L'Osservatorio Vintage - Il Trebbiano pag. 2

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alì65
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda alì65 » 18 nov 2013 21:21

Chicco76 ha scritto:
alì65 ha scritto:
tricky123 ha scritto:
alì65 ha scritto:solo una curiosità per parametrare la validità, i punteggi sono in assoluto o riferiti solo a i Taurasi....no perché 97 è tantissima roba!!


Il 97/100 che anche io ho dato al Montemarano 1968 per me è equivalente ad altri 97/100 dati negli ultimi anni a qualche Giacosa, Monfortino, Soldera, Latour, ecc. ecc.
Per me si parla di valore assoluto: fra l'altro concordo sostanzialmente con i punteggi di Chicco76 sui tre 1968, che, secondo me, rimane una annata di grazia nella produzione di Mastroberardino. A mia memoria, solo la riserva 1985 bevuta abbondantemente fino ad una decina di anni fa, raggiungeva tali punte di eccellenza.


infatti la mia era una domanda per capire perché i 68 non li ho mai bevuti e ho trovato nei Mastro maturi note che non mi sono mai piaciute; ora capisco che serve il 68 per capire cosa era un Taurasi serio, le altre annate meglio lasciar stare...anche la 85 non pervenuta...ho capito che mi manca l'approfondimento necessario per parlare, a ragion veduta, di questi vini.....vi ascolto con interesse


Se ti può essere d'aiuto i 3 del 68 non centravano proprio una mazza con gli altri ... :mrgreen:
Ho bevuto qualche altra riserva del passato ma niente a che vedere ... mi è giunta una voce di corridoio, pertanto tutta da verificare, che le uve di quei tre cru non fossero nemmeno di proprietà ma affittate ... qualcuno ne sa qualcosa ? E' vero che il 68 è stato l'anno dell'olimpo per quei vini ma non mi risulta che nel resto d'Italia sia stata una grandissima annata. Mi vien da pensare che, vuoi condizioni climatiche perfette, vuoi una scelta aziendale fuori dai soliti schemi, vuoi tutta una serie di altre cose, gli siano riusciti con una buona dose di "coincidenze fortunate". Può essere un caso che un produttore abbia creato un'annata irripetibile così buona ? E' uno dei produttori più datati della storia del vino italiano, ho letto di persone che hanno bevuto gli anni 30 e 40 del suo Taurasi, mi chiedo pertanto come dopo anni e anni di vinificazione possa non essere più riuscito a ricreare un 68. E non credo nemmeno che abbia stravolto di punto in bianco le tecniche di vinificazione. Magari quelle uve di quelle tre bottiglie non sono più state reperibili ... che ne pensate ?


questa voce sarebbe interessante appurarla ma non è l'unico che nei tanti anni di vinificazione improvvisamente crea il capolavoro; anch'io, in tanti anni di maringoneria, il lavoro perfetto riesce molto raramente, per una serie di fattori e forse anche questo 68 è il risultato di combinazioni cosmiche incredibili.....vallo a sapere...

il confronto Chave e Soldera ha funzionato!! :wink:
futuro roseo, si preannuncia un 2025 da urlo!!!
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda vinogodi » 18 nov 2013 22:41

...fra un pò faremo una verticale storica del Mastro, occasione giusta per togliersi ulteriori curiosità... 8)
PS: comunque ne abbiamo già fatta una un paio (o tre ) anni fa con tanti forumisti presenti con finale Piano d'Angelo come '68; ricordo anche che si era scomodato De Magistris fino a Bue House, occasione mai più ripetuta, e chi c'era può argomentare a ragion veduta ciò che bevemmo o riesumare il thread che io, da informatico-depresso, non ci riesco ...
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda apa » 24 nov 2013 08:34

Con ritardo, ringrazio Federico per aver aperto questo argomento sul forum. Ne avevamo parlato nei giorni scorsi con Riccardo e l'idea che avevo fromulato era di dar conto di alcuni assaggi di bottiglie non recenti, per comunicare come le avevamo trovate e confrontarci con gli altri. Alcuni elementi andrebbero esaminati con attenzione: la provenienza delle bottiglie (ad esempio: se da privato o dall'azienda che li ha prodotti), il loro stato e la loro conservazione.
Le bottiglie di Taurasi che abbiamo bevuto sono state privilegiate dall'adesione del tappo al collo della bottiglia, tale evento ha contributo ad una migliore conservazione e tenuta nel tempo. Si sono rivelate delle bottiglie notevoli, degustate con dei compagni competenti con cui è stato molto piacevole condividere l'esperienza. Il vino ha mostrato una leggera variabilità da bicchiere a bicchiere a seconda dell'ordine seguito nel versarlo e questo ha influito, come riporterò in seguito, su alcune variazioni nella loro valutazione da parte dei degustatori.

