Messaggioda gbaenergiaeco10 » 18 dic 2020 16:53
Alzero 1998
"Non va registrato a livello emotivo."
Intenso rubino al centro, che sfuma dal granato, al bronzo, all'aranciato verso i bordi.
L'impatto è un frutto scuro di grande personalità, lavorato dall'ossigeno e trasformato nell'essenza della complessità..accenni funginei, terrosi, a dare nobiltà al profilo, e c'è un corredo di terziari netti, impostati soprattutto su un cioccolato caldo e avvolgente..ma non appena cerchi di inquadrare meglio questo sentore o quell'altro sei fritto, battuto, sconfitto.. Si muove ad una velocità pazzesca, e ti fa capire che l'età è soltanto un numero per lui.. Al naso il tratto vegetale va e viene, ti fa pensare che forse i terziari stanno per vincere la partita, ma all'assaggio perdi di nuovo. Ritorna il varietale netto e integro, con un carico da 90 di freschezze balsamiche a fare riprendere i giochi.
La bocca é una ciliegia da mordere, ma al posto del nocciolo c'è una crema..è pastosa e densa, Ah troppo ruffiano!..eh no, ecco il tratto vegetelate prima e il balsamico poi..il residuo zuccherino muove un saluto sinuoso e languido fino alla chiusura.. Si, ma dove sta questa chiusura? Se la incontrate porgeteLe i miei umili omaggi.
Olio su tela di Giuseppe Quintarelli, 1998.
Fauso Andi, Originaldo 2019
Parte con una riduzione che ti fa venire voglia di slavandinare tutto. Ma poi recuperi il senno e ti ricordi di quella poderosa (la barbera del figlio), e del fatto che questi vini sono così, come Fausto li ha fatti. Quindi ci rimetti il tappo e ritorni dopo 24 ore.
E dopo 24 ore la situazione è questa: un frutto scuro, crispy, che diventa più audace e solare col passare dei minuti.
Spezia, ma non quella da fighetti, pare la marinatura della tua tomahawk preferita.
Accenni di agrume abbracciati ad una nota più selvatica ma senz'altro pulita, che non toglie eleganza a un naso certamente maschio, ma raffinato.
Bocca tannica, corposa, materica, è giovine ragazzi.. Ma c'è questo frutto succoso che alleggerisce la situazione, che ti fa muovere verso un altro sorso, verso un altro calice.
Fausto andi torbidello 2018
Barbera 100% spumantizzata in una versione rosé vulcanica.. Nemmeno un grammo di zucchero aggiunto, sboccatura alla come cazzo ce viene, Prezzo cantina a di un ridicolo che non ve lo sto neanche a dire. In due parole: Fausto Andi.
Profumi di arancia candita e piccoli frutti rossi sciroppati, la bolla é una crema.. Durezze acido/sapide meravigliosamente bilanciate da 14 volumi d'alcol che non escono mai dai binari.
Secondo Fausto i vini spumante (mc in particolare) sono la grande truffa del vino.. Eh si perché a fronte di materie prime di qualità generalmente scarse (uve per ovvi motivi quasi sempre mai mature), e di magheggi enologici di cantina, si hanno prezzi totalmente sproporzionati rispetto al prodotto offerto. Questo vino è la sua risposta. Ma che risposta ragazzi. Palla sotto il 7, colpo di tacco.
Foradori 2019
Questa é forse la cosa più interessante di Foradori: il suo vino base è tra i migliori di tutta la linea.
Vale qui lo stesso ragionamento usato per il barbaresco non cru di Gaja, perché usare l'appellativo "base"? Non c'entra niente, questo é IL Foradori. È un biglietto da visita che profuma di resina e pepe caldo, frutti rosso fuoco e China. Tannino vigoroso ma ingentilito da una splendida componente glicerica che gli dona il passo di un vino rotondo..una bella chiusura calda, bilanciata da una buona acidità, che lascia il degustatore perfettamente accomodato in una comfort zone difficile da abbandonare. Un piccolo capolavoro.
Francois carillon, Saint Aubin premier cru - Les murgeres des dents de chien 2016
Sarei dovuto andare in cantina da Francois Carillon ad aprile scorso, ma il covid aveva piani diversi.
Qualcuno una volta ha scritto che il vino è l'unica forza dell'uomo, assieme all'amore, che é in grado di annullare le distanze.
Citazioni improbabili a parte, questo é uno dei tre premier cru di Saint Aubin prodotto dall'azienda.
Agrumi maturi, cera calda, una bella parte vegetale, fatta di erbe aromatiche e profumi di orto..arriva dell'anice e del minerale a donare pungenza a un naso che pareva quasi ruffiano..bocca succosa, snella, di carattere, dritta e verticale ma senza risultare magra..la chiusura non è tra le più impressionanti, ma c'è quel sale meraviglioso a richiamare continuamente il sorso, e della frutta tropicale ad addolcire il viaggio..
