"Non vedevo una partita su Mediaset dagli anni ’90 e non è cambiato nulla. Pur non avendoci mai messo piede in vita mia, sono ripiombato in un concerto di Marco Masini. Che nel frattempo avrà pure scritto altre millemila canzoni, ma se va a chiudere la festa di Roccacannuccia è obbligato a cantarne tre: Disperato, Perché lo fai e Vaffanculo (più una quarta per i fan accaniti: T’innamorerai). Il resto a piacere, tanto fa solo volume. Senti quelle tre, e dici: ah, Masini, te lo ricordi Masini? E ripensi alla laurea, al servizio civile, al fantacalcio, alle risate con gli amici, agli amori e ai dolori, e poi smetti di pensare se no ti senti vecchio. Ecco, Sandro Piccinini è uguale. Il mondo attorno è cambiato, Sky nel frattempo ha rivoluzionato il racconto dello sport – e si sta ponendo il problema di cambiare, per non invecchiare pure lei – e lui sta lì, a ripetere le sue quattro canzoni di successo: sciabolata, non va, indemoniato, una bolgia. Tu le senti e sai che è lui. Lui le dice e sa di essere se stesso. Se non ci fossero Tevez e Marchisio al posto di Ravanelli e Jugovic, potresti chiudere gli occhi e pensare che sia una replica. Piccinini è rassicurante, insomma, perché è sempre quello. Ma se fossi il suo direttore, con me avrebbe finito la pacchia."
Andrea Sarubbi
