Dopo tanto tempo non riesco a resistere alla tentazione di rispondere a Dedalus (ho letto solo le prime 15 pagine):
Dedalus ha scritto: .................................... se pensa di giocare con l'equivoco fra "vino assoluto" e "valutazione oggettiva".
Qui ti sbagli di grosso, per arrivare al vino assoluto devi per forza passare da una valutazione, da una valutazioene oggettiva, e andare oltre: l’assoluto ha valore universale, non dipende nè dal soggetto nè dall’oggetto, l’assoluto è ancora più lontano dal soggettivo dell’oggettivo, l’assoluto è incontestabile, PER DEFINIZIONE, è quanto di più lontano ci possa essere dal soggettivo. Ti prego adesso di non tirare fuori voli pindarici o prose astruse, arzigogolate nonchè barocche, ridondanti e di difficile comprensione per tentare di smentire ciò che non può essere smentito, in quanto una definizione della lingua italiana, della logica e della filosofia.
Dedalus ha scritto: Invece ti sfido a trovare dove è che io o altri partecipanti alla serata affermiamo che le valutazioni in questione siano "assolutamente oggettive".
Si vede che mi conosci assai poco, perché tutti sanno che ho speso anni interi ad affermare che la valutazione oggettiva del vino non esiste, NON ESISTE, N-O-N E-S-I-S-T-E. In quanto forma particolare di giudizio estetico, appunto.
Io lo so che hai speso tempo ad affermarlo, peccato che ad ogni riga tu ti smentisca, citando in continuazione espressioni del tipo “vini assoluti”, “vini di levatura mondiale”, “naso assoluto”, “l'eccellenza assoluta”, che in regime soggettivista non significano alcunchè: se regna il soggettivismo io do 90 punti al masseto, jossik gliene dà 65, mia madre dà 99 al tavernello, il mio cane 32 all’acqua minerale e tutto finisce lì, non esiste alcun vino assoluto.
Occorre fare un semplice passo in più e lo descrive vinogodi in maniera esemplare e sintetica (grandissimo dono la sintesi, dono assoluto, di cui non tutti, anche se intelligenti, preparati e talentuosi, sono dotati, ogni riferimento è voluto):
Vinogodi ha scritto: il buon giudizio è dato per la maggior parte dai "buoni degustatori" per avvicinarsi il più possibile ad un giudizio oggettivo
La degustazione è atto ovviamente estetico, ma non nel senso di gusto del bello, nel suo significato originario di esercizio attraverso i sensi e perciò soggettivo, ma l’atto soggettivo attraverso lo studio, l’esperienza e il talento deve arrivare a una conclusione il più possibile oggettiva, altrimenti niente ha più senso; e non avrebbero più senso tutte le tue citazioni di “vino assoluto” che, come ho detto, sono ben più che oggettiviste, sono assolutiste, che è ben peggio.
Dedalus ha scritto: Il naso di quella bottiglia di Rossese di Dolceacqua di Antonio Perrino è stato obiettivamente eccezionale.
Obiettivamente in italiano significa oggettivamente
Dedalus ha scritto: Ci sono i vini che -per quanto possano risultare brutali l'espressione e l'idea- pigliano 10, quelli che pigliano 7 e mezzo, quelli che pigliano 6 (sufficienza), e quelli che beccano 4 e vanno dietro la lavagna.
Non è mica fare discriminazione o dimostrarsi classisti. E' obiettività. Altrimenti non avrebbe più alcun senso affermare con fermezza (ridondando) l'eccellenza della bottiglia, del vitigno e della denominazione che improvvisamente dentro il bicchiere si staccano dall'aurea mediocritas dei tanti vini buoni-e-basta, per accedere alla schiera dei vini eccellenti, assoluti, grandi-e-basta.
Sempre dal vocabolario italiano: obiettività è SINONIMO di oggettività.
