Italia vs Francia
Inviato: 07 mar 2020 10:27
Italia vs Francia
Questa degustazione è stata fatta a settembre del 2019, non ho mai trovato il tempo per sistemare le note e pubblicarle, oggi l’ho fatto.
L’orgoglio Italiano nelle chiacchiere da Bar ci spinge spesso ad affermare frasi del tipo: ”non abbiamo niente da invidiare ai cugini Francesi”,
“ siamo gli unici a fare un vino secco da appassimento che non ha rivali al mondo”,
“ in Francia hanno solo una gestione migliore del marketing” etc..ho assaggiato più volte alcuni tra i più grandi vini Italiani e Francesi ma non ho mai fatto un confronto diretto tra i top producers,delle migliori regioni vinicole e nelle medesime annate. Da qui l’idea di organizzare la grande Sfida, Italia vs Francia.
Di seguito i risultati di questa battaglia:
Krug 2004: si parte con un aperivitivino bolloso, cosa c’è meglio di un krug vintage 2004 ? La risposta è semplice, un krug vintage anni 90!... giovanissimo, quindi classico infanticidio, le tostature da caffè che tanto piacciono a noi krughisti sono un eco lontano, saranno più evidenti con gli anni , adesso regna la parte fruttata e floreale, è energico e tagliente. Il primo 2004 bevuto non mi aveva convinto per niente, questo invece è piaciuto molto a tutti ,vedremo come proseguirà la sua parabola evolutiva.
Se mesi fa era una bocciatura, adesso è una promozione piena, devo scriverlo?? Ok lo faccio, ogni vino ha una storia a se... frase da tatuarsi addosso soprattutto per i neofiti.
Primo match in bianco:
Trebbiano Valentini 2013: solito registro fatto di profumi di camomilla, fieno, frutta a polpa bianca, stranamente nessuna riduzione o deviazione aromatica, tutto molto composto.In bocca la parte migliore, struttura e acidità non mancano certo, ció che manca è l’equilibrio che arriverà tra tanti anni, perchè si sa, il bianco di Valentini è un vino longevo, che ha bisogno di tanto tempo per mostrarsi nella sua completezza.
Leflaive puligny montrachet les folatieres 2013: simile a molti 2013 assaggiati di recente, è dritto e minerale, in questo caso la fervida acidità caratteristica di questo millesimo si amalgama bene con la componente salina che frena la salivazione e dà profondità, il sorso è granitico in questo momento, di grandissima persistenza. Come per il trebbiano gli anni di vetro possono essere degli ottimi alleati.
Il tavolo si divide: 4 votano il trebbiano 6 Leflaive, bella prova per il Valentini.
Primo match in rosso: chateau rayas 2006 vs Soldera brunello di montalcino 2006
Chateau rayas 2006: la trasparenza è tale da farti immaginare di scrutarne l’anima, luminoso il colore, inebriante il profumo, incenso, garrique, inchiostro, fichi, fragola matura, sangue. Di consistenza quasi impalpabile ma in grado di penetrarti dentro e di lasciare un segno indelebile dritto al cuore. Uno dei vini più mitici del Rodano e dell’intera Francia, in una versione magnetica.
Brunello soldera 2006: sono passati solo pochi mesi dalla scomparsa del Signor Gianfranco Soldera, ma l’eredità che ci ha lasciato continuerà a farci sognare per ancora tanto tempo, come questo brunello 2006 che parte trattenuto per poi sbocciare e impreziosirsi di venature agrumate e ferrose. Come rayas,gioca il campionato dell’eleganza ma ha una trama più grintosa, risaltano maggiormente le componenti dure ma si stratta di sottigliezze, sono due grandi vini; il tavolo anche in questo caso si divide, 6 a 4 per Rayas.
