nonsolodivino ha scritto:Mi spiace vedere che questo post abbia suscitato poco interesse e poche visite. I vini di Elisabetta Fagiuoli sono strepitosi e di assoluta personalità. Ho portato più volte il Carato 2004 a Meursault da amici produttori e ne sono rimasti stupiti per il grande carattere di questo vino. Un vino che non ha assolutamente paura del tempo, ricordo ancora uno eccellente '98.
Per non parlare del Sono Montenidoli mi stò ancora godendo il '98.
arnaldo ha scritto:Peccato solo mancasse la 2004, che forse forse le passa tutte. Ricordo memorabile. Comunque bell'evento.Il problema ogni volta di raggiungere il centro storico di venezia, fa' passare la voglia.
... i voti?Alberto ha scritto:Ieri pomeriggio degustazione dei vini dell'azienda Montenidoli di San Gimignano, ospiti del Bistrot de Venise (Calle dei Fabbri, a due passi da Rialto ed a tre da San Marco). A condurre la produttrice Maria Elisabetta Fagiuoli, veronese di nascita, ma trapiantata dal '65 a San Gimignano.
Apertura con:
Rosato Canaiuolo, 2009 (13,5%)
Mosto fiore di canaiolo in purezza vinificato in acciaio, dal colore pallidissimo. Sottile sottile ed un po' verdino, acidità furiosa, ancora scomposta e pungente, latita il fruttino, non è corto però. Fra un paio d'anni chissà cosa vien fuori...
E poi, via coi bianchi:
Vernaccia Tradizionale, 2008 (13%)
Soffice, lievitoso, quasi soffuso l'attacco al naso, poi pera matura, al palato una suggestione di lievissimo residuo zuccherino, e sensazioni quasi grasse. Manca di un guizzo di freschezza da metà bocca in poi, peccato.
Vernaccia Tradizionale, 2005 (12,5%)
Bella evoluzione verso il frutto giallo, con sensazioni bucciose più accentuate, e bocca di maggiore tensione, asciutta, piacevolmente ruvida. Bel vino, direi al suo apice.
La vinificazione della Tradizionale vede una macerazione pre-fermentativa a bassa temperatura che può arrivare, in base alle annate, anche ad una settimana, poi svinatura e fermentazione in acciaio, seguito da un periodo di affinamento contrassegnato da più travasi per evitare tendenze riduttive.
Vernaccia Fiore, 2007 (13%)
Gioca subito su un floreale molto nitido e preciso al naso, tutto in eleganza, impatta asciutto e quasi sottile al palato, ma poi compare una certa sensazione di grassezza, via via crescente, da metà bocca in avanti. Un po' semplice?
Vernaccia Fiore, 2006 (13%)
Florealità ancora più intensa, più lungo e persistente, complesso e definito nel frutto, più giallo che bianco. Note fumé (di origine minerale, evidentemente) di bella finezza nel tempo al naso. Sicuramente un vino "tecnico", ma non è un difetto che gli si può imputare, visto l'ottimo risultato.
Vernaccia Fiore, 2004 (13%)
Primi cenni terziari, frutto ancor più maturo e giallo a discapito della florealità dei due fratellini, accenna ad una buona progressione in bocca, senza però ingranare una marcia superiore. Leggermente amarognolo in finale. Il 2006 sembra aver maggior potenziale.
Come suggerisce il nome, la Fiore è ottenuta dal mosto fiore fermentato ed affinato in acciaio, rimane circa un anno nelle vasche sulle fecce fini con batonnage periodico, ma senza travasi, fino all'imbottigliamento.
Vernaccia Carato, 2006 (14%)
Naso molto fine nella modulazione tra legno e frutto, con quella sensazione di morbidezza difficilmente definibile, che sembra proprio essere una cifra aziendale, bocca sapida e con buon allungo, marcata ancora dal rovere, ma la materia per consentire un buon assorbimento sembra esserci tutta. Non si sente l'alcol, ed è una cosa importante. Interessante risentire questo ed il Fiore pari annata fra 4-5 anni.
