Diario economico

Dove discutere, confrontarsi o scherzare sempre in modo civile su argomenti attinenti al mondo del food&wine e non solo.

Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 28 giu 2023 15:28

zampaflex ha scritto:
l'oste ha scritto:Quanto è simpatica la Lagarde?


La Gallina. Non capisce una minchia, ed è quindi portata a spasso dai krukki. Aaaarrrggghhhh.


non farei bodyshaming e gernanofobia, però tanta gente che ci capisce dice che non ci capisce

di giganti come Mario Draghi purtroppo ce ne sono pochi
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
maxer
Messaggi: 6052
Iscritto il: 10 lug 2017 10:38
Località: emisfero boreale

Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 28 giu 2023 15:50

tenente Drogo ha scritto:
di giganti come Mario Draghi purtroppo ce ne sono pochi

...

giganti

:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

...
carpe diem 8)
Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 28 giu 2023 16:23

maxer ha scritto:
tenente Drogo ha scritto:
di giganti come Mario Draghi purtroppo ce ne sono pochi

...

giganti


rispetto a nani come Travaglio, Conte, Salvini e tutta la mediocrità della classe politica attuale


:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

...


qui ci vorrebbe "ridi su 'sto" ecc.ecc. ma poi sembra che noi romani siamo volgari
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
maxer
Messaggi: 6052
Iscritto il: 10 lug 2017 10:38
Località: emisfero boreale

Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 28 giu 2023 21:37

tenente Drogo ha scritto:
maxer ha scritto:
tenente Drogo ha scritto:
di giganti come Mario Draghi purtroppo ce ne sono pochi

...

giganti


rispetto a nani come Travaglio, Conte, Salvini e tutta la mediocrità della classe politica attuale


:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:

...


qui ci vorrebbe "ridi su 'sto" ecc.ecc. ma poi sembra che noi romani siamo volgari

...
e ricadi sempre nel peggio

e ritornano sempre i tuoi incubi (ma stavolta, furbetto, hai aggiunto Salvini)

ripetizioni ossessive

:lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
...

"una risata vi seppellirà "
(cit.)

fra cent' anni, sia chiaro
carpe diem 8)
Avatar utente
zampaflex
Messaggi: 12805
Iscritto il: 25 ago 2010 15:26
Località: Brianza

Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 02 lug 2023 09:19

«L’ultima cosa che l’Italia dovrebbe
fare è presentarsi a Bruxelles
mettendo su un unico tavolo tutte le
questioni che la riguardano, dal Mes
al Patto di stabilità fino persino ai tassi
d’interesse, e facendo capire che c’è
uno scambio incrociato». Secondo
Paul De Grauwe, docente di Politica
economica europea e direttore
dell’Istituto europeo presso la London
School of Economics, la logica “a
pacchetto” come la chiamano a
Palazzo Chigi, l’atteggiamento da suk
come lo definiscono invece gli
oppositori, è un pericolo «che rischia
di infilare l’Italia in un vicolo il cui
unico sbocco è l’isolamento, come è
successo a Polonia e Ungheria. Volete
finire così?»
Professore, sull’Italia rischia di
abbattersi nuovamente uno stigma,
parola popolare di questi tempi,
come durante la crisi del debito?
«La situazione è diversa. Certo, il
populismo vittimistico, quale mi
sembra di leggere nel governo, non
aiuta. Ma com’è possibile che ogni
volta che scoppia una controversia
con l’Europa si gridi al complotto?
Chi avrebbe interesse a complottare
contro l’Italia?».
Beh, la lista dei soliti sospetti è
lunga, le banche francesi e tedesche
per esempio…
«Le banche tedesche? Ma lo vedete in
quali condizioni sono? La Deutsche
Bank è finita sull’orlo del
fallimento…ci vedo una punta di
pregiudizio. Guardiamo le cose con
realismo. Non dico che tutto quello
che fa l’Europa sia giusto, ma da qui
all’esplicita volontà di agire contro
un partner ce ne corre. Servono
lucidità e coerenza per negoziare
punto per punto, ognuno come un
problema a sé. Pensiamo alle cose
buone che fa l’Europa, prima di tutto
il NextGenEu, e cerchiamo di
valorizzarle».
Proprio sul Pnrr, oltre che sul
Mes, sono gli scogli più duri: che
idea si è fatto?
«Mi sembrano due gravi errori sia le
incertezze sul Mes, strumento che
potrebbe dare un aiuto decisivo nel
caso di un attacco speculativo contro
l’Italia e le sue banche, ipotesi
tutt’altro che dissolta, sia le
lungaggini nell’attuare il Pnrr, cioè il
NextGenEu. L’Europa in questo caso
è particolarmente rigorosa, è vero,
però non dimentichiamo che l’Italia è
il maggior beneficiario del
programma e rappresenta la
principale scommessa».
Non progredi est regredi
Avatar utente
zampaflex
Messaggi: 12805
Iscritto il: 25 ago 2010 15:26
Località: Brianza

Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 03 lug 2023 16:45

Riso cantonese e pollo alle mandorle. Lin
Chi ha 32 anni, è vietnamita, viene da
Quang Ngai, nella parte centrale del Paese.
Nessuno qui ne sa più nulla ma i più anziani
ricorderanno la strage di Milay, 500 civili
massacrati dall’esercito americano in guer-
ra contro i Vietcong. Lei lavora a Torino, nel
ristorante di famiglia, vicino a Porta Palaz-
zo. Il riso e il pollo finiscono nel cubo verde
di Ahmad, 28 anni, afghano. È lui il ragazzo
del cubo.
Eri all’aeroporto di Kabul, tra i tanti che
tentavano di scappare prima dell’arrivo
dei talebani? «No, io avevo capito prima.
Sono scappato nel 2015.
Con la mia famiglia. Non
tutti. Mia sorella era picco-
la ed è rimasta a studiare
là». Ancora adesso? «No, è
una donna. Adesso non la
fanno studiare. Per questo
sto cercando di farla arriva-
re qui». Come sei arrivato tu? «Avevo
vent’anni. Abbiamo viaggiato a piedi: Af-
ghanistan, Turchia, Grecia. Poi la strada
lungo i Balcani. Siamo arrivati fino in Ger-
mania dove un gruppo di noi aveva i suoi
parenti». Perché non ti sei fermato là? «Io
non avevo parenti e non ho un titolo di stu-
dio. Non ho studiato. Solo qui in Occiden-
te ho capito quanto sia importante lo stu-
dio». Quanto guadagni con il cubo sulla
schiena? «1.000-1.200 al mese. Non tanto
ma neanche poco. Perché vivo da solo. Pa-
go l’affitto e mando qualcosa ai parenti
quando si riesce».
Li chiamano rider ma spesso sono migran-
ti. Umanitari? Economici? E chi può dirlo? Vi-
sta dall’Occidente la loro vita è un caleidosco-
pio: a seconda del punto di osservazione cam-
bia colore. Quelli come Ahmed suscitano pie-
tà quando si aggrappano agli aerei in fuga da
Kabul. Ci indignano quando i loro figli muoio-
no sulla spiaggia di Bodrum. Diventano inva-
sori quando entrano nei centri di prima acco-
glienza del Sud Italia. Alla fine sono fortunati
se guadagnano quattro euro con una corsa
per portare la pizza margherita.
Imran, pachistano «di un paese vicino a Isla-
mabad», ha 35 anni, è arrivato in Italia come
Ahmed, seguendo la rotta balcanica. Tur-
chia, Grecia, Albania, fin su in cima alla costa
adriatica. «Dopo due anni, finalmente, ho il
permesso di soggiorno», dice raggiante. Do-
ve vivi? «Ho una stanza in un alloggio con i
miei amici». Quanto guadagni con il cubo sul-
la schiena? «30-40 euro al giorno durante la
settimana, 50-60 nel week end». Hai una fi-
danzata? «Si, una ragazza pakistana come
me. Ha 20 anni». Vive con te in Italia? «No, è
in Pakistan». Vi siete scelti voi o hanno combi-
nato le famiglie? «Scusa, non capisco bene l’i-
taliano». Te lo dico in inglese… «L’hanno scel-
ta le famiglie». E lei è d’accordo? «Certo». Rie-
sci a sopravvivere portando le pizze? «D’in-
verno porto le pizze qui a Torino. D’estate va-
do in Emilia Romagna a raccogliere la frutta.
Così mi arrangio».
Sarebbe un errore pensare che quello del
rider sia un mestiere per soli immigrati. La
crisi non ha etnia, vale per tutti. Da quale
Paese del magreb vieni? «Ah ah, ci sei casca-
to anche tu. Io vengo dalla Sicilia, mi chiamo
Rosario. Non ti preoccupare, in tanti si sba-
gliano. Tra di noi mi chiamano l’arabo, mi
parlano in arabo. Io non capisco nulla. Ma
ho la carnagione scura, è normale». Non sei
più giovanissimo. Dove trovi la forza per pe-
dalare tutto il giorno? «Ho 40 anni, finora
non ho trovato di meglio. Ma per la fatica mi
sono organizzato». In che senso? «Da un an-
no pedala lei. È elettrica». Beh in questo mo-
do hai risolto il problema principale… «Vuoi
che ti dica? Il problema principale della vita
da rider non è pedalare. È la *** di
certi clienti. Questi per esempio, quelli da
cui sono andato adesso. Abitano al quinto
piano senza ascensore, sono ragazzi giovani
e non scendono a prendersi il pacco. Devi sa-
lire tu, naturalmente senza mancia». Quan-
to metti insieme in un mese? «Più o meno
mille euro». Come vivi? «Sopravvivo. Ma
non ho famiglia, condivido l’alloggio con al-
tri e non ho molte pretese. Quando guada-
gno, nel fine settimana riesco a limitare il la-
voro il sabato e la domenica. Con due ore me
la cavo e ho un po’ di tempo libero». È impor-
tante? «Importantissimo».
Da anni Mohammed non sa che cosa sia il
tempo libero. Lo incontri sotto i portici di via
dell’Indipendenza, nel cuore di Bologna, da-
vanti al forno che deve consegnargli cinque
pizze. Da dove vieni Mohammed? «Da Quet-
ta, in Pakistan». Come sei arrivato qui? «A
piedi». Google map dice 6.331 chilometri,
50 giorni per chi vuole fare un trekking esoti-
co: «Ma io ci ho messo due anni». È partito
nel 2019, a 22 anni. Perché sei andato via?
«Perché ho litigato con mio zio che era il pa-
drone della famiglia».
Come incasellare questa motivazione nei
minuziosi protocolli europei? Mohammed è
un migrante economico, perché lo zio-pa-
drone non gli lasciava la libertà di spende-
re? Fugge per ragioni umanitarie? O più
semplicemente scappa da un mondo pove-
ro, patriarcale e insopportabile come hanno
fatto milioni di persone nella storia dell’uma-
nità? «Non ne potevo più. Mi sono diploma-
to in informatica e ho vinto una borsa di stu-
dio da 150.000 rupie. Allora valevano 1.000
euro, adesso sono la metà. Ho dato i 1.000
euro a un conoscente che organizzava i viag-
gi a piedi e siamo partiti». Che cosa hai detto
in famiglia? «Una mattina sono uscito dicen-
do che andavo a cercare lavoro in una città
vicina. Poi sono partito per l’Iran e la Tur-
chia». Viaggio lungo e costoso: «Infatti in
Turchia ho finito i soldi. Ho trovato lavoro in
un’azienda che produceva magliette. Come
le t-shirt che vedi nelle vetrine qui, sotto i
portici del centro di Bologna». Quanto tem-
po hai lavorato nelle magliette? «Tre mesi,
poi sono andato in Grecia». Magliette anche
in Grecia? «No lì ho fatto l’agricoltore. Racco-
glievo le olive, facevamo l’olio». E poi? «Di
nuovo in marcia: Macedonia del Nord, Ser-
bia, Slovenia, Italia». E qui il rider. Riesci a vi-
vere con il trasporto delle pizze? «Si. Sono
single e abito con altri ragazzi in un alloggio
di Borgo Panigale, in periferia. Pago 200 eu-
ro di affitto». Mohamed, hai 26 anni, un di-
ploma da informatico e un cubo sulla schie-
na. Che cosa pensi di fare da grande? «Ho un
sogno: voglio andarmene dall’Italia e trasfe-
rirmi in Svizzera». Beh, in Svizzera sarà diffi-
cile sopravvivere come fai qui in Italia: «Voi
attribuite molta importanza al lavoro. Noi
meno. Per me l’importante è vivere. Mi inte-
ressa vedere come si vive in Svizzera. Prima
ci andrò e poi mi troverò sicuramente un mo-
do per campare».
Non progredi est regredi
Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 03 lug 2023 18:40

