LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

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Kalosartipos
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LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda Kalosartipos » 01 mag 2025 10:38

Allez...
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vinogodi
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda vinogodi » 01 mag 2025 11:03

...vedremo fra un'oretta e mezza, ma c'è già il thread aperto apposito... 8)
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piergi
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda piergi » 01 mag 2025 12:13

Halarà bianco 2019- Halarà
Progetto a 6 teste in quel di Marsala.
Catarratto vinificato in ossidazione, il colore bronzeo non mi ispira particolarmente ma va già meglio al naso con decise note di mela cotogna e ginestra in piena fioritura.
In bocca questo vino dà il meglio di se, con note di (ancora) mela cotogna, erbe spontanee, sale e una decisa spinta idrocarburica che rende il sorso molto più agevole del previsto.
Una bella prova di bianco mediterraneo

Greco di Tufo vigna cicogna 18- Benito Ferrara
Al colore dimostra meno anni di quanti ne dichiari l'etichetta. Il naso vira da toni silvestri e balsamici a note di frutta gialla matura, in bocca questa dicotomia si amplifica, da un lato una parte resinosa di eucalipto e mentuccia, dall'altra note più salmastre e leggermente sulfuree, menta e origano.
A cavallo fra appennino e spiaggia, per uno dei capisaldi della denominazione.
Strane luci di pioggia...splende il sole,fa' bel tempo...nell'era democratica.

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ferrari federico
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda ferrari federico » 01 mag 2025 13:28

Bierzo Ultreia Saint-Jacques 2021
Raúl Pérez


Rosso spagnolo da uve Mencia in purezza e dalla regione nordica di Castiglia e León, al confine con la Galizia. Un tempo il Mencia era creduto vicino al Cabernet Franc ma ora le ricerche genetiche ampelografiche hanno dimostrato che si tratta dello stesso vitigno noto in Portogallo con il nome di Jaen nella regione del Dao.
Ma il profumo fruttato speziato e vegetale di questo vino vagamente potrebbe effettivamente ricordare certi Cabernet Franc; in bocca invece il suo carattere molto fresco e “vinoso” potrebbe ricordare certe Barbera giovani. Non è un vino “da degustazione” ed è invece il tipico vino da accoppiare con il cibo. Io l’ho bevuto con una pasta condita con porro appassito nel vino bianco, fave fresche, abbondante pecorino campano stagionato e olio evo aromatizzato alle erbe aromatiche miste del mio orticello (rosmarino, timo, salvia, mentuccia). Grande soddisfazione.
Il colore è violaceo intenso; nel bouquet piccoli frutti rossi ed erbe mediterranee con note di prugna californiana secca e catrame, pepe e il vegetale del gambo di sedano; acidità molto accentuata e note vinose di fermentazione in bocca ma retrogusto fruttato abbastanza lungo e di buona consistenza.
Molti più antociani che tannini. 90/100 imo.


Côtes du Jura Poulsard 2023
Patrick Graindmaison et Adrien Robbe
Earl Les Sarmentelles vignerons

L’ingresso in bocca è fruttato e leggerissimo, potrebbe qualsiasi vino rosso giovane leggero e beverino, poi nel centro e nel retro bocca si sviluppa una nota ammandorlata molto riconoscibile, che rivela un tannino sottile ma presente. Talmente chiaro da sembrare un rosato (un rosato “scuro”, tipo un Tavel), il Poulsard dà il meglio di sé un po’ freddo e, credo (anche se non l’ho mai provato in quel modo), potrebbe essere il perfetto compagno di una zuppa di pesce. Io, invece, l’ho bevuto con salumi (prosciutto di Norcia e Culatello) e il match è senza dubbio giusto.
Il punto debole di questo vino è senza dubbio il profumo: praticamente inesistente come intensità, molto generico nella tipologia (un fruttato molto sommesso non meglio identificato con note (vaghe) mentolate.
Tutto sommato, gradevole. 88/100