Dedalus ha scritto: quando ti trovi qualcosa di davvero assoluto sotto al naso tu debba applicare una pesante tara ad un certo vino perché, non facendo già/ancora parte del club esclusivo dell'eccellenza assoluta
E vai di nuovo con l’assolutismo
Dedalus ha scritto: L'unica vera garanzia di valore della degustazione è infine la qualità non solo tecnica e non solo di esperienza dei degustatori, ma soprattutto il loro spessore culturale, la loro sensibilità estetica generale. In una parola, il loro talento complessivo verso il giudizio, quello per il vino in particolare e quello generale per il lavoro dell'uomo, nelle varie forme in cui esso si presenta.
Qui cominci a sbandare
Dedalus ha scritto: E' venuto fuori anche l'altra sera, lo diceva Mazzoleni, per capire un critico basta guardare come si veste, come parla, come si muove. Bardamu lo dice da anni, uno che viene alle degustazioni con la cravatta di Paperino non devi aspettare a vedere che dia 82 al Falletto Riserva 1996 di Giacosa e 78 al Monfortino 1995 per sapere che dirà solo boiate.
Se non comprendi che la degustazione del vino è una forma di giudizio, e che si tratta di un giudizio di natura estetica, io caro vigna non so che farci.
Qui vai fuori strada: innanzitutto essendo soggettivo, io un giorno mi sveglio col mal di testa e quel giorno non mi piacciono i baroli e io gli do quello che voglio al falletto e al monfortino, 20 punti come 150 che tanto è soggettivo e tu non puoi dire un bel niente e anche se mi dici qualcosa io poi ti rispondo che è in chiusura o in apertura o che non era uguale a quell’altra volta che l’avevo già assaggiato o qualunque minkiata che tanto è tutto soggetivo. Poi se intendi estetico come ho già specificato (che passa attraverso sensi soggettivi) ok, ma se per estetico intendi come uno porta la cravatta...... no comment.
Dedalus ha scritto: Non fosse che, proprio quelli per cui i numeri sono il fine e non un mezzo, sono quelli che non capiscono lingua diversa dallo sfondamento ad ariete dei punteggi centesimali, e alla fine non sanno che farsene di descrizioni che tanto più sono alate ed ispirate, tanto più vengono derubricate ad "emotive", quindi incapaci di dare un qualche riscontro "ufficiale ed oggettivo".
Riscontri ufficiali ed oggettivi....Addirittura...! quindi essi esistono...!! (l’espressione “essi esistono” l’ho appena letta su un post di aramis, mi è piaciuta e l’ho replicata... Armando sei un grande!)
Dedalus ha scritto: Premesso che quei voti possono anche essere frutto di un'estetica internamente coerente e solidamente fondata. Però anche no. Quando sono fondati su di un'estetica che produce apprezzamento per le cravatte con sopra Paperino, a me le fondamenta sembrano -soggettivamente, inutile dirlo- poggiare sulla sabbia, e non sulla pietra.
Mah, che dire...
Pigigres ha scritto: E' difficile che uno che non ami le cose belle, o che faccia fatica a distinguere il bello dal trash, possa essere un grande degustatore, proprio in virtù delle premesse. Ovviamente l'esempio della cravatta è solo un esempio, che non vuole essere né esaustivo né totalizzante, ma solo dare l'idea di quello che si sta dicendo, ovvero:
Dal momento che la degustazione è anzitutto un esercizio estetico, si richiede che il degustatore sappia dare giudizi in merito. Oppure, dicendo lo stesso in altra maniera: è difficile che chi non brilli per particolare gusto estetico sappia poi giudicare al meglio un vino.
