COVID—19

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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 07 gen 2021 12:43

Vaccino Pfizer. La seconda tranche destinata all’Italia doveva arrivare ieri.
Ne sono state consegnate 215 mila dosi, meno della metà. Le altre 224 mila dovrebbero arrivare oggi. Salvo nuovi slittamenti. Con la macchina della campagna vaccinale che gira ancora a mezzo servizio, almeno in buona parte del Paese,
non è un problema. Ma quando il ritmo salirà ancora un ritardo del genere potrebbe essere un guaio perché rischierebbe di creare un buco.
Poi c’è il sospetto, preoccupante. Pfizer non ha comunicato in anticipo che la fornitura non era completa. Non lo ha detto al governo italiano e nemmeno alla Dhl, che materialmente trasporta le dosi. Lo stesso è avvenuto negli altri Paesi europei che assieme all’Italia si dividono la fornitura comunitaria. C’è chi pensa che Pfizer possa aver girato ad alcuni Paesi extra europei
parte delle dosi previste inizialmente per l’Ue. E che abbia messo nel conto anche le eventuali sanzioni che dovrebbe pagare in caso di ritardo conclamato. Il tutto grazie a un prezzo ancora più alto, rispetto a quello del contratto Ue, che questi Paesi potrebbero aver pagato. Per ora è solo un sospetto che circola in Europa. In caso di nuovi ritardi potrebbe diventare qualcosa
di più.
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 11 gen 2021 12:08

Studio lussemburghese

A currently in peer-review study by a team of researchers has found that mass testing reduced positive coronavirus cases by 39.1%. Mandatory testing would have increased this figure to 41%.
Furthermore, the paper finds that without mass testing Luxembourg's ICUs would have been 45.9% fuller than were now the case.

Researchers looked at 850 people testing positive in the Large Scale Testing programme between 27 May and 15 September. Only 567 people indicated that they had felt symptoms, indicating that roughly one third did not. Based on contact tracing, data revealed that a symptomatic person on average infects 0.7 people, whereas a asymptomatic person infects 0.6 people. The authors therefore concluded that asymptomatic cases posed a "significant transmission risk" and that the LST programme aided in reducing contacts.

11.4% of cases resulted from individuals working in the service sector, 8.6% in hospitality and 6.6% in construction.
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 13 gen 2021 20:11

Coronvirus, lo studio sui contagi tra i ragazzi quando le scuole superiori erano aperte

Come è maturata la decisione della Lombardia di tenere chiuse le scuole superiori fino al 24 gennaio? Se il presidente della giunta Attilio Fontana ha dichiarato che vi era un forte rischio che la Regione finisse in zona rossa, i dati emersi durante la riunione di giovedì scorso tra la giunta e il comitato tecnico-scientifico regionale fanno emergere un rapporto diretto tra l'andamento dei contagi Covid presso gli adolescenti e la chiusura delle scuole. Lo rivela l'agenzia Dire.

Il documento è stato redatto da un gruppo di lavoro dell'Associazione italiana di epidemiologia: viene mostrato l'andamento dei contagi per fasce d'età dal 21 settembre al 20 dicembre 2020. Nella fascia d'età 14-18 anni, in Lombardia, il numero di positivi al Covid pare aumentare esponenzialmente durante il mese di ottobre, quando le scuole superiori avevano ripreso regolarmente le lezioni in presenza. Tra il 12 e il 18 ottobre, i contagi sono circa 300 ogni 100 mila abitanti. All'inizio di novembre diventano più di 600 ogni 100 mila abitanti. Poi, inizia la discesa che coincide con la ripresa della Dad alle superiori e con l'istituzione della zona rossa su tutto il territorio lombardo. A fine novembre i positivi nella fascia d'età tra i 14 e i 18 anni sono 200 ogni 100 mila abitanti.

Naturalmente non è possibile certificare quando e dove questi ragazzi si siano contagiati (se a scuola, sui mezzi di trasporto o durante le altre attività che in quel periodo erano consentite), ma il dato di fatto è che in quella fascia d'età il virus si diffonde sensibilmente. «Si deve ancora lavorare sui trasporti per poter riaprire le scuole», il commento (riportato dalla Dire) di Guido Marinoni, presidente dell'Ordine dei medici di Bergamo e membro del Comitato tecnico scientifico della Regione.
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 18 gen 2021 20:26

Articolo divulgativo sulla storia delle epidemie

https://scienze.fanpage.it/come-sono-finite-le-pandemie-del-passato/
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Re: COVID—19

Messaggioda Tex Willer » 19 gen 2021 10:17

Ottima l'idea della Moratti di previlegiare nelle vaccinazioni le Regioni con il PIL più alto. Un esordio in Regione all'altezza delle aspettative 8)
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 19 gen 2021 10:32

La caccia impossibile alla variante inglese - Spunta un focolaio anche sulla Maiella
Trentasei positivi in un borgo, e in Abruzzo è boom di ricoveri
“Il nuovo ceppo può far salire i contagi di otto volte in un mese”