Barolo Perno 2020
Abbona

Etichetta, come dire, un po’ misteriosa: non risulta tra i vini prodotti dall’azienda (da come si può vedere sul loro sito web), non risulta sul sito web dell’enoteca online della catena della GDO dove l’ho acquistata, credo che sia un prodotto fatto espressamente per quella GDO.
Comunque, è un gran bel vino, oltretutto con un ottimo rapporto qualità-prezzo!
Ma, forse, ancora in questo caso, gioca positivamente la (ormai posso dirlo, dopo i tanti assaggi) grande annata 2020: del tutto pronta da bere, nella stragrande maggioranza dei casi, ma dotata di una materia e di un equilibrio che ne profetizza uno sviluppo lungo nel tempo.
In questo caso, questo Perno di Abbona mostra un colore perfettamente nebbiolesco, rubino-granato non troppo carico. Il profumo vede in prima linea un fruttato maturo e quasi esotico (pesca gialla, melone, oltre ai piccoli frutti rossi), un floreale leggero (violetta) insieme ad uno sfondo mentolato e balsamico (resina di conifera) e ad un cuoio fresco in predicato dí promettente maturazione. Grande profumo.
In bocca manifesta un tannino non troppo concentrato, del tutto metabolizzato e pronto, morbido, suadente. Ottima l’acidità a sostenere il tutto. Buona anche la persistenza e la finezza complessiva. Mi ricorda un po’ il Castiglione di Vietti…
93/100 per me.
ferrari federico
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda ferrari federico » 03 mag 2025 21:07

Campania Falanghina Gran Tifeo 2022
Cenatiempo Vini d’Ischia

Il colore sorprende: un oro carico e brillante che potrebbe benissimo essere quello di un Sauternes. In bocca entra subito una salinità evidente, mescolando un frutto maturo e quasi candito ad una acidità rinfrescante che ci ricorda che ci troviamo davanti ad un bianco giovane. La beva scorre facile e leggera, in contrasto con il colore così denso e maturo. Il carattere mediterraneo della Falanghina trova qui una declinazione isolana di indubbio carattere. Punto debole: profumo non molto espresso e molto fioco, nonostante la temperatura di servizio non bassissima; anche qui torna un sentore marino che - in modo molto generico - si posiziona su un fruttato vago e ancora più generico (riconosco la mela verde e l’albicocca) con una lieve nota metallica.
Per questo ultimo aspetto il giudizio complessivo è penalizzato e si ferma a 88/100, anche se la piacevolezza di beva lo porrebbe più in alto.

Médoc Château Poitevin 2016
Vignobies Poitevin

Appena pronto da bere, ma ancora austero e tannico (segno dell’annata, sicuramente; non so se anche dell’etichetta, che è la prima volta che assaggio), questo cru bourgeois si apre nel bicchiere molto lentamente ma alla fine, dopo una buona ora di areazione, mostra una buona struttura e un carattere certamente bordolese (più Merlot che Cabernet) ma anche un tratto da vino quasi del sud-ovest; una rusticità quasi “contadina” e un assetto franco e diretto.
Il colore è rubino scurissimo, con visibili riflessi granata. Il bouquet, una volta aperto, manifesta aromi di sottobosco, un fruttato “scuro” (sciroppo di ciliegia nera, confettura di mora e fragola), un rimando di tartufo nero (dato probabilmente dal tipo di esito del Merlot) e, soprattutto, una forte nota terrosa - floreale (radice di Iris e radice di Violetta).
Di corpo medio ma - come si è detto - dotato di una robusta ossatura tannica, è abbastanza lungo e persistente, di beva non fine né scorrevole ma ancora un po’ austera, tutto sommato soddisfacente.
Per me 87/100.
L_Andrea
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda L_Andrea » 03 mag 2025 21:43

Christophe Vadousey Volnay Les Mitans 2019
Produttore poco considerato ma riesce sempre ad essere didattico e fare un ritratto autentico di Volnay.
Il vino è succoso, pimpante nella sua giovinezza. More e frutti di bosco lasciano spazio a una lieve nota pepata.
Pur essendo uno dei cru più accessibili in gioventù di Volnay credo che la gemella riposerà ancora un po'.
Guido_88
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda Guido_88 » 04 mag 2025 08:49

Il punto debole di questo vino è senza dubbio il profumo: praticamente inesistente come intensità, molto generico nella tipologia (un fruttato molto sommesso non meglio identificato con note (vaghe) mentolate.
Tutto sommato, gradevole. 88/100


Beh già il fatto che un Poulsard non puzzi di carogna è già un successone :mrgreen:
vinogodi
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda vinogodi » 04 mag 2025 09:02

Guido_88 ha scritto:
Il punto debole di questo vino è senza dubbio il profumo: praticamente inesistente come intensità, molto generico nella tipologia (un fruttato molto sommesso non meglio identificato con note (vaghe) mentolate.
Tutto sommato, gradevole. 88/100


