asssaggiato era invece con l'anatra arrosto alla Parolina di Acquapendente (Vt) - ristorante straconsigliato e ormai strafamoso qui in zona - e da allora sarei più possibilista: grande abbinamento e vino correttissimo, senza note legnose né iper-estrattivo, con una profondità insolita nei vini della mia regione. Il tutto, ovviamente, nei limiti di quanto il Merlot consenta.


La questione sollevata da Aramis (con il quale concordo sulla valutazione del Montiano: non ho bevuto il 2005 ma lo stesso potrei scrivere per tutte le annate che ho avuto il piacere di assaggiare: 94-95-97-98-99-00-01 magrado il merlot non sia neppure per me il vitigno del cuore) mette bene in luce le differenze fra gli "estremisti-fondamentalisti-nemici del vino come veicolo della cultura umana" e tutti gli altri comuni mortali come ad esempio la maggioranza dei forumisti. Il vino è per loro il soggetto unico dell'osservazione, maniacale, ossessiva, pseudo scientifica, ingigantita ed esasperata solo dalla degustazione pseudo tecnica (il cibo solo per riempirsi lo stomaco, la compagnia solo di persone della loro setta, il tema del dibattere solo il vino, al massimo la produzione o altri fattori enologici..). Non è tollerabile che la precezione del vino possa essere influenzata da fattori "estranei" quali: la compagnia (più o meno piacevole), il clima (umano e a volte metereologico che influenza quello umano) che circonda il convivio, l'abbinamento con i piatti (che può modificare la percezione sensoriale globale che è quella umanamente più naturale, meno artificiosa e disumana), ecc.
Questo è quanto di più lontano io intenda per piacere legato al vino. Se è vero che il vino è tanto più godibile quanto più è espressione del territorio da cui proviene, come si è possibile tagliargli le radici (umane e quindi culturali) per berlo come se fosse una bibita, anzi un beverone chimico da tragugiare in consizioni attentamente controllate come se fossimo in laboratorio? Se si intende il vino come "bibita", diventa comprensibile che si preferiscano solo vini "fini", sottili e poco ingombranti al palato (i vini giacosiani, tanto per intenderci in modo semplicistico ma efficace), rispetto a vini che hanno una maggiore estrazione, una maggiore materia, più peso specifico, più residuo secco, ecc. Tutto ciò è più che lecito, ci mancherebbe altro: l'importante sarebbe non tentare di spacciare tutto questo come sedicente abilità degustativa tout-court o addirittura come "percorso di evoluzione enologica ... dallo zecchino d'oro ai pink floyd....". Ma fatemi il piacere!!
Anzi come qualcuno ha opportunamente già scritto oggi: ma andate direttamente a cagare!!
Se questa fazione-setta rimanesse confinata negli ambiti che le sarebbero fisiologicamente consoni (a proposito.... ma perche non ci tornate definitivamente sul forum di Phortos? La fonte della verità, dove si scrive oggi quello che accadrà domani... :lol: ), non avrei nulla da eccepire ma mi innervosisco quando qui, nel mondo reale fatto da persone che il vino lo bevono per goderne a 360°, si cerca di imporre quella visione come l'unica corretta per capire ed apprezzare veramente il vino. Il vino dovrebbe uno dei mezzi (forse uno dei migliori) per facilitare la comunicazione, la conoscenza e la condivisione di esperienze fra esseri umani: uno strumento al servizio del "gathering" e non l'oggetto-soggetto unico, ossessivo ... talvolta un po' paranoico (?)...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 28 dic 2008 19:48

Wineduck ha scritto:mi innervosisco


Si vede, ed è sgradevole.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda JohnnyTheFly » 28 dic 2008 19:50

Wineduck ha scritto: Ma fatemi il piacere!!
Anzi come qualcuno ha opportunamente già scritto oggi: ma andate direttamente a cagare!!

Va bene che siamo in un'osteria virtuale, però ti stai calando troppo nella parte.