Nel bar di Guardiagrele, ottomila
abitanti sulla Maiella, il proprietario
è sempre stato bene. A tutto pensava,
alla vigilia di Natale, tranne
che alla variante inglese del Covid.
Come mai proprio lui sia diventato
il capostipite del più grande focolaio
italiano resta dunque un mistero.
«Ha fatto il tampone il 18 dicembre.
L’abbiamo sequenziato e abbiamo
trovato che apparteneva al ceppo
inglese» spiega Nicola D’Alterio, direttore
dell’Istituto zooprofilattico
sperimentale di Abruzzo e Molise.
Da allora, altri 35 campioni di Guardiagrele,
per un totale di 65 nella
provincia di Chieti, si sono rivelati
appartenenti al ceppo britannico.
«Nessuno ha avuto legami con l’Inghilterra.
Non sappiamo spiegarci
come la variante sia arrivata fin
qui» allarga le braccia D’Alterio.
Ieri l’Abruzzo ha vissuto il più ripido
aumento dei ricoveri delle ultime
due settimane. Il 18 dicembre a
Guardiagrele c’erano 22 positivi. Ieri
erano 111 e uno screening completo
degli abitanti per frenare il focolaio
è in corso. Ma attribuire la colpa
alla variante inglese è prematuro,
avverte D’Alterio: «In paesi così piccoli,
dove tutti sono in contatto con
tutti, è impossibile attribuire in modo
diretto l’aumento dei contagi alla
variante».
Di certo, con la variante inglese,
chi cerca trova. Dieci casi in Puglia a
partire dal 21 dicembre, dove l’Istituto
zooprofilattico di Puglia e Basilicata
ha condotto uno screening fra i
viaggiatori dal Regno Unito nel periodo
delle feste. «Otto erano tornati
dalla Gran Bretagna, due erano loro
contatti. Il focolaio ha riguardato
soprattutto il Salento» spiega Antonio
Parisi, responsabile della sezione
di genetica che ha sede a Putignano.
Anche l’Istituto zooprofilattico
di Torino ha avuto il suo caso: «Una
ragazza di 27 anni tornata dalla
Gran Bretagna il 20 dicembre» spiega
il direttore Angelo Ferrari. «Stiamo
esaminando altri casi sospetti».
In Piemonte l’esame delle varianti è
iniziato il primo gennaio. Altri Istituti
zooprofilattici, fra i 10 esistenti in
Italia, si stanno organizzando per
monitorare le mutazioni in circolazione.
«In Puglia e Basilicata — spiega Parisi
— la variante dominante resta
quella spagnola, che è arrivata con
il turismo quest’estate e ha soppiantato
le altre».
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 19 gen 2021 12:17

Analisi sulla variante inglese, che mostra quanti pericoli in più generi

https://www.epsilontheory.com/the-ireland-event-2/
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Re: COVID—19

Messaggioda tenente Drogo » 19 gen 2021 13:54

la Moratti dice che è stata fraintesa
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
(Sam Fuller, a proposito di "The Steel Helmet")

http://fortezza-bastiani.blogspot.com
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 19 gen 2021 15:26

tenente Drogo ha scritto:la Moratti dice che è stata fraintesa


Che faccia di tolla, direbbero a Milano. Possiamo tranquillamente usare un'altra five-letter word, però.
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Re: COVID—19

Messaggioda gianni femminella » 21 gen 2021 10:49

zampaflex ha scritto:Articolo divulgativo sulla storia delle epidemie

https://scienze.fanpage.it/come-sono-finite-le-pandemie-del-passato/


È una tesi di cui avevo letto a inizio pandemia. La stanchezza generale che ha preso un po' tutti mi sembra ne sia un parziale conferma.
Roma, fecisti patriam diversis gentibis unam
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 21 gen 2021 11:53

Da Israele arriva l'informazione che, stando all'esperienza finora fatta sul loro milione e passa di vaccinati, la prima dose dello Pfizer induce protezione solo più o meno in un terzo dei casi. Dimostrazione che la seconda dose nei tempi previsti è necessaria.
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Re: COVID—19

Messaggioda maxer » 24 gen 2021 09:15

..... Trucco Trentino “Così spariscono metà dei positivi”

“Il sistema funziona così: 1) cerco i positivi con i tamponi rapidi antigenici; 2) li lascio aspettare più di una settimana prima di chiamarli a fare il molecolare; 3) se risultano negativi, spariscono dalle statistiche; 4) se positivi non li metto nel conto della settimana corrente perché come data di diagnosi considero quella del tampone rapido e li classifico come ’arretrati’”.
È il trucco attribuito alla Provincia di Trento dal professor Davide Bassi, fisico ed ex rettore della locale università. I contagi “arretrati” non rientrano nel monitoraggio settimanale che assegna i colori.
Così il Trentino è giallo anche con le terapie intensive intasate (51%, il dato più alto d’Italia). “Nella settimana conclusa il 10 gennaio, su 1.471 ‘nuovi’ contagi, solo 624 si riferivano alla settimana considerata e ben 847 erano arretrati”, spiega Bassi. Fino al 17 Trento ha comunicato 1.433 casi giorno per giorno ma poi solo 710 all’Istituto superiore di sanità. Per altre Regioni la differenza è minore. Il presidente leghista Maurizio Fugatti e il suo staff non rispondono. “Non mi hanno smentito”, dice Bassi.
Al ministero dicono: “Fatta verifica: non è così chiaro” .....
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 24 gen 2021 18:15

