
Finalmente la bestia nera Masseto. Stappatura prevista pre-pandemia e poi rimandata più e più volte per motivi diversi, era ormai diventata una bottiglia maledetta, ma ci siamo decisi ad affrontarla

Cotes du Jura Arbalete 2017 - Ratapoil. da Magnum. Agrumi e fieno, poi crema di limoni, bello dritto al sorso ma c'è buona grassezza a tamponare. Pensavo fosse il più indietro della giornata visto anche il formato invece l'equilibrio c'è.
Morgon Cote du Py 2017 - Jean Marc Burgaud. da Magnum. Il tappo era veramente fetido di tca, ma ogni tanto i miracoli accadono e ne è uscito un gamay delizioso: marasca, leggera cipria, violetta, mon cheri, sorso leggiadro e fresco, leggero tannino sul finale.
Toscana Masseto 2009 - Tenuta dell'Ornellaia. Ecco, dopo tanti anni a rincorrere questa bottiglia, ed averne lette e sentite a bizzeffe uno pensa già di sapere cosa si troverà nel bicchiere: sbagliato. Almeno nel mio caso... E' un drappo di velluto, un cashmere al sorso, ma anche al naso l'eleganza regna padrona, tra effluvi fruttati e di cioccolati e cacao vari, raffinato eppure facile e concessivo, i 15 gradi che un po' mi spaventavano assolutamente non pervenuti. Quando parti prevenuto e pensi già che ti pentirai di non averla venduta ecco che arriva lui... Miglior merlot italico? Per me è un si.
Friuli Colli Orientali Merlot Buri 2009 - Miani. Messo fianco a fianco al precedente mostra qualche limite, ma sono sicuro che da solo avrebbe fatto la sua porca figura. Diciamo solo qualche punticino in meno in quanto ad eleganza, il lato speziato è più sul pepe nero accompagnato da un leggero erbaceo, una punta di alcol che fa capolino, ma si cerca il pelo nell'uovo... I due merlottoni se ne sono andati splendidamente con dei ravioli al brasato.
Hermitage 2013 - Domaine du Colombier. Parte etereo e poco definito, il sorso è invece dinamico e succoso, col tannino che graffia ancora, ha bisogno di tempo per aprirsi e farsi più sanguigno e sposare un succulento cappello di prete alla brace.
Hermitage 2010 - Domaine du Colombier. Evoluto al naso, inizialmente sembra fin troppo, per poi distendersi sulla prugna, cenere e carne alla brace. Il sorso si mantiene comunque dinamico e si lascia bere bene.
Champagne Brut Grand Cru 2009 - André Beaufort. Con Beaufort è stato anni fa un colpo di fulmine, per poi rivelarsi col tempo una roba da una botta e via, visto che le delusioni superano ormai i pochi assaggi seducenti... Questa bottiglia non era brutta per carità, ma poco precisa al naso e un po' troppo limonosa al sorso. Peccato, ma almeno in Champagne le alternative non mancano...
Champagne Cuvée du Goulté Extra Brut 2012 - Marie-Noelle Ledru. sb. 2014. Qui al contrario si gode sempre, almeno per la mia esperienza, pulito ed elegante, un pinot noir non sfrontato e ancora dalla lunga vita direi. Bollicina carezzevole. Mi pare di aver capito che sono le ultime bottiglie in circolazione, godiamocele finché ci sono.
Banyuls Grand Cru 2003 - L'Etoile. Molto più elegante e misurato di quel che mi ricordavo, o forse lo è diventato col tempo, chissà. Ci si scova ancora il profilo fruttato della grenache, insieme al boero ed all'after-eight, l'ossidazione è ancora in disparte, sottoforma di leggero solvente.