...non mi ricordo se l'ho già postato, ma l'orgoglio e l'amore di un babbo(io) è indescrivibile, quando il figlio si cimenta per la prima volta a descrivere una cena goduta esattamente un anno fa...
Indovina chi viene a cena - Andrea Zoffoli
Non c'è voluto molto, è bastata una telefonata da Roma, una data, radunare otto amici, una batteria di bottiglie di vino, e la cena è servita.
Come sempre, la gentilezza di Riccardo si è dimostrata sopra le aspettative con l’apparizione di due bottiglie pazzesche: Tignanello 2004 e Miani Calvari 2006.
Ma cominciamo dall'inizio.
L'atmosfera che respiro mentre attendiamo l'arrivo degli ospiti è magica, saranno forse le note che babbo strimpella dolcemente al pianoforte, o la mamma che controlla nei minimi particolari che tutto sia in ordine, mentre la stufa in terracotta borbotta silenziosamente, regalandoci quel calduccio accogliente nella sala da pranzo che stasera, non so perché, mi ricorda la scenografia del Gattopardo.
Quando tutti gli ospiti arrivano, come in ogni buona cena che si rispetti, non possono mancare un paio di bollicine da aperitivo. Apriamo dunque uno Champagne Philipponat. Una bollicina sempre piacevole, da ingresso, fresca, che, con la sua nota leggermente amaricante, contrasta egregiamente quell’accennata dolcezza dei crostini al fagiano. La prima bottiglia non tocca la tavola che è già finita. Stappiamo dunque un'altra bottiglia. Champagne Drappier 2005 Rosé. Bollicine a mio gusto molto più interessante per la sua acidità e finezza bella controllata, con una nota finale molto accentuata di nespola matura.
I crostini finiscono senza troppi sofismi e con il pane rimasto, ci togliamo un piccolo sfizio bagnando le fette con l'olio nostrano di Brisighella, molito pochissimi giorni prima.
Le bollicine sono ormai un ricordo passato come i crostini. Possiamo iniziare a fare sul serio.
Agnolotti verdi alla crema di funghi con porcini freschi. Chevvelodicoaffà. I bicchieri si colorano con il “caro e vecchio” Tignanello 2004 e a seguire con il Miani Calvari 2006, ma cominciamo col primo.
Non me ne vogliano, ma per me è stata la bottiglia della serata, perfetta in tutto partendo dal colore, con un naso di un’ampiezza sconcertante: tabacco, cacao, cioccolato. In bocca un’esplosione controllata. Tannino perfetto, gentilissimo, composto seppur presente e vigoroso. Ho apprezzato la sua evoluzione dal primo fino all'ultimo bicchiere, bevuto quasi due ore dopo la stappatura, è stato come vedere un bambino giocare all'impazzata al parco per poi crollare alla fine sul sedile della macchina mentre tornava a casa.
Miani Calvari 2006; ultima bottiglia prodotta dalla vigna leggendaria di Refosco dal Peduncolo Rosso. Ne ho sempre sentito parlare di questa bottiglia rata e straordinaria, e l'emozione nel berla superava ampiamente le mie aspettative. Già dal colore me ne sono perdutamente innamorato, rosso rubino intenso impenetrabile, colori accesi, intensi. Il naso ci ha fatto aspettare un’oretta prima di mostrarsi in tutta la sua maestosità. Era come essere arrivati alla cima ad una collina e non poter godere il panorama per via della nebbia. Aspettando e ossigenandolo, alla fine ci siamo trovati davanti ad un vino di straordinario lindore.
Notevole concentrazione alcolica che mi ha ricordato le maraschine sotto spirito, poi liquirizia, tanta liquerizia. In bocca era possente, muscoloso ma con grande understatement. Indimenticabile.
Mio babbo e la sua previdenza hanno fatto continuare la festa. Come dire:”conosco i miei polli”. La sete non ci aveva ancora abbandonato e quindi abbiamo aperto un jolly.
Pinot Noir Pommard Combes Dessus 2009. Certo, bere un Pinot dopo un Miani Calvari può sembrare illogico ma questo passava il convento e devo dire che ne vorrei tanti di conventi così. Una carezza, dopo l’incontro di pugilato precedente. Naso fresco, fine e sottile, verticale, con note di rosa e fiori rossi, la bocca morbida, vellutata e setosa, con questa bellissima fragolina di bosco a stuzzicare il palato.
Mi sono perso per la strada il cibo ma dovete capirmi. Mentre cianciavo di vino sono comparsi sulla tavola dei colombacci al tegame strepitosi e una lepre in salmì con polentina fritta, anch'essa di una bontà indescrivibile.
Siamo ormai giunti alla fine della cena e il vino comincia a circolare fluido in corpo impossessandosi dello spirito e del corpo. Da chè si parlava di politica e il tono e gli argomenti erano culturalmente alti, ora non si disdegna qualche commento sulla bellezza femminile e su certe pratiche riguardanti la camera da letto, insomma, come da buona tradizione romagnola nel non prendersi mai troppo sul serio.
Per stemperare un po' i bollenti spiriti di alcuni commensali nostalgici di quei momenti turbolenti e focosi, apriamo un mezzina di Chateau Rieussec 1996. Ho apprezzato il naso tipicamente Saunternes con l’immancavile zafferano a fare da padrone. In bocca era un bouquet di fiori gialli, cera, miele, e ancora zafferano che andava a stemperare e rinfrescare la beva. Come dolce tortino al cioccolato fondente con mascarpone e salsa ai frutti rossi.
Ci accomiatiamo e io penso a quello scrittore, che in una frase, cerca di racchiudere un senso sfuggevole di vita e di benessere, rifuggendo da pregiudizi e falsi meriti.
“Le cose più belle della vita sono immorali, illegali, oppure fanno ingrassare.” (George Bernard Shaw)
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