P.S. Oste, non sarebbe meglio se cambiassi il titolo del capitolo? "Jingle friends" mi sembra abbastanza fuorviante.........
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 28 dic 2008 19:58

JohnnyTheFly ha scritto:
Wineduck ha scritto: Ma fatemi il piacere!!
Anzi come qualcuno ha opportunamente già scritto oggi: ma andate direttamente a cagare!!

Va bene che siamo in un'osteria virtuale, però ti stai calando troppo nella parte.

P.S. Oste, non sarebbe meglio se cambiassi il titolo del capitolo? "Jingle friends" mi sembra abbastanza fuorviante.........


Se non sbaglio costui è poi quello che solo poche righe fa si stracciava le vesti per le note di degustazione troppo nette e troppo sprezzanti.

E meno male.

Ma basta.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda vinogodi » 28 dic 2008 20:52

... prendo le distanze completamente da Alessandro sul senso che volevo dare alla mia esortazione costruttiva :lol: ... il mio "va a cagare" riferito a Rossano era amichevole( posso permettermelo , ci conosciamo da millanta tempo e lo posso annoverare fra i miei enoamici , lui lo sa , quindi mi sopporti e basta , in questo caso ; ci si punzecchia perchè giustamente siamo degli enodivergenti per complessione fisica) , mentre sono in perfetta assonanza con lui riferito ad alcuni altri str... utenti .In particolare l'ho inviato sulla tazza solo perchè in rigurgito periodico e sistematico di ricerca limbico/ipotalamica di una fase enogiovanile a lui cara , quando tutto gli sembrava bello , giusto , rivoluzionario e universalmente condivisibile ... appunto , era in una fase enogiovanile di crescita conoscitiva tumultuosa , giusto che si rilegga ogni tanto con nostalgia quegli scritti come appunto ogni tanto ci si rilegge il Piccolo Principe e si sospira : Porthos è morto perchè alle stro*zate c'è un limite .Soprattutto quando queste superano le "grandi "argomentazioni , quelle dai contenuti enoprofondi ; contarsi enofandonie fra quattro gatti prima o poi stufa e si cerca un uditorio/interlocutore più incline alla dialettica , checchè se ne pensi ... e , magari , più propenso a raccontarsi il reale e parlarne di conseguenza discutendone , partendo da basi concrete piuttosto che parlare , parlare , parlare ( blaterare) e poi , magari ed eccezionalmente , qualcosina pure bere , ma ... e infatti il forum GR , dopo anni ed anni , con tutti i suoi difetti , i cloni , gli stron*i , i chiaccheroni e la platea di "silenti" , di commercianti e speculatori , di chiaccheroni e fancazzisti o politicizzati della piazza , è ancora qui , a raccogliere le grandi argomentazioni come le tristezze esistenziali , sarà solo una questione di "spazi" o anche di "spazi democratici" , checchè se ne dica?
PS: poi entro nell'argomento specifico del thread , questa era solo una parentesi ( è una minaccia :lol: )...
Ultima modifica di vinogodi il 28 dic 2008 23:32, modificato 2 volte in totale.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda l'oste » 28 dic 2008 23:24

JohnnyTheFly ha scritto:P.S. Oste, non sarebbe meglio se cambiassi il titolo del capitolo? "Jingle friends" mi sembra abbastanza fuorviante.........

Hai ragione ma non riesco a trovarne uno adatto, forse...no, meglio star zitto sennò si ricomincia.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda vinogodi » 28 dic 2008 23:30

l'oste ha scritto:
JohnnyTheFly ha scritto:P.S. Oste, non sarebbe meglio se cambiassi il titolo del capitolo? "Jingle friends" mi sembra abbastanza fuorviante.........

