Grazie, grazie, grazie... e ancora grazie, IVO, per la magnifica giornata e la stupendissima ospitalità!!!! Luogo e compagnia da sogno (oddio, se ci fosse stata qualche bella donzella non sarebbe guastato!!!), così come il cibo e il vino.
Innanzitutto il cibo, eccellente, con punte di assoluto godimento per le pappardelle alla lepre (probabilmente le più buone mai assaggiate), crostini ai funghi e colombacci al tegame.
Poi una veloce, personalissima carrellata sui vini:
- Pommery '99: sono arrivato che era già stato sbocciato ed era forse un pelo caldo, per cui non l'ho goduto al meglio. Comunque non il mio champagne preferito, molto cremoso e ruffiano, per me il dosaggio era forse un pò eccessivo.
- Jacquesonn 737: di stile praticamente opposto al precedente, minerale ma non privo di complessità al naso, di grande freschezza ed energia gustativa, per me senza dubbio lo champagne della giornata.
- Roumier Chambolle Musigny 2010: per me, forse, il vino della giornata. Non avrà la complessità di un premier/grand cru, ma è ancora giovanissimo, ragazzi (sarei molto curioso di risentirlo tra 6/7 anni, poi ne riparliamo

), mentre la pulizia olfattiva e la precisione aromatica sono da manuale: lamponi appena colti e sbuffi incensosi rimandano subito alla Borgogna più nobile. Il sorso è soffuso, di una bevibilità disarmante, senza per questo essere men che profondo e ritmato, grazie a una freschezza e a un tannino puntiforme che disegnano un arco gustativo sublime nella sua "semplicità". Appunto: un vino "finto-semplice" (che solo i disattenti potrebbero battezzare come "facile"), che vorrei avere sulla mia tavola, potendo, tutti i giorni.
- Rouget Nuit St. George Au Chouillets 2007: il vino che ha avuto l'evoluzione più prodigiosa della giornata. Inizialmente quasi completamente terziarizzato, con anche alcune leggere ma percettibili note smaltate, si apre lentamente con una complessità olfattiva straordinaria, che come tutti i grandi "viaggia all'indietro", per chiudere su un frutto purissimo e una speziatura dolce (cardamomo, curry) di grandissima classe. Bocca particolarmente “leggiadra” considerando il comune di provenienza, nessuna nota terrosa, molto minerale. Finale lungo, anche se forse non lunghissimo.
- Drouhin Chambolle Les Amoureuses 1er cru 2006: il vino "storto" della giornata. Molto terziarizzato, se me lo avessero servito alla cieca avrei detto un vino di oltre 10 anni. Non amo i Borgogna così autunnali, dove manca quasi completamente la componente fruttato-floreale. Detto ciò, mica male, solo che i due precedenti (ed anche quello dopo) gli hanno fatto mangiare la polvere...
- Mortet Gevrey Chambertin Lavaux St Jacques 2005: colore rubino quasi impenetrabile, già dal colore rivela la potenza dell'estrazione. Inizialmente molto affascinante, quasi stordente, certamente di bella complessità, gli manca un pò di evoluzione nel bicchiere ed, anzi, col tempo le note tostate e di grafite tendono a sovrastare un poco la componente fruttata e speziata: questo è per me il principale limite della boccia, più che notevole, indubbiamente, ma se penso a questo vino tra 5/10 anni mi domando se sarà in grado di riassorbire un legno ad oggi leggermente prevaricante (in my humble opinion).
- Castello di Ama Chianti Classico Vigneto Bellavista 1990: a me è piaciuto. Certo, dopo le incensate eleganze borgognone, i profumi molto terziarizzati di questo vino possono apparire un pò monocordi, ma la complessità c'è tutta, anche se purtroppo il bel frutto non salterà mai fuori, neppure nel bicchiere, dove pure la fa da padrona una bella eleganza e una trama tannica insospettabilmente viva e presente. Lungo il finale.
- Solaia 2000: a me, francamente, non è piaciuto molto. Nel senso che di vini così negli ultimi 15 anni ne ho bevuti tanti e l’ho trovato un pò prevedibile: frutto un pò marmellatoso e tanta materia, anche se gli va riconosciuta una certa eleganza. Per carità, ottimo, ma quando mancano dettagli, sfumature e "ritmo" gustativo tendo a svalutare (forse troppo) il vino che ho di fronte.
- Vino Santo di Brisighella Giuseppe Liverzani 1914: senz’ombra di dubbio, il vino più emozionante della giornata, a partire dalla stupenda etichetta stile Liberty e dalla coltre di polvere depositata sulla ceralacca. Già dal colore si comprende che il vino non è affatto defunto: un giallo canarino con orlo dorato, che forma archetti così pieni di glicerina da poterlo scambiare per un beerenauslese. Il naso è di raro fascino: è un mix inestricabile di sentori di cenere, ceralacca, cedro, il tutto come se si osservasse un quadro di Monet, dove si cogli la bellezza dell’insieme al di là della definizione delle forme. La bocca è più secca di quanto gli archetti mi facessero sospettare, comunque piacevole e dal lungo finale. Un piccolo, grande miracolo.
- Chateau Rieussec 1989: bevuto dopo il Vino Santo centenario, è stato un po’ come ritornare con i piedi per terra dopo un volo pindarico. Ottimo, molto fresco, manca forse di qualche sfumatura in più per assurgere tra i miei “the best of” della categoria.
Per concludere, grazie ancora, IVO, per la bellissima giornata e la splendida compagnia!!!
Massimo