Aprile è stato un mese ricco di soddisfazioni enoiche, per quanto mi riguarda, nonostante molti acciacchi che mi hanno bloccato per un po'. Ovviamente indimenticabile la bordolata da Vinogodi, ma credo proprio che non dimenticherò neanche la cena organizzata con alcuni amici (una cerchia molto ristretta) per "i miei primi quarant'anni". :
L'idea era quella di fare un viaggio tra le regioni enologiche che più amo, scegliendo (almeno) un vino di buon livello (ovviamente senza esagerare, per non dovere accendere mutui...) per ognuna di esse. E così abbiamo bevuto le seguenti bottiglie.
Soldati Metodo classico La Scolca 2006 - in realtà, è l'unica bottiglia della serata che non ho assolutamente scelto io, ma ci è stata proposta come aperitivo. Direi un "vino con le bolle" interessante, buono per introdurci alla cena. Piccola premessa: è prodotto da uve cortese e resta sui lieviti almeno 6 anni. Mai bevuto prima: effettivamente, la mandorla è evidente, come pure un bel contorno di sentori prevalentemente dolci, dal miele agli agrumi, ma con un'acidità importante, che lo rende assai bevibile, anche grazie ad una bolla finissima ma ben presente, e per nulla stucchevole. Tra l'altro, l'ho trovato anche sufficientemente persistente, pur non avendo una complessità elevatissima (che personalmente non cerco in un aperitivo). Non avendo la minima idea del prezzo (mi è stato offerto), non saprei dire se valga la pena di essere comprato, ma se me lo ri-offrono, sicuramente lo ri-bevo!
J.J. Prüm Riesling Auslese Wehlener Sonnenuhr 1985 - Partiamo con gli antipasti dall'ultima regione su cui mi sono affacciato e che sinceramente non conosco ancora molto bene (da tanti anni dico che vorrei andare a farci un giro, ma non mi organizzo mai!): Mosella. Un bianco piacevole, già al naso, con la frutta che si appoggia su un cuscino di idrocarburi bene evidenti, ma non esagerati; in bocca, poi, dà certamente il meglio, grazie alla sua decisa mineralità, con una freschezza che non sorprende, considerando la tipologia di vino. Molto bene!
Dom Perignon Oenotheque 1996 - Credo non abbia bisogno di presentazioni e vedo che sono in buona compagnia, ad averlo bevuto in questi giorni...

Ero leggermente preoccupato da altri commenti (direi pure autorevoli!) letti sul forum su questo vino, non tanto per la sua qualità indiscussa, quanto per l'età giovane. Preoccupazioni scomparse appena bevuto: stre-pi-to-so! Concordo che qualche anno in bottiglia non gli avrebbe fatto male, ma già adesso è una bomba. A partire dal perlage, di una finezza incredibile, proseguendo con tutto il resto, ma veramente tutto! Immediatamente, si affaccia con la delicatezza e la freschezza dello Chardonnay, che ti chiedono quasi di aggiungerne altro, al sorso, per poi espandere tutta la forza del Pinot Noir, ma sempre con una eleganza impressionante. Non sto ad elencare tutto ciò che ci ho sentito, perché altri più bravi di me l'hanno già fatto. Ma, avendo il diritto di berne un pochino più degli altri (altrimenti a cosa serve compiere gli anni?), me ne sono sparato due bei bicchieri con sommo gaudio! Un piccolo particolare: credo che si possa abbinare con il 90% degli alimenti terrestri!
Joseph Drohuin Montrachet Marquis de Laguiche 1998 - Ci spostiamo un po' più a sud, per bere il re dei bianchi, dal produttore che ha più terreno in questo cru. Ahimè non ho termini di paragone "nobili", visto che non ho mai avuto la fortuna di assaggiare i Montrachet di Leflaive, Comte Lafon e compagnia cantante, ma questo Montrachet mi ha impressionato per eleganza e potenza. L'annata non proprio fortunata (eufemismo...) per i bianchi di Cote d'Or dimostra una volta di più che i Grand Cru, soprattutto nelle interpretazioni di produttori importanti, vivono in un mondo a parte. Già il naso di questo vino è ricco, con gli agrumi a farla da padrone, ma pure note speziate di contorno. In bocca, poi, è una bomba: un vino burroso, grasso, ma con un'acidità impressionante che lo rende di una bevibilità estrema, nonostante la sua altrettanto notevole complessità. Poi... Lungo, lungo, lungo... Come un treno. Veramente super!