Hai ragione ma non riesco a trovarne uno adatto, forse...no, meglio star zitto sennò si ricomincia.
... mannò , non ti reprimere . Nelle osterie si schiamazza per statuto , tu devi esserne il promotore , del cicaleccio ... 8) :wink:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Aramis » 28 dic 2008 23:47

Dedalus ha scritto:
Aramis ha scritto:
Da solo non ne berrei nemmeno mezzo, di bicchiere.
La prima volta che l'ho asssaggiato era invece con l'anatra arrosto alla Parolina di Acquapendente (Vt) - ristorante straconsigliato e ormai strafamoso qui in zona - e da allora sarei più possibilista: grande abbinamento e vino correttissimo, senza note legnose né iper-estrattivo, con una profondità insolita nei vini della mia regione. Il tutto, ovviamente, nei limiti di quanto il Merlot consenta.


Altro tema quanto mai complesso.

Quanto può essere considerato buono un vino di cui non si berrebbe nemmeno un mezzo bicchiere, e che diviene gradevole o apprezzabile solo in virtù dell'abbinamento? Perché bisognerebbe cominciare a fissare anche quale abbinamento, fatto in quale modo e da chi e con quale materia prima e con quale maestria...

Io di norma divido la valutazione del vino a sé, da quella in abbinamento. E mi riferisco sempre a quella a sé, parlando del vino in generale.


Io no, caro Rossano. La spendibilità di un vino a tavola è uno dei parametri qualitativi che tengo presenti prima di esprimere un giudizio generale. Da tempo non consegno un pezzo senza una sezione "abbinamenti", che considero, personalmente, parte integrante dell'inquadramento di un vino o del suo territorio.
Così, per rilanciare la discussione, ti racconto questa.
Ho comprato senza averlo mai assaggiato prima due bottiglie dello stesso vino, il Colline Novaresi Vespolina Il Recetto 2006 di Tiziano Mazzoni.
Una l'ho regalata ad un amico, che da diversi anni degusta per Duemilavini. Il suo giudizio - vino degustato "a solo" dopo altri tre o quattro rossi di superiore ambizione - mi ha lasciato esterrefatto:
a) pressoché spunto; b) scisso di acidità; c) poco o nulla interessante ai profumi; d) corto.

L'ho assaggiato, molto timoroso, ieri sera con una batteria di fettine di manzo infarinate, pepate e panate, oggetto del quale mangerei sei/sette portate. Il vino era perfetto: ma a pensarci bene:
a) abbastanza alto di volatile; b) decisamente acido, da buon vino "base" di terroir freddo; c) molto varietale e deliziosamente semplice ai profumi, con un sesquipedale pepe nero in evidenza; d) scorrevole e bevibile, di corpo leggero (per i più tecnici: avrà un terzo di estratto in meno della Ledi di Sergio Barbaglia); finale pulito e pulente.
Mio giudizio: vino positivo, da tavola, attendibile nell'interpretazione di una cultivar e di un territorio. Destinato a finire deturpato e/o sfigurato in degustazioni alla cieca, competitive, "da Guida".
Lo ricomprerò (e non lo regalerò a nessuno).
"L’appellation d’origine constitue un patrimoine collectif, et ne peut donc pas être la propriété d’opérateurs économiques à titre privatif, contrairement à une marque, par exemple." (INAO, Institut National des Appellations d'Origine)
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda M. de Hades » 28 dic 2008 23:57

Wineduck ha scritto:Questo è quanto di più lontano io intenda per piacere legato al vino. Se è vero che il vino è tanto più godibile quanto più è espressione del territorio da cui proviene, come si è possibile tagliargli le radici (umane e quindi culturali) per berlo come se fosse una bibita, anzi un beverone chimico da tragugiare in consizioni attentamente controllate come se fossimo in laboratorio? .......Tutto ciò è più che lecito, ci mancherebbe altro: l'importante sarebbe non tentare di spacciare tutto questo come sedicente abilità degustativa tout-court o addirittura come "percorso di evoluzione enologica ... dallo zecchino d'oro ai pink floyd....". Ma fatemi il piacere!!
......Il vino dovrebbe essere uno dei mezzi (forse uno dei migliori) per facilitare la comunicazione, la conoscenza e la condivisione di esperienze fra esseri umani...



