Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

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maxer
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda maxer » 22 lug 2020 00:44

..... a Prunella non sfugge mai niente ..... :)

Grazie, Prunella : almeno per una volta ti voglio ringraziare io
Così, perché mi sembri una persona molto garbata e gentile :wink:
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gianni femminella
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda gianni femminella » 22 lug 2020 07:09

Sbaglio o dalla lista mancano completamente i friulani?
Tranne uno che però risulta a 13,50.
Con tanti bianchi che fanno possibile che sforino tutti?
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda Alberto » 22 lug 2020 07:22

gianni femminella ha scritto:Sbaglio o dalla lista mancano completamente i friulani?
Tranne uno che però risulta a 13,50.
Con tanti bianchi che fanno possibile che sforino tutti?

No, tanti bianchi validi non sforano, è che in generale non se li fila più nessuno. :wink:
Should auld acquaintance be forgot, and never brought to mind?
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda gianni femminella » 22 lug 2020 08:26

Alberto ha scritto:
gianni femminella ha scritto:Sbaglio o dalla lista mancano completamente i friulani?
Tranne uno che però risulta a 13,50.
Con tanti bianchi che fanno possibile che sforino tutti?

No, tanti bianchi validi non sforano, è che in generale non se li fila più nessuno. :wink:


E allora parla :D
Roma, fecisti patriam diversis gentibis unam
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda tenente Drogo » 22 lug 2020 15:23

maxer ha scritto:..... a Prunella non sfugge mai niente ..... :)

Grazie, Prunella : almeno per una volta ti voglio ringraziare io
Così, perché mi sembri una persona molto garbata e gentile :wink:


è un nick meraviglioso
I comunisti mi trattavano da fascista, i fascisti da comunista.
Tutto questo ha aiutato il film.
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda maxer » 22 lug 2020 15:59

Vecchi liquori: il kitsch è la negazione della merda

by Andrej Bakunin - Discount or Die

" Uno degli argomenti che più mi perseguita nell’ultimo periodo è quello del “vecchio dentro”. Sarà che la maggior parte dei miei amici inizia, nemmeno troppo lentamente, a superare i trent’anni. Sarà che un mondo sempre più informatizzato e moderno porta, per contrasto, a sentirsi vetusti e âgée. Sarà che la forza centripeta dell’universo sta spingendo la mia generazione ai confini dell’impero. Costringendoli a una ritirata a tappe forzate simboliche composte da abitudini ricorrenti, vecchi film, vecchi dischi, vecchie letture, birrette sul divano e discorsi sui massimi sistemi. In ogni caso, qualunque sia la ragione di tutto ciò, devo dire che la locuzione “vecchio dentro” sta affollando le mie conversazioni. E lo sta facendo in una serie di declinazioni inaspettate. Declinazioni che passano dall’accusa, al coming-out, alla presa di coscienza, all’interrogazione filosofica e via discorrendo. Vorrei subito precisare che è una tematica trasversale. Una tematica che colpisce indistintamente amici e amiche e che, spesso, si risolve quasi con una rivendicazione gonfia d’orgoglio. «Sì, mi sento vecchio dentro e nemmeno cerco di nasconderlo!». Dopo il ventennio del giovanilismo imperante (e con un nuovo, drammatico, ventennio alle porte), chi mai avrebbe detto che avremmo sentito questa frase venir pronunciata con tale decisione. Quasi si trattasse dell’atto di accusa verso il mondo dell’ultimo dei giapponesi incastrato in un’isola deserta a combattere una guerra finita da decenni. Con la sola giustificazione che nessuno lo aveva avvisato che il “cessate il fuoco” era già stato sancito da un bel po’.