Beh già il fatto che un Poulsard non puzzi di carogna è già un successone :mrgreen:
...pur apprezzando qualche versione di Jura in tante sue sfumature (Guido ha cercato più volte di traviarmi), rimango convinto che sia una " alternativa alla Borgogna per chi non può", con relative eccessive valutazione "di pelle" e , oggi, eccessive valutazioni economiche , per cui tanto del discorso di "aternativa" va a cadere.... Continuo a berne , soprattutto top , ma la scintilla , anche dopo 20 anni , non scatta per nulla... 8)
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L_Andrea
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda L_Andrea » 04 mag 2025 10:28

Cascina Elena Colpodala Nebbiolo 2023
Ogni tanto provo a uscire dalla comfort zone ma mi pento il 99% delle volte :D
In un locale di "Natural Wine" dopo aver fatto notare di essere piuttosto selettivo circa la pulizia dei vini mi propongono questo Nebbiolo prodotto fuori Langa, zona Rocchetta Belbo.
Non ci siamo proprio; il naso presenta una riduzione che copre quasi tutti i sentori piacevoli. Agitandolo come un ossesso nel calice esce qualcosa di carino ma vedere il Nebbiolo trattato così male mi dispiace parecchio.
Mettiamo una pietra sopra al mondo Naturale e non se ne parla più
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda Gavedano82 » 04 mag 2025 10:34

.pur apprezzando qualche versione di Jura in tante sue sfumature (Guido ha cercato più volte di traviarmi), rimango convinto che sia una " alternativa alla Borgogna per chi non può", con relative eccessive valutazione "di pelle" e , oggi, eccessive valutazioni economiche , per cui tanto del discorso di "aternativa" va a cadere.... Continuo a berne , soprattutto top , ma la scintilla , anche dopo 20 anni , non scatta per nulla... 8)


La borgogna che conta è su un altro livello.. ed io ne ho bevuta pochissima pur essendo un bianchista (parlo di quella che Conta), ma la bocca di alcuni Jura (parlo ovviamente esclusivamente dei bianchi) resta secondo me fantastica e golosa, con un mix di acidità e sale veramente sconvolgente.. Cosa che più raramente si trova in borgogna... Altra cosa da non sottovalutare sono alcuni produttori che riescono a fare capolavori che durano nel tempo Senza solfiti (il più costante è sicuramente Ganevat).
Sulla speculazione immotivata sono d'accordissimo, Kagami è un vino da 50 euro al max...
Alcuni produttori di Borgogna che producono alle stesso modo Senza solfiti o tenendoli bassi ci sono, ma le bocche non sono le stesse, c'è a volte più materia ma sono anche bevute più "stancanti"... Uno che fa belle cose di questo genere è Rougeot a Meursault... Ma anche il bravo Picó a Chablis (che sa di tutto meno che di Chablis :D ).
Imho
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda Nexus1990 » 04 mag 2025 12:18

Gavedano82 ha scritto:
.pur apprezzando qualche versione di Jura in tante sue sfumature (Guido ha cercato più volte di traviarmi), rimango convinto che sia una " alternativa alla Borgogna per chi non può", con relative eccessive valutazione "di pelle" e , oggi, eccessive valutazioni economiche , per cui tanto del discorso di "aternativa" va a cadere.... Continuo a berne , soprattutto top , ma la scintilla , anche dopo 20 anni , non scatta per nulla... 8)


La borgogna che conta è su un altro livello.. ed io ne ho bevuta pochissima pur essendo un bianchista (parlo di quella che Conta), ma la bocca di alcuni Jura (parlo ovviamente esclusivamente dei bianchi) resta secondo me fantastica e golosa, con un mix di acidità e sale veramente sconvolgente.. Cosa che più raramente si trova in borgogna... Altra cosa da non sottovalutare sono alcuni produttori che riescono a fare capolavori che durano nel tempo Senza solfiti (il più costante è sicuramente Ganevat).
Sulla speculazione immotivata sono d'accordissimo, Kagami è un vino da 50 euro al max...
Alcuni produttori di Borgogna che producono alle stesso modo Senza solfiti o tenendoli bassi ci sono, ma le bocche non sono le stesse, c'è a volte più materia ma sono anche bevute più "stancanti"... Uno che fa belle cose di questo genere è Rougeot a Meursault... Ma anche il bravo Picó a Chablis (che sa di tutto meno che di Chablis :D ).
Imho

