Messaggioda Alberto » 26 ott 2018 13:23
Ieri sera cena di compleanno al Mediterraneo di Badoere (mangiato ancor meglio del solito!) coi soliti "complici" veneti.
Nell'ordine, telegraficamente...
Champagne Special Cuvée, Bollinger
Un assegno circolare. Profilo che più classico non si può, bolla inappuntabile e bella sobrietà della liqueur sul finale (la liquirizia c'è, ma non disturba...anzi dà un tocco in più).
Masieri Bianco, La Biancara, 2008
Incredibile: vivissimo, vegetissimo, e pure buono, against all odds. Verde verde verde, si sente il 40% di trebbiano dichiarato in etichetta, materia sorprendente così come la tenuta, per un vino base qual è (si ringraziano i 50 mg/l di solforosa aggiunta, cosa inusuale per Maule, e magari qualche vasca di "roba buona" che ci è finita dentro chissà perché).
Gran Malvazija, Moreno Coronica, 2008
Annata credo mai commercializzata (bottiglia non etichettata presa in cantina da Moreno); giallo-cremoso e minerale, ma in debito di freschezza e definizione, con un boisé un po' fine a sè stesso. Provate la 2009, che è un altro pianeta.
Spigàu, Rocche del Gatto, 1999
Colore molto evoluto, classico elastico e toni marini ancora ben percepibili, bocca un po' sottile...resta in piedi, anche se col deambulatore e la flebo attaccata. Mi piacerebbe sentire cose recenti di De Andreis (ma la cantina esiste ancora?).
Ronco dei Roseti, Abbazia di Rosazzo, 1988
Diversissimo dall'89 bevuto in settimana: al di là del colore splendido senza quasi orlo granato, parte decisamente ridotto/straccioso/muffettoso, ed impiega una vita ad aprirsi nel bicchiere, restando sempre olivoso e vagamente cupo; più materia e tannino ma meno elegante, definito ed articolato. Integrità totale anche in questo caso.
Pinónero, Rocche dei Manzoni, 2000
Naso divertente, di mandarino, incenso e spezie varie, leggermente marcato dalla volatile forse; bocca sorprendentemente agile, legno assorbito e tanta acidità ma un po' per i fatti suoi, si sente che lo scollinamento probabilmente è avvenuto da qualche anno. Ma alla fine facendo la tara a tutto, nient'affatto male.
Brunello di Montalcino Schiena d'Asino, Mastrojanni, 2001
Qui si vola alto davvero: Sangiovese da libro di testo, profondo, terrosisimo, alloro, frutto pulito e croccante anche alla soglia della maggiore età, una grande materia perfettamente armonizzata in tutte le componenti. Vino della serata, all'unanimità.
Brunello di Montalcino Schiena d'Asino, Mastrojanni, 1999
Più frutto, più tannino (quasi furente!), più densità, più "tutto" rispetto al 2001, tranne che per il risultato finale nel bicchiere. Non ha la compiutezza del fratellino e non so se mai arriverà ad averla, anche se rimane un Brunello coi controcazzi.
Patriglione, Cosimo Taurino, 1997
Versione calda e un po' "appassionata" di questa vecchia conoscenza salentina; apertamente surmaturo al naso, non ha il rigore quasi "nordico" dei primi '90 ma in bocca è sempre lui, saturante, sensuale e lunghissimo.
Tulipano Nero, Viviani, 1997
Al di là delle mode, per me un grande Amarone, di integrità e gioventù ancora totali, e soprattutto leggibile. Mineralità al naso a contrastare i toni di appassimento, "finto-residuato" in bocca (nel senso che non si porta gli zuccheri sul finale), solo leggermente accalorato al centro, con la complessità che esce in retrolfattiva, quando la forza alcolica scema. Avercene.
Sebastiano, Riecine, 1999
Ossidativo dal maestrale equilibrio dolce-non-dolce, lieve, elegante, minerale e teso in bocca con toni ammandorlati molto molto fini. Bravo Guercio, un fine pasto che non stanca mai.
Muskat Ottonel Schilfwein, Angerhof-Tschida, 2001
Zuccheri molto più in evidenza rispetto al precedente, più albicocca che agrumi, buona freschezza anche se la vera profondità latita, come spesso succede in riva allo stagno.
Should auld acquaintance be forgot, and never brought to mind?
Should auld acquaintance be forgot, and days of auld lang syne?
For auld lang syne, my dear, for auld lang syne,
we'll tak a cup o' kindness yet, for days of auld lang syne.