interessante articolo su La Stampa sulle rivolte in Francia
sarà il topic giusto?
piuttosto che aprirne un altro


‐---------


Bruckner: “In Francia una rivolta guidata dalle gang, lo Stato ha buttato via miliardi”

Il filosofo: “Immigrazione e islam non c’entrano, molti musulmani si sono integrati bene, ma i governi hanno lasciato le banlieue in mano ai criminali: controllano ogni condominio”

CESARE MARTINETTI

Pascal Bruckner, filosofo e polemista, ha sulla rivolta francese uno sguardo crudo e non accomodante. Nel suo ultimo libro pubblicato in Italia (Un colpevole quasi perfetto, editore Guanda) si legge la denuncia di un nuovo bersaglio del razzismo: l’uomo bianco.

Monsieur Bruckner, cos’è cambiato dalla rivolta delle banlieue del 2005?
«Il cambiamento più grande è che la grande maggioranza dell’opinione pubblica è ostile ai manifestanti».

Si vede con la colletta a favore del poliziotto che ha sparato. Perché?
«Le violenze e i saccheggi intollerabili. Dal 2005 lo Stato ha speso miliardi di euro nelle banlieue e si raccontano menzogne colossali. Vengono assaltati persino gli asili nido, le scuole, le mediateche, gli ospedali, i servizi sociali, come se si volessero distruggerete gli aiuti arrivati nei quartieri».

Non è certo la maggioranza della popolazione che assalta e saccheggia. Chi manovra tutto questo?
«Ci sono bande molto organizzate, armate e finanziate da narcotrafficanti che alimentano la narrazione del razzismo e della segregazione per tenere il potere nei quartieri, condominio per condominio».

Chi sono i violenti?
«Vandali, piccoli ladri e i grandi svaligiatori, che hanno assaltato metodicamente i centri commerciali rubando apparecchi elettronici, computer, telefoni, ma anche abiti. Poi ci sono le gang criminali che approfittano della situazione per attaccare commissariati di polizia e municipi. E poi c’è un terzo gruppo: i terroristi ecologici di estrema sinistra alleati con i ragazzi di banlieue che attaccano i simboli del potere, come le caserme dei pompieri o la Gendarmerie».

E questo succede da molti anni nei quartieri.
«La cosa preoccupante è che la Francia è un Paese veramente malato perché tutti i conflitti sociali diventano rivolte. È un Paese che ha da sempre la tradizione della violenza, sotto l’Ancien régime, con la Rivoluzione del 1789, un grande momento storico che si compie con l’invenzione del Terrore. Non scopriamo certo la violenza nel 2023, dalle guerre di religione, alle “dragonate” nel regno di Luigi XV, alla Rivoluzione, al 1870… È un paese fondato sulla violenza. Oggi però penso che sia dovuto alla mancanza di autorità dello Stato».

Ma come, è un sistema presidenziale con un presidente acusato di autoritarismo.
«Viviamo da cinquant’anni le dimissioni dello Stato. Dopo De Gaulle, tutti i poteri pubblici, di destra e di sinistra hanno distolto lo sguardo dalle banlieue, dall’islam radicale, dall’immigrazione e adesso paghiamo il conto di questo abbandono. Macron ha ereditato una situazione deteriorata da molto tempo».

Quindi il modello francese dell’integrazione è fallito?
«La realtà è più complicata. Adesso si parla solo di banlieue ma c’è tutta una borghesia di origine magrebina o africana che si è affermata molto bene. Ci sono grandi professori di medicina, grandi avvocati, scrittori, imprenditori di successo. Le banlieue sono soprattutto un problema sociale di relegazione. Quindi secondo me non rappresentano uno smacco della politica di integrazione alla francese, semmai ne sottolineano i limiti».

Ma cos’ha fatto Macron per i giovani delle banlieue?
«Una scommessa non assurda e cioè avviare l’integrazione attraverso l’economia promuovendo Uber e piccoli lavori che hanno funzionato. Il problema è che il traffico di droga permette un ascensione sociale molto più rapida. Le sentinelle o gli spacciatori guadagnano in un giorno come una chauffeur in un mese. Il narcotraffico diffuso sta conquistando i quartieri in tutta l’Europa, Belgio, Olanda…».

C’è un paese europeo che secondo lei ha saputo affrontare meglio l’immigrazione?
«La Germania è meglio come sempre. E poi ha un modello sociale di concertazione che è la sua forza economica: sindacati molto potenti che discutono e fanno sciopero solo eccezionalmente. In Francia per prima cosa si fa sciopero, si manifesta, si spacca tutto e poi si dialoga. È un modello antico che vive nella nostalgia permanente della Rivoluzione. Negli scioperi contro la riforma delle pensioni i ferrovieri parlavano della battaglia delle ferrovie come se Macron fosse l’esercito tedesco. È totalmente assurdo».