Proprio ieri ho bevuto Les Chassagnes di Bornard e mi pare che confermasse alcune tue considerazioni sulla qualità e l’energia della bocca di alcuni di questi vini (su cui ho pochissima esperienza).
P.S. Il fatto che uno Chablis non sappia di Chablis non la considererei una nota di merito, specie in Borgogna, specie a Chablis :wink:
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda ORSO85 » 04 mag 2025 13:40

Gavedano82 ha scritto:
.pur apprezzando qualche versione di Jura in tante sue sfumature (Guido ha cercato più volte di traviarmi), rimango convinto che sia una " alternativa alla Borgogna per chi non può", con relative eccessive valutazione "di pelle" e , oggi, eccessive valutazioni economiche , per cui tanto del discorso di "aternativa" va a cadere.... Continuo a berne , soprattutto top , ma la scintilla , anche dopo 20 anni , non scatta per nulla... 8)


La borgogna che conta è su un altro livello.. ed io ne ho bevuta pochissima pur essendo un bianchista (parlo di quella che Conta), ma la bocca di alcuni Jura (parlo ovviamente esclusivamente dei bianchi) resta secondo me fantastica e golosa, con un mix di acidità e sale veramente sconvolgente.. Cosa che più raramente si trova in borgogna... Altra cosa da non sottovalutare sono alcuni produttori che riescono a fare capolavori che durano nel tempo Senza solfiti (il più costante è sicuramente Ganevat).
Sulla speculazione immotivata sono d'accordissimo, Kagami è un vino da 50 euro al max...
Alcuni produttori di Borgogna che producono alle stesso modo Senza solfiti o tenendoli bassi ci sono, ma le bocche non sono le stesse, c'è a volte più materia ma sono anche bevute più "stancanti"... Uno che fa belle cose di questo genere è Rougeot a Meursault... Ma anche il bravo Picó a Chablis (che sa di tutto meno che di Chablis :D ).
Imho


Concordo, è il motivo per cui alcuni prodotti di questa regione per me inesplorata mi affascinano.
Anche perché la Borgogna Bianca che conta io non posso permettermela….
[email protected] - https://www.instagram.com/tanadelvino/
Non spedisco il venerdì per evitare di lasciare il vostro vino in deposito dai corrieri.
Spedisco il giorno successivo alla visualizzazione del pagamento, consegna in 24/48h.
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda Gavedano82 » 04 mag 2025 14:48

.P.S. Il fatto che uno Chablis non sappia di Chablis non la considererei una nota di merito, specie in Borgogna, specie a Chablis :wink:


Verissimo lo penso anche io, infatti fra i funky preferisco De Moor, dove si sente un pelo di più il territorio..
E comunque anche per gli altri Senza solfiti della borgogna vale la stessa regola: sono (se fatti bene) molto buoni ma assolutamente non territoriali.. sfido infatti a riconoscere un Macon da un Meursault se vinificati in quel modo (e qui parlo per esperienza).

Lo stesso vale per i rossi della borgogna della nouvelle vague.. questi fatti in carbonica etc (Domaine de la Cras etc)... Ganzi per carità... Buoni.... Ma fra poco non si riconosce un Gamay dal Pinot nero. Il metodo di vinificazione sovrasta vitigno e/o territorio.
ferrari federico
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda ferrari federico » 04 mag 2025 15:37

Piccolo Derthona 2023
Vigneti Massa

Non c’è nulla da fare: il Timorasso è uno dei vitigni bianchi più particolari, più caratteristici, più tipici di tutto il panorama vitivinicolo italiano, sicuramente il top dei bianchi piemontesi.
Esotico, ricco, quasi a sembrare un bianco dell’emisfero Sud, rischia di diventare ridondante ma, quando acidità, equilibro e armonia si fondono con una vinificazione corretta, rischia di essere un grande, anche in questo caso in cui non entra in campo la maturazione in legno nuovo. Ma, negli effetti, con un patrimonio così aromatico e ricco come quello del Timorasso, il legno non è utile e, anzi, rischia di essere “troppo”…
Il colore è dotato di media intensità; il profumo è esuberante, mediterraneo ma anche tropicale, con uva passa, mango, papaya, melone giallo, torta di mele, un frutto ricchissimo immerso in un contesto di ottima mineralità (pietra focaia, sabbia marina bagnata). In bocca tornano, amplificati, tutti gli aromi olfattivi, accompagnati con una acidità eccellente, che compensa alla perfezione la ricchezza del frutto.
Questo è il “base” di Massa…
92/100 imo.
Nexus1990
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda Nexus1990 » 04 mag 2025 17:17

