vignadelmar ha scritto:Certo che ha un ufficio marketing di tutto rispetto ma credo anche che non sia un'Azienda solo ufficio marketing !!
Come non credo lo siano la maggior parte delle Aziende della Franciacorta fatte di soli uffici marketing !!
Credo che dietro ci sia indipendentemente dalle giuste ed opportune politiche commerciali anche della sostanza e non solo arie e vini molto spesso mediocri, su di un territorio che bontà vostra più di tanto non può dare !!
Mi pare che tu metta insieme due concetti molto differenti.
Una cosa è il marketing, che in teoria potrebbe applicarsi al siciliano
nuddo 'mpastato cu' nnente, ma che quando è buon marketing si applica invece alla concretezza della realtà aziendale e alla concretezza dei mercati, per ottimizzare la comunicazione dei valori intrinsechi del prodotto e non per millantarlo.
Un'altra cosa è la realtà produttiva, ovvero le vigne e le cantine.
Le cantine, uomini e mezzi, sono espressione della capacità imprenditoriale di un produttore, in chiave artigianale o industriale che sia.
Le vigne, ed è qui che tu mischi i due concetti diversi, sono invece una compartecipazione fra uomo e natura. Metà spetta all'organizzazione aziendale, come per le vigne. Si tratta della capacità ancora imprenditoriale (ed ancora sia artigianale sia industriale, secondo i casi) di mettere in campo (cioé in vigna...) gli uomini e i mezzi migliori. L'altra metà spetta però alla natura, ed è
la vocazione pura di quel territorio a dare grandi uve da cui trarre grandi vini. Geologia e clima, principalmente.
Se un imprenditore spinge molto sul marketing, a meno che non sia un imprenditore incapace spinge anche molto sulla produzione, per ottenere il miglior prodotto possibile. Purtroppo, ci si può impegnare quanto è possibile ed anche di più nel marketing, nelle cantine e nella gestione delle vigne, facendo un serissimo lavoro di produzione, ma tutto questo non migliora di una virgola
la vocazione pura ed originaria del singolo pezzo di terra su cui si decide di piantare vigna.
Poiché il consumatore giudica la bontà del risultato complessivo che stringe in mano dopo aver pagato l'enotecaro, e non il merito morale del produttore che si è impegnato tanto o poco a fare le cose seriamente o meno, se
al suo gusto la limitata vocazione del territorio emerge all'atto della degustazione, credo che non ci sia proprio da scandalizzare né offendere nessuno se quel singolo consumatore esprima le sue idee in proposito.
Peraltro qui l'unico a parlare di metri di merda, di prezzemolo, di mazzette e tutto il resto sei stato tu, mettendo le parole in bocca agli altri intervenuti, per poi assumere atteggiamenti intimidatori che rasentano i rischi di minacce di querela e simili. Non credi che i buoni multimilionari franciacortini possano benissimo sopportare le opinioni critiche di un pugno di appassionati terminali su uno spazio libero e non qualificato di espressione delle opinioni individuali come è questo forum? Peraltro, se il tuo avatar sapesse che proprio tu ti preoccupi di queste cose, forse non sarebbe molto contento... com'era quella canzone di Enzo Jannacci?
Ho visto un Re...
- Ho visto un ric...
- Sa l'ha vist cus'è?
- Ha visto un ricco! Un sciur!
- Sì...Ah, beh; sì, beh.
- Il tapino lacrimava su un calice di vino
ed ogni go, ed ogni goccia andava...
- Deren't al vin?
- Sì, che tutto l'annacquava!
- Pover tapin!
- E povero anche il vin!
- Ah, beh; sì, beh.
...
E sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam,
e sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam!
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”