Mastroberardino, Taurasi 1961
Colore granato scuro, all'unghia rivela una lieve tonalità aranciata. L'esame visivo fa ipotizzare un vino ancora vivo, la conferma viene dall'olfatto, dal mio bicchiere provengono aromi di grande complessità che variano dalle radici umide al muschio, sentori di foglie secche d'alloro contribuiscono a dare al vino una leggera balsamicità, anche se prevale la sensazione di un vino che sotto il profilo aromatico è in una fase di discesa. In bocca rivela una certa leggerezza ed equilibrio, si conferma ancora vivo anche se con una complessità che si va via via riducendo, sia per quanto concerne l'acidità residua che il tannino.
Viene considerata un'annata storica per il taurasi in Campania e per Mastroberardino in particolare, negli anni precedenti sono state descritte degustazioni in cui questo vino ha fortemente impressionato gli assaggiatori, più di qualsiasi altro della produzione di Mastroberardino. Nel nostro caso, invece, sembra aver ridimensionato la parte migliore di sè, pur rimanendo un assaggio molto interessante.

Il 1968, le riserve. Sulla questione delle riserve del 1968 e la collocazione esatta dei terreni che hanno fornito le uve da cui sono derivati i tre vini degustati non ho sufficienti informazioni e sarebbe opportuno che qualcuno più preparato integrasse e corregesse questa descrizione (proverò anche a chiedere ad Antonio che ho visto ha partecipato come relatore ad almeno una verticale di questi vini). Provo ad indicare quello che sono riuscito a ricostruire ma richiede verifica: i vigneti a Montemarano sono rimasti all'azienda e le loro uve vengono usate per la riserva, mentre i vigneti di Castelfranchi e Piano d'Angelo (gli altri due vigneti dei cru del 68) non sono più nella disponibilità della Mastroberardino. Ci sono, invece, quelli di Mirabella Eclano da cui provengono le uve del taurasi, ma tali uve non dovrebbero essere rappresentate nelle bottiglie da noi bevute. Il 68 si è caratterizzato per un'estate calda ed asciutta con una vendemmia particolarmente abbondante.

Mastroberardino, Taurasi Castelfranci 1968 riserva
Rubino cupo, con riflessi granato. Alla prima olfazione trasmette equilibrio e complessità. I sentori fruttati sono chiaramente percepibili: mirtilli e more mature ed è la nota più sorprendente in un contesto che fa emergere china, humus, cuoio, cacao amaro, sentori di erbe medicinali ed una chiara speziatura. In bocca si percepisce la sua armonicità, avvolge progressivamente il cavo orale con buona corrispondenza con la percezione aromatica. Prevalgono, infine, la sapidità e la balsamicita in una lunga persistenza. Tra i tre cru del 68 assaggiati è quello che nel mio bicchiere è partito meglio, anche se non ha tenuto il passo con la grande progressione che, nel corso delle ore, è stata messa in mostra dagli altri due vini coetanei.

Mastroberardino, Taurasi Piano d'Angelo 1968 riserva
Rubino cupo che alla luce lascia trapelare tonalità granato. Nel mio bicchiere all'inizio è chiuso, ci mette un po' per rivelarsi con una progressione entusiasmante nel corso delle ore, con note di visciola matura, fruttini scuri di sottobosco uniti ad una grande balsamicità, con aromi più freschi di salvia uniti a note più intense di foglie d'alloro e pepe bianco. Nella sinfonia aromatica proposta dal vino si uniscono altri elementi quali il dattero, la china, l'incenso, il cacao amaro e la fine mineralità, in un contesto di pulizia e definizione veramente raro. In bocca conferma le aspettative che l'olfatto aveva alimentato, è armonico, equilibrato, sapido ed i suoi tannini di grana finissima sembrano non finire mai, in un'avvolgenza che persiste quasi interminabile. E' un vino di rara complessità e definizione, per me il vino della serata, la sua eleganza e precisione me lo hanno fatto preferire all'altro suo grandissimo coetaneo, il Montemarano.

