La Mouline
Prima della successiva visita, nonostante la pioggia battente (in zona cantina Jamet nevicava piuttosto bene) decidiamo di inerpicarci con la macchina su per la collina ed i vigneti, passiamo casualmente davanti al cartello Domaine Jean-Marc Burgaud, contattato via mail non ci aveva cacato, ma una suonata di campanello e siamo in cantina...
Produce un solo vino, Côte-Rôtie, per 15/20.000 bott. l'anno, assemblaggio di più parcelle di entrambe le coste. Lo stile è molto rustico, ma con tutte le accezioni positive del termine, per un vino sanguigno, ricco e polposo. Direi prima sorpresa del tour...
Anche il 2014 non è male, pepe e liquirizia ed una bocca in cerca di equilibrio.
Pranzo veloce a De l'Or en Côte-Rôtie, sulla strada che attraversa Ampuis, è un enoteca-Bar à Vin, e tutto quello che è esposto può essere bevuto (con un droit de bouchon) con taglieri vari. Assaggiato Gangloff Côte-Rôtie La Barbarine 2015, molto chiuso, si aprirà solo quando ormai la bottiglia era finita, devo dire però che ha una gran bella bocca elegante. Da riassaggiare.
Domaine Jean Michel Gerin
I 15 ettari del Domaine collocano il produttore tra i medio-grandi della denominazione: se non sbaglio solamente 150/200 ettari in totale, tutti zeppi di viti, tantè che chi più, chi meno, ha vigne anche nel igp Colline Rhodanienne e St. Joseph.
Qui troviamo anche dei Condrieu interessanti, in particolare il Les Eguets 2016, piuttosto elegante, che concede anche toni minerali. Preciso che il viognier non è proprio il mio vino, più che per la grassezza e acidità in secondo piano (ogni tanto ci vuole anche qualche biancone), per la nota amarognola/ammandorlata finale che ogni tanto anno. Ma questo era piuttosto buono.
Tra i rossi non male il St. Joseph 2015 e il Côte-Rôtie Champin Le Seigneur 2015 da più parcelle in maggior parte in Cote Brune, e con circa il 7% di viogner (ci darà qualche info in più Jasmin), elegante e già definito, già approcciabile. Il capitolo rossi termina qui... Vialliere ultime bottiglie in vendita ma non in assaggio, gli altri cru terminati: più di un produttore ci ha detto che normalmente in questo periodo dell'anno hanno ancora tutto disponibile, mentre quest'anno sono andati a ruba... Secondo loro a seguito di annate mediocri in Borgogna l'attenzione si è spostata sul Rodano, e l'ottima annata 2015 ha fatto il resto. Qualche produttore ci ha detto di vendere circa il 70% in patria e il 30% all'estero, (strano? in Italia è ormai il contrario...) e visto da qui, il mercato del vino ha probabilmente una prospettiva diversa.
Rostaing
Sarei andato in Rodano solo per questa visita, folgorato da un Landonne 2012... Monsier Rostaing è piuttosto affabile, ci accoglie nella cantina ristrutturata a pochi metri da un Rodano piuttosto colmo ed impetuoso. Si parte dai vini che produce in Languedoc e devo dire che il Puech Noble rosso è piuttosto goloso e mediterraneo, ed ad un buon prezzo, ma ovviamente i pezzi forti sono i Côte-Rôtie, a partire dall'Ampodium 2015, antico nome romano di Ampuis, piuttosto centrato in quest'annata, di buona profondità e con una bella violetta, fuochi artificiali con La Landonne 2015 che spara arancia sanguinella, lavanda ed un tannino da battaglia, superato forse di poco dal Cote Blonde 2015 per un naso più sfaccettato con scorza d'arancia e incenso, meno irruento ma più elegante. La scelta di mettere i Condrieu a fine degustazione ha il suo perchè, La Bonnette 2016 è comunque buono di suo, ottimo equilibrio, piuttosto snello per la tipologia, con accenno di muschio bianco.