Al Fatto si prendono la briga di smontare la strumentale e vergognosa polemica dei cialtroni al governo della Lombardia riguardo ai numeri inviati al Ministero della Salute:

La storia della zona rossa che non lo era inizia il 13 gennaio. Ma a leggere tra le righe della polemica, il destino era già scritto da tempo: prima o poi l’incidente costato una settimana di serrata generale per 10 milioni di lombardi sarebbe arrivato. Il 13 gennaio è un mercoledì, nelle ore successive dall’Istituto Superiore di Sanità inviano i dati del monitoraggio alle Regioni per ottenere il ‘check’ sui dati che determineranno la zona in cui finiranno i territori. Di fronte all’indice Rt a 1,4, calcolato sulla base dei numeri forniti da loro stessi, i funzionari del Pirellone rispondono con un silenzio-assenso. Nessuna contestazione. Solo dopo, chiarisce il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, la “Lombardia ha richiesto un ricalcolo dei dati”. Così due giorni dopo, venerdì 15, il ministro della Salute Roberto Speranza firma l’ordinanza che sposta in in zona rossa per due settimane la regione più popolosa d’Italia, quella che secondo la neo-assessora al Welfare e vice-presidente Letizia Moratti deve avere un “occhio di riguardo” perché spinge il Pil italiano.

Il database inviato dalla Lombardia il 13 gennaio
La decisione viene presa sulla base dei numeri che da Palazzo Lombardia sono stati inviati a Roma: nel database caricato figurano 501.902 casi, di cui 419.362 hanno una data di inizio sintomi. Tra questi, scrive l’Istituto superiore di sanità, 185.292 hanno anche “segnalato uno stato sintomatico (qualunque gravità)” o questa informazione è “assente”. Negli altri 234.070 casi è stato dichiarato uno stato “asintomatico” o c’è una notifica di “guarigione-decesso senza indicazione di stato sintomatico” precedente. I primi (185.292) rispondono ai criteri per essere inclusi nel calcolo dell’Rt, i secondi (234.070) no. Tra i 185.292, al 13 gennaio, ci sono 14.180 casi con data inizio sintomi nel periodo 15-30 dicembre, quindi gli unici da considerare per il calcolo dell’Rt nel periodo di riferimento del monitoraggio. È sulla base di questi casi che l’indice risulta di 1,4 e la Lombardia finisce in zona rossa.

La reazione di Fontana e Moratti, dalla ‘punizione’ al Tar
La Regione si agita. Attilio Fontana dice subito che si tratta di una “punizione che non meritiamo” e che “c’è qualcosa che non funziona nei conti”. Appena quattro giorni prima, l’11 gennaio, il governatore aveva detto: “Ci stiamo sicuramente avvicinando alla zona rossa, peggiorano tutti i parametri”. Viene chiesta una sospensione della zona rossa per riesaminare i dati e annunciato un ricorso al Tar del Lazio, poi presentato il 19 gennaio. “Mi auguro davvero – dice Fontana – che presto possa riunirsi di nuovo il tavolo di confronto con le regioni per rivedere, con il ministro Speranza, i parametri di riferimento”. Parametri che la Lombardia, come tutte le altre Regioni, ha avallato negli scorsi mesi. Quella del Pirellone è un’escalation di attacchi: “La Lombardia non merita la zona rossa. Indubbiamente il rischio per la regione è di fermarsi, di fermare il lavoro, le attività e la vita sociale. Per questo con il presidente Fontana abbiamo ritenuto di voler presentare un ricorso, per uscire dalla zona rossa”, dice Moratti nelle ore in cui vengono chiamati in causa i giudici amministrativi.

Il nuovo invio di dati: così crolla l’indice Rt
Il 20 gennaio la Regione Lombardia invia l’aggiornamento del suo database. Un’operazione di routine, che avviene tutte le settimane. Però, mette nero su bianco l’Iss, nel nuovo set di dati “si constata anche una rettifica dei dati relativi anche alla settimana 4-10 gennaio 2021″. Tra i casi presenti sia nel database inviato il 13 gennaio che nell’aggiornamento sono cambiate alcune cose. Innanzitutto: “Il numero di casi in cui è indicata una data inizio sintomi è diminuita (da 419.362 a 414.487)”. Quindi: “Il numero di casi con una data inizio sintomi e in cui sia segnalato uno stato sintomatico (qualunque gravità) o sia assente questa informazione (inclusi dal calcolo Rt) è diminuito (da 185.292 a 167.638)”. Ancora: “Il numero di casi con una data inizio sintomi e in cui sia dichiarato uno stato asintomatico o vi sia notifica di guarigione-decesso senza indicazione di stato sintomatico precedente (esclusi dal calcolo Rt) è aumentato (da 234.070 a 246.849)”. Non si tratta di scostamenti di poco conto, perché scrivono dall’Istituto superiore di sanità “questi cambiamenti riducono in modo significativo il numero di casi che hanno i criteri per essere confermati come sintomatici e pertanto inclusi nel calcolo dell’Rt basato sulla data inizio sintomi dei soli casi sintomatici”. I 14.180 casi sintomatici con data inizio sintomi nel periodo 15-30 dicembre 2020 che erano presenti nel database inviato 13 gennaio – e quindi una settimana prima determinanti per definire un Rt di 1,4 – sono diventati 4.918 nell’aggiornamento del 20 gennaio. Con 9.262 casi in meno da conteggiare, l’indice ‘crolla’ a 0,88.