Secondo match: Rousseau clos saint jacques 2008 vs Giacomo Conterno barolo monfortino 2008
Clos saint jacques Rousseau grand cru 2008: premier cru di nome, grand cru di fatto e nelle mani di rousseau diventa uno dei vini più emozionanti di tutta la borgogna. L’archetipo di ció che deve essere un grande rosso fatto con uve pinot noir.La complessità aromatica stordente, l’eleganza nel sorso, il ristoro che si prova dopo averlo assaggiato, il tutto arricchito da una freschezza nordica tipica dei 2008, grande vino e, per alcuni vino della giornata.
Barolo monfortino 2008: la scelta di Conterno di far affinare un anno in meno in botte il suo barolo 2008, ha fatto si che la parte floreale sia esasperata e domini su un corredo fatto di ciliegia,iodio, anguria. La trama è setosa, il tannino saporito e di estrazione chirurgica, nulla è lasciato al caso,si riesce a toccare con mano la maniacalità di Roberto Conterno.
Un grandioso giovane barolo, più prospettico degli altri 2 monfo 2008 bevuti in passato.
In questo caso, la Francia schiaccia l’italia, 8 a 2 per rousseau, strano ma vero.
Terzo match:
Chateau haut brion 1998: è arrivato il momento di avvicinare il naso al bicchiere più camaleontico di tutta la degustazione; la dinamicità dei premier di bordeaux è cosa nota e non sarà certo un haut brion 1998 a smentire questo fatto. Gelatina di frutti di bosco, tabacco, grafite, cola, una stratificazione da paura, si percepisce la solita immortalità da premier anni 90 ma è giá un liquido in grado di emozionare.
Miani calvari 1998: uno dei vini Italiani più rari in circolazione, ne venivano prodotte circa 500 bottiglie, l’ultima annata è stata la 2006. Il colore è nero e impenetrabile, basta far girare il liquido nel bicchiere per scorgerne la densità. Di gioventù imbarazzante, sembra un vino di una vendemmia di 2/3 anni fa.
Frutta sotto spirito, smalto, cioccolato, un soffio di volatile, l’assaggio conferma la sua natura scura, ma lungi dall’essere grasso o caricaturale, c’è freschezza e spessore, forse un vino poco contemporaneo visto i tempi che corrono dove si cerca immediatezza e trasparenza, ma rispecchia i canoni del classico vin de garde, un pezzo di storia del vino Italiano.
Otto persone del tavolo votano chateau haut brion 2 Miani.
Amarone quintarelli 1998: introduco la descrizione di questa bottiglia con una storia che mi è stata raccontata da un amico presente alla degustazione: siamo nell’estate del 1974 e la famiglia reale olandese decide di diventare cliente diretto dell’azienda di Negrar, quindi mandano un furgone in Valopolicella per ritirate del vino.
A questo punto, Il maestro Giuseppe Quintarelli domanda agli emissari se il furgone è munito di uno spazio climatizzato apposito per trasportare il vino . Gli olandesi ripondono di no, ed il Bepi rifiuta di fargli trasportare il vino in quelle condizioni, con la promessa che lo avrebbe spedito lui ad ottobre:” il mio vino in estate non viaggerà mai fino in Olanda in questo modo”.
Fatto sta che i reali per avere il vino il prima
possibile, sono stati costretti a mandare le loro roll royce di ordinanza, munite di aria condizionata a Negrar. A quel punto Il Signor Quintarelli consegna il suo vino.
UnGrande uomo.
Passiamo alla descrizione dell’amarone di ieri: frutta matura sottospirito, prugne secche, cioccolato, mandorle, l’ingresso morbido e glicerico si stempera in muro di tannini e freschezza, un vino vitale fuori dagli schemi e non per tutti.
C’è una certa ostilità tutta italica verso gli amarone( non capisco perchè visto che ci sono vini di notevole bontá, vedi Ca’ la Bionda o Monte dei Ragni), ma il maestro non si discute, è sicuramente un vino da meditazione, che entra di diritto a far parte dei migliori vini prodotti nello stivale.
