... Chianti Classico Riserva Ducale Ruffino 1952 : la sintesi di questo vino l'ha espressa Messer Campinoti da Montalcino ... " Chianti del genere, purtroppo, non si riusciranno più a fare"... mi piacerebbe, per onor di discussione, dipanasse in questo contesto le considerazioni che così bene un produttore di Sangiovese riesce ad esprimere. LO vedevo non perplesso ma felice, probabilmente uno spaccato , per lui di nuova generazione, importante, come il reperto archeologico che porta alla luce aspetti di una civiltà ormai perduta. Il giorno dopo ho aperto un Chianti Classico Riserva Antinori 2000 : rosso carico, note vegetali, morbido come una tetta bella prosperosa, robustissimo di spalla... esattamente il contrario di questa specie di reperto quasi senza senso dal punto di vista enologico: rosso granato antico, naso multiforme e speziatissimo, le note di fogliame stupendamente e indecentemente proposte a papille incredule. Vedevo la gioia negli occhi di Claudio, altro Sangiovese dipendente che forse ha trovato un piccolo elemento catartico inaspettato. Ero contento perchè apparizione inaspettata di tre giorni prima durante l'ennesima grufolata in cantinetta alla ricerca di qualcosa di conturbante e spiazzante l'ultima terzina : il Margaux e Lafite 1955 che troneggiavano poco più in là non mi convincevano perchè avulsi da ogni contesto odierno. Numerosi Barolo e Barbaresco, ben rappresentati già da Monfortino , mi lasciavano in sospeso. Ecco quindi la piccola sorpresa che mi ha creato un pò di scompiglio concettuale e qualche tremarella di indecisione all'apertura, supportato da grande speranza perchè tante Riserve Ducalei degli anni sessanta sono state sacrificate nel passato sull'altare della gloria di questa maison. OK, il vino è stupendo ed emozionale: Viva il Chianti ma , soprattutto, il Sangiovese, quando fatto a regola d'arte ... e di arte ce n'era...
- Monfortino 1955 : il più chiaro del cioppo , ma anche il più conturbante. Colore aranciato con un naso di una delicatezza e suadenza da rimanere incantati, come le sirene omeriane. Il naso è quasi calamitato da tanta sinfonia, tanto da annichilire il fratellone più giovane. La bocca "da impazzire" come fecero impazzire le vecchie annate della verticale di due anni fa. E' l'altro mostro sensoriale della serata , penso che di brividi ne abbiamo provati tanti nel berlo...
- Riserva 55 Biondi Santi: ripeto, fra le migliori mai bevute . E' rosso granato intenso, non certo diafano, seppur con rughe d'espressione che scaldano il cuore. Il naso da ricovero coatto: una volta nel bicchiere ,lo togli solo dietro promessa scritta che il bicchiere non ti sarà tolto , perchè quel liquido avrà destinazione d'uso obbligata nell'appendice boccale del fortunato col bicchiere in mano. E' spaventosa la terziarizzazione fuori da ogni schema , irreplicabile, con pochi riferimenti, se non quelli di un'altra bottiglia della stessa annata bevuta in altri contesti o circostanze: personalmente un'emozione che sta diventando dipendenza , come lo fu per decenni Monfortino 1958 o 1947, quindi le poche rimaste penso non dureranno in eterno. Sta di fatto che le sensazioni di spezie e tabacco, di radice nobile, di porcino fresco, di cuoio conciato, di pellame nobilissimo stordiscono e lasciano sgomenti. Sperando che il peggio sia passato, lo avvicini alla bocca e senti un'energia irrefrenabile, quella di ingollarselo in maniera impudica , dove la vergogna non si materializza neppure alla trasfigurazione dei lineamenti che appaiono da beota. Non sto scherzando, il divertimento di vedere i volti degli amici presenti berlo, è valsa da sola la soddisfazione di condividere questa bottiglia. Come scrissero sul libro dedicato al Brunello di quel tale che vantava ai turisti , con un distintivo commemorativo, di aver bevuto questa riserva, pure noi possiamo fregiarci di questo stemma che ne testimonia l'esperienza ... gran vino : 100/100 o, meglio, 999/1000 e

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