Lo spettro evocato dal Pirellone: “L’algoritmo non funziona”
Si arriva così a venerdì, il giorno spartiacque. Il Tar fa slittare a lunedì 25 la pronuncia sulla sospensiva chiesta dalla Lombardia. Nel frattempo però la cabina di regia, riunita per riassegnare i colori alle Regioni, prende in esame anche il caso Lombardia. In teoria la regione dovrebbe rimanere nella stessa fascia per un’altra settimana, visto che il periodo di assegnazione dura 14 giorni. Ma alla luce del ricalcolo, il nodo deve essere sciolto. E arriva la decisione: l’indice Rt giusto è 0,88 e quindi torna in arancione. A riunione in corso, Fontana già attacca: “La Lombardia deve essere collocata in zona arancione – scrive su Twitter – Lo evidenziano i dati all’esame della Cabina di regia, ancora riunita. Abbiamo sempre fornito informazioni corrette. A Roma devono smetterla di calunniare la Lombardia per coprire le proprie mancanze”. L’accusa è gravissima, ma è solo l’inizio. Tra venerdì sera e sabato, i vertici del Pirellone alzano i toni. Moratti: “Nessuna rettifica, a seguito di un approfondimento relativo all’algoritmo dell’Iss, abbiamo inviato la rivalorizzazione dei dati”. Ancora Fontana: “Malfunzionamento dell’algoritmo”. Sempre Fontana: “Problema con algoritmo che calcola Rt anche per altre regioni? Probabile ma non mi interessa”. La Lombardia avanza quindi l’ipotesi che l’intero sistema sul quale si basano le restrizioni sia ‘falsato’. Il direttore generale dell’assessorato al Welfare, Marco Trivelli, afferma: “Il meccanismo di calcolo complessivo delle Rt non è noto, non è trasparente”. In realtà l’Iss ha pubblicato il metodo di calcolo già da tempo e fornito il software alle Regioni lo scorso 8 giugno. Sostiene che l’inserimento di un valore nel campo ‘stato clinico’ (quello che ha contribuito a ridurre di 9.262 i casi da considerare ai fini del calcolo dell’indice Rt, ndr) sia “facoltativo” e che l’Iss abbia chiesto di “inserire un valore convenzionale di stato sintomatico”. E ancora: “Abbiamo trasmetto dati identici a quelli della settimana precedente con la sola integrazione di questo valore convenzionale indicato dall’Iss e abbiamo manifestato la nostra perplessità tecnica”.
Fontana: “Problema con algoritmo che calcola Rt anche per altre regioni? Probabile ma non mi interessa”
Vedi Anche
Fontana: “Problema con algoritmo che calcola Rt anche per altre regioni? Probabile ma non mi interessa”

La replica dell’Istituto: “Tutti sanno come si calcola l’Rt”
Speranza tiene il punto ribadendo che la Regione Lombardia ha “trasmesso dati errati” propedeutici al calcolo del Rt e li ha “successivamente rettificati”. Il riferimento è a quei 9.262 casi che per come erano stati classificati il 13 gennaio dai funzionari del Pirellone dovevano rientrare nel calcolo facendo schizzare l’indice Rt, mentre con la “rettifica” di una settimana erano da escludere dal conteggio. Ma il livello della polemica si è ormai alzato. Adombrare un “malfunzionamento” dell’algoritmo, una mancanza di trasparenza, spinge l’Istituto superiore di sanità a prendere posizione: “L’algoritmo è corretto, da aprile non è mai cambiato ed è uguale per tutte le Regioni che lo hanno utilizzato finora senza alcun problema – scrive l’Iss – Questo algoritmo e le modalità di calcolo dell’Rt sono state spiegate in dettaglio a tutti i referenti regionali perché lo potessero calcolare e potessero verificare da soli le stime che noi produciamo, ed è perciò accessibile a tutti”. Tradotto: la Regione è a conoscenza del meccanismo di calcolo, nessuna ombra. Quindi si torna al 13 gennaio, quando l’indice era risultato 1,44 sulla base dei dati forniti dalla Lombardia. Si tratta di un dato che, prima della firma delle ordinanze, viene inviato alle Regioni, chiarisce l’Istituto: “Lo ricevono con richiesta di verifica e validazione con un criterio esplicito di silenzio assenso”. E sottolinea: “La Regione Lombardia non ha finora mai contestato questa stima”.