Questa degustazione è stata fatta a settembre del 2019, non ho mai trovato il tempo per sistemare le note e pubblicarle, oggi l’ho fatto.
L’orgoglio Italiano nelle chiacchiere da Bar ci spinge spesso ad affermare frasi del tipo: ”non abbiamo niente da invidiare ai cugini Francesi”,
“ siamo gli unici a fare un vino secco da appassimento che non ha rivali al mondo”,
“ in Francia hanno solo una gestione migliore del marketing” etc..ho assaggiato più volte alcuni tra i più grandi vini Italiani e Francesi ma non ho mai fatto un confronto diretto tra i top producers,delle migliori regioni vinicole e nelle medesime annate. Da qui l’idea di organizzare la grande Sfida, Italia vs Francia.
Di seguito i risultati di questa battaglia:
Krug 2004: si parte con un aperivitivino bolloso, cosa c’è meglio di un krug vintage 2004 ? La risposta è semplice, un krug vintage anni 90!... giovanissimo, quindi classico infanticidio, le tostature da caffè che tanto piacciono a noi krughisti sono un eco lontano, saranno più evidenti con gli anni , adesso regna la parte fruttata e floreale, è energico e tagliente. Il primo 2004 bevuto non mi aveva convinto per niente, questo invece è piaciuto molto a tutti ,vedremo come proseguirà la sua parabola evolutiva.
Se mesi fa era una bocciatura, adesso è una promozione piena, devo scriverlo?? Ok lo faccio, ogni vino ha una storia a se... frase da tatuarsi addosso soprattutto per i neofiti.
Primo match in bianco:
Trebbiano Valentini 2013: solito registro fatto di profumi di camomilla, fieno, frutta a polpa bianca, stranamente nessuna riduzione o deviazione aromatica, tutto molto composto.In bocca la parte migliore, struttura e acidità non mancano certo, ció che manca è l’equilibrio che arriverà tra tanti anni, perchè si sa, il bianco di Valentini è un vino longevo, che ha bisogno di tanto tempo per mostrarsi nella sua completezza.
Leflaive puligny montrachet les folatieres 2013: simile a molti 2013 assaggiati di recente, è dritto e minerale, in questo caso la fervida acidità caratteristica di questo millesimo si amalgama bene con la componente salina che frena la salivazione e dà profondità, il sorso è granitico in questo momento, di grandissima persistenza. Come per il trebbiano gli anni di vetro possono essere degli ottimi alleati.
Il tavolo si divide: 4 votano il trebbiano 6 Leflaive, bella prova per il Valentini.
Primo match in rosso: chateau rayas 2006 vs Soldera brunello di montalcino 2006
Chateau rayas 2006: la trasparenza è tale da farti immaginare di scrutarne l’anima, luminoso il colore, inebriante il profumo, incenso, garrique, inchiostro, fichi, fragola matura, sangue. Di consistenza quasi impalpabile ma in grado di penetrarti dentro e di lasciare un segno indelebile dritto al cuore. Uno dei vini più mitici del Rodano e dell’intera Francia, in una versione magnetica.
Brunello soldera 2006: sono passati solo pochi mesi dalla scomparsa del Signor Gianfranco Soldera, ma l’eredità che ci ha lasciato continuerà a farci sognare per ancora tanto tempo, come questo brunello 2006 che parte trattenuto per poi sbocciare e impreziosirsi di venature agrumate e ferrose. Come rayas,gioca il campionato dell’eleganza ma ha una trama più grintosa, risaltano maggiormente le componenti dure ma si stratta di sottigliezze, sono due grandi vini; il tavolo anche in questo caso si divide, 6 a 4 per Rayas.