Chi è stato il presidente migliore?
«Chirac perché non ha fatto niente. Era molto popolare, mangiava, stringeva le mani, sorrideva. Macron soffre di un deficit di empatia, è molto distante, è un banchiere che pensa razionalmente, ma le passioni francesi sono totalmente irrazionali. Tuttora i leader della CGT hanno il busto di Lenin sulla scrivania».

Sarkozy è stato eletto nel 2007 con la promessa che avrebbe ripulito le banlieue. Cosa ha fatto?
«Niente, parlava bene ma il suo bilancio è molto negativo, io ho votato per lui e me ne sono pentito. Hollande non ha fatto molto, ha dovuto affrontare il terrorismo, però grazie a lui le prime leggi sul lavoro sono passate. Aveva come ministro Macron che è molto bravo in economia, infatti la Francia va molto bene, il ministro Lemaire è il migliore da molti anni. Ma tutti se ne fregano, è terribile a dirsi, a è così. Nessuno dà credito al presidente, contro di lui e contro lo stato si manifestano ogni volta i furori francesi».

In questa situazione si avvantaggia molto Marine Le Pen. Lei pensa che posso vincere nel 2027?
«Sì, può vincere, non ha nemmeno bisogno di fare campagna. Sarebbe una soluzione cattiva per la Francia, ha pochissima competenza in economia e in diplomazia e poi è molto vicina a Putin, che in questo momento è imbarazzante. L’estrema sinistra di Mélenchon è insurrezionale, ma il grande problema politico francese è l’estrema debolezza della destra repubblicana».

E allora come si fa?
«Non bisogna scoraggiarsi, sul piano economico siamo sulla buona strada. Nell’immediato io penso che il presidente debba fare un discorso molto fermo, condannando i rivoltosi e sostenendo la polizia. Ha sbagliato a sconfessare subito il poliziotto che ha sparato, doveva aspettare almeno la decisione della giustizia. Un presidente deve stare sempre con le sue truppe. Deve riprendere le cose in mano. E tra un anno ci sono le Olimpiadi a Parigi, sarebbe un’onta nazionale fallire quest’appuntamento».

Come dev’essere un presidente forte?
«Rassicurante e capace di unire».
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 04 lug 2023 15:22

Oliver Roy: “Polizia forte soltanto con i deboli, per questo le banlieue esplodono”

Il politologo: «L’atteggiamento delle forze dell’ordine è la causa scatenante dei disordini. L’Islam non c’entra nulla, Macron invita a fare gli imprenditori ma lì c’è solo lo spaccio»

DANILO CECCARELLI

02 Luglio 2023


«In Francia non si è mai sentito parlare di uno spacciatore ucciso dalla polizia in una banlieue». Per questo il politologo Olivier Roy, che insegna all'Istituto universitario europeo di Firenze, individua nell'atteggiamento delle forze dell'ordine una delle principali cause che hanno fatto scoppiare l'ondata di violente proteste nel Paese. Anche se le radici del problema sono molto più profonde.

Professor Roy, ma allora come bisogna interpretare quello che sta succedendo oggi in Francia?
«C'è prima di tutto una dimensione sociale. La maggior parte dei giovani che partecipa ai disordini è figlia dell'immigrazione, magari di seconda o terza generazione perché chi è appena arrivato in Francia non prende parte alle proteste. In questa fascia della popolazione sono molti quelli che appartengono alla borghesia. Per questo le prime vittime delle sommosse sono le classi medie musulmane, che vedono i loro negozi saccheggiati e distrutti perché si trovano nelle zone dove avvengono i disordini».

Sta dicendo che chi partecipa alle rivolte è rimasto escluso dalla società?
«L'ascensore sociale in Francia parte ha funzionato parzialmente, lasciando dietro alcune zone che sono state abbandonate dallo Stato. C'è quindi questo elemento sociale, dove chi è integrato non ha problemi. È tutta lì la questione».

Ma questa nuova ondata di violenze è cominciata dopo che un ragazzo ha perso la vita durante un controllo stradale.
«Da quarant'anni tutte le sommosse scoppiate nelle banlieue hanno avuto come punto di inizio la morte di un giovane ucciso dalla polizia. Non dico certo che sono tutti bravi ragazzi, ma è assurdo vedere gli spacciatori agire tranquillamente in quei quartieri mentre un ventenne che passa con il rosso viene ammazzato dagli agenti».

Quindi tutto dipende solo dall'atteggiamento violento della polizia?
«È l'elemento scatenante. Negli ultimi quarant'anni non c'è mai stato un vero sforzo volto alla formazione di una polizia repubblicana, capace di parlare senza tirare subito fuori un'arma. Siamo ormai ad una situazione simile a quella americana. Per questo c'è un sentimento di profonda ingiustizia in quelle zone: la polizia tormenta i ragazzi ma non se la prende mai con i veri delinquenti. Poi c'è un background che riguarda lo stato di abbandono in cui versano quei quartieri».

Sembrerebbero quasi tagliati fuori dal resto del Paese.
«Sono zone dimenticate dallo Stato. Ci vive però gente che lavora, ha delle attività, va in fabbrica. Non stiamo parlando di zone regolate da un'autorità locale, come ad esempio le moschee, perché in quel caso non ci sarebbero le proteste. Il vero problema sta nell'assenza di socializzazione che ha portato ad un'atomizzazione degli abitanti».

Ma perché non si fa nulla per risolvere la situazione?
«Il problema è stato individuato da più di 20 anni ma si è cercato di dare una risposta con una falsa politica. Già ai tempi della presidenza di Nicolas Sarkozy è stato fatto un parallelo tra le guerre di banlieue e il terrorismo islamista. Le rivolte del 2005 furono islamizzate, si disse che era una questione legata ad una serie di fattori come ad esempio le moschee. Si è creata così l'idea che le insurrezioni nei quartieri sono opera di giovani jihadisti che ogni tanto si rivoltano. Ma non è così: nessuno dei terroristi processato in questi anni ha mai partecipato agli scontri».