Gavedano82 ha scritto:
.P.S. Il fatto che uno Chablis non sappia di Chablis non la considererei una nota di merito, specie in Borgogna, specie a Chablis :wink:


Verissimo lo penso anche io, infatti fra i funky preferisco De Moor, dove si sente un pelo di più il territorio..
E comunque anche per gli altri Senza solfiti della borgogna vale la stessa regola: sono (se fatti bene) molto buoni ma assolutamente non territoriali.. sfido infatti a riconoscere un Macon da un Meursault se vinificati in quel modo (e qui parlo per esperienza).

Lo stesso vale per i rossi della borgogna della nouvelle vague.. questi fatti in carbonica etc (Domaine de la Cras etc)... Ganzi per carità... Buoni.... Ma fra poco non si riconosce un Gamay dal Pinot nero. Il metodo di vinificazione sovrasta vitigno e/o territorio.

Questa è musica per le mie orecchie :D
Guido_88
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda Guido_88 » 04 mag 2025 18:35

vinogodi ha scritto:
Guido_88 ha scritto:
Il punto debole di questo vino è senza dubbio il profumo: praticamente inesistente come intensità, molto generico nella tipologia (un fruttato molto sommesso non meglio identificato con note (vaghe) mentolate.
Tutto sommato, gradevole. 88/100


Beh già il fatto che un Poulsard non puzzi di carogna è già un successone :mrgreen:
...pur apprezzando qualche versione di Jura in tante sue sfumature (Guido ha cercato più volte di traviarmi), rimango convinto che sia una " alternativa alla Borgogna per chi non può", con relative eccessive valutazione "di pelle" e , oggi, eccessive valutazioni economiche , per cui tanto del discorso di "aternativa" va a cadere.... Continuo a berne , soprattutto top , ma la scintilla , anche dopo 20 anni , non scatta per nulla... 8)


Ci ritroveremo prima o poi e berremo un paio di bocce giuste di Ganevat. Ovviamente in bianco.
Se anche con quelle non godi sarai irrecuperabile. Ma non mollo!
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda Gavedano82 » 04 mag 2025 19:27

A proposito di Jura.. oggi bevuta campestre, peccato aver finito il Comte', occorrerà tornare a fare riferimento...

Ganevat Chardonnay En Billat 2019. Carbonica ancora ben percepita (male necessario utilizzato dal produttore per prolungare la vita dei suoi vini), impressionante la vena salina, tocca sforzarsi per non finire subito la bottiglia, per poter seguire l'evoluzione e l'apertura del vino (al naso parte abbastanza muto).
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda vinogodi » 04 mag 2025 20:27

Guido_88 ha scritto:
vinogodi ha scritto:
Guido_88 ha scritto:
Il punto debole di questo vino è senza dubbio il profumo: praticamente inesistente come intensità, molto generico nella tipologia (un fruttato molto sommesso non meglio identificato con note (vaghe) mentolate.
Tutto sommato, gradevole. 88/100


Beh già il fatto che un Poulsard non puzzi di carogna è già un successone :mrgreen:
...pur apprezzando qualche versione di Jura in tante sue sfumature (Guido ha cercato più volte di traviarmi), rimango convinto che sia una " alternativa alla Borgogna per chi non può", con relative eccessive valutazione "di pelle" e , oggi, eccessive valutazioni economiche , per cui tanto del discorso di "aternativa" va a cadere.... Continuo a berne , soprattutto top , ma la scintilla , anche dopo 20 anni , non scatta per nulla... 8)


Ci ritroveremo prima o poi e berremo un paio di bocce giuste di Ganevat. Ovviamente in bianco.
Se anche con quelle non godi sarai irrecuperabile. Ma non mollo!
...E' vent'anni che bevo Ganevat e ho tutto in cantina. Guido ( HIFI Music, musica da bere) me ne ha sempre ceduto un botto, anche con insistenza. Anche quando andavo a mangiare da Mariella, il suo locale, era sempre passerella Jura ...
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nottingham
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda nottingham » 04 mag 2025 21:39

