
Ieri sera tappa in quel di Sesto San Giovanni (Rondò) all'85 Bistrot di Daniele (altro forumista), con menù preparato a regola d'arte e piatti piuttosto (piuttosto?!) abbondanti dove, secondo me, l'apice è stato raggiunto con la bresaola chiavennasca con insalata di porcini (boni boni) freschi, ragusano dop e salsa verde con l'olietto giusto.
Tema della serata: Nebbiolo d'Italia (si sa mai che qualcuno avesse voluto portare quello messicano!) ma non delle Langhe.
Le danze sono state aperte dallo champagne, gentile omaggio di Luca
Baron Dauvergne Cuvée Prestige
Blend dove spiccano più le note del PN (80%) che dello CH (20%), bel colore dorato non troppo carico, bollicina gentile, buccia di mela gialla e un po' di frutta secca, sapido il giusto, chiude con la nota dolce della mela, un po' corto ma un aperitivo più che discreto.
Prima batteria a tutto 2016 con lo scontro tra la Valtellina Terrazzi Alti - Sassella Riserva vs la Val d'Ossola Cantine Garrone - Prunent Diecibrente.
Più nebbiolo l'ossolano, dove il frutto rosso (sanguinella) e il balsamico sono stati i sentori prevalenti.
Lascia un po' perplesso il valtellinese che fatica a uscire e, nonostante un bel tannino levigato, presenta un apporto glicerico che si fa sentire un po' oltre l'atteso.
Diecibrente da tenere in considerazione in proiezione futura (2016 prima annata di produzione), piccolo produttore, poche bottiglie, nord Piemonte...devo aggiungere altro?
Nella seconda batteria torniamo ancora in Valtellina (ma dai?) con Rainoldi - Sassella Riserva - 2013 ma esploriamo anche la zona del Canavese al confine con la Valle d'Aosta Cantina Produttori Nebbiolo di Carema - Carema Riserva 2012.
Due vini che non hanno ancora espresso tutto il loro potenziale e che hanno lasciato quindi la platea un po' perplessa.
A ogni modo Rainoldi ha un bel naso intenso, balsamico, speziato e con dolcezze da frutto...poi il legno, sì, ma che legno, mica uno qualunque: il cirmolo, altro che il sugaman de robinia promessomi, a più riprese, da mio suocero!
Tornando al valtellinese, il sorso è ancora un pot pourri di cose che si devono ben amalgamare: il tannino sussurrato, poca acidità, una certa alcolicità e la nota dolciastra finale.
Il Carema invece ha un naso più dirompente, ampio, polposo con carne affumicata e sottobosco...da addentare una bistecca di speck di una malgaro eremita altoatesino...anche per sorreggere il tannino piuttosto allappante e chiudere in freschezza con l'acidità che ti spinge fuori dalla malga (se non lo fa prima il suddetto eremita!)
Terza batteria con il trittico Ar.pe.pe Rocce Rosse - Sassella Riserva 2009 e 2007 e Cantina Produttori Nebbiolo di Carema - Carema Riserva 2006.
Deludente il 2009, boccia conservata male, vino seduto, spento, peccato...però uno shop online che mi finisce in lista nera...sperando che la seconda che ho comprato sia quantomeno accettabile.
Rocce Rosse 2007 invece bello in forma (eh, eh, eh, Luciano ne sa una più del diavolo) con profumi intensi, profondi e persistenti di funghi e sottobosco.
Freschissimo al sorso, bell'acidità, bel frutto, leggiadro, godereccio e persistente.
Carema 2006 riprende il naso del 2012 ma molto più integrato e per nulla disturbante: carnoso, funghi, ampio e profondo.
Come il Sassella, sorso molto fresco, bell'acidità a sorreggerlo e un tannino che sembra velluto anche se un po' più carico di quello del Sassella stesso.
Fuori programma con uno Gattinara del 66 solo per i necrofili: al naso una botta di liquore alla liquerizia...io non ho osato pucciarci dentro la lingua.
Vini della serata, ex-equo, Ar.pe.pe Rocce Rosse - Sassella Riserva 2007 e Cantina Produttori Nebbiolo di Carema - Carema Riserva 2006.
Da Sesto San Giovanni è tutto, a voi studio.