E questo a cosa ha portato?
«I musulmani sono stati stigmatizzati, mentre gli aspetti sociali e generazionali di simili eventi sono finiti per essere marginalizzati .

Quindi l'Islam non ha niente a che vedere con quello che sta succedendo?
«Zero. Sarebbe come dire che le rivolte degli afroamericani negli Stati Uniti sono protestanti o cattoliche. Anche perché qui in Francia spesso ai disordini si uniscono black bloc e ambientalisti radicali. La prova è anche data dalla marginalizzazione degli imam, che sono tutti contrari alle violenze ma nessuno li ascolta».

Neanche sotto la presidenza di Macron è stato fatto qualcosa per migliorare la situazione?
«Lui è un neoliberale, parla di imprenditoria con i giovani delle banlieue. Gli consiglia di creare una propria piccola impresa o una start up. Alla fine è un modello che gli spacciatori hanno ripreso, con un sistema molto efficace della vendita di droga!»

Adesso il governo applica il pugno duro per calmare le tensioni. Non si rischia un'escalation?
«Stiamo parlando di una sommossa, non di un'insurrezione. Tra una settimana comincerà a scemare. La Francia dopo l'arrivo di Macron all'Eliseo ne ha viste tante, come ad esempio quelle dei gilet gialli o le più recenti proteste contro la riforma delle pensioni. Con lui la violenza in Francia è nettamente aumentata, perché si è andato a distruggere il sistema di solidarietà sociale».
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 06 lug 2023 14:31

I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
Avatar utente
zampaflex
Messaggi: 12805
Iscritto il: 25 ago 2010 15:26
Località: Brianza

Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 11 lug 2023 10:18

Secondo alcuni grafici che ho visto, di cui non conosco però l'impostazione, il costo del lavoro per unità di prodotto tra Cina e Usa è ormai pari da quasi un decennio.
:roll:
Non progredi est regredi
maxer
Messaggi: 6052
Iscritto il: 10 lug 2017 10:38
Località: emisfero boreale

Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 11 lug 2023 10:52

zampaflex ha scritto:Secondo alcuni grafici che ho visto, di cui non conosco però l'impostazione, il costo del lavoro per unità di prodotto tra Cina e Usa è ormai pari da quasi un decennio.
:roll:

...
piccolo dubbio :

non è che i "padroni capitalisti" USA (ma che brutte parole ! E dimmi, si possono ancora usare oppure son solo delle bestemmie, per giunta addirittura comuniste ?) abbiamo fortemente abbassato i salari e aumentato lo sfruttamento da precariato ? :roll:
carpe diem 8)
Avatar utente
zampaflex
Messaggi: 12805
Iscritto il: 25 ago 2010 15:26
Località: Brianza

Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 11 lug 2023 13:51

maxer ha scritto:
zampaflex ha scritto:Secondo alcuni grafici che ho visto, di cui non conosco però l'impostazione, il costo del lavoro per unità di prodotto tra Cina e Usa è ormai pari da quasi un decennio.
:roll:

...
piccolo dubbio :

non è che i "padroni capitalisti" USA (ma che brutte parole ! E dimmi, si possono ancora usare oppure son solo delle bestemmie, per giunta addirittura comuniste ?) abbiamo fortemente abbassato i salari e aumentato lo sfruttamento da precariato ? :roll:


Se vuoi ti regalo un abbonamento a "Il Bolscevico", almeno potrai dare una base teorica alle tue argomentazioni :mrgreen:
http://www.pmli.it/bolscevico.php

Comunque ni, nel senso che di certo il lavoro negli ultimi trent'anni non ha granché beneficiato della crescita economica, ma dal 2020 con la potente sparizione di molti lavoratori vicini alla pensione, causata dal coviddi e dal ripensamento del proprio tempo, si è aperta la caccia al lavoratore e, chi cerca, ha molta più scelta. Che vuol dire anche salire di stipendio, pure nei settori più compressivi dei diritti.

Quota % del PIL che va alla componente lavoro, nel mondo:
https://ourworldindata.org/grapher/labor-share-of-gdp

Qui vedi quanti lavoratori ci sono per ogni offerta, negli USA. La situazione attuale è incredibilmente bassa, cioé favorevole per chi cerca posto, siamo arrivati a due offerte di lavoro per ogni persona.
https://www.bls.gov/charts/job-openings-and-labor-turnover/unemp-per-job-opening.htm

Poi dobbiamo intenderci sul termine "precariato".
Non avere praticamente alcun diritto a compensazioni una volta licenziato, come negli USA, è duro. Ma se contemporaneamente questa situazione genera una altrettanto veloce possibilità di assunzione altrove, potenzialmente sei coperto come dal classico welfare (nella vecchia Europa il tempo che intercorre tra licenziamento e nuova assunzione è più lungo). Le difficoltà nascono nei periodi di crisi economica, quando mancano le nuove offerte e il sussidio è simbolico, e quando il tuo posto ben pagato sparisce, per esempio per andare all'estero, e ne trovi solo uno meno retribuito.

Però covid prima e aggressività degli autocrati dopo stanno provocando un ripensamento delle filiere produttive, tanto che gli investimenti negli USA sono saliti a livelli che non si vedevano da anni. E questo fa sempre bene a tutti.
https://fred.stlouisfed.org/series/GPDIC1

Riguardo alla Cina, hanno le mani piene con la crisi immobiliare (ancora oggi nuovi annunci di sostegni pubblici) e una demografia scadente. Non li vedo bene, tra 50 anni.
Non progredi est regredi
maxer
Messaggi: 6052
Iscritto il: 10 lug 2017 10:38
Località: emisfero boreale

Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 11 lug 2023 14:38

zampaflex ha scritto:... riguardo alla Cina ... non li vedo bene, tra 50 anni ...