vinogodi ha scritto:... Porthos è morto perchè alle stro*zate c'è un limite .Soprattutto quando queste superano le "grandi "argomentazioni , quelle dai contenuti enoprofondi ; contarsi enofandonie fra quattro gatti prima o poi stufa e si cerca un uditorio/interlocutore più incline alla dialettica , checchè se ne pensi ... e , magari , più propenso a raccontarsi il reale e parlarne di conseguenza discutendone , partendo da basi concrete piuttosto che parlare , parlare , parlare ( blaterare) e poi , magari ed eccezionalmente , qualcosina pure bere ...



Questi due interventi, magari con qualche sfumatura differente, sintetizzano in linea di massima il mio pensiero.
Essi mi trovano d'accordo anche perché in qualche misura mi hanno ricordato l'approccio "veronelliano" al vino, che è quello che ritengo più utile e vero perché profondamente "umanistico": per Veronelli amare il vino, con il suo simbolismo, il suo potere evocativo, la sua capacità di creare intimità, convivialità, amicizia, altro non era se non il miglior modo di celebrare la bellezza del vivere e della vita.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda l'oste » 29 dic 2008 00:15

vinogodi ha scritto:
l'oste ha scritto:
JohnnyTheFly ha scritto:P.S. Oste, non sarebbe meglio se cambiassi il titolo del capitolo? "Jingle friends" mi sembra abbastanza fuorviante.........

Hai ragione ma non riesco a trovarne uno adatto, forse...no, meglio star zitto sennò si ricomincia.
... mannò , non ti reprimere . Nelle osterie si schiamazza per statuto , tu devi esserne il promotore , del cicaleccio ... 8) :wink:

E' che non amo attizzare troppo i fuochi dialettici, però, con tutto il pensiero positivo che posso avere sulla sua onestà intellettuale, a volte trovo che Dedalus si incaponisca un po' troppo nel tendere ad un contraddittorio di tipo contenzioso/capzioso. Anche perchè questa discussione nasce da una bottiglia di chardonnay Planeta 1998 che ho aperto e da quel che si era scritto sulle guide. Tra l'altro come molti hanno detto, è ingiusto trarre dimostrazioni dall'apertura di una sola bottiglia, seppur, preciso, ben conservata. Poichè lo si è detto/letto ovunque quale sia la scelta di vini (e di mercato) che producono a Sambuca di Sicilia, non capisco questa precisione nel cercar conferme o medaglie postume.
Su Porthos, su Rexbibendi, come sulla Guida del Gambero o nel forum, a spulciar bene si possono trovare grandi spunti e verità così come incongruità, contraddizioni e note soggettivamente incondivisibili su alcuni vini. Mi sovvengono alla mente le divergenze (anche in questo 3ad) sul Montiano e i merlot in generale, su Gaja, Voerzio, Giacosa anni '80, sull'ironia intorno alla barbera, sui biodinamici contadini, sui supertuscans premiati in annate dubbie, sulle annate clou o clown, sul meticciamento dei brunello...
Temo sarebbe una lista lunga e a me fare il notaio mica mi piace, veh...preferisco parlare di vino, cibo e cucina, argomenti più congrui al mio girovita. Preferirei raccontare dei 2005 bevuti a Santo Stefano, tra i quali un Volnay spettacolare.
Inoltre, trovo molto interessante, (oltre che concordare con lui), la questione nata dallo spunto di Aramis sul giudicare un vino bevuto da solo o con abbinamento.
Visto che in cucina so come te la spassi con merito, che ne pensi?
Non importa chi sarà l'ultimo a spegnere la luce. E' già buio.


