Presentare il fiano come gewurztraminer campano è decisamente una forzatura ma, a ben vedere, non così estrema come potrebbe sembrare.
Il fiano è imparentato col moscato e diversi manuali di viticoltura ed enologia lo classificano tra i vitigni semi-aromatici. Il greco, invece, è decisamente un vitigno NON aromatico, povero di terpeni e molto più sensibile del fiano alle variabili legate al tipo di vinificazione (lieviti, vinificazioni in riduzione Vs pre-ossidazione del mosto, ecc.).
Diciamo che aromaticamente non c'è niente di più lontano tra fiano e greco: il primo è sicuramente più riconoscibile da un punto di vista di identità varietale, ma è anche quello che si trasforma di più col passare degli anni. Il greco è più riconoscibile da un punto di vista gustativo: rispetto al fiano è generalmente più ricco ed estrattivo, più fenolico e più acido. Aromaticamente invece è un casino: se prendi 40 greco e li metti vicino fai veramente fatica a trovare un filo conduttore, a cominciare dai colori.
Qualche altra precisazione:
1) i fiano buoni e integri non sanno di mandorla amara, descrittore frequente invece in quelli tecnicamente meno precisi e, spesso, provenienti da zone più basse e sabbiose. E' una sensazione contigua ma profondamente diversa da quello che è il vero marcatore di vitigno+terroir del fiano di Avellino: la nota di nocciola infornata-fumé-castagna del prete che a Montefredane diventa talmente evidente da rischiare di coprire gli altri profumi in gioventù.
2) La vigna di Marsella non si trova su una cava di zolfo (forse ti confondi con Benito Ferrara o Petilia o Torricino) bensì sulla zona più ricca di calcare e roccia granitica di tutto l'areale del fiano. Zona, quella di Summonte, che dà vita a vini tutt'altro che eleganti, maggiormente dotati invece sotto il profilo del frutto, degli estratti e dell'alcool.
3) la mineralità del fiano e del greco sono molto diverse: la prima è di tipo "roccioso-affumicato", quella del greco va invece nettamente su sensazioni sulfuree e di pietra focaia.
Mie preferenze - Fiano
Personalmente considero il fiano di Nicola Romano come una dei peggiori esempi di fiano di Avellino. Motivo? Per la mia sensibilità e percezione, è un vino ossidato già all'uscita.
I miei preferiti sono invece: nella zona di Lapio Clelia Romano/Colli di Lapio e Rocca del Principe, nella zona di Montefredane Villa Diamante (sì 2002, 2004, 2006, no 2003 e 2005), Pietracupa (a me il Cupo piace da morire e spesso il fiano base non lo trovo così distante), Vadiaperti e mezzo Ciro Picariello (nel senso che metà delle sue vigne sono a Montefredane e metà a Summonte). Nella zona di Summonte l'altra metà di Ciro Picariello e qualche volta Marsella. Un gradino sotto metto Tenuta Ponte, Fiano Radici, Faliesi di Urciuolo, da seguire I Favati e Donna Carmela. Mi piace molto di meno Terredora, i cui vini mi sembrano sempre molto lievitosi e talvolta un po' ruffiani. Su quello stile preferisco decisamente Villa Raiano, Macchialupa e perfino Feudi.
Sui fiano vecchi indiscutibilmente Vadiaperti, ma anche i base di Feudi aperti oggi sono spesso delle belle sorprese.
Mie preferenze - Greco
A mio avviso sul greco c'è molta più eterogeneità e anche più difficoltà ad individuare le eccellenze. Chi ama i greco di stile ossidativo, ricchi, grassi, talvolta un po' mielosi, generalmente apprezza molto il Vigna Cicogna di Benito Ferrara o il Raone di Torricino. Io gli preferisco delle interpretazioni di tipo più "moselliano" se mi si passa il termine e dunque: Pietracupa (per me nettamente il miglior produttore di Greco nelle ultime due-tre vendemmie), Cantina dei Monaci, Petilia, gli ultimi Vadiaperti. Poi singole annate di Di Prisco, Tenuta Ponte, Urciuolo, Cutizzi, Novaserra, Villa Raiano. Su Terredora concordo sul fatto che i greco siano meglio del fiano, ma anche qui non mi piace lo stile decisamente fermentativo e poco interessante nell'invecchiamento. Molta curiosità sugli esperimenti di Antonio Di Gruttola sul greco in anfora: vedremo.