Un ora scarsa di macchina e siamo a Cornas, siamo in anticipo e in uno stretto vicoletto del centro storico Voge ha lo shop sempre aperto: ci imbuchiamo. Qui saltiamo i bianchi St. Peray per concentrarci sui rossi, segnalo: il Cornas Vieilles Vignes 2015(da riassaggiare in quanto bottiglia aperta da una settimana, ma gran bella materia), il V.V. 2014 che nonostante l'annata meno felice, è bello aperto e dal tannino cazzuto (contiene anche le uve del V. Fontaines non prodotto) e ovviamente il Vieilles Fontaines 2015, solare e floreale, naso profondo e bocca setosa e completa. E' una parcella del vigneto dal quale producono il V.V., prodotto solo nelle migliori annate, lo metto sul podio degli assaggi del week-end, subito dietro ai 2 carri armati di Rostaing. Unica pecca l'etichetta vecchia era molto più bella...
Alla fine veniamo anche omaggiati di un bottiglia di metodo classico: nella vicina zona St. Peray fino a metà novecento il 70% della produzione era bollicine.
Pochissime centinaia di metri più in là e siamo nella minuscola piazza, dove a fianco di eglise e mairie c'è un'anonima e semi-abbandonata casa, tentenniamo, il nome sul campanello è praticamente sbiadito ma l'indirizzo è giusto: Guillaume Gilles. La cantina non è lì, ci porta in un vicino vicoletto, siamo nel cortile della casa di Robert Michel, la cantina di affinamento è minuscola e vecchissima, è praticamente un garagiste, circa 15.000 bottiglie. Produce anche un piacevole Gamay dalle colline a sud di Lyon, ed un cote du Rhone da vigne centenarie, ma il pezzo forte è il Cornas 2015 dal naso fruttato-floreale, agrumi, e tannino bello fitto. Anche il 2016 da botte promette piuttosto bene. Tipico caso in cui tanto è sporca la cantina (muffe da far impallidire una grotta per affinamento di formaggi) tanto più sono puliti e fragranti i vini...
Concludiamo la giornata al rist. La Ruche di Saint Peray dove si mangia piuttosto bene senza svenarsi. Del bevuto segnalo il Vin de Pays de l'Ardeche Les Iles Feray 2015 di Gonon (i vini provenienti dalla zona di St. Joseph fino ad ora assaggiati mi sembrano mediamente sfigatelli, ma ovviamente le eccezioni, come in questo caso, ci saranno anche lì). Se siete in zona e il motto è "save money to buy wine" l'Hotel Ibis Budget di Valence è fortemente consigliato...
Il secondo giorno apriamo le danze con Clusel-Roch: 50.000 bottiglie, hanno vigna anche nel Coteaux du Lyonnaise dove tira già aria di Borgogna (gamay e Chardonnay), ma gli assaggi notevoli saranno: il Côte-Rôtie Vialliere 2015 che ha una marcia in più rispetto al base, e il Côte-Rôtie Les grandes Places 2015, più scuro e minerale (grafite), concentrato e dal tannino levigato. Lo stile dei rossi qui è più preciso, più pettinato tanto per capirci, ma sempre mantenendo buon carattere. Segnalo anche il Condrieu Verchery 2016, con anice e finocchietto, poco aromatico e di bocca equilibrata.
G. Barge
In centro al paese, proprio difronte alla chiesa, c'è la sede di questo produttore che ha anche qualche camera, assaggiamo tutti i vini disponili (tranne il cote Blonde in vendita ma non in assaggio), tra qualche alto e basso i vini non sono male, ma dopo gli assaggi dei produttori precedenti desisto dagli acquisti... Segnalo comunque: un cotes du Rhone base q/p (sotto i 10 neuri, una rarità in zona..), un Côte-Rôtie Le Colombard 2015 piuttosto rotondo e facile, per chi non vuole aspettare anni. Interessante poi il Condrieu Les Origines 2016, con un leggero residuo zuccherino. Non mi dispiacerebbe assaggiarne qualche versione passita che ho intravisto nelle enoteche...
vigneto a Condrieu
Chateau Grillet
Villard
Il pomeriggio ci spostiamo a Condrieu, la strada che sale dallo Chateau Grillet porta alla sede aziendale in cima alla collina (un grosso capannone, 400.000 bott.,fa anche il negociant, da piccoli vignaioli seguiti tutto l'anno, ci tengono a precisare). Buona parte della produzione è di vini bianchi tra i quali spicca il Condrieu Deponcins 2016, profondo, e dalla bella scia minerale e sapida (Villa Ponticiana non assaggiato...). Qui sono interessanti anche i St. Joseph, sia il Marlant 2015 che soprattutto il Reflets 2015. Bella bevuta ovviamente anche il Côte-Rôtie Les Gallet Blanc 2015 (il nome si riferisce a Monsieur Gallet e Monsieur Blanc dai quali sono stati acquistati i vigneti, ed è una cuvée di più parcelle).