E l’attacco: “Anomalie nei dati lombardi, segnalate più volte”
Quindi si entra nello specifico: “La Lombardia ha segnalato dall’inizio dell’epidemia nell’ultimo periodo una grande quantità di casi, significativamente maggiore di quella osservata in altre regioni, con una data di inizio sintomi a cui non ha associato uno stato clinico e che pertanto si è continuato a considerare inizialmente sintomatici”. Una “anomalia”, attacca l’Iss, “segnalata più volte” alla Regione. Quindi conclude: “Solo a seguito della rettifica del dato relativo alla data inizio sintomi e dello stato clinico dei casi già segnalati, avvenuta con il caricamento dati del 20 gennaio, con una corretta identificazione dei casi asintomatici da parte della Regione Lombardia, su loro richiesta, sono state ricalcolate le stime di Rt realizzate la settimana precedente”. In un’intervista a Repubblica, il presidente dell’Istituto, Silvio Brusaferro, è costretto a ribadire: “Sono stati loro a contattarci per chiedere di fare approfondimenti su alcuni indicatori. Gli abbiamo dato alcune informazioni assieme alla Fondazione Kessler”. Venerdì mattina, insiste Brusaferro, “hanno scritto una mail al ministero e all’Istituto per chiedere di ricalcolare l’Rt della settimana precedente. Ripeto: il ricalcolo ce lo ha chiesto la Regione Lombardia”. Le polemiche “non sono accettabili e non mi sono proprie – conclude il numero uno dell’Iss – L’Istituto è l’organo tecnico scientifico a servizio del servizio sanitario e dell’intero Paese”.
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Re: COVID—19

Messaggioda maxer » 24 gen 2021 20:43

..... e questa è la novità della giornata in Trentino (capitolo 2) :

Pasticcio Covid in Trentino, non conteggiati 30 morti in due Rsa tra novembre e dicembre

La Provincia: “Effetto dei periodici controlli che l’Azienda sanitari effettua nella contabilizzazione dei casi gestiti nelle Rsa”.


Nel rapporto della Provincia si specifica che
“A seguito di una periodica verifica interna dei dati sui decessi attribuibili a COVID-19, in data odierna sono stati conteggiati e comunicati formalmente al Ministero della Sanità 30 decessi avvenuti in due RSA nei mesi di novembre e dicembre 2020 e finora non conteggiati
La Task Force inoltre aggiunge che “Il confronto periodico con le Direzioni Sanitarie delle RSA della Provincia garantisce la corretta gestione dei casi e gli eventuali aggiustamenti delle cause di decesso al pari di quanto avviene per le altre realtà nazionali responsabili della trasmissione dei dati. Questa comunicazione non modifica la realtà delle valutazioni settimanali rappresentate nei Report settimanali a cura della Cabina di Regia Nazionale”

Beh, solo trenta ! :mrgreen:

E si continua ad essere in zona gialla, sereni e protetti dal nostro grande presidente Fugatti .....
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Re: COVID—19

Messaggioda mennella » 26 gen 2021 20:29

Confermo le impressioni trentine di Maxer.

Anche a me, e a diversi colleghi, e' capitato di aspettare tanti giorni senza che succedesse nulla.
Nel mio caso era un falso allarme e non potendo aspettare ho risolto con un test rapido.
Ma a colleghi con conviventi positivi e' anche capitato di dover aspettare 10gg per fare un tampone.

Presumo che di "magagne" e trucchi ce ne siano tanti in giro per le diverse Regioni.
Ma in effetti ci sono molti trentini che si dicono stupiti della fascia gialla.
mavis59 [ agosto 2003 ]
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Re: COVID—19

Messaggioda maxer » 27 gen 2021 00:41

COVID IN TRENTINO ((capitolo 3)

I dati "reali" del contagio in Trentino: solo a novembre 13.300 positività mai comunicate

I positivi sono praticamente il triplo di quelli che ci avevano detto

# "Da mesi le opposizioni in Consiglio Provinciale (ma anche Sindacati, Associazioni e privati cittadini) chiedono «i dati reali» del contagio in Trentino. Da mesi Fugatti e l’ assessore Segnana dribblano la domanda (come ha fatto l’ assessore la settimana scorsa in Consiglio Provinciale “sorvolando” sulla domanda numero 7 dell’ interpellanza).

Oggi possiamo averne un’ idea: sono almeno 13.300 i casi di positivi «fantasma» registrati nel corso del mese di novembre in Trentino. Il dato è ufficiale, nel senso che arriva direttamente dall’ Azienda sanitaria, ma non ufficializzato, nel senso che nessuno dell’ Azienda sanitaria ha mai voluto renderlo pubblico.

La questione è sempre quella dei tamponi antigenici rapidi, la cui positività non veniva resa pubblica - né comunicata a Roma - dalla Provincia. C’ erano state le richieste della politica, di Sindacati e Associazioni, dell’ Ordine dei medici e degli infermieri, perfino una raccolta firme. Ma niente da fare, quel numero era rimasto un grande buco nero.

Chiariamo: si tratta di persone che sono state tutte isolate, che non hanno contribuito alla diffusione “incontrollata” del virus, e che sono state seguite e curate dalla macchina sanitaria trentina, la stragrande maggioranza a casa, visto che chi andava negli Ospedali un molecolare di conferma in tempi stretti spesso lo faceva. Ma il punto era un altro, ovvero la trasparenza e la chiarezza.