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San Giusto a Rentennano - Chianti Classico Riserva Le Baroncole 2021

Buono, buono, buono.
Abbinato ad una bistecca di manzo saporitissima (shortrib disossata), patate novelle e asparagi arrosto, mi ha emozionato.
Al di là delle note di degustazione su cui non sono certo ferrato mi ha colpito molto il confronto con la 2020 che avevo bevuto qualche mese fa: è talmente espressiva questa 2021 che mi è parsa anche più immediata e godibile.
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda zampaflex » 05 mag 2025 12:08

Gavedano82 ha scritto:
.P.S. Il fatto che uno Chablis non sappia di Chablis non la considererei una nota di merito, specie in Borgogna, specie a Chablis :wink:


Verissimo lo penso anche io, infatti fra i funky preferisco De Moor, dove si sente un pelo di più il territorio..
E comunque anche per gli altri Senza solfiti della borgogna vale la stessa regola: sono (se fatti bene) molto buoni ma assolutamente non territoriali.. sfido infatti a riconoscere un Macon da un Meursault se vinificati in quel modo (e qui parlo per esperienza).

Lo stesso vale per i rossi della borgogna della nouvelle vague.. questi fatti in carbonica etc (Domaine de la Cras etc)... Ganzi per carità... Buoni.... Ma fra poco non si riconosce un Gamay dal Pinot nero. Il metodo di vinificazione sovrasta vitigno e/o territorio.


Il problema della aderenza territoriale è occasione di discussione vecchio forum: c'è tanto da dire.
Secondo me lo chardonnay borgognone, per quanto dia vita, ai vertici, ai migliori bianchi del mondo, è limitato nell'ampiezza espressiva: non ha la duttilità di uno chenin, e non ha il sottosuolo dello Jura. Non è un caso che si siano localmente diffuse pratiche (a posteriori, piuttosto omologanti) nel tentativo, col clima di una volta, di migliorarne i risultati (batonnages, soste sulle fecce, barriques nuove, tostature, eccetera). E non è un caso che nello Yonne i vini sono sempre usciti magri e fini nonostante queste pratiche, al punto da fare nascere attribuzioni ("chabliseggia").
Per cui ben vengano i tentativi di modificare e alleggerire i protocolli per ottenere, in teoria, risultati più puri e personali. Pierre-Yves Colin-Morey, a mio vedere, ha una mano felice.
Però questo tentativo corre sul filo del rasoio: i naturalisti tendono troppo spesso a cadere nell'altro versante omologante, quello delle deviazioni e delle sporcizie, altrettanto omologanti delle bare di legno che talvolta troviamo dall'altra parte. E questi li detesto anche di più.

Discuss.
Non progredi est regredi
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda alavolee » 06 mag 2025 19:44

zampaflex ha scritto:
Gavedano82 ha scritto:
.P.S. Il fatto che uno Chablis non sappia di Chablis non la considererei una nota di merito, specie in Borgogna, specie a Chablis :wink:


Verissimo lo penso anche io, infatti fra i funky preferisco De Moor, dove si sente un pelo di più il territorio..
E comunque anche per gli altri Senza solfiti della borgogna vale la stessa regola: sono (se fatti bene) molto buoni ma assolutamente non territoriali.. sfido infatti a riconoscere un Macon da un Meursault se vinificati in quel modo (e qui parlo per esperienza).

Lo stesso vale per i rossi della borgogna della nouvelle vague.. questi fatti in carbonica etc (Domaine de la Cras etc)... Ganzi per carità... Buoni.... Ma fra poco non si riconosce un Gamay dal Pinot nero. Il metodo di vinificazione sovrasta vitigno e/o territorio.


Il problema della aderenza territoriale è occasione di discussione vecchio forum: c'è tanto da dire.
Secondo me lo chardonnay borgognone, per quanto dia vita, ai vertici, ai migliori bianchi del mondo, è limitato nell'ampiezza espressiva: non ha la duttilità di uno chenin, e non ha il sottosuolo dello Jura. Non è un caso che si siano localmente diffuse pratiche (a posteriori, piuttosto omologanti) nel tentativo, col clima di una volta, di migliorarne i risultati (batonnages, soste sulle fecce, barriques nuove, tostature, eccetera). E non è un caso che nello Yonne i vini sono sempre usciti magri e fini nonostante queste pratiche, al punto da fare nascere attribuzioni ("chabliseggia").
Per cui ben vengano i tentativi di modificare e alleggerire i protocolli per ottenere, in teoria, risultati più puri e personali. Pierre-Yves Colin-Morey, a mio vedere, ha una mano felice.
Però questo tentativo corre sul filo del rasoio: i naturalisti tendono troppo spesso a cadere nell'altro versante omologante, quello delle deviazioni e delle sporcizie, altrettanto omologanti delle bare di legno che talvolta troviamo dall'altra parte. E questi li detesto anche di più.