Per assurdo, credo che la colpa di tutto questo sia da ascrivere alla folle passione per il “futuro” che ci è stata instillata negli ultimi decenni. Dalla fine del secondo millennio in poi non c’è stato brand, politico, associazione para-religiosa, gruppo indie-rock, centro commerciale e via discorrendo, che non si sia sciacquato la bocca con la parola “futuro”. Sputacchiandola, poi, a destra e a manca per dimostrare come il progresso e la velocità degli avvenimenti necessitassero di uno sguardo sempre proteso in avanti. Ad acchiappare il futuro. A morderlo. Ad afferrarlo e ghermirlo. Insomma, tutto ciò che era passato non era nient’altro che un peso cui guardare con sospetto. Alla peggio, following the hipster way, qualcosa da scopiazzare e riadattare in chiave “modernista”. Con il rischio di trovarsi tra le mani qualcosa di completamente snaturato. Anzi, con il vanto che tale snaturamento fosse quasi un’invenzione di cui andare orgogliosi. Una sorta di metaphysical bug che, assorbito nel quotidiano, da spazio esclusivo (ovvero quello che ricercavano i veri hipster degli anni ’30) si trasformasse in regola. In sostanza il passato si proietta (svuotato di senso) nel futuro, assorbendo il senso di quest’ultimo. Il risultato è una sorta di vestito nuovo dell’imperatore: un ibrido senza capo né coda di un kitsch smisurato. E, come ricorda Kundera, il kitsch è la negazione della merda. Di negazione in negazione, inutile declinare ciò che resta.

Personalmente sono sempre stato più incuriosito dal passato piuttosto che dal futuro. Ciò non significa che manchi di una proiezione verso ciò che verrà, tuttavia ho sempre fantasticato su quanto avvenuto in decenni ben lontani dai miei. Cercando di capirlo. Forse interpretarlo. Subendone, insomma, un fascino propositivo e non claustrofobico. Prendere una boccata d’aria in una stanza impolverata a volte è ben più salutare che farlo in una fabbrica iper-moderna ma, allo stesso tempo, iper-inquinata. Mi è sempre piaciuto scartabellare vecchi libri o riviste. Cercare tra pile di dischi usati. Portare a casa giacche sbrindellate o cravatte inutilizzabili. L’ho sempre visto come lo scotto da pagare a un passato che trovo giusto venga ricordato. Un passato che, non credo in maniera poi così involontaria, ci viene invece intimato di dimenticare. Abbiamo aumentato lo spazio di archiviazione, ma non lo prendiamo in considerazione. Abbiamo accresciuto la nostra capacità di ricerca, ma ci affidiamo sempre agli stessi spider. Abbiamo moltiplicato le possibilità di riproduzione di qualsiasi oggetto (compreso l’oggetto d’arte), ma esasperiamo un consumo “mordi e fuggi” fattosi oramai insostenibile. Con la scusa della follia del futuro abbiamo perso la capacità di attendere. Il tempo, lungi dall’essere una risorsa, si è trasformato in una condanna. Rinascesse oggi, Proust si tirerebbe un colpo di rivoltella. O si farebbe un profilo Grindr, per cercare di ovviare all’assenza del materiale con la moltiplicazione dei corpi.

«Tutto questo pistolotto perché, Andreij? Ok, abbiamo capito la tua “passione” per il passato. La tua “ansia” per il futuro liofilizzato che ci viene venduto. Il tuo odio per l’hipsterismo dilagante. Le tue letture, o ascolti, o visioni o dio solo sa cosa, in salsa retrò. Ma spiegaci il perché di tutta questa prosopopea sproloquiante senza arte né parte! Cosa diavolo c’azzecca con l’arte di fare la spesa al discount? Cosa diavolo c’azzecca, insomma, con il motivo per cui si presuppone ti si stia leggendo? Perché, se così non è, ritornando alla tua passione per il passato ci viene da dire una sola cosa; ovvero l’incubo di ogni studente delle superiori: lei è andato fuori tema, signor Bakunin. E andare fuori tema, passato o presente o futuro, non è mai un buon biglietto da visita!»