Vernaccia Carato, 2002 (13,5%)
Qui ahimè la presenza del legno è decisamente più ingombrante, su toni affumicati insistiti al naso e burroso-vanigliosi in bocca, a discapito di un frutto meno nitido e integro, è chiara la percezione della struttura complessivamente inferiore dell'annata. Alla fine al naso sembrava aprirsi un po' verso altro, ad ogni modo. In beva ora, ovviamente per i non legnofobici.
Ricetta borgognona semplicissima, fermentazione ed affinamento in barriques, o imbottigliato dopo un anno di permanenza in legno.
IGT Il Templare, 2006 (13%)
Ecco, qui il boisé non lo vorrei definire pacchiano o paludato, però è sicuramente è ben altra cosa rispetto all'eleganza misurata del Carato pari annata. C'è anche meno corpo, meno frutto, e meno tensione acida e sapida in bocca a far da contrasto. Giovane è giovane, di sicuro, ma vini legnosi così a sensazione (spero di sbagliarmi) difficilmente sono in grado di rientrare nei ranghi col tempo...
IGT Il Templare, 1999 (13%)
Buona integrità complessiva, non ha digerito ed integrato completamente il legno, ma è inutile attendere ancora perché è chiaramente all'apice, se non un paio d'anni oltre. Togliendo la sovrastruttura determinata dalla vinificazione, rimane a parer mio una base per così dire più "neutra", di minor personalità, rispetto alla vernaccia in purezza.
Lavorazione in cantina analoga al Carato, ma con presenza di un 20% di trebbiano e di un 10% di malvasia ad affiancare la vernaccia.
Attenzione attenzione...KEEP OUT rieslingomani, chablisomani e amanti della mineralità rocciosa e tagliente in genere! E però, a parte la questione apporti del legno più o meno discutibili, che è un altro capitolo, non ho trovato assolutamente vini molli.
...e i voti, grazie...Alberto ha scritto:Inizio d'anno in grande stile al Bistrot de Venise: dopo il primo incontro della nuova stagione lo scorso Novembre (al quale ho accennato brevemente qui), ieri pomeriggio primo appuntamento del 2012 incentrato sui vini variamente ispirati alle scuole di pensiero "bio", o meglio "naturali"; presenti i produttori euganei Alfonso Soranzo (Monteforche) e Mariagioia Rosellini (Ca' Orologio).
Nell'ordine:
Cassiara, Monteforche, 2010 (garganega, malvasia istriana, traminer e moscato)
VCJ Riserva Villa Bucci, Bucci, 2007
Trebbiano d'Abruzzo, Valentini, 2009
Ribolla Gialla, Il Carpino, 2008
Cabernet Franc, Monteforche, 2010
Merlot, Le Due Terre, 2009
Calaone, Ca' Orologio, 2009 (merlot, cabernet franc, cabernet sauvignon e barbera)
Dogliani, San Fereolo, 2006
Barbaresco Pajè, Roagna, 2005
Vigna del Vento, Monteforche, 2008 (cabernet franc, merlot)
A dopo per qualche nota!
Bistrot de Venise ha scritto:Grazie per i bei apprezzamenti sulle degustazioni che si fanno qui da noi al Bistrot! Ormai sono incontri fissi ogni anno da ottobre a maggio circa e anche quest'anno stiamo preparando qualche nuova chicca da presentare...speriamo che possiate venire numerosi e che rimaniate contenti e soddisfatti! Intanto se vi va potete dare un'occhiata ala nostra nuova carta vini http://www.bistrotdevenise.com/ita/vino.html non è ancora finita ma ci stiamo lavorando alacremente anche grazie al nostro nuovo acquisto come sommelier, Flavio Parolin, che viene direttamente da un periodo a Londra presso il Maze di Gordon Ramsey...commenti e suggerimenti sono chiaramente molto ben accetti! Vi aspettiamo, a presto!