Discuss.


D'accordissimo!

Impossibile liquidare il discorso celermente, aggiungo solo qualche spunto di riflessione: per dichiarare o meno la territorialità di un vino, sarebbe fondamentale stabilire dei criteri oggettivi e intrinseci al contesto. Ci sono sicuramente elementi immutabili (suolo, clima, meteo, geografia), ma ne esiste anche una miriade di soggettivi - leggasi "scelte del produttore" - che possono anche cambiare nel tempo e in ogni caso influenzare anche in modo significativo il risultato nel bicchiere. Quali sono validi quindi per la definizione?

Credo che una dimostrazione empirica possa arrivare ad esempio dal già citato Thomas Pico, che amo come produttore. D'accordissimo che a Chablis sia distante anni luce dalla media - come può esserlo un Raveneau mutatis mutandis -, ma allora quali sono gli elementi che ci portano a definirlo meno “territoriale” di altri produttori ampiamente più interventisti sia in vigna che in cantina?

Mi chiedo se non si stia forse confondendo un concetto più o meno oggettivo di territorialità con un’idea soggettiva costruita su consuetudine e tradizione recente su cosa dovrebbe essere un vino di un determinato territorio.
alì65
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda alì65 » 07 mag 2025 06:26

alavolee ha scritto:
zampaflex ha scritto:
Gavedano82 ha scritto:
.P.S. Il fatto che uno Chablis non sappia di Chablis non la considererei una nota di merito, specie in Borgogna, specie a Chablis :wink:


Verissimo lo penso anche io, infatti fra i funky preferisco De Moor, dove si sente un pelo di più il territorio..
E comunque anche per gli altri Senza solfiti della borgogna vale la stessa regola: sono (se fatti bene) molto buoni ma assolutamente non territoriali.. sfido infatti a riconoscere un Macon da un Meursault se vinificati in quel modo (e qui parlo per esperienza).

Lo stesso vale per i rossi della borgogna della nouvelle vague.. questi fatti in carbonica etc (Domaine de la Cras etc)... Ganzi per carità... Buoni.... Ma fra poco non si riconosce un Gamay dal Pinot nero. Il metodo di vinificazione sovrasta vitigno e/o territorio.


Il problema della aderenza territoriale è occasione di discussione vecchio forum: c'è tanto da dire.
Secondo me lo chardonnay borgognone, per quanto dia vita, ai vertici, ai migliori bianchi del mondo, è limitato nell'ampiezza espressiva: non ha la duttilità di uno chenin, e non ha il sottosuolo dello Jura. Non è un caso che si siano localmente diffuse pratiche (a posteriori, piuttosto omologanti) nel tentativo, col clima di una volta, di migliorarne i risultati (batonnages, soste sulle fecce, barriques nuove, tostature, eccetera). E non è un caso che nello Yonne i vini sono sempre usciti magri e fini nonostante queste pratiche, al punto da fare nascere attribuzioni ("chabliseggia").
Per cui ben vengano i tentativi di modificare e alleggerire i protocolli per ottenere, in teoria, risultati più puri e personali. Pierre-Yves Colin-Morey, a mio vedere, ha una mano felice.
Però questo tentativo corre sul filo del rasoio: i naturalisti tendono troppo spesso a cadere nell'altro versante omologante, quello delle deviazioni e delle sporcizie, altrettanto omologanti delle bare di legno che talvolta troviamo dall'altra parte. E questi li detesto anche di più.

Discuss.


D'accordissimo!

Impossibile liquidare il discorso celermente, aggiungo solo qualche spunto di riflessione: per dichiarare o meno la territorialità di un vino, sarebbe fondamentale stabilire dei criteri oggettivi e intrinseci al contesto. Ci sono sicuramente elementi immutabili (suolo, clima, meteo, geografia), ma ne esiste anche una miriade di soggettivi - leggasi "scelte del produttore" - che possono anche cambiare nel tempo e in ogni caso influenzare anche in modo significativo il risultato nel bicchiere. Quali sono validi quindi per la definizione?

