CRONACHE D'OSTERIA

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l'oste
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 65 - Grigliatina (bis)

Messaggioda l'oste » 28 mag 2009 11:58

Il Comandante ha scritto:
l'oste ha scritto:Chateauneuf-du-Pape Chateau Rayas 2001
E' la seconda volta con questa grande annata, ma nemmeno stavolta mi è scattata l'emozione pura.
Vino molto bello e appariscente olfattivamente, profumi puliti di frutttini, spezie, qualcosa di balsamico, forse solo un po' stucchevole per mancanza di progressione nel bicchiere. In bocca è meno impressive, anche se abbastanza equilibrato, pulito e con un finale di media lunghezza.
Questo 2001 come nella volta precedente con alcuni forumisti e come per le altre poche anate che ho bevuto Rayas ('98, '02, '04), a me rimane la sensazione di un ottimo vino, ben disegnato e studiato, che colpisce ma non scalda, secondo me gli manca ancora parecchio se vuole diventare il "Leroy del Rodano" (letta in un forum francese). Piaciuto.


Sono in parte d'accordo, in parte no.
Per prima cosa Rayas può piacere o non piacere, ma è tutto tranne che un "vino ben disegnato e studiato". E' un vino assolutamente vero, non è un vino figlio del marketing e fatto "per le guide".
La 2001 è sicuramente la migliore annata degli anni 2000, per quello che ho provato (00-01-02-03-04) ma anche leggendo in giro. Credo di avere bevuto Rayas 2001 non meno di cinque volte, l'ultima meno di un mese fa.
Quello su cui sono d'accordo è che è un vino che due-tre anni fa mi entusiasmava, mentre oggi mi sto un po' disamorando. Il motivo principale è proprio quella sensazione di "stucchevolezza" che descrivi, dovuta in parte alla dolcezza del frutto ed in parte alla sensazione di bouquet saturante ma poco mobile (nel naso di Rayas c'è un intero mercato ortofrutticolo, con frutta sia scura che a polpa bianca, ed una discreta quantità di fiori, ma mancano altri registri e soprattutto mancano delle note più "severe" ad equilibrare queste note "dolci"). C'è da dire che l'ultimi 2001 che ho bevuto mi ha parzialmente fatto ricredere, perché grazie a qualche leggera nota animale e grazie ad una mobilità nel bicchiere maggiore del solito ha evitato l'effetto stucchevolezza facendomelo godere parecchio fino all'ultimo goccio.

Insomma, anche per me non è più il vino del cuore ma resta davvero un gran bel bere.

Specifico perchè è lecito fraintendere. Nel dire ben studiato e disegnato non volevo riferirmi assolutamente ad un vino di marketing, anzi, proprio il fatto pregevole di essere biodinamico lo pone ancor più fuori dalla cerchia dei vini "finti"e di "mercato". Quello a cui facevo riferimento è che rispetto agli altri CdP sia un "atipico" della tipologia, sia per lo stile scelto (finezza più che muscoli) che soprattutto per il fatto di essere concepito di solo uve grenache, che in una appelation che consente ben 13 vitigni rossi è sicuramente una distinzione studiata, una scelta. Trovo che sia un vino che lascia più ricordi olfattivi che palatali e questo in parte per me ne limita il giudizio sull'equilibrio delle componenti e anche per quanto dici sulla mancanza di altri registri, concordo senza dubbio.
Su quanto dice invece Baroloonline, riporto il gossip-battuta (si sa, tra concorrenti) fattomi un paio di mesi fa da un produttore del Rodano, ovvero che il Rayas è un vino da trattare quasi come un pinot noir, meglio berlo giovane e goderne dei profumi perchè non ha grande longevità ed evoluzione...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Noche de los campeones

Messaggioda meursault » 28 mag 2009 12:03

Concordo anche io, fino a quando il vino riesce a mantenere quella leggera rusticità ed animalità risulta meno dolcino e più complesso, con l'ossigenazione tende a virare sulla gelatina di ribes et similia perdendo forse un po di mobilità e profondità.
Questo aspetto dolce del frutto è espresso al massimo grado nel 2002 che è anche quello pur sempre un bel bicchiere ma anche lui tende con i minuti nel bicchiere a divenatare meno interessante; in teoria dovrebbe essere il contrario.
Mi piacerebbe sentire una bottiglia aperta da 24 ore per vedere come si comporta......
...non può superare un certo delta, altrimenti, scusassero, uno dei due non ci ha capito un cazzo di quel vino(vinogodi)
La valutazione è oggettiva a meno di un delta (limitato, diciamo circa 5 punti) dovuto alla inevitabile componente soggettiva(fufluns)
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Noche de los campeones