Sydney ha scritto:Bistrot de Venise ha scritto:Grazie per i bei apprezzamenti sulle degustazioni che si fanno qui da noi al Bistrot! Ormai sono incontri fissi ogni anno da ottobre a maggio circa e anche quest'anno stiamo preparando qualche nuova chicca da presentare...speriamo che possiate venire numerosi e che rimaniate contenti e soddisfatti! Intanto se vi va potete dare un'occhiata ala nostra nuova carta vini http://www.bistrotdevenise.com/ita/vino.html non è ancora finita ma ci stiamo lavorando alacremente anche grazie al nostro nuovo acquisto come sommelier, Flavio Parolin, che viene direttamente da un periodo a Londra presso il Maze di Gordon Ramsey...commenti e suggerimenti sono chiaramente molto ben accetti! Vi aspettiamo, a presto!
il primo consiglio che nasce spontaneo è: abbassate i prezzi dei vini.![]()
Alberto ha scritto:L'ultimo degli usuali incontri del Giovedì al Bistrot de Venise (un "bravi!" a loro, come al solito) si è focalizzato su una selezione di pinot neri trentini, con la conduzione di Gianpaolo Girardi patron di Proposta Vini, assieme al produttore Tiziano Tomasi (azienda La Cadalora di Ala).
Testati, nell'ordine:
Alfio Nicolodi, 2011 (12,5%)
Un vinino tutto -ino, pallidino, asciuttino, lamponcino, vegetalino. Nei panni di una schiava...ma allora è meglio una schiava.
Maso Cantaghel, 2009 (13,5%)
Un bel ruffiano, a parer mio più negli esiti che non negli intenti, ed in ogni caso fatto nel complesso decisamente bene: frutti di bosco declinati in yogurt (il legno, presumo) e speziatura molto ben misurata, in bocca il tocco vellutato maschera una trama non troppo fitta, ma ha il pregio di un discreto allungo. Il più "borgognone" (banalità, vabbè) dei 5, ha eleganza anche se con un minus di un piccolo tocco alcolico nell'evoluzione.
Dalzocchio, 2008 (13%)
Evviva!: il naso di questo vino fa nascere il nuovo descrittore "pesca affumicata". Ha il fascino dell'accennata decadenza, come un bel fiore che inizia ad appassire, infatti non ci vedo chiare prospettive temporali a lungo termine, anzi. Ma è bello così com'è: in bocca c'è anche una fragolina splendidamente gourmand, non ha grande spalla ma nemmeno lo si può dire diluito. Meglio rispetto all'ultimo assaggio, ad ogni modo...anche se il 2009 resta un bel gradino sopra.
Vigneto Ventrat, Vallarom, 2008 (13%)
Prima bottiglia marcata da una nota acre piuttosto sgraziata, c'è chi dice riduzione, io la leggo come volatile; la seconda bottiglia va decisamente meglio, con maggior complessità in bocca dove si coglie un fondo salmastro alquanto interessante, rispetto ad un naso fresco e dal legno beneauguratamente poco invadente, ma piuttosto "stretto" sui fruttini rossi maturi. Ma ha polpa, equilibrio e margini di miglioramento.
Vignalet, La Cadalora, 2008 (13%)
Interpretazione austera, quasi "cerebrale", ma convincente, in quanto non rigida: infatti il frutto, inizialmente un po' in secondo piano, va in crescendo nel bicchiere; il naso si esprime in maniera direi territoriale, su una bella nota affumicata; la bocca è densa e di ottimo allungo (qui si sente che si è lavorato molto sugli estratti) ed il tannino grintoso; "bel" boisé sul finale (ma non è più di una punta). Da un vigneto a pergola ultra-fitta (sesto 3,20 x 0,30), una gran bella scoperta.
Interessante il terzetto dei 2008 finali...un soldino sul Vallarom per il futuro lo metterei, sarà al massimo fra 3-4 anni, mi è parso un vino molto "serio" al palato. Non conoscevo La Cadalora, e come detto è stata una positiva sorpresa, tanta grinta e sostanza.
vinogodi ha scritto:...bella iniziativa: complimenti. Ce ne fossero, in giro...
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