Ieri pomeriggio, nella tanto splendida quanto appartata cornice di Mezzane di Sotto, in una bella casa con giardino letteralmente ad un tiro di schioppo dall'azienda Corte Sant'Alda, ho avuto il privilegio di godere della cortesia, della disponibilità e della grande passione di Christian Patat di Nec-Otium, di sua moglie Serena Palazzolo proprietaria di Ronco del Gnemiz, e di Fabio Zanzucchi, socio di Christian nel portfolio The Wine Trio.
Occasione unica per poter approfondire i vini curati in tutto o in parte da Christian, e quindi il terzetto al vertice composto da Ronco del Gnemiz, Meroi e Miani, ma anche gli emergenti Ronc di Vico (Bellazoia di Povoletto, parte settentrionale dei COF) e Croatto (Buttrio), oltre ovviamente alla maison Nec-Otium. In assaggio anche parecchie altre belle aziende del catalogo The Wine Trio, da tutto lo Stivale.
Non l'ho scoperto di certo ieri, ma chiaccherando con Christian, e soprattutto facendo parlare il bicchiere, sono uscito dalla sessione di assaggi con la certezza di essere di fronte alla massima espressione dell'enologia friulana "classica", atta a trasformare in vini eleganti e dalla rigorosa chiarezza espressiva una materia prima di qualità assoluta, frutto di una conduzione in vigneto senza compromessi o scorciatoie, di rese infime, di uve che non entrano in cantina se non perfette, di cura e mantenimento dei vecchi vigneti e contemporanemente di una maniacale selezione sul materiale per i nuovi impianti. Sembrano cose scontate, ma non lo sono.
I vini nell'ordine di assaggio:
Delfino della Marchesa, Nec-Otium, 2011 (11,5%)
Il Friulano di Jacopo, Nec-Otium, 2011 (13%)
Ambedue prove di vasca, ambedue tocai quasi in purezza, frutto di più vigneti tra Collio e COF, con vinificazione analoga (tutto acciaio, no malo). A cambiare è l'età dei vigneti: più giovani per il Delfino, più vecchi (fino a 70 anni e oltre) per lo Jacopo, cosa che si rispecchia perfettamente nei vini, col secondo sicuramente più ampio e profondo.
Friulano, Ronc di Vico, 2009 (13%)
Mandorla dai tratti leggermente evoluti, nel tempo sconfinante verso l'amaretto, una certa maturità del frutto, ed uno sviluppo al palato piuttosto lungo; non è da cercare la finezza...qui parla, ruvidamente, il terroir della parte settentrionale dei COF.
Friulano, Meroi, 2010 (13%)
Molto fine la tostatura, profilo di frutto bianco fresco in bocca, quasi snello all'apparenza, gli manca il guizzo delle annate "di peso" ma nel tempo guadagna ampiezza da mezza bocca in poi. Un tocai che gioca la carta della gran bevibilità, degno pendant dello chardonnay.
Friulano Buri, Miani, 2010 (14%)
Nota quasi verde-pungente al naso, mineralità in progressione nel tempo, lungo, vino giovanissimo ancora tutto da farsi, ma trasmette un grande senso di nobilità, come tutti i vini dell'azienda del resto (accentuato, peraltro, da che i bianchi hanno da qualche anno leggermente ridotto l'impatto del legno).
Chardonnay, Meroi, 2010 (13%)
Naso poco espressivo ma che nel tempo concede una bella nota di camomilla, un sospetto di amaro all'attacco di bocca, legno (50% nuovo) sostanzialmente ininfluente. Non manca la stoffa (ma non ha la massa e l'austerità del Sol), deve trovare ancora l'amalgama.
Chardonnay Sol, Ronco del Gnemiz, 2010 (13%)
Alza il volume: più maturo e "più giallo" nel frutto rispetto a Meroi, ma contemporaneamente il tenore ed il "colore" dell'acidità sembrano più accesi; teso, sapido, lungo, sarà al suo massimo nel 2020 o giù di lì.
Chardonnay Sol, Ronco del Gnemiz, 2006 (14%) Magnum
Crema e mela golden, colpisce più che per una spiccata caratterizzazione aromatica, per il senso di pulizia e di precisione dell'equilibrio che il palato ti trasmette, per la sua chiarezza espressiva al di là di questo o di quel descrittore. E l'equilibrio lo terrà su per tanti anni ancora.