Nel corso del mese di novembre, quindi, i positivi al molecolare di cui siamo stati informati sono stati 5.900. Ma a questi vanno aggiunti 13.300 trentini mai dichiarati e mai rientrati nelle tabelle ufficiali." #

(da 'L' Adige' del 26.01.2020)

Ci risiamo : ormai è chiaro che deve trattarsi di un vero e proprio atteggiamento della Lega (vedi Lombardia) nella conduzione assolutamente nebulosa e poco trasparente del conteggio e della trasmissione dei dati riguardanti il Covid

Per incapacità, incompetenza o per altre scelte molto meno trasparenti, su questo ognuno può avere la sua posizione personale e fare le sue ipotesi
Ma i numeri son questi e ormai sta succedendo troppo spesso

Fatto sta che per mesi le percentuali dell' occupazione dei posti in terapia intensiva e dei ricoverati gravi negli Ospedali sono fra le più alte fra tutte le Regioni, spesso in un poco invidiabile primo posto

Giornalmente il nostro grande presidente, il leghista Fugatti, si presenta in una Tv locale per rispondere a delle solite domandine facili fattegli dal solito unico giornalista, a cui risponde (anche con battutine in dialetto) sempre presentando i "suoi" numeri e con frasi tranquillizzanti, senza mai aver affrontato una conferenza stampa

Da due - tre giorni circola voce che la Provincia voglia chiedere di entrare addirittura in "zona bianca" ! .....
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 29 gen 2021 13:07

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Re: COVID—19

Messaggioda vinogodi » 19 feb 2021 23:00

...ma secondo voi, gli imbecilli che hanno deciso di mettere le regioni in arancione la domenica, moriranno fra atroci sofferenze per cause naturali o bisognerà sopprimerle per salvaguardare la salute pubblica?
Ente Nazionale Tutela dei Bevitori Capiscitori (EnTuBeCa) - Ministero della Cultura Enologica Popolare (MinCulEnPop)
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 20 feb 2021 19:52

Solo il tempo potrà dirci se tale scelta sia stata un eccesso di zelo piuttosto che una decisione preveggente.
Di sicuro i numeri in decisa crescita nell'ultima settimana e le folle accalcate ovunque non aiutano a stare tranquilli.
Visto che ormai è acclarato un rapporto matematicamente costante tra nuovi contagi e ospedalizzati/in intensiva / morti, si torna al dilemma di fondo: riaprire le attività chiuse al costo di un tot di vite umane, o cercare di preservarle?
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zampaflex
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 22 feb 2021 10:47

Interviene la Gabanelli per confrontare misure e risultati in Europa (sintesi: abbiamo patito tutti praticamente allo stesso modo).

La nostra vita quotidiana all’epoca del Covid-19, l’ingresso in zona rossa piuttosto che rimanere in giallo, è condizionata dalla risposta a un interrogativo su tutti: come fare a contenere i danni all’economia senza veder crescere il numero dei morti? A dodici mesi dallo scoppio dell’epidemia, proviamo a capire cosa è successo nei principali Paesi europei, dove ognuno ha fatto a modo suo. Ci aiuta a ricostruirlo l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) che ha messo in relazione il Pil con i decessi per milione di abitanti, e l’indice che misura quanto ogni Paese ha fatto per arginare la diffusione del virus, il Covid-19 Stringency Index dell’Università di Oxford. La scala va da 0 a 100, che è il valore massimo di rigore nell’adozione delle misure di contenimento. Gli indicatori presi in considerazione sono nove: dal divieto di spostamento, al blocco delle attività lavorative, fino alla chiusura delle scuole, restrizione delle manifestazioni e raccomandazione di restare a casa.

Il numero dei morti fra la fine di febbraio e maggio in Lombardia, dove in Europa il virus colpisce prima, è più di quattro volte superiore rispetto al resto d’Italia: 1.663 per milione di abitanti contro 366. Al di là di una gestione della pandemia che sicuramente avrebbe potuto essere migliore da parte della Sanità lombarda, questo dimostra che verosimilmente le altre Regioni hanno beneficiato del ritardo con cui sono state colpite grazie al lockdown totale dell’11 marzo, che rallenta in modo significativo la circolazione del virus fuori dalla Lombardia. E anche verso il resto d’Europa. Alla fine della prima ondata l’Italia ha l’indice di contenimento più alto (80), e conta 587 vittime per milione di abitanti. La Francia, indice 74 con 469 decessi; la Spagna 68, con 645 morti, Regno Unito 60, con 609 vittime. Lo stesso indice della Germania, che però ha solo 112 decessi. La Svezia, che ha adottato meno misure di tutti, indice 49, conta 571 vittime. In sostanza: gli altri Paesi hanno potuto permettersi di chiudere dopo e meno di noi, e a eccezione della Germania, che ha uno dei sistemi sanitari più robusti, il numero dei decessi è pressoché simile.