Invece no, amici cari, perché il tema io ce l’ho ben fisso in mente. E necessitava di un’ampia introduzione per poter essere esplicitato in tutta la sua forza passatistica e rivoluzionaria. Affatto revanscista. Tutt’altro che reazionaria. Il tema, dicevo, io ce l’ho ben chiaro in testa, ed è un tema che mi è molto caro. E poco importa se ciò di cui andrò a parlare non si trova in tutti i discount dell’universo (anzi, con buona pace di molti, mi sa che alcuni di quei prodotti non si trovano nemmeno più nell’universo mondo). Poco importa se non si tratta dell’ultima scoperta in fatto di Birre Ignoranti (ma anche quelle arriveranno, fidatevi!). Poco importa se, per molti di voi, l’argomento di cui andrò a parlare accenderà la spia dell’amarcord. Magari spingendovi una lacrimuccia fin giù sulla guancia. Poco importa tutto ciò. Perché se il passato è una terra straniera, tanto vale esplorarlo fino in fondo. I villaggi vacanze e il turismo di massa hanno rovinato l’universo. Il passatismo si dipana quindi attraverso l’atto rivoluzionario di lasciarsi guidare dall’istinto. Dall’incoscienza più accesa. Tutto scorre. Tutto passa. Tutto, spesso, ritorna. Se non l’avete ancora capito (e, visto l’arzigogolata introduzione, dubito ciò fosse possibile) voglio parlarvi dei cari, vecchi, liquori di una volta.

come-sara-tutto-o-meta-prunella-ballor-vermut

Prunella Ballor: il primo liquore oldies di cui vi parlo non poteva che essere la Prunella Ballor. Questo nome non vi dice nulla? Bene, vediamo se questa clip vi risveglia la memoria:

La Prunella Ballor è il liquore di fantozziana memoria che Filini porta con sé nella disastrosa serata all’Ippopotamo. Quella dei mitici nove tassì (per una media di due e un quarto a persona) ordinati da Calboni per rientrare a casa. Va detto subito che le notizie sulla Prunella Ballor sono assai scarse. Uscita di produzione da un ventennio è ora reperibile soltanto su siti di aste online, per prezzi esorbitanti ben superiori ai 50 euro. Leggende metropolitane vogliono che le bottiglie residue di Prunella Ballor, alla luce dei vent’anni d’inattività, siano sostanzialmente tossiche e che il loro consumo sia sconsigliato. La prunella si ottiene a partire dall’infusione delle bacche del prugnolo selvatico, secondo un’antica ricetta della tradizione tosco emiliana. Il mastro distillatore piemontese Giuseppe Ballor (attivo fin dal 1865, e con una fama consolidata presso Cavour e i Savoia) recuperò la ricetta, aggiungendo così la prunella ai suoi numerosi vermouth e liquori. Attualmente la prunella non viene più prodotta, e il marchio Ballor è stato assorbito da un’altra società. Della Prunella Ballor, però, ci rimangono i ricordi, i dialoghi fantozziani e una bottiglia dall’inconfondibile forma schiacciata verso il basso. Per il suo gusto possiamo affidarci soltanto ai ricordi di chi l’ha davvero bevuta. Sperando di incontrare, tra un vagabondaggio etilico e un altro, qualche frequentatore dell’Ippopotamo che, ai “calboniani” scotches, ha preferito la “filiniana” Prunella. Un liquore, una dimenticanza "

... etc etc etc ...
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda Prunella_Ballor » 23 lug 2020 14:34

maxer ha scritto:..... a Prunella non sfugge mai niente ..... :)

Grazie, Prunella : almeno per una volta ti voglio ringraziare io
Così, perché mi sembri una persona molto garbata e gentile :wink:


Occhio che talvolta l'apparenza inganna... eheheh :shock: :lol: :shock: :lol: :shock: :lol:
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda Prunella_Ballor » 23 lug 2020 14:35

Alberto ha scritto:
gianni femminella ha scritto:Sbaglio o dalla lista mancano completamente i friulani?
Tranne uno che però risulta a 13,50.
Con tanti bianchi che fanno possibile che sforino tutti?

No, tanti bianchi validi non sforano, è che in generale non se li fila più nessuno. :wink:


Nel caso avessi qualche consiglio, sarebbe molto utile per completare la lista. Grazie
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda Prunella_Ballor » 23 lug 2020 14:39

tenente Drogo ha scritto:
maxer ha scritto:..... a Prunella non sfugge mai niente ..... :)

Grazie, Prunella : almeno per una volta ti voglio ringraziare io
Così, perché mi sembri una persona molto garbata e gentile :wink:


è un nick meraviglioso


Grazie, vedo che sei un intenditore...
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda Prunella_Ballor » 23 lug 2020 14:48

maxer ha scritto:Vecchi liquori: il kitsch è la negazione della merda

by Andrej Bakunin - Discount or Die

" Uno degli argomenti che più mi perseguita nell’ultimo periodo è quello del “vecchio dentro”. Sarà che la maggior parte dei miei amici inizia, nemmeno troppo lentamente, a superare i trent’anni. Sarà che un mondo sempre più informatizzato e moderno porta, per contrasto, a sentirsi vetusti e âgée. Sarà che la forza centripeta dell’universo sta spingendo la mia generazione ai confini dell’impero. Costringendoli a una ritirata a tappe forzate simboliche composte da abitudini ricorrenti, vecchi film, vecchi dischi, vecchie letture, birrette sul divano e discorsi sui massimi sistemi. In ogni caso, qualunque sia la ragione di tutto ciò, devo dire che la locuzione “vecchio dentro” sta affollando le mie conversazioni. E lo sta facendo in una serie di declinazioni inaspettate. Declinazioni che passano dall’accusa, al coming-out, alla presa di coscienza, all’interrogazione filosofica e via discorrendo. Vorrei subito precisare che è una tematica trasversale. Una tematica che colpisce indistintamente amici e amiche e che, spesso, si risolve quasi con una rivendicazione gonfia d’orgoglio. «Sì, mi sento vecchio dentro e nemmeno cerco di nasconderlo!». Dopo il ventennio del giovanilismo imperante (e con un nuovo, drammatico, ventennio alle porte), chi mai avrebbe detto che avremmo sentito questa frase venir pronunciata con tale decisione. Quasi si trattasse dell’atto di accusa verso il mondo dell’ultimo dei giapponesi incastrato in un’isola deserta a combattere una guerra finita da decenni. Con la sola giustificazione che nessuno lo aveva avvisato che il “cessate il fuoco” era già stato sancito da un bel po’.

Per assurdo, credo che la colpa di tutto questo sia da ascrivere alla folle passione per il “futuro” che ci è stata instillata negli ultimi decenni. Dalla fine del secondo millennio in poi non c’è stato brand, politico, associazione para-religiosa, gruppo indie-rock, centro commerciale e via discorrendo, che non si sia sciacquato la bocca con la parola “futuro”. Sputacchiandola, poi, a destra e a manca per dimostrare come il progresso e la velocità degli avvenimenti necessitassero di uno sguardo sempre proteso in avanti. Ad acchiappare il futuro. A morderlo. Ad afferrarlo e ghermirlo. Insomma, tutto ciò che era passato non era nient’altro che un peso cui guardare con sospetto. Alla peggio, following the hipster way, qualcosa da scopiazzare e riadattare in chiave “modernista”. Con il rischio di trovarsi tra le mani qualcosa di completamente snaturato. Anzi, con il vanto che tale snaturamento fosse quasi un’invenzione di cui andare orgogliosi. Una sorta di metaphysical bug che, assorbito nel quotidiano, da spazio esclusivo (ovvero quello che ricercavano i veri hipster degli anni ’30) si trasformasse in regola. In sostanza il passato si proietta (svuotato di senso) nel futuro, assorbendo il senso di quest’ultimo. Il risultato è una sorta di vestito nuovo dell’imperatore: un ibrido senza capo né coda di un kitsch smisurato. E, come ricorda Kundera, il kitsch è la negazione della merda. Di negazione in negazione, inutile declinare ciò che resta.

Personalmente sono sempre stato più incuriosito dal passato piuttosto che dal futuro. Ciò non significa che manchi di una proiezione verso ciò che verrà, tuttavia ho sempre fantasticato su quanto avvenuto in decenni ben lontani dai miei. Cercando di capirlo. Forse interpretarlo. Subendone, insomma, un fascino propositivo e non claustrofobico. Prendere una boccata d’aria in una stanza impolverata a volte è ben più salutare che farlo in una fabbrica iper-moderna ma, allo stesso tempo, iper-inquinata. Mi è sempre piaciuto scartabellare vecchi libri o riviste. Cercare tra pile di dischi usati. Portare a casa giacche sbrindellate o cravatte inutilizzabili. L’ho sempre visto come lo scotto da pagare a un passato che trovo giusto venga ricordato. Un passato che, non credo in maniera poi così involontaria, ci viene invece intimato di dimenticare. Abbiamo aumentato lo spazio di archiviazione, ma non lo prendiamo in considerazione. Abbiamo accresciuto la nostra capacità di ricerca, ma ci affidiamo sempre agli stessi spider. Abbiamo moltiplicato le possibilità di riproduzione di qualsiasi oggetto (compreso l’oggetto d’arte), ma esasperiamo un consumo “mordi e fuggi” fattosi oramai insostenibile. Con la scusa della follia del futuro abbiamo perso la capacità di attendere. Il tempo, lungi dall’essere una risorsa, si è trasformato in una condanna. Rinascesse oggi, Proust si tirerebbe un colpo di rivoltella. O si farebbe un profilo Grindr, per cercare di ovviare all’assenza del materiale con la moltiplicazione dei corpi.

