Messaggioda apa » 24 nov 2013 08:34
Con ritardo, ringrazio Federico per aver aperto questo argomento sul forum. Ne avevamo parlato nei giorni scorsi con Riccardo e l'idea che avevo fromulato era di dar conto di alcuni assaggi di bottiglie non recenti, per comunicare come le avevamo trovate e confrontarci con gli altri. Alcuni elementi andrebbero esaminati con attenzione: la provenienza delle bottiglie (ad esempio: se da privato o dall'azienda che li ha prodotti), il loro stato e la loro conservazione.
Le bottiglie di Taurasi che abbiamo bevuto sono state privilegiate dall'adesione del tappo al collo della bottiglia, tale evento ha contributo ad una migliore conservazione e tenuta nel tempo. Si sono rivelate delle bottiglie notevoli, degustate con dei compagni competenti con cui è stato molto piacevole condividere l'esperienza. Il vino ha mostrato una leggera variabilità da bicchiere a bicchiere a seconda dell'ordine seguito nel versarlo e questo ha influito, come riporterò in seguito, su alcune variazioni nella loro valutazione da parte dei degustatori.
Mastroberardino, Taurasi 1961
Colore granato scuro, all'unghia rivela una lieve tonalità aranciata. L'esame visivo fa ipotizzare un vino ancora vivo, la conferma viene dall'olfatto, dal mio bicchiere provengono aromi di grande complessità che variano dalle radici umide al muschio, sentori di foglie secche d'alloro contribuiscono a dare al vino una leggera balsamicità, anche se prevale la sensazione di un vino che sotto il profilo aromatico è in una fase di discesa. In bocca rivela una certa leggerezza ed equilibrio, si conferma ancora vivo anche se con una complessità che si va via via riducendo, sia per quanto concerne l'acidità residua che il tannino.
Viene considerata un'annata storica per il taurasi in Campania e per Mastroberardino in particolare, negli anni precedenti sono state descritte degustazioni in cui questo vino ha fortemente impressionato gli assaggiatori, più di qualsiasi altro della produzione di Mastroberardino. Nel nostro caso, invece, sembra aver ridimensionato la parte migliore di sè, pur rimanendo un assaggio molto interessante.
Il 1968, le riserve. Sulla questione delle riserve del 1968 e la collocazione esatta dei terreni che hanno fornito le uve da cui sono derivati i tre vini degustati non ho sufficienti informazioni e sarebbe opportuno che qualcuno più preparato integrasse e corregesse questa descrizione (proverò anche a chiedere ad Antonio che ho visto ha partecipato come relatore ad almeno una verticale di questi vini). Provo ad indicare quello che sono riuscito a ricostruire ma richiede verifica: i vigneti a Montemarano sono rimasti all'azienda e le loro uve vengono usate per la riserva, mentre i vigneti di Castelfranchi e Piano d'Angelo (gli altri due vigneti dei cru del 68) non sono più nella disponibilità della Mastroberardino. Ci sono, invece, quelli di Mirabella Eclano da cui provengono le uve del taurasi, ma tali uve non dovrebbero essere rappresentate nelle bottiglie da noi bevute. Il 68 si è caratterizzato per un'estate calda ed asciutta con una vendemmia particolarmente abbondante.
Mastroberardino, Taurasi Castelfranci 1968 riserva
Rubino cupo, con riflessi granato. Alla prima olfazione trasmette equilibrio e complessità. I sentori fruttati sono chiaramente percepibili: mirtilli e more mature ed è la nota più sorprendente in un contesto che fa emergere china, humus, cuoio, cacao amaro, sentori di erbe medicinali ed una chiara speziatura. In bocca si percepisce la sua armonicità, avvolge progressivamente il cavo orale con buona corrispondenza con la percezione aromatica. Prevalgono, infine, la sapidità e la balsamicita in una lunga persistenza. Tra i tre cru del 68 assaggiati è quello che nel mio bicchiere è partito meglio, anche se non ha tenuto il passo con la grande progressione che, nel corso delle ore, è stata messa in mostra dagli altri due vini coetanei.