Qualche acquisto veloce di souvenir gastronomici (di pain brioché e confiture de mirabelle avrei dovuto comprarne un bancale, mannaggia a me...) e un passaggio all'enoteca di Condrieu La Bouteillerie ( a proposito, chi è J.M.B. Sorrel che produce Hermitage Le Vignon vieilles vignes? ha qualche legame con J.M. Sorrel?).
Ultima visita della giornata è da Jasmin, la sede è a fianco della ferrovia che attraversa Ampuis, con un orrenda insegna stile estetista (ma per lo meno qui un cartello c'è...). Il vigneron è entusiasta e chiacchierone, produce circa 30.000 bott., ed è già piuttosto buono il Colline Rhodaniennes La Chevaliere 2016, fragrante ed equilibrato, ma il best buy è il suo Côte-Rôtie La Giroflaire 2015, succoso, floreale ed elegante. Nasce da 12 parcelle sparse lungo tutta la costa, e contiene un 5/6% di viognier. Capitolo viognier: è tradizionalmente presente nei vigneti, in "complantation" mischiato alla Syrah (qui è sempre femminile), ci dice che serve a dare florealità e grassezza ai vini (soprattutto in passato, quando le maturazioni dei rossi faticavano un po'). Non è obbligatorio, ed anzi molti produttori nelle selezioni fanno 100% syrah, ma per la legislazione è possibile arrivare addirittura al 20%. Ci dice che in realtà oggi chi lo utilizza ne mette poco, fino al 6/7% e ci cita un unico produttore che ne dichiara il 10%, in quanto il viognier tende a marcare molto il vino soprattutto nei primi anni dalla vinificazione.
Assaggiamo quindi la nuova selezione delle 2 migliori botti dell'annata, non ancora in commercio, che diventeranno il Côte-Rôtie Oleà 2015, che sembra un base amplificato, con frutto più scuro, più spezia ed un tratto mediterraneo, piuttosto promettente, come anche gli assaggi dei 2016 da botte.
In generale i 2016 assaggiati sembrano provenire da una buona/ottima annata, anche se oggi, a fianco dei 2015, mostrano di avere qualcosina in meno. Finiamo con il 2012, ancora giovanissimo, di lamponi e note balsamiche.
La Chapelle
Tra le tante visite, è capitato di non riuscire ad infilarci nessun produttore di Hermitage... recuperiamo quindi domenica mattina, e dopo aver faticato parecchio a trovarne di disponibili, strappiamo una visita al Domaine du Colombier. Dopo le foto di rito alla Chapelle, fatte praticamente dal campanello di casa Chave, arriviamo alla sede aziendale, una tipica casa di campagna con la corte, proprio dove le ultime propaggini della collina dell'Hermitage degradano. I vigneti attorno alla cantina, più pianeggianti, sono già nell'aoc Crozes-Hermitage.
Dopo un paio di assaggi dei 2017 da botte segnalo: Crozes-Hermitage Cuvée Gaby blanc 2016, frutato e floreale, con una leggera mineralità, è poi già piuttosto buono il Crozes-Hermitage base 2016, con tanto pepe e tannino fine, il Crozes-Hermitage Cuvée Gaby 2016 ha poi più struttura ed una nota di olive, da attendere. Hermitage 2015 (5.000 bott.) è sul frutto scuro, con delle belle spezie orientali, e pienotto al sorso. Anche qui confrontiamo l'annata 2014, con l'Hermitage dell'omonima annata, meno definito e più fresco, con accenno di salamoia, e poi Hermitage 2005, giustamente più disteso, con un tocco sanguigno, ma che può attendere ancora.
Gran gran bel week-end, 11 produttori in due giorni e mezzo, possiamo essere soddisfatti, conto in banca in picchiata, colesterolo alle stelle (i numerosi assiette de fromage, terrine de foie gras e grenouille en persillade hanno fatto il loro lavoro), si torna a casa... à la prochaine!
vigneto di Crozes-Hermitage