«Tutto questo pistolotto perché, Andreij? Ok, abbiamo capito la tua “passione” per il passato. La tua “ansia” per il futuro liofilizzato che ci viene venduto. Il tuo odio per l’hipsterismo dilagante. Le tue letture, o ascolti, o visioni o dio solo sa cosa, in salsa retrò. Ma spiegaci il perché di tutta questa prosopopea sproloquiante senza arte né parte! Cosa diavolo c’azzecca con l’arte di fare la spesa al discount? Cosa diavolo c’azzecca, insomma, con il motivo per cui si presuppone ti si stia leggendo? Perché, se così non è, ritornando alla tua passione per il passato ci viene da dire una sola cosa; ovvero l’incubo di ogni studente delle superiori: lei è andato fuori tema, signor Bakunin. E andare fuori tema, passato o presente o futuro, non è mai un buon biglietto da visita!»

Invece no, amici cari, perché il tema io ce l’ho ben fisso in mente. E necessitava di un’ampia introduzione per poter essere esplicitato in tutta la sua forza passatistica e rivoluzionaria. Affatto revanscista. Tutt’altro che reazionaria. Il tema, dicevo, io ce l’ho ben chiaro in testa, ed è un tema che mi è molto caro. E poco importa se ciò di cui andrò a parlare non si trova in tutti i discount dell’universo (anzi, con buona pace di molti, mi sa che alcuni di quei prodotti non si trovano nemmeno più nell’universo mondo). Poco importa se non si tratta dell’ultima scoperta in fatto di Birre Ignoranti (ma anche quelle arriveranno, fidatevi!). Poco importa se, per molti di voi, l’argomento di cui andrò a parlare accenderà la spia dell’amarcord. Magari spingendovi una lacrimuccia fin giù sulla guancia. Poco importa tutto ciò. Perché se il passato è una terra straniera, tanto vale esplorarlo fino in fondo. I villaggi vacanze e il turismo di massa hanno rovinato l’universo. Il passatismo si dipana quindi attraverso l’atto rivoluzionario di lasciarsi guidare dall’istinto. Dall’incoscienza più accesa. Tutto scorre. Tutto passa. Tutto, spesso, ritorna. Se non l’avete ancora capito (e, visto l’arzigogolata introduzione, dubito ciò fosse possibile) voglio parlarvi dei cari, vecchi, liquori di una volta.

come-sara-tutto-o-meta-prunella-ballor-vermut

Prunella Ballor: il primo liquore oldies di cui vi parlo non poteva che essere la Prunella Ballor. Questo nome non vi dice nulla? Bene, vediamo se questa clip vi risveglia la memoria:

La Prunella Ballor è il liquore di fantozziana memoria che Filini porta con sé nella disastrosa serata all’Ippopotamo. Quella dei mitici nove tassì (per una media di due e un quarto a persona) ordinati da Calboni per rientrare a casa. Va detto subito che le notizie sulla Prunella Ballor sono assai scarse. Uscita di produzione da un ventennio è ora reperibile soltanto su siti di aste online, per prezzi esorbitanti ben superiori ai 50 euro. Leggende metropolitane vogliono che le bottiglie residue di Prunella Ballor, alla luce dei vent’anni d’inattività, siano sostanzialmente tossiche e che il loro consumo sia sconsigliato. La prunella si ottiene a partire dall’infusione delle bacche del prugnolo selvatico, secondo un’antica ricetta della tradizione tosco emiliana. Il mastro distillatore piemontese Giuseppe Ballor (attivo fin dal 1865, e con una fama consolidata presso Cavour e i Savoia) recuperò la ricetta, aggiungendo così la prunella ai suoi numerosi vermouth e liquori. Attualmente la prunella non viene più prodotta, e il marchio Ballor è stato assorbito da un’altra società. Della Prunella Ballor, però, ci rimangono i ricordi, i dialoghi fantozziani e una bottiglia dall’inconfondibile forma schiacciata verso il basso. Per il suo gusto possiamo affidarci soltanto ai ricordi di chi l’ha davvero bevuta. Sperando di incontrare, tra un vagabondaggio etilico e un altro, qualche frequentatore dell’Ippopotamo che, ai “calboniani” scotches, ha preferito la “filiniana” Prunella. Un liquore, una dimenticanza "