Miani Bianco, Miani, 2010 (14%)
Qui confluiscono tutta la ribolla e la malvasia dei vigneti di Enzo Pontoni, più il tocai e lo chardonnay degli impianti giovani e quanto dei vecchi vigneti non entra nel taglio finale degli imbottigliamenti "principali". Garbato tratto aromatico di fiori bianchi, ritorna anche la sottile nota verde del Buri, ancora notevolmente chiuso al momento, grande bevibilità grazie alla dotazione acida, ma è un vino lontano dalla sua espressività potenziale.
Clas, Croatto, 2009 (14%)
Merlot in purezza principalmente da vigneti pianeggianti con suolo di Grave, con l'apporto di una parcella collinare in Buttrio, mostra un tratto vegetale (non sgradevole comunque, anzi di una sua certa eleganza) totalmente assente nei vini seguenti, corpo medio, nel quadro di un'apprezzabilissima stoffa complessiva. La mano in cantina è quella di Pontoni, ça va sans dire. Era da un pezzo che non bevevo questo q/p ottimo, anzi direi proprio da affare.
Rosso del Gnemiz, Ronco del Gnemiz, 2009 (14,5%)
Merlot per due terzi. Il più concentrato e strutturato tra tutti i rossi (Dominin escluso, ma si tratta di un vino dal taglio profondamente diverso), spara all'inizio, giusto per gradire, una viola intensissima al naso, ma poi è tutto una garbata dolcezza di frutto rosso, succoso, nitido, vivo, con tannini da lunga corsa. Grande sensazione di precisione, di nettezza, anche qui.
Cabernet Dott. Palazzolo 80, Ronco del Gnemiz, 2008 (13,5%)
Frutto di un'unica parcella (già presente in azienda al momento della sua costituzione, nel 1964), in maggioranza piantata a cabernet sauvignon, vendemmiata nel giorno dell'ottantesimo compleanno del fu Enzo Palazzolo. Profilo di frutto scuro, spezie, tabacco, controllata evoluzione, vino che omaggiando il fondatore rievoca (almeno così sembrerebbe...poi nel tempo si vedrà!) i fasti dei vecchi Rosso del Gnemiz anni '80, a quel tempo a larga base cabernet.
Ros di Buri, Meroi, 2009 (14,5%)
Si cambia registro, con questo merlot in purezza da varie parcelle di Buttrio di età differenti: meno estrattivo e più femminile (anche nei tannini) rispetto ai vini del Ronco, rimane la florealità di violetta assieme ad una bella nota di cenere nel tempo, una sensazione generale di "asciuttezza", alquanto attraente.
Dominin, Meroi, 2008 (14,5%)
Refosco in purezza. Vino di grande impatto sia aromatico che tattile, denso, frutto che è un cestino di more e mirtilli molto maturi davvero delizioso, qui però si sente un po' il legno e c'è anche una piccola nota amara sul finale, paga qualcosa in termini di nettezza e precisione (ma non è un vino squilibrato, intendiamoci), direi che l'annata fresca non gli rende appieno giustizia...sono curiosissimo di provare la 2009 (ed uscirà anche un merlot Dominin nel prossimo futuro).
Rosso Miani, Miani, 2009 (14,5%)
La rigorosa grandezza di Miani è evidente anche in questo vino "base" (se appunto si può definirlo così), frutto dei giovani vigneti di merlot e refosco e di quanto delle piante più mature non trova collocazione nei tre vini superiori. Il frutto è ricchissimo e vario, un dialogo tra la ciliegia e note più scure, di mora, la bocca è piena ed "edonistica" eppure con una vibrazione salina notevole, ma soprattutto colpisce ancora una volta la freschezza e la definizione di tutte le sue componenti, nel quadro di un'integrazione dei tannini semplicemente perfetta...in una parola, classe.
Matec, Ronc di Vico, 2009 (13%)
Picolit in purezza. Anche in questo caso, più che il varietale, è il territorio a parlar forte: verticale, acido, terroso, classicamente dolce-non-dolce (o meglio, dolce-amaro); peccato solo per qualche ritrosia aromatica, ma sicuramente merita di essere aspettato.
Continua...
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The Wine Trio Private Tasting 2015 a Marano di Valpolicella
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