Quello che sta accadendo in queste ultime ore, conferma quanto anticipato qualche giorno fa: tentano di coinvolgere nel polverone più soggetti possibili (quelli più in vista) a fini difensivi, talvolta scivolando nell’infamia (pacifico, ormai, che i nomi li facesse Bergamo, ma è un particolare da niente, lo so

).
Di intercettazioni ce ne sono, volendo, ancora migliaia, riguardanti molte squadre sino ad oggi non menzionate (biglietti omaggio per amici e parenti dei designatori, ringraziamenti per le terne arbitrali inviate dopo le vittorie, richieste di informazioni per sapere dove consegnare regali di pregio a dirigenti AIA e federali, etc.).
Comunque, per continuare nel ruolo di Scemo e poiché la parte dell’Idiota mi si attaglia perfettamente, comprendo che tutti questi colloqui confermino l’esistenza di una familiarità (rectius abitualità) tra dirigenti e iscritti AIA o dirigenti federali, idonea a integrare l’ipotesi meno grave di illecito prevista dall’art. 1 del CGS; tuttavia l’accertamento di tale irregolarità, trasversalmente diffusa nel periodo di osservazione, consentirebbe, sulla base dei precedenti specifici delle “corti” sportive l’applicazione di sanzioni irrisorie (pene pecuniarie e temporanee interdizioni), non certo penalizzazioni.
Se si legge il testo delle sentenze del caso calciopoli, nonché la relazione di Borrelli che fu prodromica all’incardinamento dei “processi”, le condotte poste in essere dai condannati miravano ad ottenere vantaggi diretti che, mi pare, nei casi sinora sottoposti all’attenzione del pubblico, non sussistono.
E’ vero, si sperava di ottenere la designazione degli arbitri migliori, senza però ottenerli (alla Roma capitò Bertini, a noi Rodomonti, pensate un po’), al fine di garantire equilibrio e equità che, in quel periodo, mancavano.
E ciò che, in sostanza, a fine stagione fece anche la Fiorentina a fini difensivi, solo che lì il tentativo andò oltre: si cercarono arbitri e assistenti COMPIACENTI, non quelli ritenuti più capaci, per determinare un preciso risultato e non per garantire il regolare svolgimento di una o più gare.
La verità, imho, è che le istanze emerse in questi giorni, talvolta grossolane, altre volte meno, non ebbero alcun esito perché il sistema era gestito e organizzato da altri, tanto che coloro i quali formulavano richieste o manifestavano disagio, venivano poi spernacchiati dai vari Mazzei, Pairetto & co. nei loro personali colloqui.
Intanto in giro ormai si sente dire che Facchetti era quello che disse “metti Collina”: la disinformatija sta procedendo nella propria opera di corruzione.
Non so perché (sul serio), ma tutta questa vicenda evoca nella mia mente ottusa i capponi di Renzo: che mi occorra un bravo psicologo (o psichiatra)?
Vedremo se e come andrà a finire.
Bye.
Le ultime parole famose: "Ci sono state richieste di chiarimenti (mi risulta così, ma non posso svelare la fonte) e non c'è stata risposta alcuna."
"I'm a man! Well, nobody's perfect!"