... etc etc etc ...


Grazie per questa interessantissima parentesi: prenderò spunto per lanciare un altro thread sui Vermouth (come semplice neofita e umile bevitore, ho bisogno dei vostri saggi consigli per stare sulla retta via). Molto interessante leggerti e grazie per la spiegazione del nick che credo non tutti conoscessero, specie i più giovani
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda maxer » 23 lug 2020 16:57

Prunella_Ballor ha scritto:
maxer ha scritto:come-sarà-tutto-o-metà-prunella-ballor-vermouth

... etc etc etc ...


Grazie per questa interessantissima parentesi: prenderò spunto per lanciare un altro thread sui Vermouth


..... Vermouth, thread nel Forum ? :shock:

Lascia perdere, per favore : sempre scarsissima adesione e interesse quasi nullo .....

è solo un parere
Ma poi, non ti costa niente postare :wink:
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda zampaflex » 23 lug 2020 17:22

maxer ha scritto:La Prunella Ballor è il liquore di fantozziana memoria che Filini porta con sé nella disastrosa serata all’Ippopotamo. Quella dei mitici nove tassì (per una media di due e un quarto a persona) ordinati da Calboni per rientrare a casa.


QUESTA E' CUL-TU-RA!
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda tenente Drogo » 23 lug 2020 17:55

maxer ha scritto:
Prunella_Ballor ha scritto:
maxer ha scritto:come-sarà-tutto-o-metà-prunella-ballor-vermouth

... etc etc etc ...


Grazie per questa interessantissima parentesi: prenderò spunto per lanciare un altro thread sui Vermouth


..... Vermouth, thread nel Forum ? :shock:

Lascia perdere, per favore : sempre scarsissima adesione e interesse quasi nullo .....

è solo un parere
Ma poi, non ti costa niente postare :wink:


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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda maxer » 23 lug 2020 18:24

tenente Drogo ha scritto:
maxer ha scritto:
Prunella_Ballor ha scritto:
maxer ha scritto:come-sarà-tutto-o-metà-prunella-ballor-vermouth

... etc etc etc ...


Grazie per questa interessantissim
a parentesi: prenderò spunto per lanciare un altro thread sui Vermouth


..... Vermouth, thread nel Forum ? :shock:

Lascia perdere, per favore : sempre scarsissima adesione e interesse quasi nullo .....

è solo un parere
Ma poi, non ti costa niente postare :wink:


siamo almeno in tre ad essere interessati
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..... dai, che per ora siete lo 0,016 % degli iscritti !

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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda Prunella_Ballor » 23 lug 2020 22:05

maxer ha scritto:
tenente Drogo ha scritto:
maxer ha scritto:
Prunella_Ballor ha scritto:
maxer ha scritto:come-sarà-tutto-o-metà-prunella-ballor-vermouth

... etc etc etc ...


Grazie per questa interessantissim
a parentesi: prenderò spunto per lanciare un altro thread sui Vermouth


..... Vermouth, thread nel Forum ? :shock:

Lascia perdere, per favore : sempre scarsissima adesione e interesse quasi nullo .....

è solo un parere
Ma poi, non ti costa niente postare :wink:


siamo almeno in tre ad essere interessati
ma minimo


..... dai, che per ora siete lo 0,016 % degli iscritti !

