meursault ha scritto:Nelle Nuvole ha scritto:Per questo a volte chi assaggia prematuramente i vini, da botte o appena imbottigliati, ne ricava impressioni negative o distorte. Ieri ne parlavamo con Pudepu, Galloni è un conoscitore esperto di Barolo, Borgogna e di tante altre zone, ma probabilmente sul brunello deve farsi un po' le ossa.
A parte l'impressione di Galloni sull'annata 2008, di cui, preciso, non ho assaggiato nulla, devo dire però che alcune considerazioni sono non banali e anche a mio avviso centrate.
In particolar modo, vogliamo dire oppure no che capita spesso a Montalcino di sentire delle "riserve", più sfibrate e stanche rispetto ai vini usciti un anno prima?
Non è forse vero che capita a quel punto che i vini usciti come riserva siano poi in realtà meno buoni ed anche più cari dei Brunello "semplici"?
Non è una regola in verità, ma insomma, io non mi sento di dare tutti i torti a Galloni nell'evidenziare questo aspetto che a me sembra abbastanza presente nei vini di Montalcino.
Forse che l'obbligatorietà dell'anno in legno supplettivo, anche quando le "materie prime di partenza" non sono propriamente adatte ad affrontare un periodo così lungo di affinamento in legno alla fine non faccia più danni che altro?
Non sarebbe sufficiente ad esempio uscire un Brunello "normale" ed un cru da un vigneto particolarmente vocato come "selezione" per differenziare la gamma di una cantina (tipo come fa Mastrojanni)?
Ed
eventualmente lasciare la libertà al produttore, se lo ritiene opportuno, di aumentare l'affinamento......
E' chiaro che fare una riserva non è obbligatorio, e nessuno punta il fucile contro ad un produttore se non la fa, ma insomma......secondo me qualcosa che non quadra c'è.
Non ho il disciplinare sottomano, ma sono sicura al 99% che il Brunello Riserva non ha l'obbligo di un affinamento in trovere più lungo che il tipo "annata". Quello che viene richiesto è un periodo di bottigliamento minimo prima della commercializzazione di 6 mesi invece che 4. L'uscita poi è dopo 6 anni invece che 5. Anche sull'attesa per venderlo ci sarebbe da dire, ci sono diverse scuole di pensiero.
Il concetto di vino "Riserva" è quello di parte migliore di una vendemmia, non necessariamente proveniente da un unico vigneto. Può essere un taglio aziendale che raggruppa la produzione di vigne più vecchie che forniscono vini più concentrati, o vigne che godono di una posizione privilegiata nel caso di una vendemmia calda o fredda, e così via. Per quel che mi ricordo Biondi Santi faceva così e penso continui a farlo. Una selezione aziendale di minore quantità, da "riservare" per un invecchiamento più lungo.
Nel disciplinare c'è anche la possibilità di produrre un Brunello "Vigna", cioè proveniente da una particella specifica e sempre quella.
Naturalmente c'è chi produce delle riserve serie, chi cambia solo l'etichetta del Brunello annata rimasto invenduto, chi produce solo qualche migliaio di bottiglie e non ritiene che valga la pena differenziarle, chi al contrario lo fa, e così via.
Mi ricordo, parecchi anni fa, che l'allora moglie del Palmucci di Poggio di Sotto, si lamentò con me perché il loro Brunello Riserva, 4.000 bottiglie prodotte, era stato stra-premiato quando ormai era venduto tutto, mentre invece le 20.000 bottiglie di Brunello normale facevano fatica a venderle.
In ogni caso, il termine e l'attribuzione "Riserva" non appartiene solo al Brunello. ripeto, per me e per l'azienda dove lavoro, è la possibilità di separare il top dei top, necessariamente non più del 10% della produzione, un vino che, in teoria, ha più bisogno di aspettare per raggiungere la completa integrazione.