Messaggioda Baroloonline » 28 mag 2009 12:09

Un'altra differenza sostanziale tra Rayas e altri produttori sta nel fatto che le vigne sono nella zona piu' fresca dell'appellation e sono un terreno prettamente argilloso poco comune per Courtezon e Chateneauf.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Noche de los campeones

Messaggioda gremul » 28 mag 2009 12:13

Specifico che io trovo il vino molto mobile e il palato "fine" non mi disturba affatto, anzi, però sono proprio le note olfattive in se stesse di Rayas e quella dolcezza diffusa che, probabilmente, non sono più nelle mie corde
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Noche de los campeones

Messaggioda l'oste » 28 mag 2009 13:05

meursault ha scritto:Concordo anche io, fino a quando il vino riesce a mantenere quella leggera rusticità ed animalità risulta meno dolcino e più complesso, con l'ossigenazione tende a virare sulla gelatina di ribes et similia perdendo forse un po di mobilità e profondità.
Questo aspetto dolce del frutto è espresso al massimo grado nel 2002 che è anche quello pur sempre un bel bicchiere ma anche lui tende con i minuti nel bicchiere a divenatare meno interessante; in teoria dovrebbe essere il contrario.
Mi piacerebbe sentire una bottiglia aperta da 24 ore per vedere come si comporta......

Secondo me sulla complessità hai centrato il punto.
Sulla bottiglia aperta da 24 ore, purtroppo quella di ieri è stata finita, in particolare dalle "signore" presenti.
Ma ti riporto la mia esperienza sul primo 2001 bevuto appunto con Luca, Armando e gli altri: chiusa con tappo e pompetta, il giorno dopo il colore da luminoso e rubino era virato sul mattone e i sentori erano passati dalla gelatina di frutta a note più profonde, di radici, terra e funghi, come se le 24 ore avessero contribuito a creare un'accelerazione dell'evoluzione. Personalmente però, avevo preferito l'aspetto olfattivo fresco e riccamente fruttato del giorno prima, per inciso anche quella volta il vino mi era globalmente piaciuto.
Ricordo anche le note di cascinafrancia, che scrisse proprio che nonostante sia un bel bicchiere alla fine esce un po' di noia, fatto poco esaltante per un vino di questo valore/lignaggio/costo.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 65 - Grigliatina (bis)

Messaggioda l'oste » 28 mag 2009 15:27

Il Comandante ha scritto:Quello su cui sono d'accordo è che è un vino che due-tre anni fa mi entusiasmava, mentre oggi mi sto un po' disamorando. Il motivo principale è proprio quella sensazione di "stucchevolezza" che descrivi, dovuta in parte alla dolcezza del frutto ed in parte alla sensazione di bouquet saturante ma poco mobile (nel naso di Rayas c'è un intero mercato ortofrutticolo, con frutta sia scura che a polpa bianca, ed una discreta quantità di fiori, ma mancano altri registri e soprattutto mancano delle note più "severe" ad equilibrare queste note "dolci"). C'è da dire che l'ultimi 2001 che ho bevuto mi ha parzialmente fatto ricredere, perché grazie a qualche leggera nota animale e grazie ad una mobilità nel bicchiere maggiore del solito ha evitato l'effetto stucchevolezza facendomelo godere parecchio fino all'ultimo goccio.

Piccoli sprazzi di relativismo empirico?
E' una battuta Luca, s'intende; le influenze sui gusti, soprattutto quando si beve spesso e costantemente buoni vini, sono legate anche ai periodi.
E fatte salve le passioni indistruttibili, spesso tutti noi abbiamo periodici trip.
Ad esempio faccio outing, pensa che io, dieci anni fa ho vissuto un'inverno di amore per gli amaroni...
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Noche de los campeones

Messaggioda gremul » 28 mag 2009 15:32

io è meglio che non rivanghi i miei ricordi di Frecciarossa et simila... :lol:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Noche de los campeones