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a questo punto, faccio il tifo



ahaha! Non pensavo la questione Vermouth fosse così marginale, mi rendo conto della mia vetustà! Per spezzare una lancia a favore di quei 3-4 utenti interessati, dico che comunque conta il "peso" e non il numero degli utenti... :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda tenente Drogo » 24 lug 2020 00:50

Prunella_Ballor ha scritto:
maxer ha scritto:
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Grazie per questa interessantissima parentesi: prenderò spunto per lanciare un altro thread sui Vermouth


..... Vermouth, thread nel Forum ? :shock:

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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda Prunella_Ballor » 24 lug 2020 03:22

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tenente Drogo ha scritto:
maxer ha scritto:
..... Vermouth, thread nel Forum ? :shock:

Lascia perdere, per favore : sempre scarsissima adesione e interesse quasi nullo .....

è solo un parere
Ma poi, non ti costa niente postare :wink:


siamo almeno in tre ad essere interessati
ma minimo


..... dai, che per ora siete lo 0,016 % degli iscritti !

Ancora qualcun altro (altri dieci ... :?) e riuscite a superare, a malapena, ben lo 0,067 % :mrgreen:

a questo punto, faccio il tifo



ahaha! Non pensavo la questione Vermouth fosse così marginale, mi rendo conto della mia vetustità! Per spezzare una lancia a favore di quei 3-4 utenti interessati, dico che comunque conta il "peso" e non il numero degli utenti... :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:


io e Maxer sul peso abbiamo qualcosa da dire


benissimo!!! Si lancerà presto anche il thread sul Vermouth!!!
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda zampaflex » 24 lug 2020 11:42

Ma con tutti i nomi che avete fatto, avete lasciato fuori Frozza?!?
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda Kalosartipos » 24 lug 2020 12:58

zampaflex ha scritto:Ma con tutti i nomi che avete fatto, avete lasciato fuori Frozza?!?

Sei old school, Z.
"La vita è breve e bisogna che uno se la beva tutta".
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda zampaflex » 24 lug 2020 16:33

Kalosartipos ha scritto:
zampaflex ha scritto:Ma con tutti i nomi che avete fatto, avete lasciato fuori Frozza?!?

Sei old school, Z.


Dici che la melma è diventata di moda, K?
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda piergi » 24 lug 2020 19:21

Katà 2018- cantine olivella penso stia sotto i 10, almeno io l'ho pagato meno. Catalanesca in purezza dal lato sbagliato del Vesuvio.... :mrgreen:
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda gianni femminella » 24 lug 2020 20:40

piergi ha scritto:Katà 2018- cantine olivella penso stia sotto i 10, almeno io l'ho pagato meno. Catalanesca in purezza dal lato sbagliato del Vesuvio.... :mrgreen:


Sei arrivato secondo :P
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda piergi » 24 lug 2020 20:59

gianni femminella ha scritto:
piergi ha scritto:Katà 2018- cantine olivella penso stia sotto i 10, almeno io l'ho pagato meno. Catalanesca in purezza dal lato sbagliato del Vesuvio.... :mrgreen:


Sei arrivato secondo :P

Con il capo cosparso di cenere suggerisco:
Gragnano otto uve di Salvatore Martusciello!!
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda gianni femminella » 24 lug 2020 21:02

piergi ha scritto:
gianni femminella ha scritto:
piergi ha scritto:Katà 2018- cantine olivella penso stia sotto i 10, almeno io l'ho pagato meno. Catalanesca in purezza dal lato sbagliato del Vesuvio.... :mrgreen:


Sei arrivato secondo :P

Con il capo cosparso di cenere suggerisco:
Gragnano otto uve di Salvatore Martusciello!!


Mi hai fregato alla grande.
Non lo conosco.
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Re: Grandi Bianchi Italiani sotto i €10: consigli

Messaggioda piergi » 24 lug 2020 22:30

gianni femminella ha scritto:
piergi ha scritto:
gianni femminella ha scritto:
piergi ha scritto:Katà 2018- cantine olivella penso stia sotto i 10, almeno io l'ho pagato meno. Catalanesca in purezza dal lato sbagliato del Vesuvio.... :mrgreen:


Sei arrivato secondo :P

Con il capo cosparso di cenere suggerisco:
Gragnano otto uve di Salvatore Martusciello!!


Mi hai fregato alla grande.
Non lo conosco.

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