Mike76 ha scritto:Su Il Poggio (e dintorni).
E' tra i miei 5 Chianti Classico preferiti, ed è sicuramente uno dei più longevi (sulla carta).
Lo apprezzo molto e lo bevo sempre volentieri.
Ora però mi rivolgo ai bevitori di etichette: attenti che non sempre quello che c'è scritto sull'etichetta lo si ritrova nel vino.
Non è perché un vino sulla carta ci si aspetti che duri 40-50 anni, poi effettivamente alla prova del bicchiere (40 o 50 anni dopo) sarà così...e chi ha bevuto le riserve degli anni '70 (beato lui), avrà sicuramente notato che quelli erano Chianti molto diversi (sia per il clima che per le tecniche usate), e difficilmente replicabili oggi; non è detto quindi che il Poggio di oggi si beva altrettanto bene e con la stessa soddisfazione di un Poggio 1962 (che ancora viene inserito nelle verticali aziendali, a quanto ho letto) tra oltre 50 anni..
E comunque anche basta con le verticali, portate ad esempio a spada tratta appena un giduizio su un vino non collima con la grandezza dell'etichetta: bisogna essere un po' più aperti di testa e un po' più umili e scanzonati quando ci si imbatte in bocce di vino, perché specialmente quando cominciano ad essere bottiglie con qualche anno sulle spalle, la probabilità che intervengano altri fattori a modificarne le caratteristiche (conservazione in primis) aumentano esponenzialmente, anche quando "sulla carta" il vino è attrezzato per attraversare le decadi.
Soprattutto quando poi non si ha la possibilità di conservazioni medio-lunghe nella propria cantina (non ho la cantina a volte che c'è a Monsanto, purtroppo...), bisogna anche sapere quando stappare la propria bottiglia, perché poi ci si rimane male (per il momento mi è andata abbastanza bene, nel complesso).
Negli anni mi sono imbattuto in scene anche comiche in alcune aziende, quando gli esaltatori a spada tratta di certe etichette addirittura fanno la voce grossa con il produttore o lo contraddicono perché in quel dato bicchiere e con quel dato vino, quello che si "deve" sentire sono quei sentori o caratteristiche che sono "tipiche" di quel vino...il bello del vino è che poi si versa nel bicchiere e si mette in bocca, ed allora lì c'è chi lo ascolta o chi lo vuole imbrigliare a forza nella propria etichetta, anche quando racconta una storia diversa...
Io, che non sono un "hombre vertical", mi limito a berlo e a godermelo il vino, anche quando non collima con l'idea che mi ero fatto guardando l'etichetta (e certe volte è proprio quello il divertimento).
Se il tuo intervento uno lo leggesse tutto d'un fiato, magari prestandogli quella giusta e leggera attenzione che le vicende edonistiche della vita meritano (ed il vino è sicuramente uno di questi argomenti), potrebbe addirittura dire che "fila come lo zucchero".
Dopodichè se invece lo rileggesse con un minimo di attenzione in più e con il cervello "acceso", esclamerebbe
"...ma che caxxo dice!?". Ne hai sparate talmente tante in così poche riche che anche solo risponderti con un minimo di razionicinio mette nell'imbarazzo di decidere da dove cominciare. Si potrebbe pescare a caso fra: esaltatori di etichette, individui incapaci di essere "umili e scanzonati", Hombre vertical (??
), basta con le verticali, vini attrezzati "sulla carta" per attraversare le decadi e molte altre....
Quella top però è questa: "
attenti che non sempre quello che c'è scritto sull'etichetta lo si ritrova nel vino" che mette nell'imbarazzo se perseguirti per vie legali o se mettersi a ridere a crepapelle. Sono andato a controllare cosa ci fosse scritto di così tanto "scandaloso" sulla (retro)etichetta de Il Poggio: vicino a casa avevo a disposizione solo una vecchia annata destinata all'esportazione sulla quale in effetti c'è scritto qualcosa di opinabile ovvero che il vino "can age for over 30 years". Io in effetti al posto loro avrei scritto anche 50 e più....
Il problema è che risponderti nel merito a questa sequela di .... (ognuno ci metta il termine che preferisce) sarebbe come cercare di spiegare ai no-vax la serietà scientifica e l'impegno appassionato di migliaia di ricercatori sui vaccini in ogni angolo della terra oppure spiegare ai complottisti delle scie chimiche i processi chimici che si creano nell'atmosfera a 10.000 metri di altezza oppure cercare di contrastare la teoria "terrapiattista" senza aver prima fatto uso di sostanze stupefacenti oppure spiegare i meccanismi di generazione di inflazione, e di relativo impoverimento diffuso, ai sovranisti convinti della necessità di dover tornare a stampare una propria moneta nazionale per risolvere il problema del debito pubblico oppure mettere in guardia i sostenitori di Putin della pericolosità mortale "dell'abbraccio russo" con il quali vorrebbero sostituire lo "strangolamento americano", ecc. ecc. ecc.