Mouton Rothschild 1975 - Restiamo in Francia, ma ci dirigiamo ad ovest, Bordeaux, rive gauche della Dordogna. Mouton è il 1er grand cru che conosco meglio, avendolo bevuto più spesso (e ci vuole anche poco, visto il numero esiguo totale di vini della stessa tipologia da me bevuti!). Ho voluto bere quello del mio anno di nascita e sono stato anche fortunato, ché mi sono salvato per un anno, altrimenti avrei bevuto lo stesso vino da Vinogodi, che per la bordolata aveva scelto il 1974. E mi riallaccio a quel che diceva lui, che un pochino di esperienza in materia ce l'ha, su Mouton: se ha un difetto, è di essere troppo perfetto. Si conferma sempre una gran bevuta anche questo 1975, mio coetaneo pienamente maturo ma ancora vivacissimo, con un naso di grande eleganza ed una bocca floreale, con evidenti sentori di tabacco, spezie, ma pure piccoli frutti rossi. È sempre una goduria!
Giacomo Conterno Barolo Riserva Monfortino 1993 - Finalmente torniamo in Italia (anche se per poco). Ho scelto questa annata perché volevo trovare il giusto compromesso tra prezzo e maturità. Scartate per il primo fattore annate storiche e per il secondo annate troppo recenti, sono andato a finire su questo '93, senza pentirmene. Al naso, è una via di mezzo tra il carnale ed il balsamico, per poi rivelare in bocca un tannino di trama fitta e potente. Ammetto di non averci sentito l'anguria (mi rifarò quest'estate sotto l'ombrellone), ma me lo sono goduto ugualmente.
Prince Florent de Merode Corton Les Bressandes 2003 - Neanche il tempo di riprendere a parlare italiano e siamo nuovamente in Francia, ancora Borgogna, ancora Cote de Beaune, ma stavolta con un rosso. Perché questa bottiglia? Dopo tanti vini "famosi", ho pensato di inserire qualcosa di meno noto, ma ugualmente affascinante. In pratica, questo è il vino che veniva prodotto dai proprietari di questa parcella (i coniugi de Merode, che malaccio non dovevano stare, visto che vivevano in un castello e che la moglie, tra l'altro, faceva parte della famiglia Lur Saluces, di Chateau d'Yquem), attualmente ceduta in locazione a Romanée-Conti dagli eredi, dopo la dipartita dei due coniugi. Veniamo al bicchiere: che bella sorpresa! Mi ero informato su questo vino e ne avevo letto buone recensioni da più fonti (compreso Clive Coates), ma non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Prima di tutto, credo di averlo aperto nel giorno, forse nel minuto, migliore della sua parabola: difficilmente mi sarei potuto aspettare di meglio e comunque non sono un fanatico dei lunghissimi invecchiamenti sui Borgogna rossi. Vino di grande concentrazione e persistenza: se non fosse stato per il naso inconfondibile dei Pinot Noir di Cote d'Or, in bocca avrei potuto scambiarlo per qualche vino molto più a sud, tanto erano evidenti gli accenti dolci, con spiccati sentori di confettura, e le note speziate. Non sono mai stato particolarmente attratto da questa Appellation, preferendole generalmente quelle di Cote de Nuits, ma questo mi è veramente piaciuto, senza concedere nulla ai due, non esattamente vinelli, che l'avevano preceduto.
Dominium Tokaji Aszù 6 puttonyos 2004 - Vino che c'entra poco con gli altri presenti, ma l'ho voluto bere perché era presente anche il mio amico che me lo regalò di ritorno da un viaggio in Ungheria. Buona acidità, anche un buon naso, ma manca di complessità e persistenza. Poi ha la iella di essere immediatamente seguito da un vino che non delude mai (tanto meno se accompagnato da un gran bell'erborinato).
Chateau d'Yquem 1998 - È certamente l'annata di Yquem che ho bevuto più di frequente e per me rappresenta bene questo vino (nel senso che non è una super-annata, ma è comunque buona). Dovendolo paragonare al '94 bevuto da Vinogodi, qui lo zafferano è molto più evidente, ma per me la grandezza di questo vino è soprattutto nell'equilibrio tra dolcezza ed acidità, entrambe spiccate, che lo contraddistingue sempre. Comunque, come al solito qui c'è tutto: miele, agrumi, pesca, spezie... Vien da dire che qualsiasi sapore piacevole ti possa saltare in mente, in un Yquem facilmente lo troverai!

E qui finisce la serata... Tra parentesi, non vi ho raccontato la cena in abbinamento, perché credo di essere stato abbastanza noioso anche così. Ma assai meritevole anche lei. Mi sono stra-divertito: bisognerebbe compiere 40 anni più spesso!