Siamo stati proprio bene, bella compagnia, clima perfetto, vini buoni, buoni davvero.
Lo Chardonnay Metodus di Ariola, sboccatura 2013, penso sia il miglior metodo classico emiliano dopo il Francesco Bellei.
Non molto complesso ma ben equilibrato, rotondo il giusto, fresco il giusto, molto buono.
Ad un'incollatura metto il Rosè di Lini, coraggioso a misurarsi con una tipologia di sempre difficile interpretazione e a base Pinot Noir.
Rubino del Cerro molto "ruffiano", quasi un po' troppo "a modo" per un Lambrusco, molto suadente al naso con belle note di frutta nera, mora e ciliegia soprattutto. In bocca, come si diceva, perfino troppo rotondo, morbido e levigato.
Esatto contrario per il Torcularia 2015, Lambrusco Maestri in purezza che al naso si presenta con una timidezza estrema ma in bocca sfodera tutto il suo carattere, un po' aspro, rustico e, se vogliamo, anche un po' sgarbato. Comunque molto rappresentativo di questa faccia del Lambrusco. Piaciuto moltissimo e mi ha anche un po' sorpreso prorpio per il fatto di essere un Maestri in purezza, cosa per altro piuttosto rara.
Il Radice di Paltrinieri e l'Ancestrale di Bellei, entrambi Sorbara con rifermentazione in bottiglia senza sboccatura, purtroppo, li ho bevuti un po' distrattamente per esigenze di servizio in cucina. Comunque due bei prodotti cui i tre anni dalla vendemmia hanno giovato assai nel ridimensionamento di qualche spigolo acido che spesso presentano in gioventù.
Comunque, anche qui come nella coppia precedente, uno presentava un naso più intenso e caratterizzato, l'altro meno espressivo al naso ma più performante in bocca.
Purtroppo non ho preso note e non ricordo chi si presentò e come.
Il metodo classico di Lini lo conoscevo già bene e mi è piaciuto come al solito, il Gran Concerto di Medici Ermete, invece, non lo conoscevo affatto ma per me è stato il vino della giornata.
Sboccatura 2014, pulito ed intenso al naso, perfetto in bocca. Grande vino.
Abbiamo poi chiuso con le versioni amabili (abboccate) del Sorbara di Cavicchioli e del Reggiano di Cà Dè Medici, tradizionalmente pensati proprio per accompagnare gli arrosti con un abbinamento per contrasto del residuo zuccherino non eccessivo con la tendenza amara della crosticina dell'arrosto.
La tipologia non mi fa impazzire, comuqnue buone interpretazioni di questo ulteriore filone della galassia Lambrusco.
Una bella panoramica, certamente non esaustiva ma rappresentata dai migliori interpreti in assoluto delle tipologie assaggiate ieri.
E se diventasse un altro appuntamento fisso?
Il menù era quello già illustrato in precedenza, cui si è aggiunta una torta salata ai carciofi, sempre offerta da Endrya e paste e pasticcini vari portati da altri amici.