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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Wineduck » 29 dic 2008 00:57

Questi ultimi passaggi li trovo semplicemente storici: un grazie di cuore alla saggezza e all'equilibrio di Aramis, L'Oste, M. de Hades e Vinogodi. Di contro i taliban sono chiaramente isterici (ed infatti si spatasciano facilmente sotto i colpi di facili provocazioni da osterie, di quelle molto meno nobili di questa, invero esimia, del nostro Oste) perchè percepiscono di essere finalmente la minoranza estremista ed indesiderata che sono e sono sempre stati. L'importante è questo: che ognuno torni alla propria dimensione reale e che il Forum torni quindi ad essere un luogo di dibattito ampio e variegato, in cui tutti possano scrivere liberamente senza timore di essere sbeffeggiati (o anche solo fatti sentire "sbagliati") da soggetti semplicemente colpiti dalla sindrome della superiorità oggettiva. Che si dica pure che il vino più misconosciuto e modernista del mercato ci piace da morire, che è splendido e che ci ha fatto sognare: dovrà tornare ad essere una cosa normale leggere simili giudizi (come lo è stato molti anni or sono.... quando sul forum di Porthos si scriveva la Storia... :lol: ). Se ci sarà poi un cambiamento dei propri gusti che ci porterà a rivedere il giudizio su quel vino dovrà essere frutto di un processo interiore e personale, fatto da bevute amene, con confronti ampi e gaudenti. Basta con il dominio della minoranza logorroica ed invadente.
Sono sicuro che con il diffondersi di questa tolleranza, i nostri prodi si troveranno a disagio come dei vampiri in un magazzino di aglio.... :wink:
Uno degli effetti più immediatamente percepibili, sarà quello di non dover più leggere penosi post in cui certi noti personaggi si autoincensano riproponendo le loro sedicenti "buone note di degustazione".......Immagine
Ultima modifica di Wineduck il 29 dic 2008 01:16, modificato 1 volta in totale.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 29 dic 2008 01:02

l'oste ha scritto:E' che non amo attizzare troppo i fuochi dialettici, però, con tutto il pensiero positivo che posso avere sulla sua onestà intellettuale, a volte trovo che Dedalus si incaponisca un po' troppo nel tendere ad un contraddittorio di tipo contenzioso/capzioso. Anche perchè questa discussione nasce da una bottiglia di chardonnay Planeta 1998 che ho aperto e da quel che si era scritto sulle guide. Tra l'altro come molti hanno detto, è ingiusto trarre dimostrazioni dall'apertura di una sola bottiglia, seppur, preciso, ben conservata. Poichè lo si è detto/letto ovunque quale sia la scelta di vini (e di mercato) che producono a Sambuca di Sicilia, non capisco questa precisione nel cercar conferme o medaglie postume.


E allora provo a spiegartelo, anche se è tutto già scritto nel primo post.

Non c'è nessun cercare conferme, tanto meno medaglie.

Solo l'occasione di illuminare la realtà di questo fenomeno che a qualcuno pare tanto diffuso dei c.d. "talebani del vino".

Gente che semplicemente si rende conto di cosa sia e di dove vada a parare un vino come, sia preso solo come esempio, lo Chardonnay 1998 di Planeta, e lo dice senza reticenze, relativismi e mezze ipocrisie che sono al più comprensibili nel caso della stampa specializzata, molto meno in quello di un semplice appassionato.

Poiché la critica di questo tipo ogni tanto tocca vini mainstream, la reazione è quella ormai prevedibile dell'accusa di essere talebani e dintorni. Per poi accorgersi, qualche anno dopo, che c'erano solo buone note di degustazione, ed altre che guardavano solo ad una fettina di quello che i normali sensi di un degustatore esperto sanno (e nel caso di un degustatore professionista devono) cogliere.

Non si tratta affatto di cercare medaglie, si parla di spegnere accuse infondate.