Mastroberardino, Taurasi Montemarano 1968 riserva
Rubino molto scuro compatto, con riflessi granato. Versato nel bicchiere parte piano per il suo viaggio che in progressione rivelerà note fruttate, ancora nettamente presenti, fatte di ciliegia matura, more, tamarindo, unite a china, cuoio, cacao amaro e liquirizia, radici ed humus, chiaramente avvertibile la sapidità e mineralità che si ritrovano anche in bocca, dove, dopo un ingresso equilibrato ed armonico, libera la sua potenza gustativa in cui ritornano sia il frutto che la complessa mineralità unite a dei tannini mirabili, con una stratificazione ed una persistenza entusiasmanti. Molto elegante, ma meno del Piano d'Angelo, è il più potente dei tre, non così straordinariamente ricco al naso come il vino che lo ha preceduto, il Montemarano ha mostrato la migliore integrazione del profili aromatico e gustativo (integrazione che è spesso di complessa realizzazione nell'aglianico). Un vino mirabile nella sua espressività odierna, dotato di un'acidità ben avvertibile che lo rende vivo e con un futuro ancora luminoso.

Mastroberardino. Taurasi 1983 riserva
Rubino scuro, compatto, brillanti riflessi granato all'unghia. E' il vino che, insieme al Castelfranchi, più mi ha impressionato alla prima olfazione, per la sua brillantezza e vitalità aromatica con le sue note fruttate di visciole e ciliegie, frutti di bosco scuri, insieme ad una acidità ancora vivissima ed una mineralità fatta di pietre e sassi, prepotenti note sapide cui si uniscono il cuoio e spezie, foglie di tabacco e muschio. In bocca è potente, con un'acidità intensa, tannini stratificati e nobili che si estendono progressivamente dal centro bocca fino a conquistare tutto il cavo orale per non lasciarlo che dopo una lunghissima persistenza, in una piacevole sensazione di sapidità. E' un vino notevole sotto tutti gli aspetti, per l'articolazione aromatica e la coerente potenza gustativa, non ha mostrato la grandissima progressione del Piano d'Angelo e del Montemarano, ma conferma che anche per Mastroberardino, come per tanti altri produttori in Italia, la 1983 è un'annata da ricordare.

Mastroberardino. Taurasi 1985 riserva
Il mio è stato il primo bicchiere in cui è stato versato il vino, è risultato contaminato da sentori estranei al vino stesso. La situazione (verificata anche con Riccardo che l'ha sentito più volte) non è migliorata nel corso del tempo trascorso dal vino nel bicchiere e lo ha reso per me non giudicabile. Paolo ne aveva raccontato gran belle cose, a memoria dei suoi assaggi precedenti. Vuol dire che la valutazione è rimandata ad altra occasione.

Desidero rinnovare i miei ringraziamenti a tutti i partecipanti all'incontro, in particolare a Federico che ha cercato le bottiglie e se le è procurate con una conservazione impeccabile. L'esperienza è stata di grande valore per me e gli altri compagni di degustazione. Ha arrichito le nostre conoscenze di un vino che merita di comparire tra le esperienze formative di ogni appassionato. La presenza di un frutto così nitido, sopratutto nei 68, è un elemento molto raro in vini di tale età e dimostra le caratteristiche straordinarie dell'aglianico, difficilmente riscontrabili nella maggior parte dei vitigni conosciuti. Inoltre, è raro fare esperienza di vini che hanno una tale progressione nel bicchiere, capaci di evolvere per ore con una complessità espressiva talmente profonda che, credo, sarebbe potuta continuare chissà per quanto se i limiti della nostra disponibilità non ci avessero costretto ad interrompere l'ascolto dei grandi vini di Antonio Mastroberardino che avevamo nei bicchieri.
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda Kalosartipos » 24 nov 2013 08:46

apa ha scritto:Le bottiglie di Taurasi che abbiamo bevuto

E' sempre un piacere leggere le tue note.. complimenti!
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda tricky123 » 26 nov 2013 10:51

