tenente Drogo ha scritto:Il sol dell'avvenire
Nonostante un finale con implausibile - e un po' ridicolo - controfattuale storico, nonostante la stucchevole accumulazione delle ossessioni personali del regista, nonostante l'insopportabile recitazione del regista-protagonista, è un bel film.
E quando Moretti si libera dei suoi tic e delle sue zavorre ideologiche è anche capace di girare una scena straordinaria da mozzare il fiato, quella dei giovani che si lasciano nel traffico di una Roma anni '70.
Parto da qui per dire un paio di cose veloci.
La cifra etica di Moretti è sempre stata l'essere controtempo - rubo un pensiero a Cappellini su Repubblica - rispetto al proprio tempo, intendo quello originario, che però oggi non c'è più. Quello che rimane, allora, è la capacità di essere critici rispetto all'oggi, che sono le piattaforme e il brutto cinema, ad esempio, ma ognuno può metterci del proprio.
Certo, tutto è filtrato attraverso le nevrosi del protagonista Giovanni, ma lì è necessario fare un atto di fede e volersi prendere tutto il pacchetto, compresa la copertona di Sogni d'oro o il piede pantofolato.
Io, da nevrotico a mia volta, me lo prendo volentieri.
Poi c'è il Moretti politico (ma uso il termine in senso molto lato, andare alla ricerca del partito votato è secondo me esercizio futile) che trova la sua massima espressione nel finale, talmente impossibile (volutamente impossibile) da essere amarissimo e al contempo talmente personale da portarmi al pianto (contenuto, eh, perchè non ero in prima fila).