Ma ora davvero basta.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 29 dic 2008 01:23

Aramis ha scritto:
Dedalus ha scritto:
Aramis ha scritto:
Da solo non ne berrei nemmeno mezzo, di bicchiere.
La prima volta che l'ho asssaggiato era invece con l'anatra arrosto alla Parolina di Acquapendente (Vt) - ristorante straconsigliato e ormai strafamoso qui in zona - e da allora sarei più possibilista: grande abbinamento e vino correttissimo, senza note legnose né iper-estrattivo, con una profondità insolita nei vini della mia regione. Il tutto, ovviamente, nei limiti di quanto il Merlot consenta.


Altro tema quanto mai complesso.

Quanto può essere considerato buono un vino di cui non si berrebbe nemmeno un mezzo bicchiere, e che diviene gradevole o apprezzabile solo in virtù dell'abbinamento? Perché bisognerebbe cominciare a fissare anche quale abbinamento, fatto in quale modo e da chi e con quale materia prima e con quale maestria...

Io di norma divido la valutazione del vino a sé, da quella in abbinamento. E mi riferisco sempre a quella a sé, parlando del vino in generale.


Io no, caro Rossano. La spendibilità di un vino a tavola è uno dei parametri qualitativi che tengo presenti prima di esprimere un giudizio generale. Da tempo non consegno un pezzo senza una sezione "abbinamenti", che considero, personalmente, parte integrante dell'inquadramento di un vino o del suo territorio.
Così, per rilanciare la discussione, ti racconto questa.
Ho comprato senza averlo mai assaggiato prima due bottiglie dello stesso vino, il Colline Novaresi Vespolina Il Recetto 2006 di Tiziano Mazzoni.
Una l'ho regalata ad un amico, che da diversi anni degusta per Duemilavini. Il suo giudizio - vino degustato "a solo" dopo altri tre o quattro rossi di superiore ambizione - mi ha lasciato esterrefatto:
a) pressoché spunto; b) scisso di acidità; c) poco o nulla interessante ai profumi; d) corto.

L'ho assaggiato, molto timoroso, ieri sera con una batteria di fettine di manzo infarinate, pepate e panate, oggetto del quale mangerei sei/sette portate. Il vino era perfetto: ma a pensarci bene:
a) abbastanza alto di volatile; b) decisamente acido, da buon vino "base" di terroir freddo; c) molto varietale e deliziosamente semplice ai profumi, con un sesquipedale pepe nero in evidenza; d) scorrevole e bevibile, di corpo leggero (per i più tecnici: avrà un terzo di estratto in meno della Ledi di Sergio Barbaglia); finale pulito e pulente.
Mio giudizio: vino positivo, da tavola, attendibile nell'interpretazione di una cultivar e di un territorio. Destinato a finire deturpato e/o sfigurato in degustazioni alla cieca, competitive, "da Guida".
Lo ricomprerò (e non lo regalerò a nessuno).


Io qui vedo solo la tua conoscenza del territorio ed il tuo talento di assaggiatore da una parte, che non dubito minimamente saerebbero usciti del tutto intatti anche in degustazione. Come ho visto fare tante volte a tanti ottimi degustatori, e come ho visto fare meno a tanti altri meno ottimi degustatori.

Dall'altra un assaggiatore che non conosco e di cui non so nulla, ma che equivoca pesantemente, a giudicare da questo aneddoto, il senso della buona degustazione di batteria. Che deve essere rivolta alla fruizione finale del vino e non alla tecnicità e alle esigenze di efficienza della degustazione di batteria.

Che ci sia un tipo di vino "buono" per la degustazione tecnica, o ancora peggio per la degustazione di batteria, specie se numerosa, io la ritengo la più grave -perché comunissima- stortura inflitta dalla critica anni '90 al sistema del vino di qualità, italiano e non.