Nella seconda ondata il virus riprende forza ovunque più o meno contemporaneamente. Italia e Francia, che avevano chiuso di più la scorsa primavera, cercano soluzioni per limitare i danni all’economia; gli altri, che avevano fatto meno, stringono maggiormente per domare la curva dei contagi. Così da ottobre 2020 al 10 febbraio 2021 il rigore delle misure di contenimento tende ad allinearsi: Italia 74, Regno Unito 72, Spagna e Germania 70, Francia 66, Svezia 63 (ha di nuovo l’indice più basso, ma comunque in crescita rispetto alla prima ondata). Le misure dunque non sono molto diverse, a eccezione della scuola: da noi la didattica a distanza scatta già a partire dal 27 ottobre, mentre altrove l’istruzione non è stata toccata almeno fino a metà dicembre. Di conseguenza l’indice italiano è di nuovo il più alto, eppure contiamo 941 vittime per milione di abitanti. Certamente scontiamo i mancati investimenti sanitari negli anni passati e la popolazione leggermente più anziana, ma i numeri sono cresciuti ovunque: 650 in Germania, 762 in Francia, 672 in Svezia, 718 in Spagna. Ci supera solo il Regno Unito (1.077 vittime per milione), che però è stato travolto dalla contagiosissima variante inglese. Che cosa si può desumere da questo quadro?

Innanzitutto con la seconda ondata saltano i modelli dei Paesi che la scorsa primavera erano riusciti ad avere un numero di decessi contenuto senza chiusure rigide. Con l’autunno alla Germania il miracolo non riesce più, nonostante la potenza del suo sistema sanitario (investe, per abitante, il doppio rispetto all’Italia). Anche la Svezia decide di cambiare rotta. Durante la prima ondata erano state promulgate solo raccomandazioni confidando nei comportamenti dei cittadini, che però non sono stati così responsabili come il governo si aspettava, con un pessimo risultato rispetto a quello dei suoi vicini del Nord Europa, che hanno una struttura di società simile (densità di abitanti e famiglie piccole), ma hanno stretto di più. La Danimarca,
con un indice di contenimento a 58, riesce a fermarsi a 108 decessi per milione di abitanti e la Norvegia con un indice a 76 conta solo 49 morti per milione di abitanti. Stoccolma quindi comincia a stringere. Ciononostante, i decessi in Svezia nel corso della seconda ondata sono addirittura più alti che nel corso della prima: 672. È la dimostrazione che quando la curva del contagio cresce in modo esponenziale, e con focolai diffusi, non resta altra soluzione che adottare misure di contenimento più rigorose. Lo abbiamo visto anche in Italia con il caso del Veneto: dopo settimane in zona gialla per la buona tenuta degli ospedali, sotto Natale i contagi sono aumentati fino a 5mila al giorno. Sta di fatto che i decessi sono cresciuti ovunque:
chi più o meno è rimasto sugli stessi numeri della prima ondata è solo la Spagna.

Una spiegazione plausibile è che tutti i grandi Paesi europei temporeggiano fra i 20 e i 50 giorni prima di varare misure più rigide, con la ormai nota conseguenza: si alza il numero dei contagi e salta il tracciamento. Viceversa, la Spagna—pur pagando un bilancio di vittime elevato in termini assoluti — è l’unico Paese europeo tra quelli che abbiamo analizzato a essere intervenuto velocemente. Le misure scattano a livello locale entro 7-10 giorni dai primi segnali di innalzamento dei
casi. A fine luglio la curva si muove, e ai primi di agosto c’è una prima stretta. I contagi tornano poi a crescere a metà ottobre, e di nuovo la Spagna agisce rapidamente (il 21 ottobre). Infine, salgono nuovamente dalla seconda metà di dicembre, e ancora la Spagna potenzia le misure (dal 23 dicembre). Risultato: con il 10% in più di vittime soffre un po’ meno la forza della seconda ondata rispetto agli altri, nonostante sia stato il Paese dove il virus ha ripreso a correre già a luglio anziché a fine settembre.

Di conseguenza la Spagna è anche il Paese che perde di più anche in termini di Pil: -11% nel 2020. Italia -8,8, Francia –8,3, Regno Unito -9,9. Chi ha perso meno sono i Paesi che durante la prima ondata hanno fatto poco o nulla: Germania -5% e Svezia -2,9. Va sottolineato che, al contrario degli altri, sulla loro economia pesa meno il turismo (d’affari per alcuni, balneare per altri). L’11 febbraio la Cancelliera Angela Merkel fa mea culpa davanti al Bundestag: «Non siamo stati abbastanza attenti e veloci», ammette, aggiungendo che il secondo lockdown, scattato il 2 novembre in modo light, è stato rafforzato con troppo ritardo solo il 16 dicembre. Ora il suo obiettivo è di riportare i contagi a 50 ogni 100 mila abitanti,
soglia sotto la quale è possibile un monitoraggio efficace e il virus rallenta. Condizioni cruciali per non compromettere la campagna vaccinale. Sulla stessa linea anche Francia e Gran Bretagna che continuano il lockdown. E noi? Abbiamo capito che i risultati dipendono dalle misure, oltre che dalla qualità dei presidi che ruotano intorno e dai comportamenti delle persone, sui quali però possiamo confidare poco. Ebbene, con tutte le varianti in giro che stanno facendo impennare la velocità dei contagi, finora siamo stati qui a discutere.
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 22 feb 2021 14:25