Secondo match: Rousseau clos saint jacques 2008 vs Giacomo Conterno barolo monfortino 2008
Clos saint jacques Rousseau grand cru 2008: premier cru di nome, grand cru di fatto e nelle mani di rousseau diventa uno dei vini più emozionanti di tutta la borgogna. L’archetipo di ció che deve essere un grande rosso fatto con uve pinot noir.La complessità aromatica stordente, l’eleganza nel sorso, il ristoro che si prova dopo averlo assaggiato, il tutto arricchito da una freschezza nordica tipica dei 2008, grande vino e, per alcuni vino della giornata.
Barolo monfortino 2008: la scelta di Conterno di far affinare un anno in meno in botte il suo barolo 2008, ha fatto si che la parte floreale sia esasperata e domini su un corredo fatto di ciliegia,iodio, anguria. La trama è setosa, il tannino saporito e di estrazione chirurgica, nulla è lasciato al caso,si riesce a toccare con mano la maniacalità di Roberto Conterno.
Un grandioso giovane barolo, più prospettico degli altri 2 monfo 2008 bevuti in passato.
In questo caso, la Francia schiaccia l’italia, 8 a 2 per rousseau, strano ma vero.
Terzo match:
Chateau haut brion 1998: è arrivato il momento di avvicinare il naso al bicchiere più camaleontico di tutta la degustazione; la dinamicità dei premier di bordeaux è cosa nota e non sarà certo un haut brion 1998 a smentire questo fatto. Gelatina di frutti di bosco, tabacco, grafite, cola, una stratificazione da paura, si percepisce la solita immortalità da premier anni 90 ma è giá un liquido in grado di emozionare.
Miani calvari 1998: uno dei vini Italiani più rari in circolazione, ne venivano prodotte circa 500 bottiglie, l’ultima annata è stata la 2006. Il colore è nero e impenetrabile, basta far girare il liquido nel bicchiere per scorgerne la densità. Di gioventù imbarazzante, sembra un vino di una vendemmia di 2/3 anni fa.
Frutta sotto spirito, smalto, cioccolato, un soffio di volatile, l’assaggio conferma la sua natura scura, ma lungi dall’essere grasso o caricaturale, c’è freschezza e spessore, forse un vino poco contemporaneo visto i tempi che corrono dove si cerca immediatezza e trasparenza, ma rispecchia i canoni del classico vin de garde, un pezzo di storia del vino Italiano.
Otto persone del tavolo votano chateau haut brion 2 Miani.
Amarone quintarelli 1998: introduco la descrizione di questa bottiglia con una storia che mi è stata raccontata da un amico presente alla degustazione: siamo nell’estate del 1974 e la famiglia reale olandese decide di diventare cliente diretto dell’azienda di Negrar, quindi mandano un furgone in Valopolicella per ritirate del vino.
A questo punto, Il maestro Giuseppe Quintarelli domanda agli emissari se il furgone è munito di uno spazio climatizzato apposito per trasportare il vino . Gli olandesi ripondono di no, ed il Bepi rifiuta di fargli trasportare il vino in quelle condizioni, con la promessa che lo avrebbe spedito lui ad ottobre:” il mio vino in estate non viaggerà mai fino in Olanda in questo modo”.
Fatto sta che i reali per avere il vino il prima
possibile, sono stati costretti a mandare le loro roll royce di ordinanza, munite di aria condizionata a Negrar. A quel punto Il Signor Quintarelli consegna il suo vino.
UnGrande uomo.
Passiamo alla descrizione dell’amarone di ieri: frutta matura sottospirito, prugne secche, cioccolato, mandorle, l’ingresso morbido e glicerico si stempera in muro di tannini e freschezza, un vino vitale fuori dagli schemi e non per tutti.
C’è una certa ostilità tutta italica verso gli amarone( non capisco perchè visto che ci sono vini di notevole bontá, vedi Ca’ la Bionda o Monte dei Ragni), ma il maestro non si discute, è sicuramente un vino da meditazione, che entra di diritto a far parte dei migliori vini prodotti nello stivale.