de magistris ha scritto:perfino io che sono normalmente tonto, oltre che asino degustativo e scemo del villaggio, capisco che c'è un divertente gioco delle parti nelle "discussioni" che nascono nell'ambito Avr, soprattutto in versione "allargata".
Quello che non capisco è come sia possibile che anche qui non si riesca ad affrancarsi davvero, soggettivisti o oggettivisti che si sia, da una tensione "valutativa-gerarchica", peraltro applicata confrontando le mele con le pere, i barolo con i clos de la roche, lo chevalier con i bianchi italiani.
Proprio voi, mi viene ogni volta da pensare, che bevete così tanto e spesso così bene? Proprio voi, dico io, che avete nel vino la scusa per passare tanto tempo insieme, godendo e cazzeggiando come i più fortunati pascià dell'universo?
Più vado avanti e più mi rendo conto che, se non vi fossi in qualche modo costretto per motivi "professionali", MAI e soprattutto MAI mi verrebbe da catalogare con numerini o confronti incrociati vini, bottiglie, annate, specialmente quelle visitate con gli amici.
Ci pensavo l'altra sera mentre sorseggiavo modalità gatorade il Boca '02 de Le Piane: magari lo si mette vicino al 2004, 2005 o 2006 e si comincia a dire più volume, più profondità, più di questo e meno di quello, mentre in quel momento era solo felicità e nessun bisogno di rispondere a nessuna domanda, di posizionare niente da nessuna parte.
Questo per dire che avrei sempre più enormi difficoltà a scegliere una bottiglia da stappare con fabrizio e vittorio, pensando (e magari sbagliando) che per suscitargli un'emozione, una vibrazione, un grazie di esistere, sono obbligato per forza a mettere mano a una boccia da 95 (e quindi a quelle 10-15 che per loro rientrano nel range). E così facendo mi sentirei infelice io, perché i 600 km da Avellino a Porretta me li farei qualche volta per stappare il Musigny di Mugnier conservato ad hoc, ma tante altre volte per dirgli: ma senti un po' sto cazzo di Poliphemo di Tecce che c'ha da dire...
Ragazzi dell'AVR, guardatemi in faccia.
Noi vi vogliamo bene.
Non prendete a male quello che sto per dirvi.
Avete bevuto, vi siete divertitI, avete speso barche di soldi.
Ma vi siete attorcigliati intorno a un falso ideale di qualità.
La vera felicità si nasconde nelle piccole cose, come zampanelle e un Lambrusco di una qualsiasi cantina sociale tra Modena e Parma.
Velatamente ve l'hanno detto in tanti che state buttando la vostra vita.
Dopo le crepe indotte da Meursault e soprattutto le cariche esplosive messe da Andreadago la diga si è aperta e il Castoro, che di dighe se ne intende, ha approfittato per vomitarvi in faccia la verità. Una verità largamente condivisa.
Lui naturalmente l'ha fatto per il vostro duro giudizio sul Cervaro e non per altro.
Però su Leflaive io la penso come Baroloonline: non ho le vostre statistiche (come le chiama Palma) ma ho fatto un paio di verticali al SdG tenute da Gianni Fabrizio e bevuto una decina di bottiglie random ma l'ultima volta è stata tre anni fa con una boccia di Clavoillon orrendamente ossidata. Da allora basta. Ho cambiato anche io il modo di cercare la felicità anche nelle piccole bocce di Verdicchio.
E l'ho comunicata a Meursault, a Fufluns, ad altri che hanno capito che nello sfuso di Marica si può nascondere il paradiso dell'enostrippato.
Basta saper guardare: la bellezza è invisibile ai duri di cuori.
E voi siete dei teneroni che giocate a fare i duri.
Tornate tra noi, abiurate Vittoxx, le uscite da Savigno, le 24/48/72 col comandante Picard e Jossik.
Panino e birretta forst non quelle cose che vi propone Mbrown.
Siete giovani, siete intellegenti, siete ancora in tempo per salvarvi.
E via. Chiudete 'sto ca@@o di Bollettino come primo atto di buona volontà.
La tradizione è la custodia del fuoco, non l'adorazione della cenere. [Gustav Mahler]
, mentre invece potrei trovarlo davvero piacevole, ben fatto ed interessante (oppure no, non l'ho sentito) senza dargli voti o anche dandoglieli più bassi.