Del resto io ho detto che non credo che esista un grande vino che non si beva bene anche da solo, non certo che esista un grande vino che si beva bene da solo, e che non si trovi il modo di collocare ancor meglio a tavola.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Il Comandante » 29 dic 2008 02:03

Dedalus ha scritto:Dall'altra un assaggiatore che non conosco e di cui non so nulla, ma che equivoca pesantemente, a giudicare da questo aneddoto, il senso della buona degustazione di batteria. Che deve essere rivolta alla fruizione finale del vino e non alla tecnicità e alle esigenze di efficienza della degustazione di batteria.

Che ci sia un tipo di vino "buono" per la degustazione tecnica, o ancora peggio per la degustazione di batteria, specie se numerosa, io la ritengo la più grave -perché comunissima- stortura inflitta dalla critica anni '90 al sistema del vino di qualità, italiano e non.


Qualche giorno scriverò le mie riflessioni sul ripensamento critico della degustazione cieca, così JtF aggiunge un altro capitolo al suo libro.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 29 dic 2008 02:14

M. de Hades ha scritto:
Wineduck ha scritto:Questo è quanto di più lontano io intenda per piacere legato al vino. Se è vero che il vino è tanto più godibile quanto più è espressione del territorio da cui proviene, come si è possibile tagliargli le radici (umane e quindi culturali) per berlo come se fosse una bibita, anzi un beverone chimico da tragugiare in consizioni attentamente controllate come se fossimo in laboratorio? .......Tutto ciò è più che lecito, ci mancherebbe altro: l'importante sarebbe non tentare di spacciare tutto questo come sedicente abilità degustativa tout-court o addirittura come "percorso di evoluzione enologica ... dallo zecchino d'oro ai pink floyd....". Ma fatemi il piacere!!
......Il vino dovrebbe essere uno dei mezzi (forse uno dei migliori) per facilitare la comunicazione, la conoscenza e la condivisione di esperienze fra esseri umani...



vinogodi ha scritto:... Porthos è morto perchè alle stro*zate c'è un limite .Soprattutto quando queste superano le "grandi "argomentazioni , quelle dai contenuti enoprofondi ; contarsi enofandonie fra quattro gatti prima o poi stufa e si cerca un uditorio/interlocutore più incline alla dialettica , checchè se ne pensi ... e , magari , più propenso a raccontarsi il reale e parlarne di conseguenza discutendone , partendo da basi concrete piuttosto che parlare , parlare , parlare ( blaterare) e poi , magari ed eccezionalmente , qualcosina pure bere ...



Questi due interventi, magari con qualche sfumatura differente, sintetizzano in linea di massima il mio pensiero.
Essi mi trovano d'accordo anche perché in qualche misura mi hanno ricordato l'approccio "veronelliano" al vino, che è quello che ritengo più utile e vero perché profondamente "umanistico": per Veronelli amare il vino, con il suo simbolismo, il suo potere evocativo, la sua capacità di creare intimità, convivialità, amicizia, altro non era se non il miglior modo di celebrare la bellezza del vivere e della vita.


Io credo che siano le basi imprescindibili di qualsiasi buona cultura del vino, ma dico anche molto di più. Queste sono le basi anche di qualsiasi buona degustazione, anche di quella tecnica e di batteria, nel senso appena illustrato rispondendo ad Aramis.

L'idea che questo approccio debba mancare a quelli che Wineduck continua provocatoriamente, da picchiatore da discoteca, a bollare come talebani in attesa di una reazione sopra le righe da poter poi agitare come atto d'accusa e prova da mettere agli atti della sua ridicola crociata, è frutto di un'illusione ottica abilmente costruita da Wineduck più che da ogni altro, ma non solo da lui. L'idea che avere una salda e lucida presa sulla degustazione, unita ad una schietta e comprensibile espressione delle proprie preferenze debbano condurre al tecnicismo arido e senza profondità conviviale, umana e culturale è solo la classica denigrazione del nemico. Che è sempre brutto, sporco e cattivo.