Mastroberardino, Taurasi Piano d'Angelo 1968 riserva
Rubino cupo che alla luce lascia trapelare tonalità granato. Nel mio bicchiere all'inizio è chiuso, ci mette un po' per rivelarsi con una progressione entusiasmante nel corso delle ore, con note di visciola matura, fruttini scuri di sottobosco uniti ad una grande balsamicità, con aromi più freschi di salvia uniti a note più intense di foglie d'alloro e pepe bianco. Nella sinfonia aromatica proposta dal vino si uniscono altri elementi quali il dattero, la china, l'incenso, il cacao amaro e la fine mineralità, in un contesto di pulizia e definizione veramente raro. In bocca conferma le aspettative che l'olfatto aveva alimentato, è armonico, equilibrato, sapido ed i suoi tannini di grana finissima sembrano non finire mai, in un'avvolgenza che persiste quasi interminabile. E' un vino di rara complessità e definizione, per me il vino della serata, la sua eleganza e precisione me lo hanno fatto preferire all'altro suo grandissimo coetaneo, il Montemarano.
Mastroberardino, Taurasi Montemarano 1968 riserva
Rubino molto scuro compatto, con riflessi granato. Versato nel bicchiere parte piano per il suo viaggio che in progressione rivelerà note fruttate, ancora nettamente presenti, fatte di ciliegia matura, more, tamarindo, unite a china, cuoio, cacao amaro e liquirizia, radici ed humus, chiaramente avvertibile la sapidità e mineralità che si ritrovano anche in bocca, dove, dopo un ingresso equilibrato ed armonico, libera la sua potenza gustativa in cui ritornano sia il frutto che la complessa mineralità unite a dei tannini mirabili, con una stratificazione ed una persistenza entusiasmanti. Molto elegante, ma meno del Piano d'Angelo, è il più potente dei tre, non così straordinariamente ricco al naso come il vino che lo ha preceduto, il Montemarano ha mostrato la migliore integrazione del profili aromatico e gustativo (integrazione che è spesso di complessa realizzazione nell'aglianico). Un vino mirabile nella sua espressività odierna, dotato di un'acidità ben avvertibile che lo rende vivo e con un futuro ancora luminoso.
Mastroberardino. Taurasi 1983 riserva
Rubino scuro, compatto, brillanti riflessi granato all'unghia. E' il vino che, insieme al Castelfranchi, più mi ha impressionato alla prima olfazione, per la sua brillantezza e vitalità aromatica con le sue note fruttate di visciole e ciliegie, frutti di bosco scuri, insieme ad una acidità ancora vivissima ed una mineralità fatta di pietre e sassi, prepotenti note sapide cui si uniscono il cuoio e spezie, foglie di tabacco e muschio. In bocca è potente, con un'acidità intensa, tannini stratificati e nobili che si estendono progressivamente dal centro bocca fino a conquistare tutto il cavo orale per non lasciarlo che dopo una lunghissima persistenza, in una piacevole sensazione di sapidità. E' un vino notevole sotto tutti gli aspetti, per l'articolazione aromatica e la coerente potenza gustativa, non ha mostrato la grandissima progressione del Piano d'Angelo e del Montemarano, ma conferma che anche per Mastroberardino, come per tanti altri produttori in Italia, la 1983 è un'annata da ricordare.
Mastroberardino. Taurasi 1985 riserva
Il mio è stato il primo bicchiere in cui è stato versato il vino, è risultato contaminato da sentori estranei al vino stesso. La situazione (verificata anche con Riccardo che l'ha sentito più volte) non è migliorata nel corso del tempo trascorso dal vino nel bicchiere e lo ha reso per me non giudicabile. Paolo ne aveva raccontato gran belle cose, a memoria dei suoi assaggi precedenti. Vuol dire che la valutazione è rimandata ad altra occasione.
Desidero rinnovare i miei ringraziamenti a tutti i partecipanti all'incontro, in particolare a Federico che ha cercato le bottiglie e se le è procurate con una conservazione impeccabile. L'esperienza è stata di grande valore per me e gli altri compagni di degustazione. Ha arrichito le nostre conoscenze di un vino che merita di comparire tra le esperienze formative di ogni appassionato. La presenza di un frutto così nitido, sopratutto nei 68, è un elemento molto raro in vini di tale età e dimostra le caratteristiche straordinarie dell'aglianico, difficilmente riscontrabili nella maggior parte dei vitigni conosciuti. Inoltre, è raro fare esperienza di vini che hanno una tale progressione nel bicchiere, capaci di evolvere per ore con una complessità espressiva talmente profonda che, credo, sarebbe potuta continuare chissà per quanto se i limiti della nostra disponibilità non ci avessero costretto ad interrompere l'ascolto dei grandi vini di Antonio Mastroberardino che avevamo nei bicchieri.