...
" ma NOI non ci saremo " 8)
(cit. Francesco Guccini - 1967)
...
carpe diem 8)
Avatar utente
zampaflex
Messaggi: 12805
Iscritto il: 25 ago 2010 15:26
Località: Brianza

Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 11 lug 2023 23:49

Come NON gestire un bene pubblico.

https://www.ilpost.it/2023/07/11/ritardi-trenord-lombardia/

Che disastro.
Non progredi est regredi
Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 12 lug 2023 00:12

su La Stampa

‐----‐---------------------

Draghi, lezione di economia in America: “Debiti, investimenti e unione fiscale. Il futuro della Ue è arrivato a un bivio”

L’Europa deve scegliere se allentare le norme sugli aiuti di Stato o uniformare le tassazioni. Scaduto il Recovery Plan, non c’è una proposta per uno strumento federale in sua sostituzione




L'ex presidente del consiglio ed ex presidente della Bce, Mario Draghi, chiede di accelerare l'integrazione Ue non più con un metodo «tecnocratico» come nel caso della nascita dell'euro che «ha avuto successo» ma attraverso un «genuino processo politico dove l'obiettivo finale sia esplicito sin dall'inizio» e «sostenuto dai votanti nella forma di un cambio dei trattati europei». Parlando alla Martin Feldstein Lecture a Cambridge (Massachusetts) ha sottolineato come questa strada sia «fallita a metà degli anni 2000 (con il no dei referendum in Francia e Olanda alla costituzione ndr) ma «ora c'è maggiore speranza».

Ecco una sintesi della Martin Feldstein Lecture 2023 tenuta dall’ex premier ed già presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, durante la conferenza estiva del National Bureau of Economic Research di Cambridge, Massachusetts.

La domanda più importante che dobbiamo porci è se l’Europa possa aprire una strada diversa in direzione dell’unione fiscale.

La Storia ci insegna che di rado i bilanci comuni sono stati creati come appendici all’integrazione monetaria, bensì per garantire obiettivi specifici nell’interesse comune. Fino a oggi l’Europa non ha mai dovuto far fronte a così tanti obiettivi sovranazionali, che non possono essere perseguiti dai singoli Paesi. Stiamo vivendo una serie di importantissime transizioni che richiedono ingenti investimenti comuni. La Commissione Europea ha fissato in più di 600 miliardi l’anno, da qui al 2030, il fabbisogno degli investimenti per la transizione verde. Il settore pubblico dovrà finanziare da un quarto a un quinto di questa cifra.

Stiamo vivendo anche una transizione geopolitica per la quale non possiamo più fare affidamento su Paesi poco amichevoli nei nostri confronti per i nostri approvvigionamenti basilari. Ciò comporta un considerevole cambiamento di indirizzo degli investimenti per aumentare le capacità produttive in patria o nei Paesi partner.

Nel corso della Storia dell’Ue, inoltre, i suoi valori fondanti di pace, democrazia e libertà non sono mai stati messi alla prova come adesso dalla guerra in Ucraina. Una delle prime conseguenze di ciò è che dobbiamo avviare un’altra transizione e dirigerci verso una Difesa europea comune molto più forte, se intendiamo rispettare il target delle spese militari dei Paesi della Nato pari al due per cento del Pil.

Così com’è, però, la compagine istituzionale europea non è adatta per queste transizioni, come evidenzia un paragone con gli Stati Uniti. Negli Usa possiamo constatare una maggiore attenzione per la cosiddetta “arte di governo”, in cui la spesa federale, le modifiche delle regolamentazioni e gli incentivi fiscali si allineano per perseguire gli obiettivi strategici fissati. L’Inflation Reduction Act, per esempio, accelererà simultaneamente la spesa per la transizione verde, attirerà investimenti esteri e ristrutturerà le catene di approvvigionamento a favore dell’America.

L’Europa, all'opposto, è priva di una strategia equivalente che integri la spesa a livello Ue, le direttive sui sussidi pubblici e i piani fiscali nazionali, come dimostra l’esempio del clima.

Una volta scaduto il Recovery Plan, non c’è una proposta per uno strumento federale in sua sostituzione, atto a portare avanti la necessaria spesa per il clima. Le normative sugli aiuti pubblici dei Paesi dell’Ue limitano la capacità delle autorità nazionali di perseguire attivamente una politica industriale verde.

Nell’inerzia, si rischia seriamente di non rispettare i nostri obiettivi climatici e, probabilmente, di perdere la nostra industria di base a beneficio di regioni che hanno meno vincoli. Questo lascia spazio a due opzioni.

Primo, è possibile allentare le normative sugli aiuti di stato e rilassare le regolamentazioni fiscali per assumerci l’onere di una spesa per gli investimenti in pieno. Così facendo, però, si creerà frammentazione, dato che i Paesi con un maggiore margine di bilancio potranno spendere più degli altri. Come abbiamo appreso dall’Accordo di Deauville, la frammentazione non ha senso quando l’obiettivo sovranazionale è tale che i singoli Paesi non possono raggiungerlo da soli. Proprio come l’euro non può essere stabile se vengono meno ingenti parti dell’unione monetaria, così il cambiamento del clima non può essere risolto se un Paese riduce le sue emissioni di anidride carbonica più rapidamente degli altri.

Questo significa che non abbiamo a disposizione che un’unica opzione, la seconda: cogliere l’occasione per ridefinire l’Ue, la sua struttura fiscale e il suo processo decisionale e renderli più adeguati alle sfide che ci troviamo davanti.

La sfida più importante per la zona euro è che per perseguire molteplici obiettivi diversi stiamo facendo affidamento su regolamentazioni fiscali a livello nazionale.