Mi spiego meglio. L'esempio della cravatta non vuole essere totalizzante, ma solo essere funzionale per spiegare un concetto. Se interpreto bene la frase di Dedalus, l'esempio della cravatta sta a significare uno che non sa giudicare se gli corrisponde di più una cravatta di Paperino oppure una cravatta firmata. Non è che la cravatta firmata sia meglio a priori, semplicemente egli non sa dare giudizi in merito, cioè non ha gusto estetico. La capacità estetica è la capacità più importante per un degustatore, perché uno può essere in grado di assaggiare un vino e descriverne alla perfezione tutti gli aromi e i sapori ma se non è in grado di giudicare come questi stanno assieme rispetto al proprio gusto personale, se non è capace di trarre un giudizio di fronte alla mole di informazioni che ha ricavato dalla degustazione, beh allora è un degustatore inutile, e per questo mediocre
Proprio come nel vino, è legittimo che si possano apprezzare certi vini e se ne disprezzino altri, come è legittimo che per un altra persona possa succedere il contrario. E' normale che uno apprezzi, chessò, il Kurni mentre un altro no. La differenza dove sta? Nella capacità di argomentare il giudizio, ovvero nell'abilità estetica. La stessa cosa succede per l'abbigliamento, e per tutto ciò che riguarda l'aspetto estetico della vita. Tale capacità, non solo è la più importante, ma è anche quella più difficile da educare.
Anche qua...che dire...sono senza parole...facciamo che ognuno tragga le sua considerazioni....
Dedalus ha scritto: Il vino si giudica e sceglie secondo il proprio gusto, lo stesso gusto che ci guida nel giudizio e nella scelta degli abiti, delle auto, della musica, dei mobili e di tutti gli altri prodotti dell'uomo che oltre a svolgere una funzione concreta che soddisfa le esigenze materiali dell'uomo, incorporano anche un'espressione estetica, necessaria a soddisfare le sue esigenze spirituali.
Dopo la sbandata...l’ascesa....verso l’alto, verso le esigenze spirituali....!
Pigigres ha scritto: Ma anche se fosse? Che male ci sarebbe? C'è qualcosa di male nel trovarsi (spesso ma non sempre) in accordo con il giudizio di un altro, in sintonia di opinioni, condividendone i punti di vista e gli approcci?
Niente di male, fa solo sorridere.
Pigigres ha scritto: Guarda quante analogie:
Dedalus ha scritto:Il naso di un vitigno neutro che raggiunge, con i propri descrittori tipici, la nettezza e definizione, la perentoria capacità di evocare la ................................................................................. [/b]Eppure non trapassa mai nella poetica dell'indistinto, dell'evocativo, rimane sempre sobrio, nitido, materialmente presente.
Aramis ha scritto:"E allora, accertato che davanti a “vini di terroir” certamente ci trovavamo, la domanda “cosa c’è di particolare in questo vino?” si è ................................................... Perché un vino di terroir è “solo” di terroir, non “anche”; è una strada impervia.
E ancora:
Dedalus ha scritto:La bocca scorre lieve e precisa, dall'attacco al centro bocca, senza perdere un millimetro di palato e senza lasciare una striatura di ................................................., ma mentre sale quel piccolo groppo di felicità di cui può essere capace il vino.
Aramis ha scritto:[b]All’assaggio, parte dove gli altri esauriscono il loro abbrivio, cioè a metà strada nel percorso che conduce dalle labbra al fondo della bocca, ................................... un vino può regalare a chi lo degusta; e là dove è necessario porre la maggiore attenzione alla dinamica dell’assaggio per imbroccare anche un singolo abbinamento con il cibo".
Sono commosso.
Parlando di vino: penso che sia bello che un vino sconosciuto possa ottenere alti punteggi e penso che sia possibile che questo avvenga.
Inoltre, nonostante il tono sarcastico usato sopra, penso che Rossano sia molto bravo e preparato ed io il suo giudizio lo ritengo oggettivo, inoltre anche gli altri mi sembra siano piuttosto in gamba per cui credo che quella bottiglia fosse davvero grande, anche se la prova definitiva dovrebbe essere l’assaggio, che non ho fatto.
Spinto dalla curiosità ho telefonato a Perrino, che mi ha detto di avere esaurito tutto, ma dopo mia insistenza, mi ha promesso di spedirmi la settimana prossima un 2009 e un 2006, che sarò felice di condividere con chi lo vorrà.
Infine un pensiero per vignadelmar, che penso sia stato trattato ingiustamente, aveva tutto il diritto di essere scettico e non ha provocato più di tanto, inoltre siamo nella sezione polemiche e opinioni, quindi esponendo i suoi dubbi non era certo fuori tema.
Saluti a tutti.
Andrea Marchetti