Messaggioda Il Comandante » 28 mag 2009 15:36

Mi sembrano paragoni un po' forti... :D

Per me Rayas resta un gran bel vino, che trova il suo limite in questa dolcezza, alla lunga un po' stucchevole, del frutto. Le prime volte in cui l'ho bevuto, ammaliato da tanta intensità olfattiva, finezza, ed anche personalità (non si può negare che sia un vino unico, riconoscibile tra mille), lo mettevo tra i miei vini del cuore. Oggi ne è un po' uscito per i limiti di cui sopra, ma resta un bel bere.
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Noche de los campeones

Messaggioda l'oste » 28 mag 2009 15:42

gremul ha scritto:io è meglio che non rivanghi i miei ricordi di Frecciarossa et simila... :lol:

Beh, non vorrai paragonare i tuoi oltrepò e soprattutto i tuoi esperimenti extracomunitari con una pietra storica (senza ironia), come l'Amarone?
Raccontavo il mio trip del passato come esempio, per sottolineare il paradosso che a volte investe il nostro gusto: come sai oggi prediligo vitigni e vini più delicati mentre appunto dieci anni fa ho avuto un periodo di grande passione per il genere "appassito" e "surmaturo". Specifico che nonostante i miei gusti siano cambiati, ricordo ancora la indiscutibile grandezza di alcuni vecchi Bertani, dell'unico Alzero bevuto e dell'Amarone di Quintarelli (mai bevuto purtroppo il suo riserva nè Dal Forno).
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Noche de los campeones

Messaggioda gremul » 28 mag 2009 15:49

l'oste ha scritto:
gremul ha scritto:io è meglio che non rivanghi i miei ricordi di Frecciarossa et simila... :lol:

Beh, non vorrai paragonare i tuoi oltrepò e soprattutto i tuoi esperimenti extracomunitari con una pietra storica (senza ironia), come l'Amarone?
Raccontavo il mio trip del passato come esempio, per sottolineare il paradosso che a volte investe il nostro gusto: come sai oggi prediligo vitigni e vini più delicati mentre appunto dieci anni fa ho avuto un periodo di grande passione per il genere "appassito" e "surmaturo". Specifico che nonostante i miei gusti siano cambiati, ricordo ancora la indiscutibile grandezza di alcuni vecchi Bertani, dell'unico Alzero bevuto e dell'Amarone di Quintarelli (mai bevuto purtroppo il suo riserva nè Dal Forno).


uehi piano, guarda che quest'anno il Frecciarossa ha vinto i 3 bicchieri!!! :D
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Noche de los campeones

Messaggioda marcolandia » 28 mag 2009 17:39

gremul ha scritto:io è meglio che non rivanghi i miei ricordi di Frecciarossa et simila... :lol:


Basta chiedere e mostro le evidenze del tuo oscuro passato :wink:
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Re: CRONACHE D'OSTERIA pag. 66 - Qualche grande 1990

Messaggioda l'oste » 30 mag 2009 16:47

Trasferta di pochi chilometri oltreconfine, seconda volta al tavolo con un simpatico manipolo di appassionati (per una volta almeno ero tra i più giovani). Sorriso.
Li saluto sperando che dopo averglielo insistentemente segnalato inizino a seguire e magari a frequentare il forum del GR.
Dopo una bolla base di Egly Ouriet, il tema della serata era una mini visuale su alcuni rossi 1990, accompagnati da un antpasto di ottimi salumi affumicati, una mega tagliata di chianina alle erbe con insalatina condita con dressing, per terminare formaggi di capra e patisserie di crostatine di frutta.

Brunello di Montalcino riserva 1990 - Soldera
Mi mancano le parole comuni. Credevo di aver bevuto il mio miglior sangiovese '90 pochi mesi fa, con il Pergole portato da cascinafrancia.
Ieri sera questa convinzione ha vacillato, soprattutto per l'aspetto olfattivo, ieri il Soldera recita da Fregoli, trasformandosi nei vari registri aromatici con il passare del tempo. E' partito che sembrava davvero un borgogna maturo, poi è uscito il pepe e perfino un po' di pasta di olive nere (manco fossimo nel nobile Rodano nord) infine escono funghi alla langarola, per stabilizzarsi infine, se così si può dire, sulla terra toscana con folate balsamiche e scheggie di cioccolato. In assoluto, tra i "nasi" italiani, uno dei più avvincenti e sorprendenti mai provato, sia per ricchezza che per intensità. Non ho volutamente lavato il bicchiere per risentire cosa offriva il "quarto tempo" oggi: ancora si sentono lontani fruttini. In bocca (mentre Pergole '90 era un cerchio perfetto), questo è paradossalmente ancora abbastanza giovane, tannini e acidità si sentono, elettrici, sotto quella materia calda ed elegante che carezza il palato. Colore rubino-granata non carico, finale lungo, illibato da ogni impurità, dolce, ipnotico.
E' la prima volta che bevevo il riserva '90 e mentre ne leggo la trama, sento che sarà davvero molto difficile bere di meglio durante la serata. Piaciuto infinitamente.