apa ha scritto:.............................................................
Mastroberardino, Taurasi 1961
Colore granato scuro, all'unghia rivela una lieve tonalità aranciata. L'esame visivo fa ipotizzare un vino ancora vivo, la conferma viene dall'olfatto, dal mio bicchiere provengono aromi di grande complessità che variano dalle radici umide al muschio, sentori di foglie secche d'alloro contribuiscono a dare al vino una leggera balsamicità, anche se prevale la sensazione di un vino che sotto il profilo aromatico è in una fase di discesa. In bocca rivela una certa leggerezza ed equilibrio, si conferma ancora vivo anche se con una complessità che si va via via riducendo, sia per quanto concerne l'acidità residua che il tannino.
Viene considerata un'annata storica per il taurasi in Campania e per Mastroberardino in particolare, negli anni precedenti sono state descritte degustazioni in cui questo vino ha fortemente impressionato gli assaggiatori, più di qualsiasi altro della produzione di Mastroberardino. Nel nostro caso, invece, sembra aver ridimensionato la parte migliore di sè, pur rimanendo un assaggio molto interessante.
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Mastroberardino, Taurasi Castelfranci 1968 riserva
Rubino cupo, con riflessi granato. Alla prima olfazione trasmette equilibrio e complessità. I sentori fruttati sono chiaramente percepibili: mirtilli e more mature ed è la nota più sorprendente in un contesto che fa emergere china, humus, cuoio, cacao amaro, sentori di erbe medicinali ed una chiara speziatura. In bocca si percepisce la sua armonicità, avvolge progressivamente il cavo orale con buona corrispondenza con la percezione aromatica. Prevalgono, infine, la sapidità e la balsamicita in una lunga persistenza. Tra i tre cru del 68 assaggiati è quello che nel mio bicchiere è partito meglio, anche se non ha tenuto il passo con la grande progressione che, nel corso delle ore, è stata messa in mostra dagli altri due vini coetanei.

Mastroberardino, Taurasi Piano d'Angelo 1968 riserva
Rubino cupo che alla luce lascia trapelare tonalità granato. Nel mio bicchiere all'inizio è chiuso, ci mette un po' per rivelarsi con una progressione entusiasmante nel corso delle ore, con note di visciola matura, fruttini scuri di sottobosco uniti ad una grande balsamicità, con aromi più freschi di salvia uniti a note più intense di foglie d'alloro e pepe bianco. Nella sinfonia aromatica proposta dal vino si uniscono altri elementi quali il dattero, la china, l'incenso, il cacao amaro e la fine mineralità, in un contesto di pulizia e definizione veramente raro. In bocca conferma le aspettative che l'olfatto aveva alimentato, è armonico, equilibrato, sapido ed i suoi tannini di grana finissima sembrano non finire mai, in un'avvolgenza che persiste quasi interminabile. E' un vino di rara complessità e definizione, per me il vino della serata, la sua eleganza e precisione me lo hanno fatto preferire all'altro suo grandissimo coetaneo, il Montemarano.

Mastroberardino, Taurasi Montemarano 1968 riserva
Rubino molto scuro compatto, con riflessi granato. Versato nel bicchiere parte piano per il suo viaggio che in progressione rivelerà note fruttate, ancora nettamente presenti, fatte di ciliegia matura, more, tamarindo, unite a china, cuoio, cacao amaro e liquirizia, radici ed humus, chiaramente avvertibile la sapidità e mineralità che si ritrovano anche in bocca, dove, dopo un ingresso equilibrato ed armonico, libera la sua potenza gustativa in cui ritornano sia il frutto che la complessa mineralità unite a dei tannini mirabili, con una stratificazione ed una persistenza entusiasmanti. Molto elegante, ma meno del Piano d'Angelo, è il più potente dei tre, non così straordinariamente ricco al naso come il vino che lo ha preceduto, il Montemarano ha mostrato la migliore integrazione del profili aromatico e gustativo (integrazione che è spesso di complessa realizzazione nell'aglianico). Un vino mirabile nella sua espressività odierna, dotato di un'acidità ben avvertibile che lo rende vivo e con un futuro ancora luminoso.