Credo che una dimostrazione empirica possa arrivare ad esempio dal già citato Thomas Pico, che amo come produttore. D'accordissimo che a Chablis sia distante anni luce dalla media - come può esserlo un Raveneau mutatis mutandis -, ma allora quali sono gli elementi che ci portano a definirlo meno “territoriale” di altri produttori ampiamente più interventisti sia in vigna che in cantina?

Mi chiedo se non si stia forse confondendo un concetto più o meno oggettivo di territorialità con un’idea soggettiva costruita su consuetudine e tradizione recente su cosa dovrebbe essere un vino di un determinato territorio.


secondo me vi state facendo troppe domande, troppe pippe mentali; l'unica cosa da fare è bere tanto, la qualità e l'aderenza al territorio esce da se :wink:
futuro roseo, si preannuncia un 2025 da urlo!!!
cesmic
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda cesmic » 07 mag 2025 12:27

L_Andrea ha scritto:Christophe Vadousey Volnay Les Mitans 2019
Produttore poco considerato ma riesce sempre ad essere didattico e fare un ritratto autentico di Volnay.
Il vino è succoso, pimpante nella sua giovinezza. More e frutti di bosco lasciano spazio a una lieve nota pepata.
Pur essendo uno dei cru più accessibili in gioventù di Volnay credo che la gemella riposerà ancora un po'.

Sono stato da loro dieci giorni fa. Tutta la la gamma presentata (i due premier cru di Volnay come quello di Pommard erano 2022) mi è sembrata estremamente interessante e a fuoco. Molto buono anche il Pommard Village 2022.
Interessante, infine, anche il Mersault 2023.
E poi, che barbarie, brodo vegetale ad un bambino dell'asilo... vuoi mettere con un paio di tubi di Pringles??? (Un amico)
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda Ziliovino » 07 mag 2025 14:08

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Morellino di Scansano Riserva Rovente 2018 - Col di Bacche. Un viaggio nel tempo, alle annate di inizio millennio: tostature, caffè e cappuccino... col tempo esce un po' di frutto. peccato, perchè al sorso non sembrava poi male.

Moscato d'Asti La Galeisa 2023 - Caudrina di Romano Dogliotti. Molto buono: teso e fresco, la freschezza a stemperare la dolcezza misurata, bollicina cremosa, sapido. Naso di misurata aromaticità, agrume e salvia. Come un Gatorade a ferragosto...

Saumur Champigny Les Poyeux 2015 - Antoine Sanzay. Dei suoi vini provati sicuramente il migliore, intenso al naso tra i frutti rossi, la liquirizia pura, il pepe e toni più mentolati. Meno incisivo al sorso dove è fresco, ha anche buon equilibrio, ma gli manca un poco di polpa ed allungo per essere grande.

Sancerre Les Romains 2014 - Domaine Fouassier. Ancora giovane e pimpante, agrumato, sassi ed ardesia al naso, teso e dal finale di lime al sorso. Bella bevuta.

Noir 2021 - Tenuta Mazzolino. tappazzo...

Lacrima di Morro d'Alba Superiore 2020 - Mancinelli. A volte ritornano... col loro frutto turgido e scintillante... però devo dire che ha un suo perchè. Mi ha ricordato al naso alcuni moscato di Scanzo vinificati secchi, con un aromaticità misurata, fiori e frutta in gelatina, sorso intenso, medio corpo, finisce presto in bocca. Mi ha ricordato la visita in cantina di un sacco di anni fa, col giro nel camminamento del caratteristico borgo...
Ultima modifica di Ziliovino il 07 mag 2025 14:21, modificato 1 volta in totale.
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Re: LE BEVUTE DI MAGGIO 2025

Messaggioda zampaflex » 07 mag 2025 14:21

Ziliovino ha scritto:Saumur Champigny Les Poyeux 2015 - Antoine Sanzay. ... gli manca un poco di polpa ed allungo per essere grande.


Per quello che ho bevuto io, e vedendo la tua rece, sono convinto che sia il suo stile.
O lo cambia o resterà un buon prodotto ma di seconda fascia al massimo.
Non progredi est regredi

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