Bart ha scritto:Dedalus ha scritto:Luca Mazzoleni ha scritto:gremul ha scritto:comunque da quello che ho capito Perrino è una cosa e gli altri Rossese sono un' altra cosa, netta è la differenza, IMHO (il Valentini o il Conterno di Dolceacqua? ci sta il paragone?)
per il mio gusto e per quanto ho assaggiato finora, il paragone ci sta.
Il grosso discrimine è in realtà tecnico, e riguarda l'uso del legno nonché i tempi di affinamento, sono convinto che se Testalonga usasse solo l'acciaio come la maggioranza degli altri produttori di punta, oppure questi anche loro il legno, e uscissero quindi con vini della stessa età, le distanze si ridurrebbero.
Al netto di questo tipo di considerazioni, rimane lo specifico di Antonio Perrino fatto insieme di umanità, di vigna e cantina, per il quale vale certamente l'accostamento con Valentini.
Non ho ben capito se questa netta differenza di cui parlate la riferite principalmente all'impronta stilistica o anche ad un discorso qualitativo assoluto. Chi mi chiarisce meglio il punto, per favore?
Sollevi un punto assai importante. Il motivo per cui ho accettato entro certi termini il paragone con Valentini, non raccogliendo invece quello con Conterno è proprio questo. Come ho sottolineato, al primo impatto la differenza fra i vini di Testalonga e quelli degli altri produttori
di punta sembra enorme perché:
a) sono affinati in legno, mentre gli altri no tranne il Bricco Arcagna che però è sempre costantemente esaurito (e come dice pippuz, ci sarà un perché...) e piuttosto difficile da assaggiare
b) sono di annate più vecchie, gli ultimi usciti con almeno due anni sulle spalle, per non parlare delle vecchie e vecchissime annate che si ha ancora l'occasione di assaggiare ogni volta che si passa dalla sua cantina; invece dagli altri produttori non c'è praticamente nulla da assaggiare, se non i vini di sei mesi di prossima o recentissima commercializzazione, come in occasione di questa visita, se non addirittura ancora in vasca
I vini di Testalonga sembrano di un altro livello, ma sono invece solo in un'altra fase espressiva. Sono cioè fra i pochissimi vini ad essere leggibili, comprensibilmente rappresentativi di cosa può essere il Rossese di Dolceacqua. Una cuvée virtuale in un'annata baciata dalla sorte come la famosa 2004 risentita l'altra sera compie quel balzo prodigioso verso le massime vette assolute, ma non è un miracolo di Testalonga, è il vertice -non isolato- di cui è capace il vino di Dolceacqua.
Del resto si è visto chiaramente come la qualità si è improvvisamente ingigantita nel bicchiere quando Anfosso ci ha dato la possibilità di assaggiare vini con qualche anno sulle spalle. I 2009-08-07 in cantina erano già un altro pianeta, e un altro gran passo in avanti hanno fatto i 2006-05 a cena, risultando fra i migliori vini della serata, mettendo dentro anche i vini extra-Dolceacqua.
Dunque, tornando alla questione iniziale e riferendosi al Dolceacqua di Testalonga in commercio, e non alla selezione degli amici la cui esistenza è virtuale, Testalonga è attualmente posizionata nel gruppo dei migliori produttori di Dolceacqua, fra i quali spiccano per qualità oltre che per solidità esecutiva quattro produttori, in ordine alfabetico Anfosso, Kà Manciné, Maccario-Dringenberg e Terre Bianche.
Ritorniamo al punto focale di Dolceacqua: l'uscita follemente anticipata. Questi sono vini da medio-lungo invecchiamento, il cui altissimo livello qualitativo è già oggi tradotto e messo in bottiglia a livelli di eccellenza nazionale da ben più che un solo produttore inimitabile o inarrivabile. Il potenziale di Dolceacqua deve solo essere colto in assaggi di vini decentemente maturi, e la cosa apparirà immediatamente chiara a chiunque.
Pensate a che cosa potrebbe venire fuori da degli assaggi di Nebbiolo atti a Barolo o di Sangiovese atti a Brunello di Montalcino del 2010, oggi. Buttateci in mezzo un qualsiasi Barolo o Brunello di Montalcino di un produttore serio con 4-10-30 anni sulle spalle, e ovviamente sembrerà un marziano.
Credo che qualcosa di ragionevole della reale immagine qualitativa della zona potrebbe venire fuori da una bella orizzontale di 2008, ancora giovanissima ma non follemente immatura come è ora la 2010.
“La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri.”