I Barbaresco assaggiati dalla rivista sono 100, di cui 61 dell’annata 2008, 23 della 2007 e i restanti 16 di annate precedenti (inclusa qualche riserva). Dei 96 vini di cui la scheda di “Merum” riporta la gradazione ricavata dall’etichetta, 46 (cioè poco più della metà) sono a 14°, mentre ben 36 (cioè più di un terzo) raggiungono i 14,5°. Sono decisamente in minoranza i Barbaresco a 13,5° (11), mentre cominciano ad affacciarsi i primi Barbaresco dalla gradazione primitiveggiante di 15° (3). Media finale delle gradazioni: 14,16°. Purtroppo non ho i dati di un anno fa, quando l’annata prevalente in commercio era la 2007, generalmente più calda della 2008, perché solo da quest’anno “Merum” pubblica la gradazione dei vini.
Passando ai Barolo, l’impatto della subtropicale annata 2007 è più evidente. Stavolta infatti ben il 77% dei 222 vini giudicati appartiene a quell’annata, contro il 23% di annate precedenti (incluse le riserve). Rispetto a Barbaresco, si sale uno scalino alcolico: infatti 121 vini sono a 14,5° (il 55% circa), contro 67 a 14° (il 30% circa). Con 24 esemplari, in maggioranza provenienti da La Morra, i calienti 15° superano la soglia psicologica del 10%, e ce n’è perfino uno che “si porta avanti” con 15,5° (un imperdibile Tebavio 2007 della Tenuta L’Illuminata di La Morra

Per concludere: come ho già detto l’altra volta, queste per me sono cattive notizie, perché la tipicità di un vino – per quanto non sia immediatamente definibile – è legata anche a un assetto alcolico storicamente consolidato, ed è difficile conciliarla con una gradazione alcolica di 1-1,5 punti più alta. Anche perché in prospettiva non si vede quale meccanismo spontaneo dovrebbe garantire che da 1-1,5 punti in più non si passi nel giro di qualche anno a 2-2,5, come le tendenze del clima minacciano.
* Farà forse meno piacere a Masnaghetti, che su “Enogea” (n. 37 2011) ha dato lo stesso voto al Monprivato 2006 e al Barolo 2007 di Terre del Barolo (86+/100)…