Tenuto conto del ruolo fondamentale di stabilizzazione dei bilanci nazionali, abbiamo bisogno di regolamentazioni che permettano alle politiche controcicliche di reagire agli shock locali. Abbiamo bisogno di garantire l’affidabilità a medio termine delle politiche fiscali nazionali in un contesto post-pandemico caratterizzato da un indebitamento elevatissimo. Garantire la credibilità fiscale implica necessariamente per le regolamentazioni di essere più automatiche e che vi sia meno discrezionalità. Poiché è impossibile mettere a punto regolamentazioni adatte a tutte le situazioni che si presenteranno in futuro, un maggiore automatismo vincolerà sempre la capacità dei governi di reagire a shock imprevisti.

Nello stesso modo, regolamentazioni accettabili richiedono aggiustamenti su orizzonti temporali non troppo lunghi. Il tipo di investimento che ci occorre oggi, però, implica impegni di spesa a lungo termine, molti dei quali proseguiranno ben oltre l’arco di vita dei governi che li sottoscrivono. La Commissione Europea ha cercato di risolvere questi compromessi proponendo una grande attenzione alla regola di spesa collegata alla traiettoria debitoria a medio termine di un Paese.

Poiché costituisce una decentralizzazione dei poteri al centro, l’automatismo normativo può funzionare soltanto se è eguagliato da un livello di spesa maggiore dal centro. Questo è ciò che possiamo vedere negli Stati Uniti, dove la devolution dei poteri nel governo federale rende possibile norme di bilancio perlopiù inflessibili per gli stati.

La zona euro probabilmente non potrà mai replicare una struttura del genere, tenuto conto di quanto sono più grandi i bilanci nazionali rispetto a quelli degli stati americani. Vi sono buoni motivi, tuttavia, per adottarne alcuni elementi.

Lo spazio fiscale asimmetrico europeo – dove alcuni Paesi sono in grado di spendere molto più di altri – è sprecato, in sostanza, quando si tratta di obiettivi condivisi come il clima e la Difesa. Se alcuni Paesi possono spendere liberamente a favore di questi obiettivi ma altri no, l’impatto di tutte le spese sarà in ogni caso inferiore, perché nessun Paese sarà in grado di arrivare alla sicurezza climatica o militare.

Una maggiore emissione di debito comune per finanziare questo investimento in teoria potrebbe espandere lo spazio fiscale collettivo che abbiamo a disposizione. Questo significa, quanto meno, che dovremmo garantire che gli stati membri più indebitati usino lo spazio fiscale per creare una spesa comune che migliori le loro prospettive.

Una possibilità, dunque, consiste nel procedere – come abbiamo fatto finora – con l’integrazione tecnocratica, apportando modifiche tecniche e sperando che le modifiche politiche seguano quanto prima. In definitiva, nel caso dell’euro questo approccio funzionò e l’Ue ne è uscita rafforzata. I costi di quella impresa, però, sono stati elevati, i progressi lenti.

Un’altra possibilità consiste nell’andare avanti con un iter politico vero e proprio, il cui fine sia chiaro dall’inizio e sia sottoscritto da tutti sotto forma di modifica del Trattato europeo. Questa strada non portò a nulla alla metà degli anni Duemila, e da allora i policymaker si sono astenuti dall’imboccarla un’altra volta. Tuttavia, io credo che oggi vi siano maggiori speranze di successo.

Quando l’Ue si allargherà per includere i Balcani e l’Ucraina, sarà indispensabile riaprire i Trattati per garantire di non ripetere gli errori commessi in passato espandendo la nostra periferia senza rafforzare il centro.

Il punto di partenza di qualsiasi cambiamento del Trattato in futuro dovrà essere il riconoscimento di un numero in costante incremento di obiettivi condivisi e la necessità di finanziarli insieme, il che richiede una forma diversa di rappresentatività e di processo decisionale centralizzato. A quel punto, diventerà più realistico incamminarci verso regolamentazioni più automatiche.

Io credo che oggi gli europei siano più pronti di vent’anni fa a imboccare questa strada, perché in verità hanno a disposizione soltanto tre opzioni: la paralisi, l’uscita dall’Ue o l’integrazione.

Dai sondaggi emerge chiaramente che i cittadini si sentono sempre più minacciati dall’esterno, non ultimo da quando è iniziata l’invasione russa. E questo rende la paralisi sempre più inaccettabile.

La Brexit ha tradotto in realtà le motivazioni teoriche a favore dell’uscita dell’Ue e, se i vantaggi di questa scissione appaiono ancora estremamente incerti, i costi sono fin troppo evidenti.

Se dunque la paralisi e l’uscita dall’Ue appaiono poco allettanti, i costi relativi di un’integrazione ulteriore appaiono minori.

Non potremo creare la capacità operativa dell’Ue senza rivedere l’assetto fiscale europeo. In conclusione, la guerra in Ucraina ha ridefinito profondamente la nostra Unione, non soltanto nella sua appartenenza o nei suoi obiettivi condivisi, ma anche nella consapevolezza che ha creato: il nostro futuro è interamente nelle nostre mani.

Traduzione di Anna Bissanti
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
Avatar utente
zampaflex
Messaggi: 12805
Iscritto il: 25 ago 2010 15:26
Località: Brianza

Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 14 lug 2023 09:17

Aggiornamento macro, veh, che ogni tanto serve

Banca d`Italia ha pubblicato i dati sul settore bancario aggiornati a maggio 2023. Si evidenzia:
(i) una certa resilienza dei prestiti che, seppur in calo su base annuale (-1.2% YoY, con famiglie +0.8% e corporate -2.9%), risultano sostanzialmente stabili MoM;
(ii) depositi aggregati in flessione -0.8% MoM e -4% YTD;
(iii) ulteriore incremento dello spread attivo-passivo, che passa da 3.06% di aprile a 3.10% (1.64% a maggio 2022), a fronte di un Euribor 3M che è incrementato di c.20bps MoM (spread commerciale +7bps MoM a 3.44%).

