Vi risparmio il pippone sulla compagnia da sballo, i piatti fantastici di Alessandra Buriani (piccione da urlo) e tutto il festival dei buoni sentimenti che in passato vi ho propinato. Il tempo è poco, la vita è breve e le cose da fare sono tante.
Quindi, venendo al sodo, abbiamo bevuto:
Prima batteria:
Guigal Etienne Cote Rotie La Landonne 2001
Rostaing René Cote Rotie La Landonne 2003
Gerin JM Cote Rotie La Landonne 2004
Seconda batteria
Chapoutier M. Ermitage L'Ermite 2001
Chapoutier M. Ermitage Le Meal 2001
Terza batteria
Jamet, Domaine Cote Rotie Cote Brune 2000
Chapoutier M. Cote Rotie La Mordorée 2001
Guigal Etienne Cote Rotie La Turque 2000
Quarta batteria
Chave, Domaine Jean-Louis Hermitage Rouge 2000
Chevillon Robert NSG 1er cru Les Vaucrains 2001 (ringer)
Podio della giornata da condividere fra Cote Brune e La Turque due interpretazioni diverse ma entrambe magistrali dello stesso vigneto (la Cote Brune). Più giocato sull'equilibrio, la mobilità olfattiva ed i toni chiari (anche frutta bianca e mazzi di fiori fra i tanti sentori percepiti) il vino di Jamet, più carnale, speziato, ematico, scuro ma profondo e netto nei sentori quello di Guigal. Per me davvero impossibile scegliere il migliore fra i due. Un pelo di f*** sotto, la Landonne 2001 che dopo aver stravinto la sfida del 4 dicembre, si è messa in bella evidenza anche con questa bottiglia: più tendente al floreale rosso, l'oliva nera ed il pepe rosa, continua a confermare che dopo i vent'anni questi tre cru sono semplicemente fra i migliori del pianeta.
Abbiamo anche avuto due grandisisme sorprese: nella prima batteria, la Landonne di Gerin è stata magistrale per finezza e mineralità, dando non poco filo da torcere a quella di Guigal che è uscita vincitrice per l'allungo e la variabilità mostrata con il passare dei minuti. Maluccio invece quella di Rostaing che era "cicciottella" in modo anomalo e con un tannino non perfetto come quello a cui ci ha abituati: l'annata calda si sentiva.
Nella terza batteria invece grandissima sorpresa da La Mordorée che viene dalla parte più bassa del vigneto Cote Brune ma assolutamente non meno nobile (stiamo sempre parlando di pendenze vertiginose e terrazzamenti magistrali ricavati nella roccia ferrosa di quella parte unica e rara di Cote Rotie). Sicuramente il più equilibrato dei tre ed anche il più indietro nella parabola di maturazione: veramente un vino stupefacente (lontano dallo stile di Chapoutier ad Hermitage). I suoi due cru della divina collina infatti questa volta non hanno brillato, non per demeriti loro ma perchè circondati da veri e propri giganti. Ottimo Le Meal con la solita golosa frutta nera e rossa ma un po' penalizzato Ermite da un tappo che non aveva lavorato benissimo e che evidenziava uno step di maturità troppo evoluto rispetto alla signora bottiglia bevuta a dicembre (erano due gemelle come provenienza). Infine lo Chave 2000 che pur essendo un grande vino, con una speziatura più scura rispetto ad altre annate ed un leggero sbuffo alcolico in qualche passaggio, ha avuto il semplice demerito di venire dopo una batteria ultra-galattica come quella della Cote Brune. La Chevillon ha fatto infine la sua discreta parte di ringer, tant'è che il solo Luciano Zampaflex lo ha beccato come borgogna, senza acuti nè demeriti.
Alla prossima abbuffata di grandi syrah!