Ormai siamo in epoca del "libera tutti", uno-vale-uno, tutti possono (anzi devono) esprimersi in libertà, usare i social, gli incontri fra gli amici, i cessi dell'autogrill e qualunque altro "media" per smontare, sospettare, abbattere "miti", distruggere tesi, scovare complotti, mettere in guardia "furbescamente" i gonzi che "i saccenti" li vogliono fregare, che studiare, analizzare, ricercare, applicarsi ecc. è solo un grande inganno, che tanto basta fidarsi delle proprie CAPACITA' innate (per il vino bastano due-tre visite a banchi d'assaggio, un Vinitaly e due visite in cantina e diventi subito Master of Masters of the Universe of Wine) per poter dire tutto ed il contrario di tutto.
La cosa più spassosa è che hai scritto la parola "umili"...
Ogni volta che la rileggo mi viene il mal di pancia dal ridere! Chi sarebbe quello "umile"?
Tu???
Provo a tornare serio per chiudere questo post anche troppo lungo per la consistenza della questione: ci sono persone che degustano, studiano e si applicano per anni, alcuni decenni per arrivare al punto di cercare di capire le potenzialità di sviluppo di un vino negli anni per non parlare dei decenni (le condizioni ottimali di conservazione sono un fattore talmente necessario e scontato che neppure vengono, giustamente, citate). Quelli più bravi fra loro, i più talentuosi, vengono talmente apprezzati dal pubblico grazie alla loro "attendibilità" che diventano giornalisti e critici autorevoli fino a quando qualcuno chiede loro di pubblicare le recensioni ed i punteggi che assegnano accompagnandoli con le loro previsioni sulla parabola evolutiva di quel vino nel tempo. Vini come "Il Poggio di Monsanto" non hanno bisogno della conferma di nessun esperto (sebbene tutti i migliori esprimano giudizi più che positivi) ma certamente nessun semplice appassionato si può permetere di mettere in dubbio la serietà e l'onestà dell'azienda quando scrive che il vino può evolvere positivamente per 30 anni e oltre. Non hai una cantina adatta? Non è colpa dell'azienda e d'altronde nessuno ti chiede di bere i vini invecchiati (male) nella tua casa: comprali invecchiati bene e goditeli. Non sei in grado di capire come si sia evoluto lo stile di affinamento in cantina de Il Poggio negli ultimi 15 anni (senza che questo togliesse di nulla alla qualità del vigneto - terreno, esposizione, idratazione -, al clone che viene utilizzato, al microclima di quella collina più unica che rara, ecc): fai un corso seio di degustazione ed impara da chi ne sa più di te. Quando parliamo di verticali lo facciamo (almeno noi appassionati) per capire come le annate e la mano mutevole del vignaiolo/cantiniere abbiano inciso proprio sulla capacità della vigna di fornire alla cantina una materia prima sostanzialmente stabile (che è poi la teoria alla base di tutte le vinificazioni di singole vigne, dalla Borgogna, al Piemonte, al resto del mondo). Quando si arriva ad organizzare una verticale è perchè quei vini sono già stati messi "enne volte" accanto a vini simili, dissimili, da giovani, da meno giovani, con coppie, orizzontali, ringer, ecc. in modo studiato come pure in modo totalmente edonistico. Fatti venire il dubbio che ci sia qualcuno che lo ha bevuto un po' più di te questo vino, no! C'è un manipolo di appassionati su questo forum che beve i vini di Monsanto da almeno vent'anni, in tutte le salse, in ogni condizione e stagione. NON CI RITENIAMO ASSOLUTAMENTE DEPOSITARI DI UNA VERITA' ASSOLUTA: al contrario, nel vino, la soggettività ha un ruolo importante. Ma questo non autorizza chiunque a "sparare ad altezza d'uomo" su 60 anni di lavoro di una famiglia rispettabile e professionale come i Bianchi di Castello di Monsanto.
Mi permetto quindi di suggerire a te un briciolo di sana umiltà: puoi scrivere e criticare chiunque (io l'ho sempre fatto su questo forum, soprattutto ho criticato i degustatori, mai le aziende) e qualunque vino ma fallo parlando il più possibile di quello che hai trovato nel bicchiere.
Quello che c'era nel tuo bicchiere mentre degustavi, nessuno lo potrà confutare mai. Il resto, almeno per adesso, non mi sembra roba che faccia per te.
Cheers!