Pigigres ha scritto:Insomma, è un vino che se non conosci chi lo fa non ti piace. Inquadrato nel suo corretto punto di vista però se ne comprendono le caratteristiche.
Tema ciclico come molti altri, sempre molto insidioso, come si legge bene fra le righe di Pigigres.
Conoscere i vini di Biondi-Santi (o meglio dei Brunello di Montalcino fatti come quelli suoi) è fondamentale per evitare di fraintendere la qualità, l'espressione presente e futura di vini di quel tipo.
Non bisogna invece attribuire qualità speciali all'etichetta e al nome che c'è scritto sopra. Se il Brunello 2005 di Biondi Santi deve essere ritenuto capace di grande potenziale evolutivo e capace di dare in futuro qualcosa che oggi non è espresso in maniera esplicita, deve essere per qualcosa che si sente nel bicchiere, che lo distingua da altri vini altrettanto leggeri di colore e struttura, magri, corti, a quali si attribuisce una valutazione severa oggi e nessun credito per il futuro.
Se non si è in grado di distinguere i due vini alla cieca, i casi sono due.
Caso 1, bisogna pedalare ancora prima di capire davvero quel tipo di vino - intendo vitigno + zona + stile, non quel particolare produttore.
Caso 2, da giovane il vino gramo è indistinguibile da quello ottimo, mentre maturi saranno completamente diversi, questo nonostante tutta l'esperienza e tutte le attenzioni che si possano mettere nella degustazione.
La seconda che ho detto è una casistica teorica che non mi è mai capitato di incontrare in vita mia. Se anche il naso è davvero reticente, alla bocca e con il dovuto tempo di bicchiere-bottiglia davanti per seguire il vino, di solito una soluzione ragionevole del rebus si trova, sia per la struttura sia per gli aromi.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”