NSG les Vaucrains 1990 - Gouges
Bottiglia da me conferita e presa in Francia quest'estate a Beaune, enoteca seria, ma temevo rischi di conservazione, invece è andata bene.
Il colore è ancora abbastanza carico di luminosità, i profumi anche qui molto complessi e vari, c'è grande mineralità, radici, frutti scuri. Offre in contemporanea tanti registri contemporaneamente, un "naso" di testa, cerebrale, che cambia lentamente nelle ore. Rispetto al suo NSG village bevuto un po' di tempo fa, in questo si sente maggior multidimensione aromatica.
In bocca è incredibilmente lungo, i tannini del cru più "duro" di Nuits St-George sono arrotondati, dolci, fini, molto eleganti. Pur avendolo bevuto dopo il meraviglioso brunello, Gouges fa sentire la sua personalità mentre solca il palato, immerso poco prima in tutt'altra terra. Anche in questo caso, finale lunghissimo, ancora minerale e leggermente di spezie esotiche. Piaciuto molto.

Chianti Classico riserva 1990 - Castell'in Villa
Bellissima la sensazione di ribere un altro sangiovese dopo il pinot noir, tre diverse espressioni di acidità anche se perfettamente equilibrata, "domata". Qui il colore sembra il più evoluto, certamente il più scuro. Ma già al naso non dimostra assolutamente i suoi anni. Discretamente balsamico, frutto di ciliegia sotto spirito, la macchia mediterranea che trovo spesso nei vini di Castelnuovo Berardenga e della Principessa nello specifico. Dopo qualche ora il sentore della carne affumicata sul grill, esce anche dal bicchiere.
In bocca, rimane solo un po' statico, il tempo lo ha ammorbidito molto, forse facendogli perdere quel grip e quella consistenza di materia nel finale che ricordavo in un'altra occasione. Chiude il palato su un leggero ritorno di liquerizia. Difficile e ingiusto far paragoni con l'altro sangiovese presente, anche perchè comunque la storia e il territorio si sentono davvero bene in questa bottiglia. Piaciuto un bel po'.

Barbaresco 1990 - Gaja
E' stato aperto dal patron in sostituzione di un Chateau La Conseilante nettamente tappato (e mi sono girati parecchio i neuroni). Arriva per ultimo dei rossi, ma riesce comunque a sgomitarsi un posto nella serata, vincendo il terzo posto del podio davanti al chianti. Probabilmente il più pronto e con un grande equilibrio tra naso e bocca, colore rosso scuro e ancora luminoso con lampi. Il naso è stile Gaja, alla cieca ho pensato ad uno dei tre cru, il Tildin, ma forse c'era meno complessità. Belle note di cacao e fiori secchi, un'accenno piacevole di tabacco tostato e fumoso. Nonostante le temperature dei vini siano tutte identiche (perfetta la tavolata nella terrazza d'inverno coperta per metà), questo sembra più fresco. Scivola sul palato con dolcezza ed eleganza, lascia ancora sentire le note di frutto scuro e ritorna il sapore affumicato. Me lo aspettavo più orientato su radici e tartufo, invece chiude meno persistente dei predecessori con una nota balsamica di menta. Piaciuto un bel po'.

Finae con un botritico, Chateau Gillette creme de tete 1986, che mi viene presentato come una chicca del genere, io però sono davvero poco incline per esperienza e gusto verso la tipologia dolce "femminile" e sinceramente non volevo fuorviare troppo il palato, dato che avevo ancora il mio bel da fare con gli avanzini dei rossi (Soldera me lo sono versato zitto zitto tre volte, ripeto, ipnotico, fatato). Comunque questo sauternes mi è piaciuto molto, incredibilmente ricco di profumo di buccia d'arancia candita, m