Intanto pare che quei miserabili cialtroni della Regione Lombardia (di cui in questi casi viene voglia di dire, purtroppo faccio parte) siano riusciti ad usare solo il 16% delle 100.000 dosi di vaccino AstraZeneca ricevute. Perché? Perché non si sono ancora organizzati per scegliere le persone a cui iniettarle.
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Re: COVID—19

Messaggioda vinogodi » 22 feb 2021 14:47

zampaflex ha scritto:Intanto pare che quei miserabili cialtroni della Regione Lombardia (di cui in questi casi viene voglia di dire, purtroppo faccio parte) siano riusciti ad usare solo il 16% delle 100.000 dosi di vaccino AstraZeneca ricevute. Perché? Perché non si sono ancora organizzati per scegliere le persone a cui iniettarle.
Geniali.
...come le decine di migliaia di vaccini antinfluenzali buttati nel cesso ( fonte : medico di famiglia) perchè ormai inutilizzabili , quando a Natale ancora dovevano chiamare per le vaccinazioni, anche persone a rischio (mia moglie , vaccinata per l'epifania quando tutti gli anni veniva somministrato a fine ottobre ) ... ripeto : CIALTRONI!!!
PS: mia figlia , dentista praticante residente in Lombardia , quindi persona ad altissimo rischio COVID , chiamata solo ora per vaccinazione ... entro primi di Marzo . Il suo fidanzato, anch'esso dentista praticante ma residente in Emilia , chiamato a metà Gennaio... io dico , non per fomentare una becera e disdicevole violenza perchè lungi dal mio DNA , filosofia di vita , ecc , ecc , ecc ... una iniezioncina un poco letale , senza farli soffrire ma per eliminarli come pericolo pubblico , non si potrebbe? Mi offro volontario se qualcuno , parlo dei boia istituzionali chiamati a questa salutare opera pubblica, avesse qualche scrupolo morale ... 8)
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Re: COVID—19

Messaggioda zampaflex » 22 feb 2021 15:15

vinogodi ha scritto:
zampaflex ha scritto:Intanto pare che quei miserabili cialtroni della Regione Lombardia (di cui in questi casi viene voglia di dire, purtroppo faccio parte) siano riusciti ad usare solo il 16% delle 100.000 dosi di vaccino AstraZeneca ricevute. Perché? Perché non si sono ancora organizzati per scegliere le persone a cui iniettarle.
Geniali.
...come le decine di migliaia di vaccini antinfluenzali buttati nel cesso ( fonte : medico di famiglia) perchè ormai inutilizzabili , quando a Natale ancora dovevano chiamare per le vaccinazioni, anche persone a rischio (mia moglie , vaccinata per l'epifania quando tutti gli anni veniva somministrato a fine ottobre ) ... ripeto : CIALTRONI!!!
PS: mia figlia , dentista praticante residente in Lombardia , quindi persona ad altissimo rischio COVID , chiamata solo ora per vaccinazione ... entro primi di Marzo . Il suo fidanzato, anch'esso dentista praticante ma residente in Emilia , chiamato a metà Gennaio... io dico , non per fomentare una becera e disdicevole violenza perchè lungi dal mio DNA , filosofia di vita , ecc , ecc , ecc ... una iniezioncina un poco letale , senza farli soffrire ma per eliminarli come pericolo pubblico , non si potrebbe? Mi offro volontario se qualcuno , parlo dei boia istituzionali chiamati a questa salutare opera pubblica, avesse qualche scrupolo morale ... 8)


Ti basterebbe ripassare il Po, d'altronde sei nato in terra comunista! :D
Come ho già detto, la direzione presa dalla Regione Lombardia in tema sanità, anni fa, ci ha portato molto vicini al collasso. Hai bisogno di un triplo trapianto con carpiato? Lo facciamo subito, ça va sans dire, superbe! Devi fare una mammografia (o qualunque altra prestazione di base)? Calma, aspetta, tanto prima o poi ci arrivi...
Ma non c'è praticamente nessuno tra gli elettori dell'attuale maggioranza regionale che questo sfacelo lo abbia compreso pienamente e addebitato ai reali responsabili.
Moratti, quattro dichiarazioni quattro cialtronate mai viste. Roba da richiedere Gallera.
Che disgusto.
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Re: COVID—19

Messaggioda harmattan » 23 feb 2021 11:07

Immagine


A Casablanca stanno sempre avanti (a noi logicamente!). Tempo fa c'ero andato per un lifting :lol:
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lloyd142
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Re: COVID—19

Messaggioda lloyd142 » 23 feb 2021 19:18

harmattan ha scritto:Immagine


A Casablanca stanno sempre avanti (a noi logicamente!). Tempo fa c'ero andato per un lifting :lol:


Quello che e' preoccupante e' che il Brasile ci stia proprio dietro ... :? :lol: Sotomayorrrrr!!!!! Sciaubelloooo :mrgreen:
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