Chianti Classico Castell'in Villa 2006.
La 2006 nel chianti classico é un'annata di concentrazione e materia, con temperature sopra la medie stagionali nei mesi di luglio e settembre.
L'approccio olfattivo è quello di un vino giocato sulla potenza più che su finezza ed eleganza..la rotazione nel calice mostra una massa compatta e di buona densità..il corredo aromatico è ampio..ciliegia, radice di liquirizia, classico tratto ematico e note affumicate..giustamente speziato, chiude il percorso su toni polverosi e di ruggine.
All'assaggio la componente tannica risulta un po' slegata.. predominanti senz'altro le parti dure ma c'è un sorso sicuramente ricco e invitante..classico anche nella chiusura, secca con una punta quasi amarognola.
Accompagnato con uno spaghetto al pomodoro con salsa bella ridotta e quindi di un certo peso..non il migliore degli abbinamenti ma sapete cosa si dice del chianti fatto bene.. Cornetto alla crema a parte, tutto il resto....
le puy, emilien 2016
Un naso sfaccettato, e certo che c'è la vaniglia, ma il cabernet si sente netto e fresco..si aggiungono note di sottobosco, un tratto animale e un ricordo di mandorla pestata. Bocca precisa, vellutata, femminile, elegante..non proprio il vino che devi aspettare per forza, ma se resistete ne varrà senz'altro la pena.
Barolo vigna elena, Cogno 1998
Siamo nel cru Ravera, il Vigna Elena di cogno ne è ormai diventato un simbolo.
Annata 1998.
Il caldo di quell'estate che faceva da contorno ai mondiali lo ricordo ancora.
Barolo giustamente impostato sui terziari, di buona concentrazione, con un tannino ancora vivace e una bella tensione di beva. La parte alcolica si fa sentire ma senza esagerazioni, il naso richiama profumi di sottobosco, China, liquore alla ciliegia, tabacco trinciato e cacao..la complessità è quella dei grandi vini, si aggiungono note di cacao e agrumi canditi, e inaspettatamente arriva col tempo questo meraviglioso sentore di rosa appassita in una veste balsamica: eccola qui l'impronta digitale di Ravera.
Un vino che non aspetterei oltre, e che anzi avrei stappato con qualche anno di anticipo, ma è sempre una grande emozione bere un barolo agee di questa portata.
Pierre menard, rosetta 2019
Dunque: cabernet franc in purezza, anche se si mormora che a partire da questa annata ci sia un piccolo taglio di chenin e di grolleau.
Pierre Menard é un giovinotto che dopo diverse esperienze all'estero, tornato in patria, decide di scendere in pista..ho letto articoli qua e là in cui si dice che i suoi vigneti (circa un ettaro emmezzo....) li cura solo la sera e i weekend, perché durante la settimana deve lavorare ai vigneti dei genitori, 17 ettari votati al conferimento in favore di una cooperativa.
La produzione come potete immaginare è simbolica, poco più di cento gli esemplari di questo rosato
Alla vista si presenta con un colore unico, un rubino scarico che vira sul fucsia o sul magenta..il naso é estremamente agrumato, con un bel tocco di melograno..all'assaggio mostra durezze femminili, fatte di un'eleganza acido-sapida molto affascinante..c'é una discreta spinta e una chiusura bilanciata..da tenere d'occhio questo Pierre
Schiste 2018 ardosieres
Jacquère (50%), Pinot Grigio (20%), Roussanne (20%) e Mondeuse Blanche (10 %).
Il naso è roccia calda e incenso, c'è un sentore di anice di grande eleganza e poi noce moscata e bergamotto..il filo conduttore é una componente floreale che si fa fatica a decifrare perché sempre defilata e schiva.
La bocca è sottile, sapida, senza sbavature..dopo la deglutizione rimane una parte verde e agrumata molto piacevole.
Chiusura non da salto in lungo ma discretamente bilanciata.
L'ho abbinato a un tataki di tonno con gamberi spadellati e qualche spicchio d'arancia. Abbinamento steccato in toto. Sapidità e acidità così spinte devono essere bilanciate da grasso e dolcezze..consiglio di spulciare sotto la voce formaggi
PYCM Saint aubin le blanc 2018
Meravigliosa espressione di chardonnay..elitario nei profumi, fine, ampio, rotondo..consueta ondata di agrumi e sale in un moto che pare una danza assieme alle parti morbide. Lunghezza discreta, compulsivo nel sorso.
Rispetto al premier cru di F. Carillon bevuto di recente questo ha meno corpo, ma è più elegante e profondo.
Sarei dovuto nascere a Saint-Aubin.
Lorenzo