Tex Willer ha scritto:zampaflex ha scritto:Tex Willer ha scritto:A parte Putin(il che non è poco)quello che dice su George Soros è la pura verità . Uno speculatore, che si è arricchito mandando in rovina mezzo mondo, omaggiato come un genio della finanza. Quando male e finanza(questo tipo di finanza)sono sinonimi
Ma dai, è il perfetto esempio di imbecille lunatico populista complottista.
Soros è un ebreo ungherese che ha fatto fortuna nella finanza ok, ma che dopo si è dedicato, avendo subìto nazismo e comunismo, alla diffusione ed al sostegno della democrazia. Non con i golpe come la CIA, ma finanziando le ONLUS locali, che sono sempre ostacolate dai rispettivi governi paradittatoriali.
Basta già il fatto che stia sulle palle a Orban per metterlo dalla parte dei giusti.
Uno che gioca con i derivati per speculare sul debito provocando crisi finanziarie che per l'uomo della strada non sono altro che un bagno di sangue... poi può diventare San Francesco ma resta uno squalo della peggior specie, impossibile riparare ai danni che ha provocato.
Mi ricordo perfettamente l'agguato alla lira che la portò fuori dal serpentone valutario(1992),un vero atto di pirateria finanziaria con il quale ha fatto saltare la nostra economia,svalutando la moneta del 20% e ripetendo la stessa operazione qualche mese dopo. Gente sul lastrico, tassi di interesse a due cifre su mutui e finanziamenti. Un eroe per qualcuno, una icona della sinistra, uno che i golpe li fa con la finanza d'assalto.Questo tipo di finanza andrebbe combattuta come il traffico di armi e di droga, questa finanza è un cancro che uccide qualsiasi sistema economico, che produce ricchezza per chi è già ricco e toglie la speranza ha chi non ha nulla.
Un giusto? Se esistesse la giustizia uno così sarebbe in galera.
Quel periodo me lo ricordo bene, l'attacco fu non solo suo e non fu solo alla lira, ma anche alla sterlina, e mise il dito sulla piaga aperta e purulenta dei differenziali di inflazione, di deficit pubblico, di bilancia dei pagamenti e di crescita.
Per quanto all'epoca vedessi la sua speculazione come una minaccia mortale al paese, oggi sono disposto a rivalutarla come un momento catartico che ci ha costretto ad un reset.
Coincidendo con tangentopoli, ha portato ad un rinnovamento della classe politica e della politica stessa, che era marcia, ancora nelle mani del CAF malato terminale. Ci ha costretto ad un maggiore rispetto dei vincoli di finanza pubblica. Ha provocato un gigantesco guadagno di competitività, tale che quando rientrammo nel sistema dei cambi fissi pre euro, potemmo negoziare un ingresso a circa 1000 su marco tedesco, più alto rispetto ai 1100 toccati come minimo, congelando gran parte di questo guadagno senza inimicarci la nazione tedesca i cui produttori pativano tremendamente la nostra rinnovata rincorsa alle esportazioni.
Da quel momento i deficit pubblici sono calati, il debito era sceso a livelli gestibili (sotto il 100 con i governi di centrosinistra), le esportazioni hanno galoppato, la bilancia commerciale e quella dei pagamenti si sono raddrizzate, il debito netto con l'estero è diventato un surplus.
Abbiamo avuto vent'anni di tranquillità fruttuosa, raggelata dalla crisi dei mutui (2008-2009) e poi sconquassata dall'attacco ai debiti sovrani dei PIIGS e alle loro banche (2011-2012), durante i quali si sarebbe dovuto proseguire sulla strada del prudente risanamento dei bilanci invece di sputtanare tesoretti con bieche operazioni elettorali come l'abolizione dell'IMU o il taglio sconclusionato delle tasse e le dentiere per tutti (per fortuna, questa non è passata). Un conteggio dei deficit causati dalla gestione di ogni governo dal 1994 identifica benissimo (vedere mio post di qualche anno fa) la tendenza reale della destra italiana: detassa e spendi. Aumenta i deficit. Beneficia la tua base imprenditoriale, che già paga meno tasse dei propri dipendenti, e chiudi gli occhi sull'evasione.
Se avessimo avuto una destra autenticamente liberale e non populista al governo, adesso saremmo dei tranquilli signori europei.
La dimostrazione è data dall'ultima crisi bancaria di questo autunno, americanocentrica e legata a mismanagement del differenziale di duration tra depositi e impieghi. Non una banca UE è stata toccata. Crédit Suisse non era UE e ha scontato decenni di allegria, esattamente come è stato fatto notare all'Italia in quella fatidica circostanza del 92.