- Tassi
Il tasso medio ponderato sui prestiti si è attestato a 4.11% (in aumento di ca. 196bps YoY e 10bps MoM). Il mese non ha mostrato ancora aumenti rilevanti del costo dei depositi (0.67%, +3bps MoM), così come del costo medio del passivo (1.02%, +7bps MoM), confermando un pass-through ancora limitato
Continuiamo a ritenere tuttavia che, alla luce di forme di impiego della liquidità più profittevoli (e.g., BTP Valore emesso a giugno non ancora riflesso nei dati), il trend di incremento dello spread commerciale possa stabilizzarsi nei prossimi mesi.

- Volumi
Maggio mostra, al pari di aprile, un ulteriore rallentamento nei volumi su base annuale, seppur sostanzialmente stabili MoM. I volumi sono in calo YoY per il secondo mese di fila (-1.2% YoY vs. -0.5% ad aprile), con prestiti a famiglie in ulteriore rallentamento (+0.8% YoY vs. +1.4% YoY ad aprile). Accelera invece la contrazione dei prestiti a società non finanziarie (-2.9% YoY, da -1.9% YoY ad aprile).
Sul funding, maggio ha mostrato deflussi sui depositi totali (> € -20bn, -0.8% MoM e -4% YTD). Come atteso, la diminuzione è più accentuata lato imprese (ca. € -12.8bn, -2.6% MoM vs. famiglie € -7.2bn -0.6% MoM).
Come prevedibile, alla luce della bassa remunerazione sui conti correnti, su questa categoria si sono concentrati i maggiori deflussi (€ -24.7bn MoM), mentre i depositi a breve termine sono risultati in crescita di € 5.6bn (+8% MoM). Anche nei prossimi mesi rimarrà da monitorare l`evoluzione della base depositi per capire quanto velocemente avverrà il pass-through dell`incremento dei tassi lato passivo.
Non progredi est regredi
Avatar utente
zampaflex
Messaggi: 12805
Iscritto il: 25 ago 2010 15:26
Località: Brianza

Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 14 lug 2023 14:26

Non progredi est regredi
Avatar utente
zampaflex
Messaggi: 12805
Iscritto il: 25 ago 2010 15:26
Località: Brianza

Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 16 lug 2023 13:03

Non progredi est regredi
Avatar utente
Trabateo
Messaggi: 1062
Iscritto il: 10 mar 2022 17:57
Località: Milano

Re: Diario economico

Messaggioda Trabateo » 16 lug 2023 13:14

zampaflex ha scritto:https://formiche.net/2023/07/cina-debito-sviluppo-africa/

La crisi si avvicina


Crisi economiche = guerre
Materie prime, acqua, predominio, etc, etc, etc
Questa volta non si salva nessuno...forse, as usual, gli Svizzeri :mrgreen:
Un passo alla volta, un respiro alla volta.
Tanto se non sopravvivi alla pallottola più vicina alla fronte, non devi preoccuparti di quella dopo...
Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 16 lug 2023 21:11

I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 23 lug 2023 23:47

l'unica cosa buona del governo Meloni è la politica estera

https://www.repubblica.it/economia/2023 ... 408726044/
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
maxer
Messaggi: 6052
Iscritto il: 10 lug 2017 10:38
Località: emisfero boreale

Re: Diario economico

Messaggioda maxer » 24 lug 2023 00:30

tenente Drogo ha scritto:l'unica cosa buona del governo Meloni è la politica estera

https://www.repubblica.it/economia/2023 ... 408726044/

...
sempre più tappetini di Biden, in tutto : purtroppo, siamo sempre di più una colonia USA, continuando a non contare un caxxo nel mondo, nonostante gli esultanti annunci propagandistici

il peggio è che ne siamo contenti e orgogliosi di esserlo, con la speranza di ricavarne in futuro dei benefici (che non verranno)

italietta siamo stati, italietta siamo, italietta saremo
...
carpe diem 8)
Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 24 lug 2023 09:42

maxer ha scritto:
tenente Drogo ha scritto:l'unica cosa buona del governo Meloni è la politica estera

https://www.repubblica.it/economia/2023 ... 408726044/

...
sempre più tappetini di Biden, in tutto : purtroppo, siamo sempre di più una colonia USA, continuando a non contare un caxxo nel mondo, nonostante gli esultanti annunci propagandistici

il peggio è che ne siamo contenti e orgogliosi di esserlo, con la speranza di ricavarne in futuro dei benefici (che non verranno)

italietta siamo stati, italietta siamo, italietta saremo
...


quindi meglio essere tappetino della Cina?
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
Avatar utente
zampaflex
Messaggi: 12805
Iscritto il: 25 ago 2010 15:26
Località: Brianza

Re: Diario economico

Messaggioda zampaflex » 24 lug 2023 10:59

maxer ha scritto:
tenente Drogo ha scritto:l'unica cosa buona del governo Meloni è la politica estera

https://www.repubblica.it/economia/2023 ... 408726044/

...
sempre più tappetini di Biden, in tutto : purtroppo, siamo sempre di più una colonia USA, continuando a non contare un caxxo nel mondo, nonostante gli esultanti annunci propagandistici

il peggio è che ne siamo contenti e orgogliosi di esserlo, con la speranza di ricavarne in futuro dei benefici (che non verranno)

italietta siamo stati, italietta siamo, italietta saremo
...


Tertium non datur, ricorda.
O Occidente o oriente.
La Cina è il nuovo blocco sovietico.
Non progredi est regredi
Avatar utente
tenente Drogo
Messaggi: 28289
Iscritto il: 06 giu 2007 11:23
Località: Roma
Contatta:

Re: Diario economico

Messaggioda tenente Drogo » 26 lug 2023 22:54

sorpresa!

l'Italia è uno dei paesi con la minore disparità di distribuzione della ricchezza

Immagine
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com

Torna a “La piazza dei forumisti”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 342 ospiti