Concordo con Nebbiolino che i vini di Marco Ferrari siano meno valtellinesi del folto branco di giovani produttori che sono emersi negli ultimi vent'anni, e che stanno approfondendo in diversi casi la ricerca sulla struttura (vedi il Gèss di Dirupi per esempio).
Trovo che abbia una espressione molto tecnica, molto pulita, centrata sul frutto e sulla piacevolezza senza perdere profondità, ma pure diversa dalla tradizione.
Come lui leggo gli stessi pensieri nei vini de La Spia e di Gorelli.
Peraltro, mi piacciono molto tutti e tre e mi stanno benissimo così, per me sono una delle possibilità di espressione della chiavennasca; c'è di fronte a loro tutto un mondo di espressioni più classiche per chi vuole privilegiare la riconoscibilità del territorio, con ampia diversità di risultati.
Tra questi per esempio Marsetti ha sempre spinto sulla maturazione, molti altri lasciano sfogare un po' di volatile, ArPePe è in cerca del graal, Dirupi è più verticale, Barbacan valorizza la Valgella, Menegola è l'underdog, e così via.
Mentre, Federico, ecco, su ArPePe ho dubbi a partire dalla 2009 che per me è stata l'ultima annata veramente centrata sulle super riserve. Capisco il percorso, ma non vedo ancora il traguardo.
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