Mastroberardino. Taurasi 1983 riserva
Rubino scuro, compatto, brillanti riflessi granato all'unghia. E' il vino che, insieme al Castelfranchi, più mi ha impressionato alla prima olfazione, per la sua brillantezza e vitalità aromatica con le sue note fruttate di visciole e ciliegie, frutti di bosco scuri, insieme ad una acidità ancora vivissima ed una mineralità fatta di pietre e sassi, prepotenti note sapide cui si uniscono il cuoio e spezie, foglie di tabacco e muschio. In bocca è potente, con un'acidità intensa, tannini stratificati e nobili che si estendono progressivamente dal centro bocca fino a conquistare tutto il cavo orale per non lasciarlo che dopo una lunghissima persistenza, in una piacevole sensazione di sapidità. E' un vino notevole sotto tutti gli aspetti, per l'articolazione aromatica e la coerente potenza gustativa, non ha mostrato la grandissima progressione del Piano d'Angelo e del Montemarano, ma conferma che anche per Mastroberardino, come per tanti altri produttori in Italia, la 1983 è un'annata da ricordare.

Mastroberardino. Taurasi 1985 riserva
Il mio è stato il primo bicchiere in cui è stato versato il vino, è risultato contaminato da sentori estranei al vino stesso. La situazione (verificata anche con Riccardo che l'ha sentito più volte) non è migliorata nel corso del tempo trascorso dal vino nel bicchiere e lo ha reso per me non giudicabile. Paolo ne aveva raccontato gran belle cose, a memoria dei suoi assaggi precedenti. Vuol dire che la valutazione è rimandata ad altra occasione.


Belle note Apa ! Peccato che le hai copiate dal mio taccuino............. :D
Si fa per ridere eh........... :wink:
Però, il 1985 era annata non riserva.
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda apa » 27 nov 2013 08:52

Scrivere delle note, per me, è una forma di ringraziamento verso i miei compagni di bevute e tutti coloro che partecipano al forum. Tuttavia, devo dire che apprezzo tutti: coloro che scrivono poche righe, chi posta le foto delle bottiglie e dei bicchieri, chi non ha tempo (come faccio io troppo spesso) e non scrive niente e, sopratutto, coloro che organizzano gli incontri per ritrovarci. Ci sono state chieste delle informazioni sui vini non recenti di Mastroberardino (tra l'altro, chieste da chi a sua volta aveva faticato per farci partecipi di interessanti degustazioni) e questo è stato un modo per provare a rispondere a quelle richieste. A questo proposito, ieri ho incontrato per caso Antonio, che ho citato nelle mie note, e mi ha confermato quanto ho scritto sulla provenienza delle uve delle riserve 1968, mi ha promesso che in proposito scriverà qualcosa anche lui appena i suoi impegni lo lasceranno respirare (si dovrà anche iscrivere al forum perchè, contrariamente a quanto mi aspettavo, ancora non è un forumista).
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda Chicco76 » 18 ott 2014 17:17

Ritiriamo su questo post ... :mrgreen:
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda Chicco76 » 18 ott 2014 17:20

Non vorrei perdere le impressioni sulla verticale di Montepulciano Valentini fatta lo scorso anno, riporto le mie note:

Nella verticale si è stappato:

Valentini Montepulciano: 77 - 79 - 84 - 85 - 88 - 90 - 92 - 94 - 95 - 97
Emidio Pepe Montepulciano 75 e 82

Eccomi a fare il punto della situazione ... Bisogna dire che è andata molto molto bene ! Le bottiglie sono state recuperate negli anni con dedizione e scelte con cura, siamo stati fortunati o meno, comunque non abbiamo trovato evidenti difetti. Nessun tappo e nessuna rifermentazione, a parte un leggero petillant su 95 e 97 sparito dopo accurata ossigenazione nel bicchiere.
Avevo in programma di stappare le bottiglie di primissimo pomeriggio, ma mi ha chiamato Marcello 5 minuti prima di farlo allertandomi su di un probabile allagamento della zona che mi ha turbato non poco ... siamo rimasti fino alle 16.30 in sospeso perché forse la serata sarebbe saltata causa maltempo ma alla fine ci è andata bene. Comunque tutte le bottiglie sono state stappate 4 ore prima. I tappi hanno tenuto benissimo.

Non le abbiamo scolmate, quindi il vino è partito nel bicchiere. Dirvi che avrebbe potuto dare di più al naso è probabile, anche perché i vini non si sono mossi di un millimetro durante il corso della serata, 79 a parte che si è un po' seduto virando su note dolci di mou. Tutti gli altri si sono comportati bene, forse le annate più giovani sono rimaste un po' ingessate causa estrema giovinezza. Personalmente ho trovato i vini degli anni 70 fino all'85 compreso molto algidi, vegetali, giocati più sull'eleganza che sulla potenza, viceversa dall'88 al 97 li ho trovati più solari e mediterranei, con un bel frutto carnoso specialmente nelle annate 88, 90 e 97.