La mia esperienza dice invece che l'aumentare dell'abilità degustativa, anche quella prettamente tecnica, e l'aumentare della consapevolezza dei propri gusti aumenta anche il godimento conviviale, aumenta la capacità di dialogo, di comprensione, di condivisione. Sempre nei limiti di quanto ognuno ha da dare in ognuno di questi profili, ovviamente.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dedalus » 29 dic 2008 02:19

Il Comandante ha scritto:
Dedalus ha scritto:Dall'altra un assaggiatore che non conosco e di cui non so nulla, ma che equivoca pesantemente, a giudicare da questo aneddoto, il senso della buona degustazione di batteria. Che deve essere rivolta alla fruizione finale del vino e non alla tecnicità e alle esigenze di efficienza della degustazione di batteria.

Che ci sia un tipo di vino "buono" per la degustazione tecnica, o ancora peggio per la degustazione di batteria, specie se numerosa, io la ritengo la più grave -perché comunissima- stortura inflitta dalla critica anni '90 al sistema del vino di qualità, italiano e non.


Qualche giorno scriverò le mie riflessioni sul ripensamento critico della degustazione cieca, così JtF aggiunge un altro capitolo al suo libro.


La degustazione tecnica e di batteria deve essere a mio avviso alla cieca, ma qui non è rilevante. E' l'idea che il vino di un certo tipo (in sostanza quello grosso, pesante ed invadente, tipo mangiaebevi assolutamente inadatto alla tavola) debba sempre e comunque avere la meglio in degustazione su vini di diversa complessione ad essere nel mirino, qui. Alla cieca o meno che sia.

JtF nega giusto oggi di stare scrivendo un libro. Mi sta pigliando per il ****?
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Re: CRONACHE D'OSTERIA - pag.18 - Jingle friends

Messaggioda Dudley » 29 dic 2008 11:01

vinogodi ha scritto:magari , più propenso a raccontarsi il reale e parlarne di conseguenza discutendone , partendo da basi concrete piuttosto che parlare , parlare , parlare ( blaterare) e poi , magari ed eccezionalmente , qualcosina pure bere


Scusa, chi è non beveva su Porthos?

Giusto per fare due nomi, utilizzando ovviamente i nickname, mi piacerebbe capire a chi ti riferisci.

ryangiggs non beveva?
giama non beveva?
grandebozzo non beveva?
aramis non beveva?
cheers_it non beveva?
bardamu non beveva?
majimbu non beveva?
starwars non beveva?
maxnike non beveva?
ciclista non beveva?
conan non beveva?
corto maltese non beveva?
andrea non beveva?

queste le voci "storiche".
Di queste chi parlava e basta o, per dirla con le tue parole, blaterava?

Taccio della polemica su Frozza, giacchè chi da una parte (forum di Wine Report) ne aveva a tempo debito incensato il Sur Lie, era poi venuto su questi lidi a bastonarlo, semplicemente per polemica personale.

Con tutti i limiti, si riusciva almeno a capire il gusto delle persone che ci scrivevano, qui, se mi permetti, fra baroli alla spremuta di arachidi che il giorno dopo sanno di tartufo o di turbomodernisti di Langa che hanno bisogno per essere apprezzati della stessa ossigenazione di cui ha bisogno il Montepulciano di Pepe, fatico a comprendere il senso di molte note.
Fatico a comprendere come si possa apprezzare contemporaneamente Planeta e Michel, Burdese e Pontet-Canet, mi sembra impossibile riuscire ad apprezzare allo stesso modo il Pajoré di Sottimano e quello di Rizzi.

Di ***, anche grosse, ne scriviamo tutti (io ho detto che un'annata x del GW Sanct Valentin di Appiano era troppo legnosa e ho apprezzato la mano sul legno di una cert'altra annata di Vintage Tunina, sono da lapidazione), il problema é capire come mai qui dentro i vini sembrino quasi tutti tra il buono ed il buonissimo.
Roberto Dal Ponte

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