Concordo con i giudizi precedenti, campione assoluto della serata il 77 che unisce grazia, eleganza e setosità, seguito da un 92 di rara finezza anche se ancora indomito, ha molta strada davanti a se. Mi è piaciuto molto anche l'85, prorompente ma equilibrato, forse un filino ruvido ma in fase di assestamento. Come ho detto prima, 88 e 90 solari e carnosi, già godibili da ora. Il 79 ha dimostrato da subito il colore più scarico e col passare del tempo si è seduto su note dolci anche in bocca, sembrava alla fine un estraneo. L'84 interessantissimo da subito al naso è risultato diluito e scomposto in bocca, figli sicuramente di un'annata minore. Il 94 purtroppo si è trovato in mezzo a due campioni come 92 e 95 e ha patito un po', anche se decisamente un bel vino a tratti borgognone. 95 e 97 ancora da farsi, con una mia personale preferenza per il primo che ho sempre considerato una grande annata del Maestro, per quella sua eleganza e quel frutto presente ma mai prevalente, con una bella dolcezza nel finale.

Pepe ha diviso ... il 75 al naso è acetico, un aceto buono che comunque in bocca non mi dispiace, l'82 l'ho trovato più interessante, molto più equilibrato in bocca, privo della potenza di Valentini ma dal sorso leggero e delicato. E' un vino che riproverei sicuramente.
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda Chicco76 » 18 ott 2014 17:24

Ed ora le note della verticale di ieri sera ...

Ieri sera, in quel di Padova, serata di approfondimento sul Trebbiano del Maestro, con una batteria di annate Vintage di tutto rispetto. Cena svoltasi al ristorante Rosso di Sera di Camposampiero, un vero santuario per gli amanti del pesce. E’ un ristorante che consiglio senza se e senza ma, in quanto il proprietario ha raggiunto vette qualitative senza paragoni sul fronte della materia prima. Non ci sono preparazioni creative ma semplice ricerca del prodotto, ristorante che in Veneto ha veramente pochi concorrenti, soprattutto per chi ama il pesce crudo.

Le bottiglie in degustazione:
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1992
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1988
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1987
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1984
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1981
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1977


Valentini Trebbiano 1992: Giallo oro scarico brillante, al naso note saline, minerali, di camomilla e fieno. In bocca è un po’ compresso ma col passare del tempo si distende e dimostra una buona progressione ed equilibrio. Non ha spunti di eccellenza ma si fa bere con grande piacere, Finale medio lungo su sentori erbacei.

Valentini Trebbiano 1988: Giallo paglierino carino brillante, al naso note minerali, metalliche/ferrose, marcati cenni vegetali con l’apertura nel bicchiere. In bocca una lama, tagliente l’acidità del frutto ancora non integrata e in prima linea a farti salivare, non eccessivamente materico e complesso ma assai beverino. Un finale di media lunghezza marcato da note acidule del frutto

Valentini Trebbiano 1987: Giallo oro antico, carico e brillante, al naso note erbacee, di fieno, vira col tempo verso il chicco del caffè tostato, la scorza d’agrume e la crema pasticcera. In bocca un piccolo mostro di potenza, è la materia che comanda, sostenuta da un’importante nota glicerica che lo rende molto morbido e persistente. Qui l’acidità è più scarica che nei precedenti due, ma molto ben integrata, e tutta la potenza di questo vino è marcata da un’incredibile nota sapida che lo rende piacevolissimo. Persistenza lunghissima, vibrante e caldo nel finale, una versione veramente solare e mediterranea

Valentini Trebbiano 1984: Purtroppo uno spiacevole tappo ne pregiudica il giudizio, peccato perché pur essendo il naso e soprattutto la bocca compromessa, avrebbe dato delle grosse emozioni vista la lucentezza nel bicchiere e una materia del tutto inusuale per un’annata ritenuta tra le più difficili

Valentini Trebbiano 1981: Giallo paglierino carico e brillante, al naso battagliano le note vegetali e minerali, soprattutto di gesso e pietra, ma anche un bell’agrume giallo man mano che si apre nel bicchiere. In bocca colpisce una bellissima progressione del sorso, in un’annata elegantissima che dimostra una gioventù ancora disarmante, tutt’altro che scarica. L’acidità è ancora in primo piano, un bel corpo e tanta materia non ancora distesa accarezzano il palato, le note minerali e sapide di destreggiano in modo meraviglioso raccontando quello che le vigne in terra di Loreto Aprutino possono raccogliere. Finale potente e armonico, lo vorresti sempre nel bicchiere

Valentini Trebbiano 1977: Proprio lui … il mostro indiscusso … Giallo oro carico e brillante. Inizialmente chiuso al naso si apre su note vegetali molto fresche, seguite da note sassose e minerali. Evolve su sentori di cera d’api, miele e crema pasticcera vanigliata. Quello che fa di questo vino un campione indiscusso, rispetto a tutti gli altri della batteria, e rispetto alla maggior parte dei vini in generale che si possono bere, è la capacità di avere tanto di tutto, in armonia e in equilibrio, in una progressione inarrestabile. Il sorso di primo acchito è leggero e sussurrato ma la potenza in progressione è quanto di meglio si possa avere. Una materia fresca, agile, viva che ricorda l’uva tanto è dolce, è supportata da un’acidità del frutto definita, da una parte glicerica presente ma non eccessiva e mai invadente, e soprattutto da uno scheletro minerale che ti lascia basito, da quanta sapidità si possa trovare in uno solo sorso. Bevuto in progressione dopo tutti gli altri, li spiazza, alcuni vengono proprio cancellati dal gusto. Finale interminabile, nel quale la dolcezza del frutto e la freschezza della parte acido/sapida concorrono a creare un sorso vitale, energetico e vibrante. Il vino fa vibrare veramente, ti parla in maniera inequivocabile di quanto viva possa essere la materia, definendo una nuova pietra miliare nella memoria di un degustatore. Tra i primi tre vini bianchi Italiani prodotti nella nostra breve storia, a cavallo tra i 97/98 pt.

Ho sempre un grande rispetto per questi vini, ora il trebbiano, l’anno scorso per il montepulciano alla storica verticale organizzata in Emilia. Rispetto per un produttore che mi ha dato una grande lezione di vita nella mia grande passione per il mondo del vino, e cioè cosa può dare un vitigno in termini di piacevolezza e longevità qualora sia capito il modo di interpretarlo. E mi dispiace così tanto che siano sempre i soliti produttori a trovare la giusta chiave di interpretazione … quanto potenziale inespresso in ogni zona d’Italia!
Strabiliante comunque la perfezione delle bottiglie, pur avendo dei tappini a volte malconci, e l’impossibilità alla cieca di datare un vino del genere, dai 15 ai 20 anni più giovani, ingannati anche dai colori surreali ma che come sempre presagiscono l’idea di una materia viva. Sorrido perché trebbiani di ogni tipo, ma anche vitigni molto più blasonati e nobili, dopo qualche anno hanno colori smorti e decadenti, segno del cadavere enologico che si è voluto imbottigliare. Quanto il colore dice di un vino !!! Ricordo le stesse impressioni pure per il Montepulciano, a volte impenetrabile nel suo rosso rubino/granato compatto dall’unghia così viva che sembra uscire dal bicchiere. Ho letto di tante persone che hanno avuto i problemi più disparati con questi vini, dalle rifermentazioni alle puzze più assurde … con questa verticale ho perso il conto delle bottiglie stappate ma non ho mai trovato un solo difetto, un paio di tappi a parte, su una bottiglia di Valentini, produttore che seguirò sempre e comunque, e che possiamo definire altro che “artigiano del vino” … ma un Maestro del interpretazione !
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Re: L'Osservatorio Vintage - Il Taurasi

Messaggioda kubik » 18 ott 2014 19:32

Chicco76 ha scritto:Ed ora le note della verticale di ieri sera ...
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Le bottiglie in degustazione:
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1992
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1988
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1987
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1984
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1981
Valentini Trebbiano d'Abruzzo 1977

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Grande Chicco,
bellissime note e piena condivisione delle riflessioni svolte.
Ho bevuto la '77 a giugno mi pare, a Bra, con Francesco Paolo presente,
bottiglia integerrima e confermo tutto, un Trebbiano (e Bianco d'Italia) memorabile,
imperituro, immortale, scalpitante, emozionante! Incredibile!

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